9 Ottobre 2024
Esoterismo

La politica esoterica di Miguel Serrano – Umberto Bianchi

Strana figura, quella di Miguel Serrano. Diplomatico, giornalista, filosofo, poeta, esoterista, viaggiatore e di tutto e di più….Praticamente sconosciuto nel panorama letterario europeo, nasce, cresce vive e muove i propri passi in quel Cile, in quella terra che, dell’America Latina, rappresenta l’ultima ed estrema propaggine, rivolta ad Occidente da una parte, sprofondando le proprie appendici verso un Sud, alla cui fine vanno ad incontrarsi due Oceani, due temperamenti, l’Atlantico ed il Pacifico e dopo i quali sta quell’Antartide , quella Terra di Nessuno, quel continente che, tra le sue immense distese di ghiaccio sembra nascondere misteri e segreti senza tempo. Serrano è uomo mutevole e misterioso come le terra da cui proviene. Inizialmente affascinato dal marxismo e successivamente rimastone deluso, si fa strenuo adepto di un nazionalsocialismo, coniugato nella sua versione più esoterica.

Il contatto con la cultura Hindu, grazie alle sue peregrinazioni da diplomatico nell’immenso subcontinente, in cui risiederà per alcuni anni, contribuirà ad arricchire ed integrare ulteriormente la visione di Serrano, facendone il portatore di una particolare di Gnosticismo, intesa a coniugare in un unico contenitore misterico le antiche religioni germaniche e quella Hindu, in contrapposizione al Demiurgo Yahweh, creatore di un mondo di tenebre, fatto oggetto di culto da quegli Ebrei che, a suo dire, complotterebbero per impadronirsi del mondo.

A suo dire, tra le deserte e gelate lande antartiche, si celerebbe una sconcertante verità: esse sarebbero divenute sede dello spirito redivivo di Adolf Hitler in persona che, volontariamente abbandonate le proprie umane spoglie in quel di Berlino, avrebbe assunto uno stato incorporeo ed ora vagherebbe tra i ghiacci polari, in attesa di una riscossa prossima ventura, a seguito della battaglia finale contro l’Angelo delle Ombre….A parte le piuttosto singolari e personalissime iperboli del Serrano, fattosi più nazista di un nazista, di questo autore ci interessa piuttosto sottolineare gli aspetti simbolici ed esoterici presenti nella sua opera, in grado di rimandarci a ben più antiche forme di conoscenza, rispetto a quelle rappresentate dalle ideologie del Novecento. Serrano ci mette invece in relazione con i miti degli Araucani gli antichi abitanti della Terra del Fuoco e soprattutto degli indiani Onas, il ramo dei Tehulche, i quali ci descrivono le bianche distese dell’Antartide quali sede degli Jon uomini di una casta aristocratica dotati di facoltà sovrannaturali e possessori dei Misteri e che abitano l’ “Isola Bianca”.

Quegli stessi Jon, come riferito dagli sciamani Selknam della Terra del Fuoco, sarebbero coloro che conservano i segreti di un’antica conoscenza e che si rendono immortali, imbalsamandosi entro i ghiacci del sud, per resuscitare rinnovati nel più lontano futuro. A detta dei Selknam è nel Sud, nell’Isola Bianca che dimorano gli spiriti dei loro antenati, conducendo una vita libera da preoccupazioni. Nella sua visionaria narrazione, Serrano ci riconduce, pertanto, al tema dei continenti scomparsi. Mu, Lemuria, Atlantide e le misteriose distese polari, sono la metafora del raggiungimento e del disvelamento agli occhi del genere umano, di quelle forme di conoscenza superiore che, in un ciclico ripetersi, scompaiono dalla memoria umana, sommerse ed inghiottite nel mare magnum dell’indistinto; evento, in questa fattispecie, rappresentato dalla metafora di un diluvio universale. A seguito di tutto questo, un genere umano privo di memoria, dovrà ricominciare tutto da capo, partendo da zero. A rimanere depositari di questa sapienza scomparsa un ristretto nucleo di iniziati, nascosti agli occhi dei più, sottoterra o in lande lontane e deserte (Shamballah, Antartide…).

Quello del continente misterioso, sommerso dalle acque o situato oltre le “Colonne d’Ercole” delle umane possibilità, rappresenta l’archetipo della reminiscenza, di un’ Età dell’Oro, caratterizzata da una piena coscienza, supportata da una altrettanto piena conoscenza, da cui l’uomo viene traumaticamente strappato, da un ciclico ripetersi di eventi, totalmente indifferenti alle umane cose. Al di là del suo affastellato narrativo, Serrano ci pone, comunque, dinanzi al problema dell’esistenza di una realtà “altra”, che né la scienza ufficiale né la storiografia, hanno interesse ad approfondire, legate come sono , mani e piedi, a criteri troppo spesso dettati da un meccanico evoluzionismo, dall’acidulo sapore positivista. La retrodatazione della comparsa dell’umana civiltà, sollecitata da scoperte come quella recente del complesso templare di Gobekli Tepe, in Turchia, ci aprono orizzonti conoscitivi , ad oggi, inesplorati, oltre ai numerosi interrogativi riguardo le origini dell’umana civiltà. E tanto per mantenerci in tema, il fatto che l’immensa e gelata distesa antartica, stranamente mai esplorata sino a fondo, potrebbe celare verità mai sinora disvelate o solamente accennate, come per esempio, il fatto della scoperta di residui lignei fossilizzati datati a più di 12.000 anni addietro, che ci suggerisce l’idea di una terra che una volta caratterizzata da un clima favorevole e che, in seguito, avrebbe subito un traumatico mutamento climatico.

Ben lungi, però, dall’essere un puro e semplice narratore di cose esoteriche e di misteri, il Serrano ci pone, invece, dinnanzi ad una ben determinata e più ampia visione del mondo. Come abbiamo precedentemente accennato, l’intera sua narrazione è all’insegna di una particolare forma di Gnosi, adeguata ed adattata allo spirito dell’Ariosofia, ovverosia a quella riscoperta delle radici magiche delle stirpi indoeuropee, affiancata ad una concezione “emanazionista” del divino, fortemente negativa nei riguardi del Dio creatore del mondo, da questi identificato con il Dio degli Israeliti. Nell’ accompagnarsi oltretutto, ad una riscoperta della religiosità indoeuropea delle origini, Hindu e Germanica in particolare (con un forte risalto al culto di Wotan, sic!) la Gnosi di Serrano, dà luogo ad una particolare e peculiare sintesi misteriosofica la cui novità, al di là delle sue particolari simpatie politiche, sta proprio nell’esser questa una particolare filiazione di quel pensiero sia filosofico che esoterico, incentrato sulla riscoperta di una forma mentis indoeuropea, che esclude totalmente dalla propria narrazione l’elemento vetero testamentario. In ciò Serrano ripercorre, sia i confusi tentativi degli Ariosofi “fin de siecle” che, quelli più netti delle varie scuole di pensiero pitagoriche, kremmerziane e di scuola teosofica ed antroposofica. Agli occhi di un frettoloso osservatore, pertanto, quella del Serrano potrebbe sembrare una forma riveduta e corretta della teosofia di Madame Blavatskij ma, in verità, tra queste narrazioni, corre un sottile, ma deciso distinguo. Prima di tutto, Serrano si muove in un contesto latino americano e pertanto, egli riadatta al proprio contesto determinate coordinate di pensiero, come nel caso dell’utilizzo in chiave esoterica, dei motivi mitopoietici delle locali popolazioni amerinde. Secondo poi, Serrano non prende parte al Secondo Conflitto mondiale e rimane, pertanto, estraneo, a tutte quelle tensioni, dibattiti e rotture che caratterizzeranno gli ambienti del pensiero filosofico ed esoterico europei, sia tra le due guerre che in seguito. E né l’incontro con Julius Evola (caratterizzato da un’impostazione di pensiero ben differente da quella del Nostro…) ed altri personaggi “d’area”, produrranno in lui deviazioni dalla propria linea di pensiero. Al di là dei sentimenti contrastanti che le sue opinioni possono ispirare, Serrano rimane, pertanto, uno dei pochissimi riferimenti di un pensiero esoterico, coniugato secondo precisi parametri, in un contesto come quello dell’America Latina, caratterizzato da quanto mai confusionari e fatui slanci in questo senso, più che altro espressi in una chiave, prevalentemente “New Age”.

UMBERTO BIANCHI

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