Pamela L. Travers è nome de plume di Helen Lyndon Goff, universalmente nota quale autrice di romanzi fantastici, aventi per protagonista la governante Mary Poppins. Essa nacque in Australia da genitori irlandesi. Suo padre, Travers R. Goff, era dotato di acume intellettuale e, nonostante esercitasse la professione di bancario, mantenne per tutta la vita la passione per le belle lettere. Fragile ed emotivo, fu sostenuto dalla moglie Margaret Agnes Morehead, colta e come lui appassionata di storie mitiche, poesie, nonché sensibile alle bellezze naturali. Su Helen-Pamela agirono in profondità i racconti del padre, che avevano al centro la mitologia e la letteratura dell’Isola di Smerald
Mary Poppins giunge alla famiglia Banks nel momento in cui in essa si sta per realizzare un incubo, la disgregazione del nucleo familiare. Ecco allora la governante-fata ristabilire l’ordo. La situazione in cui si trovano i piccoli affidati a Mary, è la medesima vissuta da Pamela nella sua infanzia quando il padre, per problemi con l’alcool, lasciò anzitempo questo mondo. Con la famiglia, a seguito del triste accadimento, si trasferì nel Nuovo Galles del Sud, nei pressi di Bowral. E’ qui che, durante le scorribande nella campagna sconfinata, imparò ad ascoltare le voci provenienti dalla natura, a leggerla come simbolo, espressione, di una realtà più profonda, indicibile, affabulante e terrifica al medesimo tempo. Imparò, in una radura arborea semicircolare, ad ascoltare il linguaggio segreto delle api, insetti venerati in molte tradizioni e racconti mitici. Da allora, comprese di dover svolgere un ruolo ben preciso, quello di estipex: «sacerdotessa sacra di una sapienza segreta, quella delle api» (p. XIV). Dapprima divenne attrice, adottando lo pseudonimo con il quale diventò poi famosa. Girò, con la compagnia teatrale, l’Australia, fin quando, a 25 anni, prese la decisione di tornare in Irlanda.
Nell’Isola del Destino venne in contatto, ospite della famiglia paterna, con gli aspetti meno idilliaci del modus vivendi dei locali contadini, ma ebbe anche la fortuna di incontrare intellettuali di primo piano. Entrò in contatto con George Bernard Shaw, George Russell, noto come EA, che la presentò a W. B. Yeats. Prima di Gurdjieff, a risvegliare nella studiosa l’interesse per l’occulto, furono proprio EA e Yeats: «il primario elemento delle poetiche di Yeats e di AE che possiamo rilevare negli scritti di Pamela è sicuramente l’idea del valore di simbolo dell’esistenza» (pp. XXIII-XXIV). Questo simbolo è esplicitato nelle tradizioni mitologiche. Nei miti d’Irlanda ruolo prioritario è svolto dalle fate. Tali creature sono mediatrici tra l’alto e il basso. Mary Poppins incarnerà perfettamente tale funzione nel suo: «traghettare i bimbi all’età adulta, in forza di una conoscenza ctonia del mondo incantato» (p. XXV): Mary è, infatti, nutrice, fa crescere i bambini e con ciò, li salva, ripristinando l’ordine in quella porzione di cosmo, rappresentata dalla loro famiglia: «E’l’ordine basato sulla presenza dei cari e del loro amore» (p. XXVII). L’«incontro» con il «suo personaggio», fu vissuto da Pamela in un cottage del Suessex, nei pressi di Mayfield, durante una notte tempestosa.
Viveva con lei, Magde Burnand, appassionata di tradizione celtica e sua amante, con la quale condivideva la passione per il thé e, soprattutto, per il whiskey. Nonostante l’idillio rurale, il tratto aspro del suo carattere si manifestava di continuo nei rapporti interpersonali. Ciò fu evidente nel suo confronto con una personalità del tutto dissimile dalla sua, Walt Disney. Questi la blandì per oltre vent’anni, al fine di portare sugli schermi Mary Poppins.Vi riuscì solo nel 1964 e fu un successo strepitoso. Oltre al tratto caratteriale, ciò che divideva i due, era la diversa lettura del mito e della fiaba. Disney escludeva l’aspetto tragico dalla fiaba: da buon americano puntava dritto al lieto fine. Per Pamela, al contrario: «edulcorare il lato orrendo delle storie significava privare i bambini della conoscenza dell’Ombra e, con ciò, dei mezzi per affrontare l’orrore stesso della vita» (p. XXXIII).
Per tutta la vita la Travers rimase all’ascolto della sapienza segreta delle api, nella convinzione che il sapere vero sia qualcosa di inafferrabile per l’uomo, in quanto richiede un’azione di mediazione, una lingua priva di linguaggio, che si mostra esclusivamente nella natura e in creature come le api. Questo straordinario insetto ha sempre simbolizzato la vita immortale, imperitura, eternamente ritornante, sfuggente come i rettili di Dioniso, alle reti tese per catturarla dalla ratio calcolante. E’rara, la sua voce può essere ascoltata nei silenzi panici del Sud e nei toni cinerini e hiemali della campagne del Nord. Essa sommessamente ci ri-corda (ci riporta al cuore) che: «pieni di Zeus sono i quattro angoli del mondo» (p. 20).
Giovanni Sessa