“Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù ” Giovanni 18,33-37.
Questa è una delle più celebri frasi del vangelo di Giovanni, dove si presume che Gesù, in modo allegorico, alludesse al regno di Dio, luogo ambito dai suoi fedeli dopo la morte. La vita terrena del cristiano, in attesa della parusia del suo profeta, dovrebbe adempiersi nel compimento degli insegnamenti di Cristo, nel banco di prova del mondo, in attesa della grande ricompensa post mortem.
Un re che sulla base di una singola frase del vangelo: “…Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa …” (Matteo 16,18), ha fondato la sua discendenza regale, si è arrogato il titolo di successore di San Pietro e poi con la superbia del tempo addirittura di Vicario di Cristo in terra, è il Pontefice (termine usurpato dal nome della massima autorità religiosa del mondo pagano romano il Pontefix Maximo) sovrano assoluto dello Stato Pontificio (Patrimonium Sancti Petri).
Questo stato nato nella falsità della Donazione di Costantino (convertitosi solo in punto di morte) e dall’utile compromesso con i sovrani carolingi si è perpetrato fino ai giorni nostri in una scia di omicidi, morte, violenze, torture, persecuzioni e soprusi a dir poco inaudite. Sfruttando lo scudo della missione divina i reggenti di Roma hanno sempre lottato con le unghie e con i denti più che per la salvezza del loro belante gregge di fedeli, per mantenere l’oscurantismo delle menti e la loro poltrona regale.
Le tanto famose crociate in Terra Santa, per esempio, sono un fenomeno di una profondità poco conosciuta, tutti ne parlano, ma pochi sanno realmente la loro lunga storia. Dopo la prima spedizione del 1096 che ha dato il via e il modello alle successive, la Santa Sede ha usato questa istituzione come un’arma da scagliare contro i suoi nemici. Oltre a Gerusalemme e alla Spagna musulmana sono state indette crociate contro i territori indigeni dell’Africa e delle Americhe, contro i popoli pagani Balti, Livoni e Lettoni, massacri compiuti con il benestare di Sua Santità. Questo potente strumento trovò grande impiego anche contro gli eretici, come la famosa crociata contro gli Albigesi del 1208 (Catari) e quella indetta contro gli Hussiti nel ‘400. L’uso più strumentalizzato però per i fini dei pontefici, sono state le varie crociate indette in Italia per garantire l’integrità e l’espansione del loro regno, contro Federico II Hohenstaufen e i suoi eredi, contro gli Angioini poi, i Colonna e la Serenissima Repubblica di Venezia per citare i casi più famosi.
Siamo ora forse andati a soffiare la polvere da un passato troppo remoto ma ahimè anche troppo poco conosciuto, passando all’epoca moderna mi limito solo a dire due cose: indice dei libri proibiti (abrogato solo nel 1966) e inquisizione con le sue decine di migliaia di morti ( l’ultima vittima fu il famoso alchimista Alessandro, conte di Cagliostro scomparso nelle celle della prigione di San Leo nel 1795).
Ora per tutti i ferventi patrioti cattolici italiani sono da sottolineare alcuni particolari forse passati in secondo piano nell’oceano dei fatti storici.
Dopo il pontificato di Gregorio XVI che condannò la libertà di stampa, di pensiero e di coscienza, il 21 giugno 1846 abbiamo l’incoronazione di Pio IX. Dopo un’iniziale sostegno alla prima guerra di indipendenza italiani permettendo la partenza di un contingente di 10.000 soldati agli ordini del generale Durando, il 24 marzo 1848, il 29 aprile dello stesso anno il Pontefice fa questa allocuzione al concistoro: “ai nostri soldati mandati al confine pontificio raccomandammo soltanto di difendere l’integrità e la sicurezza dello Stato della Chiesa. Ma se a quel punto alcuni desideravano che noi assieme con altri popoli e principi d’Italia prendessimo parte alla guerra contro gli Austriaci… ciò è lontano dalle Nostre intenzioni e consigli”. Pio IX aveva capito che i moti unitari mettevano a rischio anche il Patrimoni San di Pietro.
La battaglia che permise la nascita del regno d’Italia fu combattuta nelle Marche a Castelfidardo e con il successivo assedio di Ancona nel settembre del 1860, tra l’esercito Sabaudo e i 10.000 volontari delle truppe pontificie, rovinosamente sconfitti. Così l’Italia divenne unita da nord a sud, unendo le conquiste della seconda guerra d’indipendenza a quelle di Garibaldi.
La superbia di Pio IX che affermava il dogma dell’infallibilità del magistero del Papa in materia di fede e di morale venne abbattuta il 20 settembre 1870 dalle cannonate che aprirono la famosa Breccia di Porta Pia. Da quel giorno fino ai patti del 1929 dove il fascismo dovette piegarsi al Papa (concedendoli nuovamente uno stato seppur piccolo), la Chiesa manifestò un continuo ostracismo nei confronti del neonato regno continuando a ribadire la necessità di un suo dominio territoriale. Tralasciando ora l’ampissimo discorso delle banche vaticane (APSA Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) che richiederebbe pagine e pagine per poter avere un quadro complessivo del fenomeno, voglio ribadire la mia indignazione come cittadino Veneto, quando dopo la disastrosa recente alluvione Sua Santità ha chiesto un contributo di 290.000 € alla regione per pagare gli abiti della sua visita avvenuta il maggio scorso. Ci sarebbero ancora troppe cose da dire… Non volendo scendere sulle tematiche religiose e di fede, voglio solo dire ai cristiani che guardano la santa sede come faro di luce per l’umanità che forse sono rimasti accecati.
Federico (alder88@hotmail.it)
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