10 Ottobre 2024
Controstoria Saint Loup

L’ Epopea del Fronte Orientale – Gli sport estremi e la difesa della razza bianca nelle opere di Saint Loup

“Je comprends comme Gobineau a pu morir de chagrin lorsqu’il comprit que le races supérieures étaient en voie d’extinction” Marc Augier/Saint Loup

 di Alfonso De Filippi

La diffusione in Italia delle opere di alcuni autori del Fascismo e della destra radicale francese (da Drieu La Rochelle a Dominique Venner, passando per Maurice Bardèche, Robert Brasillach etc. etc .) ha certamente contribuito a “sprovincializzare” un certo ambiante culturale, radicalizzandolo e aiutando i migliori elementi (sempre troppo pochi!) a formulare quella “visione del mondo” che ha loro permesso di sottrarsi alle lusinghe (spesso effimere) delle destre “per bene”: quelle liberal-democratiche. Oggi possiamo trattare brevemente di un autore francese che ha avuto un certo successo anche “da noi”: Marc Augier noto soprattutto come Saint Loup(1908-1990)

A darcene l’occasione è la lettura dell’agile volumetto “Saint Loup. Qui suis je?” di Francis Bergeron edito da Pardes, nel 2010 (si è già parlato dell’analogo volumetto dello stesso autore dedicato a Maurice Bardèche e uscito nella stessa collana)

Seguiamo così le vicende del giovane che abbandona gli studi per dedicarsi agli sport preferiti: la moto e la montagna tentando, nel contempo, di intraprendere la via del giornalismo: un giornalismo <vissuto> in quanto basato sulle proprie esperienze sportive. Segue la ricerca di nuove comunità di giovani tramite l’esperienza degli Auberges de la Jeunesse di orientamento laico e socialistoide, orientamento che però non influenza troppo l’Auger che cerca il ritorno alla natura, alla terra, alla sanità dei corpi; nel contempo il nostro subisce l’influenza dello scrittore Jean Giono. Poi una altra grande influenza quella di Alphonse de Châteaubriand e del suo libro < La Gerbe des Forces>, i due diventano amici ed insieme si getteranno nell’avventura della “Collaborazione>: la rivista “La Gerbe” >, il gruppo Collaboration di cui l’Augier crea il ramo giovanile les Jeunes de l’Europe Nouvelle e poi l’arruolamento nella Lègion des Volontaires Français contre le Bolchevisme.


Dopo l’impegno di questa unità sul fronte orientale, i volontari superstiti furono trasferiti unitamente ad altri militanti della collaborazione, tra cui molti “miliziani” dell’eroico J.Darnand) nella Divisione Francese delle Waffen SS: la “Charlemagne”

Secondo quanto da lui narrato, verso la fine del conflitto, l’Augier sarebbe stato convocato al comando della Waffen SS nella città medioevale di Hildesheim. Cito dal Bergeron (pagg.39/40) “Dal racconto che fa l’Augier di tale visita (ne parla in <Gli Eretici> e in <Gotterdammerung>), si capisce (o si crede di capire) che egli sia stato iniziato a un ordine mistico, prossimo alle antiche religioni germaniche, destinato a trasformare i militi della SS in una sorta di cavalieri teutonici dei tempi moderni, veri monaci/soldati di un neo paganesimo nietzschiano.

Ancora più strano: l’Augier racconta che a Hildesheim si tesseva una sorta di complotto contro il pangermanesimo. Gli uomini della Waffen SS di cui Hildesheim era il centro nevralgico, avrebbero condotto una lotta segreta per impadronirsi del potere e organizzare un’Europa nuova, sovranazionale e liberata dall’imperialismo tedesco. Questa Europa avrebbe dovuto poi ricostituirsi su basi puramente etniche, indipendentemente dalle origini nazionali dei suoi architetti. Un capo segreto: noto come Der Chef avrebbe diretto codesto complotto.

Ciò che racconta Marc Augier assomiglia troppo alle sue proprie speranze perché non si possa pensare che vi sia una buona parte di invenzione. <Tutti questi fatti non sono mai stati attestati da alcuno storico, scrive Jerome Moreau nel suo “Sous le signe de la rue solaire” e ci introducono piuttosto nell’universo onirico di Saint Loup>. Ciò non impedì che il Saint Loup ritornasse in seguito su codesta dualità che lui immagina, subodora, o costata, in seno alle più alte sfere del Reich, tra pangermanisti e partigiani di una nuova Europa. Sarà questo il tema ricorrente di varie sue opere, come se avesse cercato di
auto convincersi che il suo impegno nel periodo 1943-1945 non sia stato quello di un soldato illuso al servizio della Germania, ma quello di un patriota europeo seppur visionario.” Chi potrebbe, d’altra parte, condannare il camerata Marc Augier di aver mentito a se stesso forse prima che agli altri per amore dell’Europa e della nostra razza? O forse si trattava di una sorta di “messaggio” lanciato ai lettori: l’incitamento a gettare le basi di un “Nazionalsocialismo” pan-europeo?
(1)

Il 5 aprile 1945, mentre la Germania crollava, l’Augier passò in Italia e il 21 raggiunse Milano, qui ebbe modo di assistere agli orrori della <liberazione> compresa la macelleria di Piazzale Loreto, dopo varie traversie nel luglio riuscì a giungere in Francia dove iniziò una vita in clandestinità, essendo stato condannato a morte in contumacia, iniziò allora a usare lo pseudonimo di <Saint Loup>. Con il quale riuscì a pubblicare un romanzo “Face Nord”. Ma lo pseudonimo non bastava a proteggerlo, come non bastavano i soggiorni in vari conventi, perciò il nostro riuscì a prendere il volo per il Sud America. Stabilitosi nell’ospitale Argentina di J.D. Peron, venne integrato nell’esercito di quel paese come consigliere tecnico e poté tornare a dedicarsi all’alpinismo scalando le vette delle Ande. Un viaggio nella Terra del Fuoco portò l’Augier a interessarsi del tragico destino delle ormai estinte comunità indigene della zona, in particolare egli ebbe a rilevare il ruolo nefasto dei missionari cristiani(una delle più ripugnati categorie umane) nel distruggere la cultura di questi sventurati popoli facilitandone la scomparsa.


Rientrato in Francia, il Nostro fu vicino a vincere il prestigioso Premio Goncourt con il romanzo dedicato ai popoli della Terra del Fuoco <La Nuit commence au Cap Horn>, ma qualcuno svelò il passato dell’autore e il premio sfumò. Per fortuna, in quel periodo, gli venne annullata la condanna a morte. Negli anni seguenti il Saint Loup scrisse soprattutto riguardo ad alpinismo e sci, le ardue prove della montagna gli sembravano le più adatte a formare quei “surhommes indispensables a la survie de la race blanche”

Scrivendo di montagna, in alcuni romanzi egli fantasticava di “ridotti alpini” in cui trovano rifugio gli ultimi bianchi decisi a non lasciarsi sommergere dall’invasione delle razze di colore. Chi scrive prenderebbe in considerazione l’ipotesi di tali “ridotti” solo come eventuali basi per una “reconquista”: meglio l’estinzione che imputridire in “riserve” come i Pellerossa!

In quesito filone il Saint Loup ebbe a riprendere la tematica dell’ “Europa delle 100 bandiere”, delle “Patrie carnali”: dalla Valle d’Aosta, alla Bretagna e via elencando.

Chi scrive non si è mai lasciato sedurre dall’idea delle “piccole patrie”, Drieu La Rochelle, se ben ricordo, ebbe a scrivere che la patria era poco per chi aveva sognato gli imperi, figurarsi quelle “piccole”! Mi sono sempre chiesto quale “fascista” si adatterebbe a vivere in una sorta di Granducato di Parma, Piacenza e Guastalla per di più orfano delle note delizie culinarie della zona! Inoltre possiamo chiederci se il mondialismo non abbia poi i suoi interessi a promuovere, anche artificiosamente, tutti i regionalismi e gli irredentismi al fine di indebolire gli Stati nazione, le più adeguate strutture per resistere a ogni tipo di aggressione interna ed esterna. Riprendo dal Bergeron (pag.88) “ Quanto si può comprendere il sogno di un’ Europa unita di fronte al bolscevismo e della crociata che ne scaturì, altrettanto il tema della resurrezione delle “patrie carnali”. Insorte contro gli Stati ci appare impraticabile oggi che l’uniformizzazione di un mondo diventato in pratica unipolare minaccia tutti gli Stati. La Patria – la Terra degli Avi – nella sua geografia ereditata dai secoli, diventa spesso la miglior difesa contro codesto politicamente corretto a scala mondiale” Certo, il dilagare dell’invasione delle “razze di colore” potrà cambiare molte situazioni alle quali i difensori del “mondo bianco” dovranno adattarsi per poter proseguire la loro lotta.

Nell’Ottobre 1965, il Saint Loup, di ritorno da un lungo viaggio in Africa pubblicò su “Europe Action” un articolo: egli aveva visitato il Sud Africa e quelli che erano allora i “territori d’oltremare”del Portogallo ancora governato dal buon Dottor Salazar. Del Sud Africa il nostro non poteva che approvare il regime di apartheid che sanciva la separazione delle razze e il dominio dei bianchi. Esso avrebbe dovuto garantire anche lo sviluppo delle varie razze tenendole separate. Questo esperimento segregazionista lo entusiasmò inducendolo a ritenere che anche le etnie negre ne beneficiassero largamente. (2) Recentemente si è potuto leggere che dopo la caduta del “White Power” e la conseguente avanzata della criminalità e della barbarie anche dei negri rimpiangono quei tempi. Anche la Rhodesia Meridionale sotto un governo della minoranza bianca si era dichiarata indipendente suscitando l’ostilità di tutto lo schieramento liberal democratico, progressista e comunista. Che fece adottare dall’ONU delle sanzioni veramente “inique” contro il piccolo ma coraggioso paese

Il nostro aveva poco prima lanciato l’idea di costituire una legione di combattenti che andassero nell’Africa meridionale a difendere la Razza Bianca, volontari che avrebbero dovuto provenire da tutti i paesi occidentali. In un qualche modo sarebbe ricominciata l’avventura della LVF (Bergeron pag.90) Indipendentemente da codesta abortita iniziativa crediamo che effettivamente vi fu chi andò a difendere gli ultimi ridotti del potere bianco in Africa. Allora non erano diffuse negli schieramenti nazionali dei vari paesi europei quelle velleità terzomondiste che hanno portato tanta confusione.

Nel Novembre 1965 il Saint Loup,Dominique Venner e Jean Mabire creano un Comité France – Rhodèsie del quale il Saint Loup fu presidente, il gruppo si appoggiava a Europe Action e grazie ad esso uscirono dei libri interessanti “La Contre Révolution africaine” del Saint Paulien, “Rhodésie, pays des lions fideles” di François d’Orcival e Fabrice Laroche (pseudonimo di Alain De Benoist) E “Le Boer Attaque” dello stesso Saint Loup. Ispirati dalle attività del gruppo, alcuni giovani francesi andarono ad arruolarsi nelle truppe rhodesiane: il mondo bianco aveva ancora dei difensori! Ancora una volta tutto fu vano e la Rhodesia dovette arrendersi alle pressioni internazionali, cadde anche il Portogallo e infine il Sud Africa. La difesa della presenza europea e bianca nel “Continente Nero” fu l’ultima avventura militante del nostro che d’ora in poi si limiterà alla scrittura. Possiamo fare solo un cenno ai libri dedicati al motociclismo (una delle grandi passioni del Nostro fin dalla gioventù) e al mondo dell’automobilismo.

Ritorniamo, per concludere, ai 3 volumi dedicarti alla guerra sul Fronte Orientale che furono editi in Italia da una piccola e benemerita casa editrice di Monfalcone “Sentinella d’Italia” animata dal compianto camerata Antonio Guerin e si può senz’altro deplorare che non siano stati tradotti nella nostra lingua altri libri dello stesso autori dedicati a quel tragico periodo. Come i nostri lettori sapranno “Les Volontaires” è dedicato ai volontari francesi nella LVF, “Les Hérétiques” ai combattenti francesi della Waffen SS, infine “Les Nostalgiques” parla delle vicende dei sopravvissuti dopo la fine del conflitto dandoci un affascinante panorama delle frange più estreme di certo neofascismo francese. Questi libri servono soprattutto a darci un quadro della “mentalità” di questi francesi che scelsero di battersi per l’Europa contro i sovietici. (3)


Particolarmente interessante mi sembra il personaggio di Le Fauconnier: in “I Volontari” (pag.78) alla domanda “Siete razzista” risponde “Che domanda! Ma certo! Tanto varrebbe chiedermi se esisto!|” E a pag.123 “Le Fauconnier smercia la sua teoria del neomarxismo: il materialismo biologico. L’impulso dato dall’uomo al movimento della Storia è tanto più forte quanto il livello biologico delle popolazioni è più alto. Contro i venditori di fumo ed i provocatori, bisogna reintegrare l’uomo nella natura: riclassificarlo nel regno animale ricusandogli ogni origine sovrannaturale. A partire da questa rivoluzione, non esiste più la lotta di classe. Nel mondo vivente della specie in lotta per appropriarsi dei mezzi di sopravvivenza esiste soltanto una lotta delle razze che le differenziano. Delle razze prosperano, altre vegetano, altre scompaiono. Le razze superiori dominano, irresistibilmente, le razze inferiori, con il gioco della loro cerebrazione più spinta.” Certo la “razza” non è l’unico “motore” della storia ed essa stessa non è riducibile al “materialismo biologico”, ma tutto ciò ci sembra più accettabile dell’egualitarismo democratico!

In un colloquio con Robert Brasillach, il Le Fauconnier sostiene: “[…]il comunismo non è un nemico. E’ peggio: un concorrente “E dopo aver criticato la politica tedesca in Russia alla domanda perché combatta, l’ufficiale risponde “Per ritrovare il gusto dell’uro, come i Russi, per risalire alle sorgenti dell’Ellade, la vera, quella dei barbari biondi che venivano dal Nord!…”(pag.139) E’ quello che noi chiameremmo, dopo Giorgio Locchi, “rigenerazione della Storia.” Pag.169 “Ma tutto cambierà….quando saremo in grado d’imporre la dittatura delle razze superiori. Il sangue ricco al sangue marcio! Per giungervi, sono pronto a liquidare, come i comunisti, i cinque milioni di Francesi che paralizzano la Francia. Essi perderebbero l’affare mirando al nemico di classe, noi guadagneremmo il nostro attaccando i cascami biologici che occupano il primo posto o popolano gli ospizi e le prigioni. Se arrivo un giorno al potere, la Francia rimpiangerà Hitler a lacrime di sangue!”

Legittima domanda erano queste le idee dell’Augier?

Ma andiamo aventi (pag.171) “Se dobbiamo sopravvivere ad una guerra perduta, è unicamente per preparare la successiva, con altri metodi ma con un obiettivo immutato: assicurare per millenni l’indipendenza, poi il dominio del mondo bianco, molto rigoroso, sulle razze inferiori che proliferano e minacciano la sua stessa esistenza, e per conseguire un ordine umano, il solo che sia accettabile per noi, e che si chiama <civiltà>”.

Crediamo che ben pochi (o forse anche nessuno) nell’ambito dei miserandi resti dello schiarimento nazionale italiano sottoscriverebbero queste tesi, possiamo peraltro chiederci se “la crescente marea delle razze di colore” (per usare la nota espressione di Lothrop Stoddard) non finisca per riattualizzare!

Ne “Gli Eretici” i nostri indossano la divisa della Waffen SS ma le idee non si sono certo annacquate. A pag.187, parlando di Berlino, il Le Fauconnier dichiara “In trenta mesi essa ha raccolto la grandezza della Persepoli achemenide, i trionfi di Roma, le cospirazioni di Firenze e le disgrazie di Cartagine. Ha dovuto sacrificarsi per cancellare quei tremila anni di storia, durante i quali tutti gli uomini bianchi hanno adorato falsi dei …” Si potrebbe discutere su quei “tremila” e su quel “tutti” ma rimane evidente che il compiuto è “rigenerare la storia”

Un altro personaggio Malhart lo ascoltiamo alla pagine 294 “Siamo delle bestie selvagge incaricate di ristabilire l’ordine biologico voluto dal divenire della specie, contro il disordine cristiano, contro i sognatori, i folli, i Magi d’Oriente!…..Il cristianesimo ha costruito la sua fortuna sulla feccia biologica dal mondo romano, e non si è mantenuto che facendo appelli alla debolezza naturale dell’uomo, sostituendo l’immagine fallace del paradiso alla dure realtà terrene. La fuga in avanti è riservata ai vigliacchi, dunque al maggior numero…”

Poche righe più sotto ascoltiamo il misterioso “Der Chef”: “Non è soltanto la Germania che sta per perdere la guerra, ma anche l’Inghilterra, la Francia, gli USA, l’uomo bianco che, tra qualche anno, sarà minacciato nel suo spazio di comando …..Se prima di cinquant’anni non avete fermato il pullulamento demenziale dei meticci e delle razze di colore, sarete messi in minoranza sul pianeta ed attaccati, biologicamente sommersi. Il globo continuerà la sua corsa celeste, popolato da un mondo grigio incapace di evolversi verso una civiltà superiore. Sarà il grande silenzio annunciato da Gobineau”

Se queste parole sono autentiche, non possiamo forse qualificarle di “profetiche”?

Passando a “Gli Eretici” mi limito a segnalare che vi si incontrano reali protagonisti del “neofascismo” francese Rene Binet, il mutilato Jean Benvoar, Goulven Pennaod, i combattenti in Corea, Indocina e Congo, (per collezionare altre ritirate e altre sconfitte) e via elencando.

Possiamo segnalare le pagine dedicate al personaggio qui chiamato Gévaudan egli è imputato di aver costituito una sorta di organizzazione segreta neonazista, in realtà si tratta di un qualcosa di molto informale i cui scopi vengono descritti a pag.167 “Lo scopo della nostra associazione è di migliorare il livello biologico della nostra comunità. Con una politica selettiva del matrimonio e con l’insegnamento di una morale che non è quella del mondo <libero>, i nostri figli saranno più forti, più sani, più intelligenti di noi. E così i loro figli. Mentre la comunità andrà crescendo, qualitativamente, la massa del popolo francese, vittima del genocidio lento che si commette contro di essa con l’importazione massiccia dei popoli di colore, con l’incoraggiamento correlativo all’<integrazione> – cioè il meticciamento – la scala dei valori razziali scenderà fino al livello di San Domingo o del Brasile. In quel momento coloro che usciranno tra i primi cinque al Politecnico, alla Centrale, alla Normale Superiore, a Scienza Po, H.E.C., Navale, Superiore Aerea. o all’E.N.A saranno automaticamente i figli della comunità….Sono loro che deterranno il comando degli eserciti, il controllo delle forze atomiche, l’ispezione delle finanze ed i Consiglio di Stato! Non avranno bisogno di prendere il potere! Basterà loro constatare che sono il potere, e trarne la conclusione!”

Molto suggestivo, ma, temo, troppo limitato e troppo ottimistico. (e oltre a tutto ci sarebbe forse da temere la concorrenza di chi un gioco simile lo pratica da millenni!). Inoltre come si potrebbe assistere sostanzialmente indifferenti allo scivolamento delle nazioni europee al livello di Santo Domingo?
E qui mi si permetta una digressione. Il sottoscritto inadatto per sua natura alla vita, inevitabilmente <democratica>, “di partito” ha sempre auspicato la formazione di qualcosa di simile alla fin tro
ppo famosa Thule-Gesellschaft nell’ambito della quale persone selezionate potesse approfondire idee per loro natura e/o per le circostanze storiche non sempre divulgabili al pubblico: anche i più feroci antidemocratici talvolta dimenticano che non tutti hanno lo stesso diritto (o capacità) nei confronti della medesima verità! Di una siffatta organizzazione “riservata” come le logge massoniche (vi è da imparare anche dai nemici!) potrebbero eventualmente far parte solo europei decisi a rimanere tali anche riguardo alla loro discendenza
(4) Notoriamente taluni storici attribuiscono, per lo più esagerando, un ruolo di infiltrazione e di controllo nei riguardi dei nascenti movimenti nazional rivoluzionari tedeschi oltre alla creazione di una “Lega di Combattimento” In ogni caso, come scriveva Alexis Carrel (“L’Uomo questo sconosciuto” Bompiani, Milano, 1944, pag317 ) “un gruppo, ancorché piccolo, può sfuggire all’influsso nefasto della società della sua epoca, se riesca a stabilire fra i suoi membri una regola simile alla disciplina militare e monastica.”
Forse su tutto questo ci sarebbe da meditare.
Alfonso De Filippi
NOTE
1) In codesto ambito si può ricordare la figura dello svizzero Franz Riedweg(10 IV 1907-22I2005) che ricoprì il grado di SS Obersturmbannfȕhrer a proposito del quale cito dallo stesso Saint Loup (“Gli Eretici”Sentinella d’Italia, Monfalcone, 1985, pagg.194-195) “Il primo SS<europeo> fu..il chirurgo militare elvetico Riedweg che, segretario generale dell’<Associazione svizzera contro il comunismo>nel 1937, doveva scontrasi col governo federale a proposito del suo film<La Peste Rossa>. Angariato in Svizzera, Riedweg trasse le conclusioni di quell’ostracismo, passò in Germania, sposò la figlia del generale von Blomberg, diventò il confidente di Himmler; primo rappresentante dell’Europa in una organizzazione che il pangermanesimo di Hitler stava per sviare dopo la vittoria del 30giugno 1934, data cruciale nella storia del III Reich.”
Dopo aver ricordato la graduale apertura dei ranghi delle Waffen SS ai volontari degli altri paesi europei, il Saint Loup proseguiva “Riedweg si insediò alla direzione IV del Fuhrungshauptamt SS nel 1941. Subito dopo sarebbe iniziata la sua lotta contro gli ambienti pangermanisti e sciovinisti “Rieweg, fortemente combattuto, diede le dimissioni nel 1942, ripartendo per il fronte dell’Est nei servizi del generale Steiner. Ma fu sostituito da Spaarmann che proseguì l sua politica con un successo sempre più grande. A poco a poco, la frazione europea della Waffen SS prevaleva sulla vecchia guardia pangermanista, nella misura in cui gli effettivi stranieri prevalevano sugli effettivi di nazionalità tedesca …”Il Riedweg venne condannato in contumacia a 16 anni di prigione dalla <giustizia>svizzera,non rinnegò mai il suo impegno a favore del Reich e dell’Europa. Sarebbe interessante se qualche storico cercasse di approfondire tali questioni.

2) Sulla guerra all’URSS cito: “Per Hitler e per le SS la nuova guerra non era un conflitto alla vecchia maniera, come quella che continuavano contro gli alleati occidentali, bensì rappresentava un episodio ulteriore della lotta millenaria fra due concezioni essenziali, quella europea e quella asiatica. Quest’ultima era rappresentata dal comunismo e tutto quello che comportava, secondo lo schema ideologico nazista, (il giudaismo, odio antieuropeo, impiego delle razze non bianche per la distruzione dell’Europa)”Erik Norling <Volontari svedesi nella Waffen SS Europea(1940-1945)> Novantico, Pinerolo, 2010, pag.95- Su un piano più generale .“..la guerra del nazionalsocialismo era la guerra per l’indipendenza e l’unità dell’Europa contro gli imperialismi russo e americano e.., quale ne fosse il prezzo , essa avrebbe conservato all’Europa e all’uomo banco il suo posto nel mondo.”A. Romualdi <Il Fascismo come fenomeno europeo> (Edizioni de L’Italiano,s.a.i.pag. 184)

3) Sull’apartheid si veda Arthur Kemp “The Li of Apartheid”,Ostara,USA,2009

4) Qualcuno ricorderà forse un singolare documento steso da Julius Evola lo “Statuto”di un costituendo “Ordine della Corona di Ferro”che venne pubblicato – sul periodico <Arthos>N.2 Gennaio-Aprile 1973 persona degna di fede,in quagli anni ormai lontani vicina a codesto periodico ci asserisce che allora venne ritenuto opportuno omettere
un punto riguardo ai requisiti dei futuri appartenenti all’Ordine esso recitava: “Sono esclusi gli appartenenti alla razza ebraica e al <terzo mondo>.”
Possiamo qui ricordare anche la singolare figura dell’ebreo Benedict Friedlander autore nel 1904 di <Renaissance des Eros Uranios> egli era ossessionato dall’ascesa del potere femminile nella cultura e nella politica che, a suo giudizio, minava la civiltà occidentale. Basandosi sul< Das Mutterrecht>del Bachofen univa l’ascesa della democrazia all’affermarsi di una “morale da schiavi”, e prevedeva un ritorno ad una sorta di matriarcato in cui la spiritualità virile sarebbe stata schiacciata. Per lui un vero progresso era possibile solo quando società segrete maschili (mannerbunde) avessero spezzato le catene del matriarcato, grazie a delle guerre che avrebbero portato al soggiogamento sia delle donne che delle “razze inferiori|”. Il Friedlander era omosessuale e, posizione condivisa, in altri tempi, anche da altri(ma non certo da chi scrive!)riteneva che le leghe maschile dovessero essere cementate da tale forma di erotismo !.
 Si è già citato in passato quanto scriveva. Giorgio Bocca in <La Repubblica> del 5/11/1996 “Vi è tutta una letteratura che è arrivata ai nostri Rauti ed Evola e di cui si sono nutriti i neofascisti, in cui libertà e democrazia sono considerate dei mali, delle cose oscene ed avvilenti, in cui si predica la politica come violenza della razza eletta inquadrata in ordini religioso-militari. Idee professate in buona fede, magari consacrate con il sacrificio della vita.”
Possiamo forse riconoscere in queste parole qualche traccia dell’auspicato “Fascismo Dorico”?
Dovrebbe poi essere ormai superfluo ribadire che tutto ciò dovrebbe fare riferimento ad una spiritualità alquanto diversa da quella giudeo -cristiana! “L’unico <peccato> in cui crediamo e che non perdoneremo a nessuno è il peccato contro il sangue e la stirpe, il peccato di meticciato che fa di      noi un mischmaschvolk” Carlo Terracciano <La Volontà e la Via. Perchè?> in <Orion> n. 2l – anno II n. 6 giugno 1986.)

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