Trascrizione dell’intervento di Giandomenico Casalino tenuto a Bari il 02/04/2016 in occasione della presentazione del fascicolo 168-69 di Vie della Tradizione- atti del Convegno su J. Evola del 21/06/2014
Quando un Carandini (Andrea Carandini, archeologo, studioso di formazione marxista) scrive, nella prefazione alla Nascita di Roma – Dèi, lari, eroi e uomini all’alba della civiltà, edito da Einaudi (oltre vent’anni fa): “La storia è la metafora del mito”; io saltai sulla sedia quando lessi questa frase! Impiegai un anno circa per prendere contatti con lui, vi riuscii per telefono e gli parlai in tale guisa: “Professore, si rende conto di quello che ha detto? Non solo di quella frase ma di tutto il contesto; in pratica come lei imposta la questione Roma, Romanità, fondazione, rapporto fra dato archeologico, dato epigrafico, dato letterario e dato mitico-leggendario? Lei si rende conto di tutto ciò? Lei ha mai sentito parlare di Julius Evola? (“No!”) Arturo Reghini? (“Non so neanche chi sia!”) Guido De Giorgio? (“No!”) Ignorava tutto! “La storia è la metafora del mito”; devo spiegare che cos’è? È prendere il positivismo, il neo-illuminismo, tutta la stupidità dominante ma perdente, perduta e sconfitta e gettarla via; significa affermare ciò che insegna Evola in Rivolta contro il mondo moderno, significa ribadire che è lo Spirito e cioè il Mito, il Rito ed il Simbolo che fanno e creano la cosiddetta storia! La quale non è che la loro metafora…! Lo sciocchezzaio illuminista è così vinto e spazzato via, non da noi, ma dalla Luce che domattina sorgerà di nuovo! Non da noi, che siamo nel Mitreo o nelle catacombe. Noi siamo però i vincitori, e che vincitori! Ma noi non siamo nessuno, non vinciamo noi come persone! Ma le Idee da noi difese! Man mano che le Tenebre avanzano, gli uomini fuggono, le donne scappano, i bambini piangono per questa società, che non è una società, è un aggregazione selvaggia e brutale di mostri, di infermiere che uccidono i pazienti, di maestre delle scuole materne che torturano e violentano i bambini, di Jihad che è la parodia della Jihad di Guénon; è l’immagine che la fine del Ciclo non coincide con l’anti-tradizione, ma con la contro-tradizione che è il capovolgimento, l’inversione diabolica e parodistica della Tradizione! Il primo è essoterismo stupido, per gli idioti: aboliamo il Diritto del lavoro, aboliamo la Magistratura del Lavoro, il lavoro diventa “in affitto”, “in prestito”, “in comodato”; tu uomo o donna siete un oggetto. Non deve esistere più l’idea che il Lavoro possa godere di un diritto, perché il lavoro è una res e il lavoratore è un oggetto che viene preso, trasferito … tutto questo è essoterismo, questo è anti-tradizione! Tradizione non è una cosa astratta, Tradizione siamo noi; sono io, eccolo: Mente – Aria -Ventre; Giove – Marte – Quirino; – Sole – Marte – Luna; Principio che ordina ed è magico-sacrale, Guerriero che difende, Donna che conserva. Ah, la teoria di Platone? Eggià! Ma è quella di cui parla la tradizione indo-vedica? È la stessa cosa! Allora dobbiamo gioire, dobbiamo essere orgogliosi del triste tramonto di questo neo-illuminismo, a cui faceva cenno Alessandro Barbera, il cui vate era quell’imbecille autentico di Umberto Eco; lo dico e lo ripeto: un idiota, un libertino erudito e giocherellone, che nemmeno del Medioevo può mai aver capito nulla, perché un neo-illuminista del Mito, del Simbolo, del Rito e del Mistero non può capire nulla; perché è mentalmente chiuso! E di lui tra qualche anno non se ne parlerà più!
Tutta questa “cultura” falsa che è la prostituta del vero potere dell’Alta Banca mondialista è diffusa da autentici pappagalli cosiddetti intellettuali ed è un mostro, che comunque a me paura non l’ha mai fatta! Né a Manlio Triggiani né ad Alessandro! Le avanguardie di queste Tenebre noi le abbiamo affrontate negli anni 60-70 qui a Bari, negli anni dei nostri studi universitari; e le avanguardie erano i vari marxisteggianti, i vari movimentucoli di estrema sinistra che giocavano a fare la cosiddetta rivoluzione con la porsche e con le tasche piene di soldi! Noi eravamo il “Fronte della gioventù”, eravamo i “servi dei padroni” senza avere una lira in tasca; noi eravamo i “camerati fascisti servi dei padroni e del capitale” ma senza una lira in tasca! Allora dietro e sopra questa gentaglia, le cosiddette avanguardie, dietro c’era Satana, c’era sempre lui (Shàtàn, l’Avversario, il Nemico) che li gestiva. All’epoca Esso gestiva i movimenti extra-parlamentari di sinistra, adesso gestisce i tecnocrati, i banchieri, i cosiddetti “imprenditori” finanziari, i “prodotti” finanziari. Quando mai la finanza ha prodotto qualcosa? Ah, sì, ha prodotto sangue, rovina e distruzione, questo sì, ma altri beni non li ha mai prodotti!
Il Bene porta Bene, l’Usura porta Male! Quindi non può essere un Bene, è una contraddizione in termini! Ciò detto, innalziamo l’Inno alla Gioia e l’Inno alla Felicità: abbiamo vinto, stiamo vincendo! Perché quando un Andrea Carandini dice una cosa del genere, e non sa nulla, nulla di quello di cui noi parliamo, che significa? Cosa significa? Che ha vinto Evola, Giandomenico, Manlio, Alessandro, voi? No! Ha vinto la Verità! Perché è emersa, da sola. Cioè, si è incrinata, perduta e crollata la cappa, la loro cupola infernale ed opprimente che noi abbiamo patito: io. lui, Alessandro, tutti noi che abbiamo i capelli bianchi! Mia moglie, per esempio, tentò di redigere a Lecce la tesi di laurea negli anni ’70, sulla “Donna nell’antica Roma”, ma i testi a cui doveva fare riferimento “insegnavano” che “I Romani erano sadici, criminali, violentatori, stupratori, ignoranti, bestie; e che il Fascismo era una associazione a delinquere, una banda di gangster; al di sotto di Al Capone, poiché Al Capone era più intelligente!” Quindi questa era la “cultura” accademica dell’epoca, queste erano le cattedre in mano a questa genia di (come definirli?) “servi sciocchi”! Loro erano infatti i servi sciocchi dei veri padroni, della vera Tenebra che preparava, nel ’68, questa realtà: l’abominio della desolazione di oggi!
Ho fatto questo preambolo perché è ora che noi la smettiamo e lasciamo, appendiamo … quando si entra in casa si appende il cappotto, l’impermeabile, all’ingresso; allora noi mentre entriamo nella nuova nostra abitazione, nella nostra nuova Casa dello Spirito, dobbiamo appendere all’ingresso il cappotto, l’impermeabile o la giacca che portavamo prima, dobbiamo cambiare abito! E dobbiamo assumere un atteggiamento non più vittimistico, non più da setta perseguitata, non più da catacombe, non più da minoranza piena di timore che …….. no, assolutamente no! A noi può mancare l’organizzazione, può mancare l’aiuto economico e finanziario? Assolutamente sì! Può mancare il senso dello stare insieme anche se diversi, il Fronte articolato che io ho sempre sognato, il Fronte articolato: i molteplici che si riconoscono nell’Uno, come ci dovrebbe insegnare tutta la Tradizione platonica e neoplatonica, nonché la stessa Romanità? E ci arriveremo, se avrete la pazienza di ascoltare il “Demone” che mi sta parlando, e io che cerco di trasmettere a voi quello che mi sta dicendo! Tutto questo certamente ci manca; però noi abbiamo vinto, tutto il nostro Mondo Spirituale ha vinto! E questo non lo dico io, lo dicono (come affermiamo noi avvocati) gli acta concludentia: i documenti! Carandini? Non è il solo! Giuseppe Zecchini, storico di Roma antica, sulla natura del conflitto secolare tra Patrizi e Plebei dice le stesse cose di Evola a proposito della natura metafisica e religiosa dello stesso e non come lo stupidario marxista ha imposto per decenni e decenni parlando di “lotta di classe” e scontro tra “borghesi e proletari”! Maurizio Bettini, professore, filologo classico e antichista che insegna a Bologna. Lui ti fa un libro meraviglioso, collettaneo, in cui fa collaborare (questo libro si intitola Con i romani edito dal Mulino) tutti i suoi giovani assistenti, laureandi, eccetera. C’è una ragazza che nel suo contributo avente ad oggetto il “Diritto Augurale” dice le cose che diceva Evola in “Rivolta”, quando descrive il “rito vedico” (edizione ’69, pagine 53 e 54): solve et coagula: scioglimento di una realtà oscura, primordiale e contemporanea divinificazione della stessa, da cui è il Dio! Questa ragazza dice le stesse cose a proposito del “Diritto Augurale”, cioè dice quello che poi io stesso ho cercato di dimostrare nei miei libri sul rito giuridico-religioso romano e sull’operare del Romano medesimo nell’Invisibile che si riverbera poi e si manifesta nel Visibile! Non ho “interpretato” Evola, non ho fatto “lo studioso di Evola”! Io ho seguito il mio Demone, la mia equazione personale e, memore dell’insegnamento di Evola, ho sviluppato che cosa? Quello a cui Evola ha fatto cenno. Perché i grandi Maestri dicono tutto; cioè, non parlano solo del capello, parlano del capello, dell’orecchio, del volto, dei piedi, delle unghie; di tutto: dell’anima, della passione, di quello di cui sto parlando a voi adesso, che è tutto insieme: memoria, passione, sentimento, Idea, Visione del mondo, ricordi giovanili, tutto, tutto insieme! Allora, Evola dice tutto, ha fatto cenno a tutto! Anche al Diritto? Sì! Anche al Diritto! Allora io, che sono nato in tribunale, che ho vissuto e ho sperimentato quel mondo (secondo la mia equazione personale, secondo la mia sensibilità), mi sono accorto che qui dentro si sta celebrando un processo (mettiamo il caso) e che questo processo è un Rito e che la parola “rito” (come ho detto nella conferenza dell’anno scorso a Roma) è l’unico esempio in cui abbiamo questa parola presente in due complessi lessicali, quello religioso e quello giuridico, contemporaneamente, contestualmente e con lo stesso semantema e con la stessa finalità funzionale. Né noi avvocati, né gli stessi giudici si chiedono il perché di queste cose non se lo è chiesto mai nessuno! Io me lo sono chiesto e ho dato delle risposte, memore dell’insegnamento di Evola. Ho tentato di fare (e Gianfranco De Turris me ne dà atto nel prefare il mio libro: Il sacro e il diritto) quello che lo stesso Evola ci ha insegnato; cioè, in sostanza, e come se Evola avesse detto: “Tu fai il medico? Benissimo. Sei evoliano? Perfetto. Non voglio che tu scimmiotti e ripeti pappagallescamente la schola, la scolastica evoliana! È necessario, che tu approfondisca e sviluppi la scienza medica secondo la dottrina tradizionale!” Noi siamo contro le scolastiche, perché noi siamo “mistici”! Vedete, quello che è accaduto agli inizi del ‘900 è qualche cosa di straordinariamente esplosivo; si è chiamata “Rivoluzione Conservatrice”, si è chiamata “Rinascita dello spiritualismo”, si è chiamata “reazione al positivismo”; chiamatela come volete, ma è accaduto qualcosa di epocale che poi è esploso, anche a livello politico, nel senso proprio di proposta del politikòn (per dirla alla maniera di Aristotele), cioè della soluzione della prassi, di come stare insieme, di che cosa ci accomuna; le cose che ci tengono insieme e ci fanno pensare ad un progetto comune, ad una finalità (una entelékheia, sempre Aristotele), cioè uno scopo finale comune. Tutto questo ha avuto il sapore dell’ossimoro, cioè della contraddizione: Nazione-Società, Patria-Lavoro, Spirito-Materia, Rivoluzione-Conservazione. Chi ha intuito tutto questo sono stati pochi spiriti, tra cui Benito Mussolini. Io vi invito a rileggere, se lo trovate (io ce l’ho da quando avevo sedici anni) un vecchio libro di Pisanò in cui è riportata l’intervista che Mussolini concesse al Resto del Carlino, appena fu cacciato via (perché fu cacciato) dal partito socialista (novembre 1914). Guardate, in questi quesiti che si pone Mussolini, nel novembre del ’14, non c’è solo il Fascismo futuro, quello che lui pensò e chiamò Fascismo (e che può essere chiamato in tante maniere); no, c’è tutta la modernità matura e la post-modernità, c’è tutta la catastrofe spirituale che stiamo vivendo oggi, e le Tenebre che avanzano, e la Luce che noi cerchiamo. E come la cerchiamo questa Luce, diceva lui? “Entrando dentro di noi, ritornando dentro di noi!” Ah, ma come è accaduto all’epoca di Plotino? Sì! Nella stessa maniera, anzi, nella similare maniera, perché la storia non si ripete mai con l’identità, ma con la similitudine sì! Cioè, i Cicli sono simili, non identici! Chiuderò con il discorso di Plotino, sull’ “epoca di angoscia”. Ma adesso lasciatemi riferire queste esplosive parole dette nel 1914 da quell’uomo: “Io mi chiedo se alla nozione futura di Socialismo …”. Qualcuno di voi starà pensando: “Ma che c’entra questo con la Tradizione?” Rispondevo ad un amico su “Ereticamente”, giorni fa, che la Tradizione non è un qualcosa che sta in Cielo e a cui guardiamo in maniera, così, contemplativa: facciamo i segni della croce o i saluti romani o, chessò, tutti i vari rituali secondo i diversi credi religiosi; e la contempliamo, la amiamo, la adoriamo … però poi qui è tutto uno schifo, qui non ne vale la pena; c’è un abisso tra quello che sta lì e quello che è qui! Questo è dualismo. Il dualismo è la modernità, è il nemico principale della Tradizione, è il nemico mortale! E sapete perché? Perché vellica la viltà; cioè vellica e stuzzica la parte debole dell’essere umano, cioè l’aspetto, il livello, la dimensione animico-opportunistica: “Io sto con te però, in concreto, mi faccio i fatti miei!” È chiaro il concetto? No! La Tradizione (l’ho scritto in quella breve risposta giorni fa) è la Montagna, è la Piramide: la Piramide non è solo il vertice, è il vertice, i lati e la base; tutti i lati e tutta la base; e il vertice non c’è se non sulla base; e i lati non ci sono se non uno che regge l’altro! Allora la Tradizione è sesso, moneta, politica, rappresentatività, il Divino, l’Uno, a seconda delle varie opzioni; i Romani hanno scelto in maniera magnifica e hanno risolto il problema (non parliamo di Roma perché non ci basterebbe tutto il giorno che viene, compresa la notte).
Il vertice è Uno, al quale si giunge dai vari lati (diceva Simmaco ad Ambrogio, nella nota controversia sull’Altare della Vittoria), dai vari lati. Nessuno può dire: “Il mio è il migliore! Il mio è l’unico!” No, i lati sono vari, il vertice è unico ma i lati sono vari! E una volta giunti al vertice, lo si vive e ci si identifica e lo si ama a seconda del lato dal quale si è saliti. Perché il lato è l’esperienza che io ho fatto! C’è il lato brullo e c’è il lato meno brullo; c’è il lato pesante, con roccia pesante e c’è quell’altro invece viscido; e quindi sono vari sistemi. Per cui, la Tradizione essendo una, tu non puoi fare il dualismo! E quindi possiamo e dobbiamo continuare a dire e a porci i quesiti che si è posto quell’uomo nel novembre 1914: “Io mi chiedo se alla nozione futura di Socialismo si possa coniugare la parola Patria; io mi chiedo se alla nozione futura di Socialismo si possa coniugare la parola Spirito; “Io mi chiedo se alla nozione futura di Socialismo si possa coniugare la parola Dio!” Vedete gli ossimori? Sono ossimori, per la cultura moderna, che è stupida, idiota! Il grande, il grandissimo, l’immenso sapiente platonico Hegel la chiama “cultura dell’intelletto”, cioè astratta: questa è una cosa e questa è un’altra; io sono io, Manlio è Manlio, Alessandro è Alessandro, la signora è la signora, voi siete un’altra cosa! No! Hegel ci insegna che il Vero è l’Intero! Quindi la parte è il falso; (mi permetto di chiosare io, logicamente) ed essendo la parte il falso, quando la si pensa astraendola dal Tutto: io sono il falso, lui è il falso, Alessandro è il falso! Se invece siamo tutti una piccola matrioska, una piccola bambolina inserita in una bambolina ancora più grande, la quale è inserita in un’altra ancora più grande e ancora e ancora … ah, allora l’Universo è l’Intero ed è un insieme di matrioske? Sì! Cioè “cerchi”, “circoli”, Hegel definisce infatti l’Assoluto: “Il Circolo dei circoli!” Quindi “il Circolo dei circoli” è l’Assoluto, o “la Triade delle Triadi” (quand’era giovane scrisse un saggio sulla “Triade”). Nessuno queste cose le sa! La cappa, che dominava le cattedre universitarie ci ha insegnato, o meglio ci ha imposto, che Hegel era “immanentista”, “ateo”, “storicista”, “che tutto era divenire”, che “tutto era dialettica”, che “tutto era movimento”, che “non c’è niente nella sua filosofia di Assoluto! Niente!”; storicismo, progressismo e basta! Poi è arrivato Marx, ha capito quello che c’era da capire, e lo ha (diciamo) “riversato nella prassi” e lo ha “reso attuale”, cioè “movimento”, “atto”! Non hanno capito niente di quello che poi Gentile ha spiegato sull'”atto”; lasciamo perdere! Adesso non apriamo un discorso ancora più vasto. Quindi, “le nozioni future di Socialismo”, che lui si poneva come problema, era la coniugazione della parola Socialismo con una parola, per la modernità, contraria, semanticamente contraria, semanticamente contraddittoria; ma la contraddizione e cioè la coincidentia oppositorum, secondo Cusano, Eraclito ed Hegel e quindi la Logica arcaica, mistica ed esoterica che è oltre quella essoterica della identità e del principio di non contraddizione (Aristotele), è l’impronta della Verità! E questa è la stessa sensibilità che ha Nietzsche. Se voi leggete gli “Aforismi” di Nietzsche, Nietzsche affronta questo tema, cioè Nietzsche dice la stessa cosa che lamentava Hegel, cioè la ottusità della modernità, la chiusura mentale della modernità! Ed è questa che la sta portando alla catastrofe! Perché, amici, è catastrofe! Non solo politica, non solo economica ma principalmente e fondamentalmente spirituale! Questi sono perduti; le genti sono perdute; le genti nel senso di “the people”, cioè la massa, la gente, è perduta, non sa a quale santo rivolgersi; sì, va bene, Krishnamurti, gli yoga, tutte queste stupidaggini orientalizzanti! Noi ci sforziamo di fare questi discorsi, indubbiamente, ma c’è un fuggire, un correre verso l’Ignoto che è la perdita della personalità! E il tema è veramente di una vastità notevole! Io dico questo, e concludo … non io, sempre Lui, io non dico niente, io sono un semplice strumento … di questo sono fanaticamente convinto: tutti noi siamo degli strumenti, noi siamo veicoli transeunti, strumenti momentanei, con tutti i loro difetti; è come l’auto che ci porta, finché cammina, quando si ferma non serve più! Questo fuggire dal mondo, questo fuggire dalla politica (che non c’è più), dalla società (che non c’è più), dall’impegno comune (che non c’è più); questo rientrare in se stessi ha due aspetti: o intimistico-pettegolaio (i salotti, il pettegolezzo, le ciarle televisive), oppure la ricerca di Dio. La sconvolgente attualità, consiste nel fatto che i neo-illuministi, che dominano ancora nella stampa e nei media (ma dominano attaccati, abbarbicati come la cozza sullo scoglio) ma non è che producano niente che parli all’animo perduto della gente, all’animo travolto, oscurato dalle Tenebre, alle persone che hanno paura, paura per non dire terrore del mondo in cui vivono … questi cosiddetti neo-illuministi, che sono i veri padri dei vari Marx, dei vari Engels, questi “strumenti”, dopo i valzer decennali con milioni di morti, sono tornati alla “mamma”, sono tornati a Robespierre, a Diderot, sono tornati al 1789, alla “rivoluzione borghese”! Oggi sono il “movimento per i diritti” di tutti, esclusi gli esseri umani; esclusi il maschio e la femmina, i diritti di tutti; e chiudiamo questa parentesi: intelligenti pauca! Sono il partito dei diritti, cioè i diritti di tutti, ma esclusi gli esseri umani normali. E il “partito dei diritti” erano i cosiddetti “giacobini”, come voi ben sapete. I diritti di chi? Della borghesia; quando loro parlano di “libertà di pensiero”, è la libertà di pensiero della borghesia; “libertà di agire” del borghese; “libertà di investire” del capitale! È “sacrosanto”, dice Renzi, “devi intervenire, devi investire!” E il paesaggio? “Mah, questi paesaggi, questa Arcadia ancora, sciocchezze, basta!”
Ora, perché la gente fugge? L’abbiamo detto. Da dove fugge? Dalle Tenebre. E dove ritorna? In se stessa! Ecco la Rivoluzione Conservatrice, ecco l’attualità di Evola, che sin nel ’29, sin nel ’30 aveva già davanti questa Visione. Quando ha pensato, ha programmato e ha messo in atto l’esperimento del “Gruppo di UR”, lo ha chiamato “Introduzione alla magia quale scienza dell’io”. Ecco perché il Convegno di Napoli ha voluto questo tema! “Scienza dell’io” significa quello che Plotino rispose ad Amelio, al suo discepolo il quale diceva: “Maestro andiamo, ci sono i Riti, i Sacrifici, le Feste agli Dei; non partecipiamo? Non vuoi venire?” E lui rispose: “Non io devo andare agli Dei, ma gli Dei venire a me!” Io questa cosa l’ho meditata dal Convegno in poi; già dopo il Convegno scrissi qualcosa che sentii fortemente: essendo simile l’epoca nostra a quella di Plotino, molto simile, che cosa voleva dire Plotino con quello che è stato interpretato come “alterigia, arroganza spirituale” o non è stato interpretato proprio, non è stato capito? Secondo il mio punto di vista, voleva dire la stessa cosa che ha voluto dire Evola con il “Gruppo di UR”; cioè: “Va bene, impegnamoci con il Fascismo, con il Regime, andiamo e intervistiamo Codreanu, tutto quello che volete!” Evola era questo, era uomo d’azione, era il Platone che andava a Siracusa per convertire Dionigi e fare la Repubblica, lì. Potevano anche ammazzarlo? Ma certo, uno rischia, e che sta, a casa? La Tradizione non è stare a casa e guardarla, contemplare l’eidolon, l’immagine! No, è Azione, è vivere, rischiare, sporcarsi le mani e i piedi, ogni giorno; ogni giorno, ogni ora, ogni momento! Allora, mentre faceva l’intervista, scriveva, discuteva e polemizzava con quello e con quell’altro, nel contempo è come se avesse pensato: “Noi dobbiamo ritornare dentro di noi, noi dobbiamo guardare dentro di noi, noi dobbiamo chiudere tutta la fase della cerimonialità, che è il rapporto dualistico tra Io ed Ente (che sia evocato o invocato è sempre Io ed Ente)”. E premetto e concludo, per comprendere tutto questo è vitale la lettura (e non solo la lettura) di quel capitolo straordinario di Maschere e volto dello spiritualismo contemporaneo, che è l’ultimo capitolo: “Correnti iniziatiche e alta magia”, in cui lui muove una critica profonda, profondissima, plotiniana. Ecco perché sono attuali, sia Plotino che Evola! Oggi Plotino si stampa e si pubblica a migliaia di copie come accade per Evola! Le “Enneadi” della Bompiani … mi disse al telefono il carissimo, compianto, filosofo e studioso militante, Giovanni Reale, mi disse: “Avvocato, qua stiamo alle tremila copie già finite e stiamo programmando la riedizione!” E nelle “Enneadi”, che non è una lettura di svago, c’è tutto! Tutti gli studi di psicologia, di psichiatria, di psicanalisi, sono tutte sciocchezze, tutte fesserie; la “psicogenesi” di Plotino è eterna perché è attualissima; parla a noi, oggi, lui ci parla come ci parla Evola! Loro parlano al nostro animo, alle nostre angosce profonde! Ecco perché l’idea di Evola sul Gruppo di UR e del conseguenziale abbandono della cerimonialità è attuale come sono attuali l’abbandono del culto pubblico, della comunità, della fraternità, delle organizzazioni, di tutte le logge, di tutte le chiese (intelligenti pauca, anzi dovrebbe essere paucissima, data la elitaria natura di questa assemblea…!). Che cosa significa questo? Che dobbiamo arrivare a che cosa? A quello che lui stesso ci indica in quel capitolo (“Correnti iniziatiche e alta magia”), cioè arrivare a superare la dualità e il dualismo, e arrivare a quello che Plotino enigmaticamente ci invita a pensare ed a realizzare, cioè all’Identificazione, a comprendere che alla fine del Ciclo, come ci spiega la “Spirale di Stefanio” , Simbolo alchemico ellenistico (tema che ho sviluppato in due miei libri) il Discorso diventa di Identificazione, come d’altronde lo stesso Plotino ci indica, alla fine delle Enneadi, affermando che si trova monos pros monon cioè da Solo a Solo! Ci si rende conto, pertanto come dice Meyrink, che non ci si deve creare l’idolo e adorarlo, ma conquistare il Sapere che tu “sei” l’idolo! Se tu non comprendi che sei le Tenebre e devi vincere le Tenebre che stanno dentro di te, tu non hai capito nulla! Perché non ci sei tu e le Tenebre (e siamo sempre al dualismo) o tu e la Luce. Böhme, grandissimo mistico primo autentico filosofo tedesco, ciabattino, ci parla di nuovo degli ossimori e ci dice che noi siamo Luce e Tenebre, come Lui è Luce e Tenebre, perché noi siamo Lui e Lui è noi!
E vi ringrazio!