11 Novembre 2024
Letteratura

Jean Cau – Il Cavaliere la Morte il Diavolo

La celebre incisione di Albrecht Dürer (1471-1528) Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, datata 1513, è universalmente riconosciuta come una delle piu celebri del Medio Evo. Jean Cau (1925 -1993), già segretario di Jean Paul Sartre (1905-1980) fino all’età di 36 anni, autodefinitosi membro dei reparti d’assalto dell’intelligenza di sinistra, poi passato nel campo della cultura non marxista, tradizionale, anticonformista e, piu precisamente, negli ambienti della nouvelle droite del GRECE pur non rinnegando mai le sue origini culturali forse dovute all’appartenenza a una famiglia di modesta estrazione sociale.

Giornalista e reporter del Nouvelle Observateur, Paris Match, Figaro e l’Express, dopo i suoi reportage sulla Guerra d’Algeria nel 1962 affermò che la sola possibilità per l’Algeria di salvarsi, una volta conquistata l’indipendenza, era quella di diventare francese. Si avvicinò quindi agli ambienti della destra radicale. Amico personale di Alain Delon e autore delle sceneggiature per i film Borsalino, Il Ribelle di Algeri e del soggetto Una donna come me.

In questo libro scritto nel 1977 e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1979 dalle Edizioni Volpe, ristampato dalle Edizioni Settimo Sigillo nel 2013, che ha le prefazioni di Pietrangelo Buttafuoco e Sigfrido Bartolini (1932 -2007), la figura del Cavaliere e dell’eroe solitario vengono descritti a partire dal paesaggio interiore che l’uomo d’armi a cavallo rievoca.

Ricordiamo che nell’incisione di Dürer il cavaliere è attorniato dalle maligne rappresentazione del demonio e del teschio. Se la solitudine del guerriero è mitigata dalla natura nella quale si trova a combattere, spesso ostile e aspra, selvaggia e primitiva, il soldato di ventura trova la compagnia nel proprio foro interiore, nelle paure che, se superate, trasformano la condizione puramente umana in quella sovrumana, verticale, gerarchica, virile e se attualizzata nella storia che si è affermata nel XX secolo in Occidente, «fascista». Il Diavolo può essere interpretato come la Bestia immonda del mondo moderno che ha corrotto i principi della Tradizione europea, dalla politica alla cultura, dalla società al costume.

L’eroe, quindi, è il solo che può opporsi alla decadenza dell’Occidente, al dominio della materia sui valori spirituali, dall’ateismo dilagante e da una religiosità esteriore piuttosto che vissuta in interiore homine.

Se il becero materialismo è la cifra del nostro tempo, se l’americanismo e l’anti tradizione sono i frutti di ideologie ottocentesche che, come su un piano inclinato, hanno fatto precipitare l’uomo in un vortice di nichilismo e di vuoto interiore con la diffusione su larga scala della droga, dell’ideologia gender e dell’omosessualismo – da non confondere con un bigottismo borghese conservatore o reazionario di proibizionismo e repressione.

In italiano sono state tradotti anche: La Pietà di Dio (1962, che gli valse il premio Goncourt), Il Papa è morto (1969), Il popolo e la decadenza e gli Dei (1993) e Una passione per Che Guevara (2004).

Cau, appassionato anche di corrida a cui dedicò numerosi libri e articoli a questa forma di spettacolo, in cui esprimeva il suo attaccamento a un’arte che considerava l’eredità ancestrale dei riti pagani e dei giochi con animali selvatici, riposa nel cimitero La Conte de Carcassonne – dove nacque il padre Etienne, oggi una stanza del municipio e una strada vicino allo stadio Albert Domec portano il suo nome.

 

Franco Brogioli

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