Ricorrenze come il 21 aprile rappresentano l’occasione per tante riflessioni. Vista la natura straordinaria dei tempi in cui viviamo, tralasciamo i pur affascinanti connotati di tale celebrazione in materia di liturgia politica, per passare agli aspetti più profondi. Qualcuno si chiederà: viviamo in un mondo ipertecnologico, non sarà cosa desueta parlare di Romolo e Remo, di Nume tutelare,
– Tutela dei luoghi fisici e sottili
Con il Natale di Roma si celebra la fondazione Romulea dell’Urbe, ed è la festa della dea Pale, che tutela la Natura, gli allevamenti e il bestiame; i versi su Pale nel IV libro dei Fasti di Ovidio evocano un magico mondo, arcaico e bucolico, ma pur sempre presente. Romolo è una figura marziale, collegato ad un Marte che tutela i campi contro i pericoli; quindi in assoluta sintonia con la figura femminile Pale. Dal punto di vista esteriore, giova osservare come, ancora oggi, nel territorio della Città di Roma e più in generale del Lazio, vi siano produzioni agricole importanti, a differenza di molte “città metropolitane” in altri Paesi (1). Il 28 aprile, poi, arrivano i Ludi Florealis per celebrare la natura gioiosa della Primavera. Il culto delle divinità tutelare del luogo e delle messi talvolta resiste, in qualche modo, nell’Italia provinciale e rurale, nella forma dei Santi Patroni. La tradizione tibetana vivente ha conservato invece un articolato sistema per ricollegare il regno dell’uomo con quello, in genere invisibile ma potentissimo, dei signori della terra, dell’acqua e dell’aria (2). Tale tradizione presenta sicuramente risvolti di grande interesse anche da noi.
Intanto gli eventi richiedono un intervento “gentile”; non occorre chiedere il permesso a nessuno per andare a porre un fiore, oppure ad offrire una coppa di acqua fresca per esprimere la propria gratitudine alla Terra che ci da il sostentamento, nonché le stesse sostanze di cui è fatto il nostro corpo. La tutela della Terra si ricollega alla tutela della salute: nella tradizione la salute si articola in più elementi che sono quegli stessi che compongono l’universo. Pale, secondo Ovidio, protegge non solo i campi ma anche la salute di uomini e greggi, che dovevano vivere in armonia, aspetto che richiama simili riferimenti nelle preghiere tibetane agli esseri del mondo intermedio che talvolta dimorano in luoghi tangibili ben precisi.
– Tutela dei luoghi metafisici
Le celebrazioni fondative presentano l’occasione per tornare all’originario impulso, all’avviamento di un percorso; nel caso di Roma, come in tutte le civiltà sacrali, la percezione di tali energie ci arriva solo in forma allegorica e frammentata, e occorre rivolgersi alla “religio”, per “rilegare” questi lampi di luce. Com’è noto, della Roma Prisca sappiamo ben poco: già ai tempi dell’Impero, quella fase si raccontava come un’epopea non solo arcaica ma anche arcana. Ciò perché la fondazione è un atto di intenzionalità, spiegato successivamente nel linguaggio del mito. Per citare un’analogia agricola, nel seme dell’intenzione, si nasconde il fiore intero, il frutto e i fiori della nuova stagione. I lettori di queste righe sanno bene che il mondo bucolico cantato da Virgilio, da Properzio, da Ovidio non è solo un nostalgico richiamo ad un’epoca apparentemente più semplice rispetto alla complessità della vita dell’Urbe storica, ed alla sua fase espansiva, politica e culturale, nel mondo. Il richiamo è piuttosto all’essenzialità del rapporto tra il mondo delle apparenze e quello sottile; un rapporto che non è tuttavia “semplice” per coloro i quali, guardando le espressioni “statiche”, letterarie ed archeologiche della sapienza romana, enon sempreriescono a districarsi tra racconti apparentemente incomplete e contraddittorie.
Crediamo di trovare in Giustiniano Lebano uno dei sommi interpreti della Roma arcaica come realtà “dinamica”; egli aveva capito bene la necessità di non fermarsi all’aspetto esteriore del mito, quella della “greta favola” della Lupa che poppava i Gemelli trovatelli che poi divennero due capitribù, grezzi e litigiosi; l’unico aspetto possibile secondo i “grammatici”, di ieri e di oggi (3), esecrati da Domenico Bocchini nel Geronta Sebezio. Secondo questo approccio, è impossibile scindere tra l’esame dell’aspetto palese ed esteriore e l’indagine del “mondo occulto” (4).
Per la fortuna di noi posteri, Lebano ha aperto qualche squarcio su questi misteri nella Leggenda di Roma (5), “simbolo dell’Ara Arcana” richiamato da Platone nel Cratile, una sfera in cui si comunicava “tramite caratteri, e raggi telegrafici di Luce”. Romolo e Remo non sono affatto singoli individui ma due Caste. Romolo è la Reggia di Giove, il Senato Superiore: “Quivi erano i Numi Imperanti che disponevano la somma del Governo Romuleo”. Il Senato Minore, di importanza non inferiore, detto Remo “perché guidava la Barca della Repubblica”; esso risiedeva nell’Antro Bovario, “il quale stando nel Tenebrore veniva dalla Fantasmagoria illuminato nella Specola Sovrana”. E si prosegue con altre considerazioni ancora.
Che cosa sono le “fantasmagorie” e i “raggi di Luce” nelle dinamiche dell’Ara Arcana lebaniana? Saranno forse quello che si potrebbero chiamare, con un linguaggio aggiornato, il governo del mondo materiale e sottile attraverso l’intenzionalità alla quale è possibile attingere nel mondo delle cause, per compiere opere, in conformità col divino, nel “tenebrore” della vita terrena? Quale sarebbe invece il destino di chi, entrato nell’arcano, si azzardasse a compiere atti “titanici” contro la legge divina?
Noi rispondiamo: “La Spada della Giustizia punisce i Giganti”.
Note:
1) Quell’ipotetico interlocutore potrebbe chiedere, ma che cosa mi dovrebbe importare di campi e di bestiame? In realtà basterà guardarsi intorno: si corre già da oggi verso la riorganizzazione del mercato alimentare, al livello mondiale e le nazioni stanno riscoprendo all’improvviso che assicurarsi l’approvvigionamento alimentare il più autonomo possibile non è più uno sfizio ma una necessità; argomento che vale anche dal punto di vista delle energie sottili, visto che ogni luogo della terra possiede una carica magnetica diversa che accomuna abitanti e colture.
2) Per un raro intervento comparato tra Tibetologia e Romanologia, cfr. Sandro Consolato, “Gter-ma tibetani e “cose fatali” romane, “La Cittadella”, nuova serie, numero 06, aprile-giugno 2002.
3) Si veda la recente interpretazione cinematografica.
4) Desta meraviglia la persistenza dello scientismo materialistico ottocentesco, ampiamente superato dalle scoperte scientifiche e tecnologiche, tra coloro i quali non credono senza “toccare con mano”, per poi essere i primi a lamentarsi quando, col telefonino, si trovano fuori dal campo dei raggi… invisibili.
5) La Leggenda di Roma, in “Politica Romana”, 8/2008-2009.
Dana Lloyd Thomas