Articolo a cura di Tommaso Oltrabella dell’Associazione Culturale Zenit
<<Nel 140 d.C., vent’anni dopo l’inspiegabile scomparsa dell’intera Nona Legione nei monti della Scozia, il giovane centurione Marcus Aquila giunge da Roma per risolvere il mistero e risollevare la reputazione del padre, comandante della Legione.>>. Questo è l’incipit di The Eagle, film di produzione anglofona, tratto dal libro The Eagle of the Ninth (conosciuto in Italia come “L’Aquila della IX Legione” oppure “La Legione Scomparsa”) di Rosemary Sutcliff, autrice inglese nata negli anni ’20 e vissuta fino al 1992. Dal preambolo made in UK, conscio dell’avversione britannica verso tutto ciò che è diverso, nella fattispecie Romano, mi aspettavo d’avere di fronte una scontata, ripetitiva e noiosa accusa verso l’Impero e le sue presunte mire conquistatrici, in un susseguirsi di luoghi comuni e mistificazioni. Non è stato così, anzi il film, se vogliamo, prende le distanze da tutto ciò che è barbaro, quindi primitivo ed autoctono. Incredibilmente lo spirito inglese, chiuso e indomito, “barbaro” in chiave moderna, rifugge le sue origini per abbracciare la missione di Roma e le Virtù intimamente legate ad essa, riconoscendo l’assoluta superiorità del mos maiorum… Rimbecillimento da football, troppe birre o ispirazione divina? Chi lo sa, intanto perdonate gli spoiler.
Il centurione Marco Flavio Aquila parte da Roma per assumere il comando di un castrum / accampamento. La giovane età ed il nome che porta non lo aiuteranno ad ottenere facili simpatie, sarà la sua AUTORICTAS unita alla DISCIPLINA dei subordinati a tributargli HONOR e l’affetto tipico dei soldati romani verso il loro capo. Aquila ed i suoi vincano feroci assalti ma il comandante riporta, a seguito di un atto eroico (SACRIFICIUM), una grave ferita che lo obbliga a terminare la carriera militare e lo allontana, momentaneamente, dalla riabilitazione del nome del padre. In questo periodo della sua vita, pieno di inquietudine e SOPPORTATIO, Aquila salva la vita ad Esca, un gladiatore che si rifiuta di combattere nell’arena. Questo episodio è molto significativo. Esca è un britanno catturato in battaglia e figlio di un capo tribù. Secondo la mentalità moderna anti-romana il destino del ragazzo dovrebbe essere già deciso: ucciso perché nemico. Invece non va a finire così. Aquila viene pervaso da varie Virtù romane, tra le quali la IUSTITIA, riconoscendo nel barbaro qualità incompatibili alla sua condizione di auctoratus / gladiatore. Così facendo avvia Esca ad una presa di coscienza “iniziatica” che lo porterà a trasformarsi da barbaro (caos) a cives (ordine). Aquila pertanto incarna la Via Romana al Divino, Eroica e Solare, ed il principio igneo, comune a tutte le tradizioni guerriere Indoeuropee; Esca è il mondo imperante, tellurico, l’uomo indifferenziato destinato ad essere rettificato nell’Età esiodea del Ferro dall’azione ordinatrice di Roma, Città Celeste realizzata con la tutela del nume Mars / Marte, riconducibile all’elemento Ferro in Alchimia. Esca, affrancato dall’offerta rituale di sangue, rettificatrice a modo suo, si lega volontariamente al proprio liberatore divenendone lo schiavo, aderendo al mistero di Roma quando dimostra ABNEGATIO e RASSEGNATIO. L’umido (Esca) sta per essere purificato dal Fuoco (Aquila). Esca ed Aquila dopo aver stretto un vincolante legame cameratesco, seppur rimanendo uno inferiore all’altro, partiranno per un viaggio (il simbolismo del Percorso Iniziatico è qui evidente) che avrà come obbiettivo quello di recuperare l’insegna della scomparsa IX Legione, a suo tempo guidata dal padre di Aquila. Ciò avvenne a nord della Britannia, oltre il Vallo fatto poi costruire dall’Imperatore Adriano per delimitare la terra conosciuta. E’ qui che comincia l’avventura.
I due hanno modo di compenetrarsi, scambiarsi i ruoli (pratica in uso nell’Urbe ritualizzata durante i Saturnalia), scontrarsi, confrontare i canali d’accesso ai rispettivi Dèi e valutarne i relativi effetti sull’Essere Umano. Avviene un vero e proprio “processo alchemico”.
Due episodi su tutti :
– Se il romano rischia la vita per l’onore del padre, il capo clan barbaro non si fa scrupolo ad uccidere il proprio figlio scoperto il suo tradimento o piuttosto la FIDES nei confronti di Esca ovvero la volontà di abbandonare la condizione indifferenziata per accedere a quella ordinata.
– Aquila, ritirato nell’ascesi, invoca Mitra (non ci scordiamo che la storia è ambientata nel II° secolo dell’età volgare), divinità sì orientale ma collegata a Marte nel rango iniziatico del miles / soldato, con tutto ciò che ne consegue. I barbari invece si danno a pratiche druidiche, notturne e lunari, vissute in estasi con al centro la figura del sacerdote.
Qui si capisce il perché dello scontro tra romani e britanni: sono umanizzazione di principi opposti. I popoli celti, insieme ai monoteisti della Palestina, sono i più grandi oppositori della missione di Roma perché, non appartenenti al ceppo iperboreo, a differenza loro, hanno la gerarchia della società rovesciata, con il sacerdote sopra il Re / guerriero. La classe sacerdotale romana è rappresentata dal Pontifex , custode della Sapienza (energia potenziale) pertanto principio passivo incarnato, subordinato a quello attivo dei Flamini incaricati di eseguire i Riti, mettere in Atto la Potenza (energia potenziale trasformata in energia cinetica). Il servizio militare stesso ha un carattere religioso, infatti è una sacrata militia. Tornando a The Eagle, Aquila ed Esca riescano ad impossessarsi dell’insegna militare della IX Legione caduta in mano agli “uomini foca”, tribù selvaggia i cui guerrieri si ricoprono il corpo di terra (mondo tellurico). L’aquila è “animale considerato esso stesso come ‘solare’ dalla antichità. Secondo la tradizione, sotto forma di ‘aquila’ si sarebbe involata dalla pira l’anima imperiale di Augusto” (1) , mentre l’insegna militare è “oggetto di una autentica venerazione religiosa, si può agevolmente riconoscere l’idea romana che l’Ordine supremo di Giove, il cui simbolo è l’Aquila, insegna che sempre precede la legione, si realizza mediante la Guerra, cioè Marte, simboleggiato dai vari signifer quasi terribili Luperci di ogni centuria.” (2)
Detto ciò non è difficile capire il messaggio insito nel dialogo chiave :
Esca : <Per questo sei qui? Per trovare tuo padre?>
Aquila : <No, siamo qui per trovare l’Aquila.>
E. : <Come può un pezzo di metallo contare tanto per voi?>
A. : <L’Aquila non è un pezzo di metallo. L’Aquila è Roma. E’ il simbolo del nostro onore, ogni vittoria ogni singola impresa. Dovunque sia l’Aquila possiamo dire: Roma ha fatto questo.>
Il barbaro Esca, titanico nel suo iniziale respingimento alla rettificazione, trasmuta quando, sciolto definitivamente il vincolo della schiavitù, manifesta SEVERITAS e combatte al fianco del suo ex-padrone, da uomo libero ormai pure lui Principio Fuoco, da romano contro gli “uomini foca” e la sua passata condizione biologica a favore di quella nuova energetica/spirituale. Il Percorso Iniziatico si conclude quando i due consegnano l’Aquila al Senato che insignisce Esca dello status di civis romanus e ristabilisce l’onore del padre di Marco Flavio, caduto in battaglia, da Eroe.
IN MEMORIAM
(1) J. Evola, Simboli della Tradizione Occidentale, p.62, nota n.9
(2) G. Casalino, Il Nome Segreto di Roma, p.91-92
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