di Fabio Calabrese
Io non so se valga nemmeno la pena di parlarne. Apparentemente, questo periodo di fine novembre è stato un accavallarsi di grosse novità politiche: la scissione nel centrodestra, l’approvazione della legge di stabilità, la visita di Vladimir Putin in Italia, la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, ma in realtà è chiaro che non si tratta altro che di battute di un copione già scritto e largamente previsto, che nelle sue linee di fondo vi ho già largamente anticipato.
Non sottraiamoci tuttavia al dovere di cronaca, e procediamo con ordine.
I motivi della secessione nel centrodestra possono essere riassunti efficacemente da un vecchio proverbio: “Quando la barca affonda, i topi scappano”. Che il “nuovo centrodestra” di Angelino Alfano e soci nasca morto, che non potrebbe, quando si tornasse alle urne, trovare nessunissima base di consenso elettorale, che sia il definitivo tradimento degli elettori che, bene o male, con tanta o poca oculatezza, hanno votato PDL, su questo non ci piove. Le “colombe” dell’ex PDL sono semplicemente topi che scappano all’affondare della barca di Berlusconi, topi di fogna che si vendono alla sinistra per prolungare la permanenza dei loro deretani sulle poltrone ministeriali, si accodano a una tradizione italica di voltagabbana di cui Pietro Badoglio e Gianfranco Fini ci hanno già dato “luminosi” esempi.
Ai tempi che furono, quando i comunisti avevano il coraggio di chiamarsi con il loro vero nome, avevano un termine specifico per definire gli occasionali “compagni di strada” come Alfano e soci: “utili idioti”, solo che furbastri di questo genere non si possono chiamare idioti, “utili Giuda” potrebbe essere la definizione appropriata.
Su questo veramente non occorrerebbe spendere altre parole. Diciamo che Angelino Alfano ha confermato in pieno – diamogliene atto – il giudizio espresso su di lui da Pierluigi Bersani, di essere “un perdente di successo”, di essere riuscito ad assicurarsi la vicepresidenza del Consiglio fino allo scadere della legislatura, pur essendo un’assoluta nullità come politico e soprattutto come uomo.
Nessuna reale sorpresa è venuta nemmeno dalla legge di stabilità, con questo bizzarro eufemismo-ossimoro si chiamano adesso le leggi finanziarie che servono a destabilizzare e immiserire sempre di più la nostra economia: inasprimento delle imposte, soprattutto sulla casa, per le quali si stanno inventando nomi e sigle sempre più fantasiosi, che sembrano essere l’unica forma di creatività di cui i nostri politici sono capaci. Letta conferma una volta di più di essere l’erede e il continuatore di Monti.
Il discorso è molto semplice e si può veramente riassumere in termini di “conti della serva”. Come ogni capofamiglia sa, per tenere il bilancio in equilibrio occorre o contenere le spese o aumentare le entrate. Per contenere le spese, occorrerebbe prima di tutto tagliare i costi della politica, i privilegi e gli sprechi della “casta”, la più lussuosa e parassitaria d’Europa, oltre che la più numerosa in rapporto alla popolazione. Questo non si è sognato di farlo né Monti né Letta, uomini che sono espressione di questa stessa “casta” che i suoi privilegi se li tiene ben stretti, e allora non resta altro che aumentare le entrate dello stato aumentando ancora una pressione fiscale già esorbitante, ma questo significa comprimere ancora i consumi, aumentare le difficoltà delle aziende, provocare l’ulteriore perdita di posti di lavoro, accelerare ancora la spirale della recessione che, mica tanto lentamente, ci sta portando fuori dal mondo industrializzato per farci sprofondare nel Terzo Mondo.
Forse il dato più interessante è stato il commento di un deputato leghista che ha fatto giustamente notare (quando hanno ragione, riconosciamoglielo) che quelli del Movimento cinque stelle hanno mancato del tutto di fare il lavoro minimo che ci si possa aspettare da un’opposizione seria e non carnevalesca, avallando in pieno e senza discutere anche i provvedimenti più vessatori contenuti nella Legge di stabilità, per non ritardare la discussione sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.
Con questo, i grillini, FINTA alternativa e FINTA opposizione, hanno dimostrato una volta di più di essere SUCCUBI del PD e della sua propaganda intesa a indicare Berlusconi come il responsabile di tutti i mali dell’Italia, compreso – suppongo – il recente ciclone in Sardegna, nonché i terremoti e le eruzioni vulcaniche.
Tutto ciò è una chiara conferma di quello che ho sostenuto fin dalle origini di questo cosiddetto “movimento”, un movimento FASULLO costruito a tavolino non per mettere in difficoltà la “casta” e i suoi privilegi ma per tutelarli, per portare “a sinistra” un’insoddisfazione e una protesta che tagliano trasversalmente tutti gli strati sociali e impedire la nascita anche in Italia di un autentico movimento “euroscettico” e “di estrema destra” come Alba Dorata in Grecia. L’ultimo test elettorale trentino parla molto chiaro: alle prossime elezioni sul Movimento cinque stelle sarà inesorabilmente tirata la catena dello sciacquone, e prima avverrà, meglio sarà.
Con l’operazione “cinque stelle”, di sicuro condotta abilmente dal punto di vista mediatico, di certo non due personaggi mediocri come Beppe Grillo e Casaleggio, ma i cervelli occulti che stanno alle loro spalle, sono riusciti a compiere una mossa davvero notevole:
sfruttando un malcontento prevalentemente non di sinistra, portare in parlamento la sinistra estrema dei Centri Sociali. Se costoro rappresentano un’alternativa, non possono essere altro che una conferma del detto che al peggio non c’è mai fine.
sfruttando un malcontento prevalentemente non di sinistra, portare in parlamento la sinistra estrema dei Centri Sociali. Se costoro rappresentano un’alternativa, non possono essere altro che una conferma del detto che al peggio non c’è mai fine.
Oltre che per una politica NEI FATTI CONCRETI totalmente a rimorchio del PD, dalle elezioni dei presidenti del senato e della Camera al recente appoggio alla Legge di stabilità, il M5S si è fatto notare per pochissime cose, tra cui una scena di bacio collettivo tra parlamentari dello stesso sesso per “protesta contro l’omofobia” e la recente protesta contro la visita a Trieste di Vladimir Putin assieme a Vladimir Luxuria, individuo (uomo?, donna?) che ha fatto della sua anormalità sessuale una bandiera politica, motivata da un PRESUNTO atteggiamento omofobo delle autorità russe.
La visita in Italia di Vladimir Putin in questo periodo rientra nella logica normale delle cose: l’Italia è il maggior importatore di gas naturale russo, e Putin ha certamente voluto verificare che accordi importanti per l’economia russa non vengano meno in seguito alla caduta in disgrazia di Berlusconi.
A di là e al di sotto della politica esiste, ed è sempre esistito ben prima che fosse coniato il termine globalizzazione, un livello di scambi economici che sono ovvi e necessari in un mondo di economie interdipendenti. Nel 1941, alla vigilia dell’attacco tedesco all’Unione Sovietica di cui gli Italiani erano all’oscuro, l’Italia stava trattando un accordo commerciale con l’Unione Sovietica (parliamo dell’Italia fascista e dell’Unione Sovietica di Stalin) che dovette essere interrotto in tutta fretta. Ancora, dal settembre 1939 fino a dopo Pearl Harbor, le aziende americane continuarono le loro esportazioni in Germania. Poiché la Coca cola è una bevanda troppo evidentemente americana, la Coca Cola Company pensò bene di sostituirla per il mercato tedesco con una bibita a base di arancia. La Fanta è rimasta una delle più persistenti eredità del Terzo Reich. Forse ho fatto male a dirlo, se si viene troppo a sapere, c’è il rischio che venga messa fuori legge come i tradizionali bottoni rivestiti di cuoio dei loden, non bisogna mai sottovalutare il fanatismo superstizioso degli antifascisti.
Per quale motivo è stata scelta Trieste come sede dell’incontro tra Putin e Letta? Per risparmiare al presidente russo una mezz’ora di volo fino a Roma? La cosa non è, tutto sommato, probabile. È stata verosimilmente una scelta di tipo simbolico, si è voluto rilanciare il presunto ruolo di Trieste come città ponte fra est e ovest. A me che a Trieste ci sono nato e ci vivo, la cosa ha evocato bruttissimi ricordi. Questa MENATA della città ponte, con annessa esaltazione della supposta convivenza idilliaca fra l’elemento italiano e quello slavo, è stata l’alibi per lasciare noi italiani di Trieste a difendere da soli l’italianità del Nord-Est senza sentire di avere una nazione alle spalle, quando alle spalle della minoranza slovena, sempre aggressiva nelle sue rivendicazioni, c’era la Jugoslavia comunista, e per deprimere la nostra economia, distruggendo l’attività portuale e cantieristica con la scusa che essa doveva essere “complementare e non concorrenziale” a quella jugoslava. I soci, i MANDANTI di Letta hanno cambiato più volte sigla: sono diventati PDS, poi DS e infine PD, ma comunisti erano e comunisti sono rimasti.
Della decadenza di Berlusconi da senatore non varrebbe nemmeno la pena di parlare, tanto essa era scontata, tranne che per rilevare un fatto: il cavaliere di Arcore certamente sbaglia quando la ritiene una gravissima lesione alla democrazia: al contrario, è un’espressione di ciò che è la democrazia nella sua essenza: aggirare e subornare la volontà popolare. Se noi intendessimo realmente per democrazia un regime nel quale l’opinione popolare ha un peso, allora dovremmo concludere che la democrazia è stata definitivamente estirpata dall’Italia il 25 aprile 1945. Da allora siamo stati governati solo da proconsoli e demagoghi, proconsoli agli ordini che vengono da oltre Atlantico (e oggi anche da Bruxelles) e una parte di loro fino al 1991, da Mosca, e demagoghi abili a far credere al popolo di aver voluto ciò che è stato loro imposto.
Forse la cosa più grottesca è stata il commento di Dario Franceschini secondo cui non occorre una verifica della maggioranza di governo dopo l’uscita da essa della rinata Forza Italia, perché la maggioranza c’è, ed è quella che ha dichiarato decaduto Berlusconi. Questa dirigenza politica rifugge dal confronto non con il voto popolare, ma addirittura con quello parlamentare, per di più in un parlamento alterato rispetto al voto popolare dalla scissione del “Nuovo centrodestra”. Complimenti! Franceschini, Letta, Renzi e l’immarcescibile cariatide Rosy Bindi. Tutti ex democristiani che hanno studiato da comunisti e – bisogna riconoscerlo – hanno imparato molto bene.
Sarà stato saggio per il PD aver eliminato Berlusconi? In fondo come zimbello e spauracchio, gli faceva molto comodo.
Quello che per adesso non si può ancora sapere è se dall’ormai prossimo congresso del PD uscirà come segretario l’apparatcik Cuperlo o il “volto nuovo” Renzi, ma la differenza in un caso o nell’altro, è soltanto una: nel primo caso vorrà dire che gli ex comunisti non si sentono ancora del tutto sicuri del loro potere e preferiscono “tenersi in caldo” Renzi come falsa alternativa a se stessi, nel secondo che ormai hanno superato ogni timore e ogni remora. Il sindaco di Firenze è una bella faccia telegenica dietro la quale c’è il vuoto, una bella etichetta da incollare sulla solita politica truffaldina.
Non è un mistero che abbia già cominciato a marciarci propagandando un’inesistente differenza fra il “vecchio” e il “nuovo” PD, a giudicare dai suoi commenti sul caso Cancellieri: l’aver evitato le dimissioni di questa “signora” ministro troppo amica della famiglia Ligresti, sarebbe stata una “tardiva” manifestazione del “vecchio PD”, ma il “nuovo” PD dov’è? Nell’indecoroso gioco delle tessere con sezioni che si gonfiano all’improvviso come pasta per pizza messa a lievitare nella peggior tradizione democristiana di una politica fatta di favoritismi e “amici degli amici”?
Non è forse chiaro? Oltre a rovinarci, a rovinare questa povera Italia, ci stanno pure prendendo per i fondelli.
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