Clima di quasi-festa ed euforia, in casa del nostrano blocco dei “sinistrati”, che già pregusta la raccolta di vittorie ed allori elettorali a gogò, a rivincita delle umiliazioni e dei cascatoni di questi ultimi anni. Il tutto, condito da un’espressione “l’inizio di un nuovo percorso”, che dovrebbe far molto pensare, non solo coloro che, come chi scrive, si collocano da sempre su posizioni non conformi, ma anche e specialmente chi, ancora continua a dar fiducia e voti a certe persone, abboccando incredibilmente a certe uscite. Ora, qui nessuno vuol mettere in dubbio il diritto di avere le proprie personalissime opinioni in campo politico e di volerle esprimere, dando la preferenza a chi si ritenga più opportuno ma, ora più che mai, sarebbe necessario fare un esercizio di autocritica analizzando, obiettivamente certi ineludibili, dati di fatto.
La festa per la neoeletta governatrice di Sardegna, Alessandra Todde eletta nella lista dei pentastellati, stavolta coalizzatisi con il piddì della Schlein, assume una valenza surreale. Sembra che quanto accaduto negli ultimi tre-quattro anni di vita del nostro paese, sia stato semplicemente rimosso da un corpo elettorale, a quanto sembra, unicamente animato dalla voglia di far festa per un qualcosa o qualcuno su cui, invece, non ci sarebbe proprio nulla da festeggiare, anzi. Basterebbe ricordare quanto, alla faccia dei nostri sacralizzati ed esaltati dettami costituzionali, sia stato fatto strame delle libertà individuali dei cittadini, durante la “pandemia”. Andrebbe ricordato come, tanti assurdi divieti e privazioni, avrebbero potuto essere tranquillamente evitati, mettendo in atto certi accorgimenti, per i quali non occorreva di certo un’intelligenza da Einstein, come l’installazione di quei famosi depuratori d’aria che, dove collocati, han fatto quasi azzerare i contagi; organizzare monitoraggi sanitari su scala nazionale per far stare a casa solamente i positivi e far continuare una vita normale a tutti gli altri, organizzare visite e cure a domicilio, anziché intasare inutilmente gli ospedali, puntare sul semplice invito alla prudenza, anziché indurre ad un ingiustificato stato di panico nazionale e, cosa che avrebbe sicuramente evitato molti guai, chiudere le frontiere all’ingresso di coloro che provenivano dal paese, in quel momento unico portatore della “pandemia” e cioè la Cina.
Queste ed altre misure, determinate dal comune buon senso e non da un micidiale mix di incapacità e malafede, avrebbero evitato al nostro paese quel disastro economico sociale e sanitario, che lo ha portato sull’orlo di un baratro senza speranza. Non solo. Dopo il non eletto governo Conte, l’esecutivo di Mario Draghi ha contribuito in modo rilevante a quanto abbiamo già detto, attraverso ulteriori copri-fuoco e alquanto discriminatori “green pass”, imponendo obblighi vaccinali, privi di qualunque seria e duratura sperimentazione e verifica sugli effetti dei medicinali a tale scopo adoperati. Tutto questo, nel nome di un codino asservimento ai dettami di quell’ “Agenda 2030” che, entro tale data, vorrebbe veder realizzati i peggiori “desiderata” dell’ideologia globalista, volta ad omologare ed uniformare definitivamente il mondo intero, ad un unico modello di turbocapitalismo informatico, spazzando via, con la scusa dell’economia “green”, qualunque forma di reale produttività ed autonomia economica individuale, attraverso un controllo pressochè totale, sulla popolazione mondiale.
Un controllo non solo di tipo economico, ma anche e primariamente di tipo sociale e sanitario, attraverso provvedimenti come l’istituzione di passaporti digitali e compagnia bella. Non solo. Le più recenti campagne belliciste, a favore della fornitura di armi all’Ucraina ed ai suoi gruppi paramilitari neonazisti, costituiscono solo il tassello finale di tutta quella serie di fatti ed atteggiamenti, che abbiamo sin qui elencato e che hanno veduto formazioni come il Pd ed i Cinque Stelle, in un ruolo di protagonisti, nel condurre il nostro paese ed il suo popolo, molto vicini alla rovina totale. Per questo, ci sembra lecito porci la più banale, ma la più attuale di tutte le domande per un caso del genere: ma come si fa a votare ancora certa gente? Il tutto, senza voler evitare di risparmiare critiche a quel “centro-destra” che, quanto ad orientamenti generali di politica, pare tanto essere una continuazione in salsa più liberista del precedente esecutivo Draghi. Alla domanda che abbiamo poc’anzi posta, si può dare una risposta, unicamente andando a monte del problema, ponendo la questione su quella che è la reale valenza della democrazia in Occidente.
Un problema che, anche se posto riguardo alle problematiche attuali, ci riporta a quelle che sono le radici dell’attuale status politico economico dell’Occidente (e del mondo intero…sic!) e cioè alle elaborazioni dell’Illuminismo e della succesiva Rivoluzione Francese, sino alle varie Rivoluzioni liberali del 19° secolo, frutto delle istanze degli emergenti ceti borghesi e del nascente capitalismo. E qui bisognerebbe fare bene attenzione, perché quello di democrazia, passate le iniziali ed alquanto confuse euforie iniziali, ben lungi dal divenire il vero “governo del popolo”, diviene ben presto, il governo di quei ristretti gruppi che detengono il nuovo potere economico, rappresentato dalla coppia rappresentata dal nascente capitalismo d’industria accompagnato a quello, sempre più invadente della finanza, che, arrivando ai giorni nostri, finirà con lo scalzare progressivamente il primo.
Il cosiddetto “voto popolare” pertanto, altro non è che l’espressione della compravendita di consensi, attuato mediante un onnipervadente meccanismo di condizionamento delle masse. Tale condizionamento, avviene attraverso un continuo e subliminale invio di messaggi volti ad orientare le masse verso una determinata scelta. Inizialmente, con un diritto di suffragio per lo più relegato ai ceti più abbienti, erano sufficienti slogan e parole d’ordine essenziali, per far presa sulla coscienza di persone che ancora avevano uno scarso accesso ai consumi. Con l’avvento di quella fase socio-economica, definita quale Produzionismo, verso la fine del 19° secolo, le masse irrompono sul proscenio della storia quali soggetti animati da nuovi bisogni, in termini di acquisizione di nuovi beni di consumo. Per quanto strano questo possa a prima vista apparire, il voto ed il consenso di massa “totalitario”, divengono il veicolo principe, in grado di soddisfare ed ulteriormente espandere l’accesso al consumo delle masse. E pertanto, la politica va sempre più facendosi un’espressione di raffinato “merchandising”.
Il consenso elettorale, diviene qui una forma di consumo e come tale va gestita. I consensi vengono spinti ed orientati, in direzione di prodotti politici preconfezionati che, lasciano alle masse la pia illusione di essere le protagoniste di scelte e decisioni che, in verità, vengono preventivamente prese da ristretti gruppi di pressione economico-finanziari. Questi gruppi ristretti, ben lungi dal rappresentare l’espressione dell’idea utopistica di un governo mondiale costituito da “illuminati” benefattori (come vorrebbe una certa vulgata globalista, sic!), sono essi stessi subordinati e dipendenti da una sorta di automatismo spirituale ed ideologico, rappresentato dalla perfetta sintesi ed osmosi tra Tecnica ed Economia, quella che qui possiamo tranquillamente definire quale “Tecno Economia”. A tale automatismo, pertanto, non riescono a sfuggire neanche i gruppi d’elite che oggigiorno, sorreggono i destini del mondo intero. Tant’è che, come abbiamo già avuto modo di vedere, le politiche globaliste stanno precipitosamente portando il mondo intero, incontro ad un suicidio collettivo, sul piano sia economico, che sociale, che tecnologico e che, cosa di non poco conto, spirituale.
Ciò nonostante, gli ultimi anni hanno visto, proprio a partire dall’episodio della pandemia, un generalizzato aumento di una presa di coscienza collettiva che, anche se ancora limitato ad un livello di generalizzato ed epidermico malessere, lascia ben sperare. Al progressivo e generalizzato aumento di presa di coscienza, dovrebbe far riscontro un altrettanto e ben definito orientamento programmatico. Il primo e fondamentale passo, per dare sostanza a quanto detto, dovrebbe essere il prender coscienza che i popoli, debbono tornare a riprendersi le “chiavi di casa”, lasciandosi la mano libera, quando ne sia il caso, di potersi sostituire a governi incapaci o in malafede, che non siano più in grado di garantirne gli interessi. Quanto qui detto, costituisce l’essenza dell’idea di quella tanto strombazzata, ma mai attuata, “democrazia diretta”.
Partendo dalla realistica considerazione, che il popolo non può chiaramente vivere legiferando ogni cinque minuti, bisogna creare degli strumenti in grado di dare alla rappresentanza popolare, una valenza di reale ed immediato controllo sull’azione delle classi politiche, per quanto riguarda tutte quelle che sono le scelte-cardine di interesse nazionale, in tutti i campi. E questo, attraverso uno strumento di tipo refendario dal valore di plebiscito vincolante. Utopistico? Difficile? Forse. Ma, statene pur certi che, senza un più che valido strumento propositivo, in grado di dar corpo a tutte quelle istanze che, via via vanno manifestandosi in Europa (e nel mondo intero…), proteste, istanze e quant’altro rimarranno a livello di splendide utopie e desideri, senza alcuna, realistica, via d’uscita.
UMBERTO BIANCHI
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