8 Ottobre 2024
Eros

La Dimora del Sublime: l’Eros sacro secondo Luca Valentini – Umberto Bianchi

Un libretto denso ed affascinante, “La dimora del Sublime: Metafisica e Ierofania di Afrodite”, di Luca Valentini,  edito dal Progetto Ouroboros, collana di studi sulla Tradizione Occidentale, di recente fondazione. Un testo che offre numerosi spunti di riflessione e che va a toccare un argomento trattato e bistrattato da letterati, critici, poeti e quant’altro: l’eterno tema dell’Amore, anzi di quell’Eros che, in Occidente, suscita brame e pulsioni, troppo spesso, assolutamente non rispondenti all’esatta valenza di questo aspetto dell’Essere.

Sì perché Eros, altri non è che un fondamento ontologico dell’intera costruzione cosmica. Eros alimenta, sostiene, incanta, ma distrugge anche. Il libro del Valentini si articola fondamentalmente in “partes duas”. Una dedicata alla poetica e l’altra a quattro capitoli di riflessione. Eros/Amor è primieramente “Part Construens”, ispiratore di sentimenti forti e contrastanti e la poetica può esserne considerata una tra le più pregnanti espressioni. Eros/Amor/Afrodite, nell’antichità furono giustamente divinizzati, poiché sotto queste numinose personificazioni si cela la più portentosa sostanza dell’universo, in grado di scagliare l’animo umano sino alle vette della più elevata e luminosa sublimazione o sin nelle tenebre di una caduta senza fine negli abissi, della più oscura e degradante depravazione ed abbrutimento.

Eros può esser comparato ad una delle sostanze universali, che la scienza alchimica raffigura quali cardini dell’ordine cosmico. Esso può esser quell’ Azoth che, impalpabile avvolge ogni cosa, o il Sale che ispira ed anima le più elaborate combinazioni di quella Sacra Chimica che regola il mondo, ma può anche esser visto quale Venere, contrapposta a Marte, che la dovrà possedere per rinnovare l’ordine cosmico. Eros è “mania/furor”, da dosarsi con equilibrio ed attenzione, al pari di una accurata preparazione spagirica. Se gli Antichi, attraverso il mito del cieco indovino Tiresia, ci mettono in guardia dal cercare di carpirne il mistero con occhi profani, dall’Evo Medio dei Fedeli d’Amore, alla Rinascenza di Marsilio Ficino, dalla prima Modernità con Giuliano Kremmerz sino alla sua più avanzata fase con gli scritti di Massimo Scaligero e Julius Evola, Amor deve esser veduto ed inteso come veicolo di elevazione per mettere l’uomo, il miste, l’iniziato in grado di elevarsi via via, verso le più elevate sfere del numinoso, un po’ come accadeva con le Sacee babilonesi, il Tantra Yoga o con le antiche dionisiache.

Ma ad Eros/Amor/Afrodite è consustanziale una doppia natura. Cercare di smussarne le proprietà, diluendone la pura ed ignifera sostanza in arzigogolate combinazioni è quanto di più inutile si possa fare. Dioniso, Dio dell’ebbrezza, si accompagna ad una pantera, l’animale in cui si trasforma l’uomo durante le sacee babilonesi o le dionisiache del mondo classico. Venere/Afrodite si connette a Diana, dea della natura selvaggia ed a Dioniso, colui che esalta e veicola gli istinti. Eros è simbolo di sublimazione verso l’Assoluto, al pari dell’ immedesimazione nel perenne e ferino rinnovellarsi di una Natura senza fine né soluzione di continuità. Eros/Amor/Afrodite/Venus/Astarte nei suoi mille nomi, sembra porci di nuovo dinnanzi all’eterno dilemma che, per primo, davanti agli intorpiditi occhi di un Occidente, che tanto sapeva di stantia accademia, seppe porre il “padre putativo” della Modernità, Friedrich Nietzsche: Apollo o Dioniso? Eros investe di sé, ambedue questi irriducibili aspetti, ma ne è, anche, da questi due, irrimediabilmente diviso. Oscura ferinità contro luminosa ed algida armonia e solarità, sembrano l’un contro l’altro irriducibilmente fronteggiarsi.

Il libro del Valentini sembra indicarci una via d’uscita all’annoso dilemma, data proprio da quella poetica, da quella “poiesis-creazione” in grado di dare volto e parola all’ineffabile, all’Essere. E’ in quel linguaggio “parmenideo” che, dunque, sta la soluzione all’annoso dilemma di cui sopra. Quel linguaggio che, a detta di un Heidegger, rappresenta l’unica vera risposta al sopravanzare di una Modernità Globale, anch’essa stranamente divisa tra le suggestioni di uno iato alla perfezione, incarnato dalla Techne e dai suoi continui progressi e da una irrimediabile e ferina discesa nelle Tenebre, data dalla demonia dell’Economia e dall’alienante modello di società che essa va imponendo al mondo intero. Ed ecco allora, Eros/Amor/Afrodite/Venus/Astarte, d’improvviso, assumere l’aspetto di un armonico contorno di quella realtà, di quell’Essere che, inizialmente deturpato da una profonda frattura ontologica, ritorna così a comporsi in un armonico ed universale “Kosmos”.

UMBERTO BIANCHI

 

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