8 Ottobre 2024
Tradizione

La Befana di Frau Holle ed il mito delle Madri volanti – Carlo Giuliano Manfredi

La Befana riccia riccia
tutta quanta inanellata
scende giù con Befanino
da la cappa del camino.
Va dicendo a le regazze;
Siate bbone, nun siate pazze“.

Frau Holle, conosciuta tramite la fiaba dei sapienti fratelli Grimm, è una una storia piena di simboli, con la quale si è saputo immortalare una delle più importanti tradizioni orali delle terre del nord. Legata a una divinità germanica precristiana, il ricordo della vecchia Signora, divinità protettrice della casa e della famiglia, è in effetti ancora vivo. Nella fiaba la troviamo sotto terra, in fondo al pozzo, dove la fanciulla la incontrò. Buio, profondità della terra ed acqua, ricordano che nei tempi passati, Frau Holle era venerata soprattutto negli anfratti delle montagne e nelle vicinanze degli stagni (quel mondo oscuro definito nella mitologia classica come mondo degli Inferi).

La radice hol appare nel termine tedesco Höhle che significa grotta e ben si addice alla figura di quest’antica divinità pagana della natura, regina del regno sotterraneo e delle montagne. Altra affinità linguistica lega il suo nome al vocabolo germanico Hell, che definiva il regno dei morti. Frau Holle era anche la signora dei morti. Il nome Holle rivela inoltre un’affinità con il termine tedesco hold, che significa incantevole, leggiadro. È la leggiadra dea della natura che diventa quindi anche la dea della primavera.

Nel periodo dal 25 dicembre al 6 gennaio, Frau Holle abbandona il suo regno sotterraneo e penetra nel mondo dei vivi per vedere chi abbia passato l’anno diligentemente lavorando e chi si sia dato invece alla pigrizia. Premia i buoni e punisce i cattivi. Un’epifania. Come la nostra Befana, la vecchia che nella notte fra il 5 e il 6 gennaio penetra nelle case attraverso il camino con i regali per i bambini buoni e il carbone per i cattivi, Frau Holle in quei giorni si avvicina al respiro dei mortali.

Anche la befana abita secondo la leggenda nelle caverne delle montagne ma arriva, nella famosa notte, a cavallo di una magica scopa che inforca al contrario per sottolineare che non è una strega. E’ una figura non solo misteriosa, ma pericolosa se non si rispetta la sua invisibilità: chi infatti incautamente volesse sorprenderla mentre deposita i doni incorrerebbe in gravi pericoli. Questa vecchia misteriosa ed inquietante, che appare nella dodicesima notte dopo quella di Natale alla fine del periodo di transizione fra il vecchio e il nuovo anno, è stata interpretata come un’immagine di Madre Natura che, giunta alla fine dell’anno invecchiata e rinsecchita, assume le sembianze di una befana e prima di morire offre dolciumi e regalini che altro non sono, simbolicamente, se non i semi, grazie ai quali riapparirà nelle vesti della giovinetta Natura.

Questa Madre Natura, che rivela analogie sia con la mitologia greca che con molte tradizioni nordiche, allude alla Grande Madre, signora della vita, che regna su animali, rocce, vegetali, evocando l’idea della fecondità, dell’abbondanza ed della prosperità: madre del cosmo che governa il ciclo terreno di vita-morte-vita; padrona del fuoco domestico. Ma secondo un’altra interpretazione la Befana sarebbe anche la manifestazione degli antenati di ogni famiglia. Sicchè l’arrivo della Befana è un ritorno temporaneo dei parenti che portano doni importanti per la famiglia, segnando un rapporto tra il mondo dei bambini e quello degli antenati depositari della Tradizione.

Infine, l’azione rituale dell’arsione della Befana è spiegata dal fatto che la comunicazione tra i morti e vivi non può durare oltre quel periodo magico di passaggio da un anno all’altro, di caos, di con-fusione fra mondo dei vivi e quello dei defunti, gli antenati: ed è la fine del giorno dell’Epifania a segnare la fine di questa transizione fra un anno e l’altro, del periodo dei prodigi, della comunicazione con l’aldilà; sicchè la vecchia dev’essere bruciata perchè si possa instaurare il nuovo anno, il cosmo rinnovato.

La fanciulla sta sul prato. Porta un abito verde. Accanto a lei siedono tre belle vergini. L’una guarda davanti a sé, le altre nel vento. E la bella della città di Borne ha tanti, tanti bambini…

Carlo Giuliano Manfredi

1 Comment

  • Francesco Domenico Mancini 6 Gennaio 2019

    Articolo interessante.
    Scritto conciso, molto chiaro e che offre diversi spunti di riflessione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *