10 Ottobre 2024
Attualità

Isoliamoli – Enrico Marino

Il nostro amor di Patria è fuori discussione e ha un radicamento così antico e profondo da non lasciare spazio a incertezze o distinguo, ma quando certi soggetti più o meno indegni ci richiamano all’unità nazionale, assicurando che “andrà tutto bene”, francamente ci disturba vivere tutti nello stesso Paese e proviamo repulsione solo all’idea che la nostra Patria possa essere anche loro.

Anche perché proprio questi “nuovi patrioti” che ci sollecitano a restare in casa e a essere uniti, che ci ammoniscono a rispettare le restrizioni, questi che predicano comportamenti virtuosi ed esortano a fare tutto il possibile per dimostrare che siamo un grande Paese, sono esattamente gli stessi che questo Paese lo hanno rovinato e fino a qualche giorno fa ci raccontavano una storia completamente diversa.

Sono quelli che invocano lo Stato, con un’unità di comando e decisione, proprio oggi che lo Stato non esiste più, dopo che per anni hanno lavorato per distruggerlo, perché ci dicevano che rappresentava un ostacolo e, in certi casi, anche un pericolo.

In effetti, uno Stato si occupa anche di economia e di produzione e non può permettere che i lavoratori siano considerati merce, come le materie prime e i macchinari, privati di tutele e diritti, sottoposti a forme di ricatto e concorrenza sleale, sotto la minaccia della chiusura delle aziende e del trasferimento altrove dei processi produttivi. E’ compito dello Stato tutelare il lavoro in tutte le sue forme e intervenire a sostegno delle produzioni nazionali quando queste entrano in crisi, per fattori esterni, attacchi speculativi o gravi emergenze di altra natura. Lo Stato realizza questi interventi utilizzando le proprie risorse economiche, ma uno Stato che abbia ceduto quote di sovranità alla UE aspetta che sia questa a intervenire con le sue istituzioni.

Pertanto, quando Christine Lagarde, rifiutando l’aiuto della BCE a sostegno delle economie europee, in particolare quella Italiana sofferente per la crisi innescata dal coronavirus, ha detto: “non è compito nostro livellare gli spread”, un’ipocrisia pluriennale è stata platealmente smascherata. Non s’è trattato d’una gaffe, come hanno tentato di minimizzare i soliti lacchè europeisti, ma semplicemente della cinica affermazione che la BCE non si occupa di proteggere l’economia degli Stati europei dalla speculazione finanziaria, perché non è prestatore d’ultima istanza.

Questa e non altra è la logica liberal-monetarista della UE e della BCE.

Anzi, le dichiarazioni della Lagarde, che hanno provocato un crollo del 17% della borsa italiana, potrebbero essere addirittura un tassello di quella stessa speculazione finanziaria che mira a mettere in ginocchio certe economie, in questo caso la nostra, per favorirne solo alcune e agevolare una maggiore ingerenza comunitaria a scapito degli Stati nazionali.

Per anni ci hanno detto che saremmo stati travolti nel mondo con la nostra debole valuta “senza l’Europa che ci protegge dalla speculazione”. Oggi, invece, constatiamo che nell’Unione dell’euro non siamo protetti dalla speculazione, ma anzi che uscirne ci comporterebbe danni non peggiori di questi che stiamo subendo sotto la dittatura di Bruxelles.

Una dittatura in cui si sono incardinate consolidate rivalità ma, soprattutto, gli interessi economico commerciali dell’asse franco tedesco, a scapito dell’Italia e dei suoi asset strategici che sono al centro delle mire di acquisizione d’oltralpe.

Questa è anche la ragione del grande interesse di Bruxelles al varo del MES e delle sue trappole che ci ridurrebbero in una soggezione di tipo ellenico, imponendoci le cure già sperimentate in Grecia dalla BCE e dal FMI (di cui Lagarde era direttrice all’epoca) e che hanno massacrato quella nazione e il suo popolo.

Questo è il grande rischio di avere al MEF un lacchè di Bruxelles come Roberto Gualtieri e sparsi in giro uomini come Enrico Letta e Mario Monti.

Ovviamente, questo governo ha intenzione di tenerci nella gabbia europea a qualunque costo, come ha spiegato lo stesso Mario Monti in un editoriale del Corriere della Sera. Alle ricadute economiche emergenziali prodotte dal virus si potrebbe rispondere con una patrimoniale, ossia un prelievo sui risparmi degli italiani, oppure con l’emissione di un prestito destinato al mercato internazionale a condizioni favorevoli. Ma un prestito del genere ci legherebbe ancora di più ai mercati e all’euro, finendo col far godere agli stranieri interessi e sgravi fiscali per tenere in piedi il sistema euro, lasciando debiti e sacrifici a carico dell’Italia.

E’ in questi momenti che si avverte maggiormente l’assenza di una Banca Centrale Nazionale, che stampi moneta per uno Stato padrone delle proprie scelte economiche.

Senza sovranità monetaria non c’è sovranità nazionale né una politica libera di scegliere e decidere. Una politica libera di decidere può opporsi alla speculazione, uno Stato che si occupa dell’interesse del popolo può frenare ogni attacco all’economia nazionale, può manovrare i tassi di interesse, svalutare o rivalutare la propria valuta, può immettere o drenare liquidità, può sostenere il proprio debito e può stampare moneta. Lo Stato esiste se è padrone della propria moneta.

Infatti, è esattamente questo che la finanza mondialista ha sempre ostacolato.

Non a caso Hjalmar Schacht, il banchiere Presidente della Reichsbank, stampò una moneta libera dal debito e dagli interessi e con essa la Germania nazionalsocialista avviò un programma di investimenti, senza dare alcuna quota all’usura, che rese possibile la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni.

Ma uno Stato non si limita a gestire la propria economia.

Lo Stato pone tra i suoi obiettivi la tutela del proprio territorio, della propria cultura, delle tradizioni e dell’identità del proprio popolo, pretende il rispetto delle proprie leggi e impone limiti agli stranieri, presidiando i confini e procedendo all’espulsione degli indesiderati.

E quando la sorosiana Nathalie Tocci, direttore dell’Istituto Affari Internazionali, afferma che “Le ideologie sovraniste sono state messe all’angolo dal coronavirus. Il virus è transnazionale, non conosce confini, né porti e dogane, questa guerra si vince con le armi del coordinamento fra i Paesi, non con l’unilateralismo”, appare perciò ancora più delirante e ridicola.

Bisognerebbe spiegare a questa burattina della grande finanza internazionale che i virus non sono uccelli migratori che volano nell’aria, ma che si muovono con le persone ed è proprio l’assenza di confini a facilitarne la diffusione. Se fossero vere le sue sciocchezze, sarebbero inutili tutte le “zone rosse” attuate in Italia e nel mondo, così come tutti i divieti, le imposizioni a restare in casa e le limitazioni agli spostamenti da regione a regione, nelle città, sulle strade.

Il confronto con la realtà dimostra esattamente il contrario di quello che raccontano gli accoglienti. Tutte le nazioni si rinserrano nei loro confini e le ideologie sovraniste si prendono una epocale rivincita sulle bufale ideologiche di immigrazionisti e no borders.

Ma lo Stato, ci dicevano, oltre che un ostacolo, può essere un pericolo.

Ancora in queste ore, Michele Emiliano, governatore della Puglia, è sobbalzato solo all’idea di impiegare l’esercito in azioni di sorveglianza, per frenare i trasferimenti da nord a sud operati in trasgressione dei divieti in materia di contagio da virus. Pattugliamenti, posti di blocco e controlli militari hanno impressionato a morte il sensibile Emiliano, perché gli hanno immediatamente evocato l’incubo di un colpo di Stato e l’instaurazione di un’oscura tirannide. Niente di nuovo, si tratta di automatismi psicotici connaturati ai soggetti affetti da un virus ben più grave e peggiore del covid-19: l’antifascismo e la mentalità radical progressista. Per chi n’è contagiato, Stato, autorità e rispetto delle regole sono tutt’uno col fascismo e, infatti, vi si oppongono con tutti i mezzi, sovente anche col terrorismo, da sempre con la menzogna e la disinformazione.

Anche un’emergenza sanitaria, per costoro, diventa un’occasione di propaganda e, infatti, Carla Nespolo, presidente dell’Associazione nazionale partigiani, ha lanciato l’appello “Raccontiamo questi giorni partigiani” per impastocchiare, con il pretesto del coronavirus, la panzana di una nuova e gagliarda resistenza civile dell’Associazione.

Un’iniziativa che poteva essere credibile, se si fosse tradotta in una solidarietà attiva verso medici e infermieri impegnati negli ospedali, è stata invece svilita a pagliacciata retorica, inventando un grottesco parallelismo tra eventi, fortunatamente, del tutto differenti e forzando di conciliare realtà antitetiche, che sono irriducibili tra loro: la coesione nazionale e la comunità di popolo con il partigianesimo e la contrapposizione fra italiani.

In tal modo, un’emergenza grave del Paese viene strumentalizzata dai rancidi cascami di una stagione d’odio che, ostinandosi a intossicare anche l’attualità con una lettura deformata e livorosa della storia, insudiciano e avvelenano ogni sacrificio corale e condiviso della comunità nazionale.

E’ solo l’ultima trovata di questa squallida congrega, ma conferma quanto siano false e strumentali le sue battaglie e quanto miserabili i suoi associati.

Per questo, se ci capitasse di vederli tutti in piazza, dispensati dalla quarantena, stretti come sardine a cantare “bella ciao”, potremmo scoprirci a pensare che il virus, invece di essere un problema, in tal caso possa essere una soluzione.

Se vogliamo veramente che “tutto vada bene”, come si auspica in questi giorni, bisogna però sbarrare il passo a questi eterni “untori” della nostra quotidianità e del vivere civile del Paese. Anche prima del virus, l’esistenza del nostro popolo era avvelenata dalle trame della finanza globale e della sinistra radical liberista.

Sono anni che la sinistra cerca in ogni modo di sovvertire i costumi di questo Paese: ha cercato di abolire l’evidenza prima per via culturale, poi per via politica e in alcuni casi anche per via giudiziaria; ha voluto far credere che l’avvento del mondo globalizzato fosse l’unica via possibile per procedere verso un avvenire radioso; ha cercato lentamente di stravolgere la realtà naturale per costruire un mondo artificiale dove la natura, la verità, la logica e la normalità fossero sostituite dalla narrazione invertita di un mondo in cui i confini, la patrie, le etnie, le razze, i popoli, i generi sessuali, non esistono perchè sarebbero solo un costrutto socio culturale, un mondo distopico, piatto, conformista ed egualitario, in cui l’unico pensiero ammesso fosse quello antifascista e politicamente corretto e l’unica morale quella relativista della genitorialità omosessuale e dell’indottrinamento gender.

Per questo, quando l’emergenza e la compressione delle nostre libertà saranno passate, nessuno avrà il diritto di dimenticare cosa ha cercato di fare la sinistra in Italia in questi anni. Per questo, una volta isolato il virus del covid-19, occorrerà procedere a isolare gli infettati dal virus morale e ideologico del progressismo, in tutte le sue varianti e i suoi ceppi, post comunisti, antagonisti, radical e liberisti d’ogni specie.

Enrico Marino

 

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3 Comments

  • Giovanni Ranella 21 Marzo 2020

    Dobbiamo realizzare che adesso si sta realizzando un principio autoritario aberrante

    Non sarebbe nemmeno aberrante la repressione in se’ ma le oscure ragioni che ne sottendono l’attuazione

    E’ in atto una sorta d’inquisizione avverinistica mimetizzata da emergenza globale e diretta ad annichilire quanto di umano ancora sussiste nel tristemente depotenziato uomo moderno

    La lettura in filigrana degli ultimi eventi lascia anche intravedere una preordinazione che ne scandisce i ritmi sulla ripetizione (riteniamo affatto casuale) della famigerata combinazione 11/9 – dissimulata anche nel 19 stesso del Codvid, affacciatosi a 19 anni di distanza dall’evento cardine 11/9/2001

    Una sola da allora e’ l’allerta planetaria che intende capovolgere la relazione – propriamente sottile – dell’uomo col suo divenire

    Sopravvivere per non avere un reale senso per doverlo fare e’ la finita’ del nuovo (dis) ordine mondiale, le cui misure innovative in definitiva mirano a dissolvere la VIR dalla coscienza, dunque, in estrema sintesi, costringerci a campare impossibilitati ad esprimere tutti quegli eccellenti “furori” per cui l’umanita’ costituisce un fondato motivo per testimoniare la sua permanenza nel tempo.

    La pianificazione attuale equivale all’azzeramento definitivo dei nostri motivi edificanti

    Il Dittatore del ventunesimo secolo e’ un algoritmo e non siamo capaci di accorgercene

    Altro che storie

    Questo e’ un puro attacco magico amplificato dalla dimensione hi-tech e dissimulato dalla maschera positiva della cosiddetta innovazione

  • Michele Simola 21 Marzo 2020

    I politici che si sono susseguiti negli ultimi decenni, ad eccezione di Salvini, hanno preso per oro colato le direttive UE, per smantellare ciò che di buono avevamo e lo hanno svenduto a prezzo da saldo perché ce lo chiedeva l’europa. I politici odierni cercano ancora oggi di ingraziarsi gli usurocrati di Bruxelles, personaggi non eletti, ma nominati dalle elite finanziarie a cui rispondono. Gli stati uniti d’europa non esistono, non sono mai esistiti e ciò si è visto con la crisi greca. Quando la UE ha dichiarato che la crisi in Grecia era terminata, significava che non c’era più nulla da spolpare.
    Questa unione è fasulla, non è una moneta che può unirci, questa UE dove i paesi del sud d’europa non contano nulla, vuole depredare Italia e Spagna, così come è stato già fatto con la Grecia.
    Nel nostro paese nella politica nazionale, come nella sanità, manca una catena di comando credibile, costituita da persone responsabili che abbiano a cuore l’interesse del paese.
    Nel momento opportuno, le decisioni necessarie non sono state prese perché noi non discriminiamo nessuno, alla notizia dei primi casi e morti, subito gli altri paesi hanno adottato misure discriminatorie ma necessarie contro di noi! Oltre questo, subito molti sciacalli europei si sono dati da fare per distruggere i prodotti “made in Italy”, soprattutto nell’agroalimentare.
    Diktat franco-tedeschi hanno già portato nel 1989-90, alla riunificazione della Germania, a svendere il meglio delle nostre aziende, siderurgiche e metallurgiche, perché partecipate statali importanti che infondevano timore agli sciacalli europei. Subito si sono trovati traditori e fiancheggiatori politici che hanno messo in atto tale crimine. Ora mi chiedo perché in tanti hanno tradito? Che cosa ha in mano la UE o anche gli americani per cui sembra che nessuno possa ribellarsi? E’ qualcosa che ha a che vedere con la nostra riserva aurea? In quali mani si trova? E’ possibile che ci sia stato qualcuno così ignobile, a insaputa del paese da cederla in altre mani?
    Questa domanda meriterebbe una risposta, abbiamo visto politici prima intransigenti che una volta giunti al potere, hanno dovuto fare marcia indietro; questo fa pensare che possa esserci qualcosa con cui possono ricattarci e continuare impunemente a depredarci.
    In pratica cercano di distruggere tutto: sanità, scuole, università, risparmi dei cittadini, tradizioni secolari.
    Distruggendo le tradizioni, che sono quelle che segnano l’identità di un popolo si distruggerà quel popolo. Un popolo senza memoria è destinato a scomparire.
    Possiamo solo auspicarci che la popolazione, prenda coscienza di questi fenomeni, per ribaltare il tragico futuro che questi inetti hanno preparato non solo per noi, ma assieme ai loro mandanti per tutta l’umanità.
    L’austerità imposta da Bruxelles, non ha ottenuto altro risultato se non quello di mettere in ginocchio il nostro sistema.
    Oggi venuto meno anche il “panem et circenses di Romana memoria, mi chiedo se anche la comune vulgata sarà capace di aprire gli occhi.

  • Bruno Fanton 21 Marzo 2020

    Dedico questa breve strofa di canzone del XVI secolo ai Caduti di Lombardìa. Poche righe ma un’ ambientazione assai meno atroce di quella riservata, dallo Stato italiano, oggi, alle vittime, nei forni crematori: nemmeno più i classici 2 metri di terreno dell’ “Avvelenata” di F. Guccini…
    Buon pomeriggio

    Bruno
    ^*^*^*^*^
    da La Canzone di Colombano di A. Perissinotto, ed. Sellerio 2000
    Di là da cui boscagi
    l’ è quat mort da suterè
    E’ l pare e la mare
    e la veja l’ an massà;
    e na fia d’ quindes ani
    ch’ a smija penha endurmentà.

    trad.:

    Di là di quella boscaglia
    ci son quattro morti da sotterrare.
    Il padre e la madre
    e la vecchia hanno ammazzato;
    e una fanciulla di quindic’ anni
    che sembra appena addormentata.

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