Il film Joker è stato uno dei successi cinematografici del 2019, attualmente ancora proiettato in molte sale italiane. La pellicola, diretta da Todd Philips, si basa sull’omonimo personaggio dei fumetti DC Comics (1), di cui costituisce una storia originaria, pur non essendo direttamente collegata con i film del DC Extended (2) Universe. Joker ha ricevuto un grande plauso alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, aggiudicandosi il Leone d’oro come miglior film.
Per il profondo dramma che vive, Joker non è una figura che respinge completamente, ma possiede una natura contraddittoria, esercitando sul pubblico quasi un fascino morboso. Come il Dracula di Bram Stoker (3) è demoniaco e seducente, come Hannibal Lecter si presenta raffinato ma feroce, così il Joker è così grottescamente divertente, quanto spietato. La sua follia è quasi affascinante, perchè oltrepassa gli aspetti del “cattivo” convenzionale, pur terrorizzandoci per la sua assoluta imprevedibilità. Soprattutto la prima parte del film, Todd Philips porta lo spettatore a provare una strana empatia per lo sfortunato protagonista, fino al momento in cui non si spinga troppo oltre ed obbliga colui che lo osserva ad un’inevitabile scelta di tipo morale. Se si osserva bene la pellicola, il vero motivo conduttore non è il Joker stesso, bensì il soggetto di cui diventerà “alter ego”. Ed è impossibile non pensare alla dicotomia tra casualità e determinismo nell’esistenza umana, quando nella triste vita di Arthur si assommeranno così tanti episodi negativi, da condurlo a scoprire, senza esserne pienamente consapevole, il suo passato, trasformandosi da personaggio drammatico in personaggio da commedia. Ciò che ha destato maggiore attenzione, tuttavia, è il fatto che Joker non appare soltanto come una storia ben congegnata sull’esilerante esistenza di un singolo individuo, quanto si imponga come un pregevole ritratto sociale degli anni ‘/0 e dei primi anni ’80. Non è difficile distinguere all’ombra di Gotham, la New York di quegli anni, in cui si accentuano gli aspetti del degrado, della crisi economica e della delinquenza, dove criminali, teppisti e spacciatori hanno il controllo indisturbato delle strade. E’ un ritratto che, ambientato nel passato, proietta lo spettatore in un angoscioso e plausibile futuro di decadenza, un buco nero in cui prevalgono i sentimenti di disperazione e cresce a dismisura l’invidia sociale dei poveri nei confronti dei più ricchi e potenti.
Il film Joker non somiglia affatto ad una collaudata cine-comic, nonostante siano molteplici le allusioni cinematografiche e fumettistiche, soprattutto alla trilogia Nolaniana. E’ stato notato, tuttavia, che in esso si può intravedere una fonte di ispirazione in ambito letterario, addirittura nel romanzo L’uomo che ride di Victor Hugo (4). Le analogie sono tutt’altro che oscure: come nel libro di Hugo, Joker è condannato a perdersi in un’eterna risata, dopo aver subito lesioni nell’infanzia ed, inoltre, come nel romanzo, svolge un ruolo fondamentale il cosiddetto “conflitto di classe”. Il romanzo di Hugo nel 1869 racconta il dramma di uomo sfigurato da una banda di criminali durante l’infanzia e costretto a sorridere davanti a tutte le sventure che la vita gli presenta. La simbologia del film Joker è senza dubbio evidente anche in altri campi. Come è ben noto, Il Matto, è l’ultima carta dei tarocchi, quella senza numero, a cui impropriamente è attribuito il numero 22, ma che gli addetti ai lavori, conoscitori della psicologia alchemica, inseriscono prima o dopo i 21 arcani maggiori. Il Matto dei tarocchi, attraverso un processo storico e di adattamento sociale, è diventato il Jolly o il Joker delle carte da gioco (5). Analizziamo brevemente quali siano le caratteristiche fondamentali che sono associate a tale figura. Al primo posto c’è sicuramente “l’imprevedibilità”, riferita ad un’entità che non è numerata e, pertanto, non è definita. La stessa imprevedibilità può provocare una “deviazione” del corso degli eventi per come sono previsti ed, in un certo senso, potrebbero rientrare nel normale flusso delle cose. In questo senso, nell’immagine figurata e simbolica di una partita a carte, il jolly con la sua presenza può determinare un differente risultato, rispetto alla complessiva configurazione che la sfida aveva assunto. Il secondo elemento che balza all’occhio è il “disordine” o “caos”, come significato archetipo del “joker”, che può assumere, nel corso della partita a carte, il valore di qualsiasi carta a cui si voglia associare. Da questi due aspetti che potremmo ritenere fondamentali, derivano direttamente l’irregolarità, intesa come vera e propria “assenza di regole”, nonchéla bidirezionalità, ossia la possibilità di cambiare i rapporti di casualità degli eventi, favorendo la possibilità di riscatto agli sconfitti e ai perdenti. Infatti, nelle partite a carte, il joker contribuisce ad aiutare soprattutto i principianti e coloro che non possiedono un buon schema di gioco (6). Da qui, come accade nel film, il Joker diventa simbolo delle minoranze e degli sconfitti, regalando loro, pur nel totale disordine, la speranza di rialzarsi da uno stato di indigenza e di disperazione. Si può affermare che la figura del Joker voglia riportare tutto al caos primordiale, come se l’ordine e tutti i conseguenti principi etici consolidatisi nella società, fossero inutili costruzioni sovrastrutturali e contrastassero con la vera natura umana.
La carta del Joker rappresenta l’iniziato che, ad un certo punto della sua vita, può assumere qualsiasi aspetto e capovolgere ogni valore precostituito. Il Matto è appunto colui “che spezza le catene”, può fare di tutto e cambiare il suo destino. Rinunciando ad una sua identità prestabilita, il Jolly trascende il suo ego: non è nessuna carta nello specifico eppure è tutte le carte nello stesso tempo, anche se non appartiene al gruppo dei Quadri, dei Fiori, delle Picche e dei Cuori. In più, il Jolly è l’unica carta che diventa espressione diretta della volontà del giocatore, in quanto può essere collocata in qualsiasi posizione. Nelle sue rappresentazioni, la carta del Joker ha subito molteplici variazioni, anche se in genere è raffigurato come un uomo vestito con abiti laceri, i piedi nudi o miseri calzari, portando un lungo bastone al quale è appoggiato un fagotto. Nei mazzi Visconti-Sforza, nei capelli dell’uomo sono infilate alcune piume, con evidente allusione alla Stultitia dipinta da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova (7). Nei tarocchi marsigliesi fu introdotta la figura dell’animale che lo insegue, presente poi in tutte le versioni successive (un cane randagio, un gatto o anche una belva), con il tipico aspetto da giullare che ha, poi, influenzato la derivazione del “jolly” nelle carte da gioco. Di grande importanza semantica è “Il Matto” dei tarocchi Rider-Waite (8), dove l’uomo cammina sull’orlo del precipizio ed ha in mano una rosa, con chiaro riferimento al simbolismo rosacrociano. Dove, a mio avviso, si raggiunge il massimo del significato intrinseco del “Matto”, è nella versione dei tarrocchi di Aleister Crowley (9), dove la figura è identificata con quella di Dioniso, la divinità che vive nello spirito della natura elementare, nell’ebbrezza dei sensi. E’ una magnifica rappresentazione di un uomo che, senza poggiare i piedi per terra, tiene in mano una coppa rovesciata, simbolo dell’acqua cosmica e nell’altra il fuoco creativo. Ciò vuole indicare che dall’incontro di simboli opposti, può scaturire la manifestazione di una nuova straordinaria energia.
Nella storia dell’immagine visiva, il primo Joker in liev-action è stato interpretato da Cesar Romero nella serie tv “Batman”. In tali episodi il personaggio era più simile ad un clown grottesco che al sofferto psicopatico che poi diventerà nelle rappresentazioni successive. Di grande spessore è stata l’interpretazione di Jack Nicholson nel fim “Batman” di Tim Burton del 1989, dove il Joker si presenta come un pericoloso criminale dalla mente contorta: la sua risata diventa una vera e propria icona. Non si può dimenticare, poi, il Joker interpretato dallo sfortunato Heath Ledger nel 2008, a cui fu attribuito un Oscar postumo come “attore non protagonista”: la sua immedesimazione nel personaggio fu così inquietante e convincente, da spaventare i suoi stessi colleghi durante le riprese della pellicola. Nell’evoluzione in chiave psicologica della figura del Joker, si arriva poi alla figura interpretata nel 2016 da Jared Leto nel film Suicide Squad, in cui il personaggio recupera alcune caratteristiche analoghe al personaggio originario del fumetto e nella sua follia si intravede una vena di tenerezza, collegata al legame che lo unisce alla sua ex psichaitra durante il ricovero in manicomio (10).
Il Joker di Todd Philips, interpretato in maniera magistralmente drammatica da Joaquin Phoenix, è l’uomo che si può icontrare in qualsiasi momento per strada e che comincia ad uccidere, senza che si sappia di chi si tratti. Non è facile guardare con chiarezza dentro di lui, come non è possibile penetrare nella psiche di certi essere umani e questo costituisce un motivo ineludibile di orrore e di fascino nello stesso tempo. L’immagine del film, quando con maestria il regista accosta il viso insaguinato del Joker ad alcune macchie di sangue impresse sul muro della stanza, dove ha appena compiuto un efferato omicidio, è una delle più emblematiche della pellicola. Il Joker è lui stesso “il sangue che versa”, il suo “alter ego”, la follia slegata da ogni regola che diventa quasi una personalità a sé stante rispetto all’”io “ originario. Ed è talmente “nero” l’oblio della sua anima, che non si capisce neanche se provi soddisfazione nel compiere i suoi atroci crimini. Non si evince una sorta di sadismo perverso, ad esempio di carattere sessuale, anche se si può intuire dalla scoperta di un passato travagliato di abusi e dal complesso rapporto con la madre, una crescita disfunzionale durante la pubertà. I suoi atti sono assolutamente imprevedibili e fuori da ogni schema, al di sopra del concetto stesso del bene e del male, caotici in sé stessi e generanti altro caos. La convulsa risata, cui è soggetto per un raro disturbo neurologico, a differenza di altre interpretazioni, non contiene solo caratteri malefici ed inquietanti, ma appare che provenga da una sofferenza profonda, trasformandosi quasi in un affranto pianto (11). In un susseguirsi di eventi che seguono lo schema dell’inclusione, inizio e termine del film si uniscono: se nelle prime scene il personaggio posto davanti allo specchio è intento al suo miglior sorriso, seppure tristissimo, doloroso che diventa tirato fino alle lacrime, per presentarsi ai suoi ammiratori, in chiusura il clown allarga la propria smorfia, trasformandola in una terrificante maschera, che diventerà il suo habitus per il resto dell’esistenza. La libertà acquisita dal Joker, tuttavia, è solo apparente, e in questo consiste ancora di più la sua imprevedibilità. L’esplosione della sua parte folle verrà ingabbiata nelle catene di un ospedale psichiatrico, ma ormai, conscio di quello che è diventato, lasciandosi andare alle note del brano That’s life (12), compie l’omicidio dell’assistente sociale e mette in scena un altro macabro scherzo da pagliaccio, lasciando una scia di sangue dietro di sé. Quella corsa simbolica, con l’andamento classico del clown, è il felice riassunto del film: il Joker scapperà sempre da ciò che è normale, fino a perdersi in un futuro incerto e per niente scontato. Come prequel, il film lascia infinite possibilià di sviluppo. Riusciranno gli inservienti a riprenderlo, oppure è il punto iniziale della vicenda in cui un cresciuto Bruce Wayne (Batman) (13), rievocato nella scena dei genitori stesi a terra e morti nel buio vicolo di Gotham City, si scontrerà con la sua nemesi? L’unica certezza è lo stato di irreversibilità in cui ormai Arthur Fleck si trova e dal quale non potrà tornare indietro, E’ una trama che non dà certezze, che ispira più dubbi, soprattutto in relazione al seguito ideale che lo ricollega allo scontro tra lo stesso Joker e Batman. Non si chiarisce se Thomas Wayne sia davvero il padre o abbia falsificato i documenti di adozione di Arthur, per nascondere la relazione clandestina con Penny, così come non si comprende se la donna sia finita in manicomio, proprio in seguito alla conclusione del suo rapporto con il ricco e potente partner. Realtà ed immaginazione sono così confuse nella mente del Joker, che la stessa trasposizione visionaria è calata nella pellicola. Ad esempio, non si capisce cosa succeda alla vicina e alla sua figlioletta, dopo che Arthur è uscito dal loro appartamento, essendosi accorto di aver solo immaginato una relazione amorosa con la donna (14).
Joker è stato un film molto controverso e dibattuto, in quanti molti si sono chiesti se non abbia potuto trasmettere un messaggio negativo agli spettatori. La forte critica ad una società dove il divario tra ricchi e poveri è notevolissima, con i cosiddetti “ultimi” abbandonati a sé stessi, potrebbe ingenerare sentimenti di rivalsa e di invidia sociale. Molti hanno evidenziato come in realtà Arthur/Joker, sotto alcuni aspetti, si imponga come un eroe, acclamato strenuo difensore dei poveri. L’empatia che si può provare davanti alle sue sventure, pian piano diminuisce con la sua graduale e poi completa trasformazione nel Joker. In sintesi, si può comprendere la rabbia che invade l’animo di Arthur, ma non se ne possono approvare le tragiche scelte. La sua esistenza ci mette a disagio, perchè intravediamo la sofferenza dietro la maschera del terribile Joker, la vittima all’interno del colpevole……
Note:
(1) L’autore dei fumetti in questione è Bill Finger, mentre i disegni sono di Bob Kane. La produzione risale alla primavera del 1940, con prima apparizione italiana nel 1944;
(2) Il DC Extended Universe, conosciuto anche con l’acronimo DCEU, e’ un media franchise formato da una serie di film dedicato a supereroi e basato sui personaggi dei fumetti DC Comics;
(3) Il “Dracula” di Bram Stoker è considerato uno dei capolavori letterari del XIX secolo;
(4) L’homme qui rit (L’uomo che ride) di Victor Hugo, pubblicato nel 1869, è ambientato nell’Inghilterra del Settecento, ricca di chiaroscuri gotici e di atmosfere oniriche;
(5) Il Matto dei tarocchi ha anche altri nomi, come “il Misero”, “il Vagabondo” (in francese “le mat”, “le fou”, “il fol”; in inglese “the fool”, “the foolish man”);
(6) Cfr. Claudio Widmann, Gli arcani della vita. Una lettura psicologica dei tarocchi, Ed. Magi, Roma 2018;
(7) La Stoltezza (Stultitia) è un affresco dipinto da Giotto intorno al 1306 nella Cappella degli Scrovegni a Padova, facente parte del cosiddetto ciclo dei “vizi” (parete sinistra) e delle virtù (parete destra) che decorano la fascia inferiore delle pareti;
(8) I Tarocchi Rider-Waite, più noti come Waite-Smith Tarot, sono oggi i Tarocchi più diffusi nel mondo anglossassone;
(9) I Tarocchi di Aleister Crowley sono costituiti da 78 arcani, detti anche lame e trionfi, di cui 22 sono gli arcani maggiori. Si tratta di un’interpretazione diversa da quella proposta dai tradizionali tarocchi di Marsiglia, rappresentando uno dei punti di riferimento più importante dello sviluppo esoterico moderno;
(10) Si tratta di una panoramica sintetica ed esemplificativa, in quanto le pellicole sullo scontro tra Batman ed il Joker sono più numerose;
(11) Il disturbo patologico della risata è stato affrontato dagli studiosi che, non solo ne hanno evidenziato la valenza psicologica, ma anche quella neurologica, definendo la sindrome in diversi modi, a seconda del contesto specifico ( risata spastica, risata killer, crisi gelastiche, risata fatua e così via..);
(12) That’s life è un brano musicale composto da Dean Kay e Kelly Gordon, Anche se la sua prima incisione fu ad opera della cantante Marion Montgomery, la sua versione più celebre è quella di Frank Sinatra nel 1966;
(13) Il prersonaggio immaginario di Batman costituirà appunto l’identità segreta di Bruce Wayne;
(14) Lo stresso regista Philips, in alcune interviste, ha spiegato che parlerà della soluzione di alcune scene solo fra molto tempo. E’ probabile che si tratti di una manovra dilatoria per creare curiosità su un eventuale seguito.
Luigi Angelino
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