Non abbia timore, colui il quale si accinge alla lettura del presente scritto, di dover affrontare un “gravoso” e ponderoso saggio, che sarebbe comunque quantomeno adeguato all’altissimo spessore teoretico e sapienziale della Logica di Hegel; la mia finalità infatti è mossa da una volontà di tutt’altra natura: pur ritenendo, come è implicito, più che necessaria almeno una basilare conoscenza della Scienza della Logica hegeliana (e precisamente di quella major …) intendo qui evidenziare, quanto più succintamente possibile, quella che ritengo essere la sua natura esotericamente arcaica (1) poiché altamente simbolica della Realtà vivente dell’Essere nella sua universalità, nella stessa guisa in cui Platone ne afferma, nel Sofista (248e-249a), le determinazioni ontologiche.
Queste mie riflessioni sono frutto, in buona sostanza, di quella intuizione profonda che mi ha pervaso ed invaso, sin da quando, e sono quasi venti anni, ho affrontato lo studio sistematico delle opere del Filosofo svevo; e, venendo accompagnato da quella visione iniziale, quale “chiave” di lettura del Logos hegeliano, ho avuto la gioia di contemplarne, secondo la mia equazione personale, la immensa vastità spirituale nonché la potente capacità mutatrice dell’animo quale apertura alla sua recondita ed a volte celata natura…
C’è una realtà di una semplicità disarmante, che è in tutto il Logos di Hegel e che la “sua” Logica esprime e manifesta in guisa onnicomprensiva: essa non è altro che la fenomenologica trasposizione nello scritto di ciò che accade, proprio come evento, sempre e da sempre, nel Mondo come Cosmo nella dimensione olistica dello stesso che è come dire nella sua complessa e multidimensionale Verità. Infatti se si pone mente, proprio in termini di multidimensionalità dell’Essere, a ciò che è, nella sua manifestatività, il vivente uomo quale microcosmo pensante, si resta stupiti dalla totale coincidenza tra la sua natura e quanto esposto nella Scienza della Logica e questa è la antica quaestio del rapporto Mente-Mondo (2): ciò non è poi tanto sorprendente, atteso che Hegel presenta, nell’opera, il movimento medesimo del Pensiero; quello che, invece, è straordinario, nel senso che travalica il limite stesso del discorso “filosofico”, in senso moderno, ed è “qualcosa” di universale ed arcaico, così come di quotidianamente semplice e naturale, quasi biologico, è che tutto intero il Discorso della Logica è la Vita medesima del Vivente quale Essere in quanto Intelligenza, Anima, Vita e movimento, proprio come insegna il Divino Platone nell’enigmatico passo del Sofista succitato.
L’uomo, come ogni vivente, sia animale che vegetale, nasce, infatti, emerge ed esce da uno status di indeterminata assenza di essere quale individualizzazione (assenza del principium individuationis) che è il ventre materno animale o il seme vegetale, e l’uno e l’altro, come l’uovo, sono Simboli dell’indistinto che è l’Androgino Primordiale del Mito e cioè di quella “realtà” che Platone chiama chòra e che è tale la sua contraddittorietà che, egli afferma, per definirla sarebbe necessario un “pensiero bastardo”; ora da tale status il vivente esce da sé medesimo ed entrando, alienandosi, nel Mondo, inspira ed espira e, quale vivente, è già il Circolo, che è la Verità arcana della Logica secondo Hegel (che, è bene precisare sin da ora, non è altro che il Pensiero Cosmico, cioè il Nous di Zeus); ed è Circolo poiché se l’inspirazione è il Ritorno al Centro della Spirale, la espirazione è il movimento contrario che è l’Uscita verso il Mondo e quindi la periferia della stessa, ma questo è il medesimo movimento, necessario, poiché stabilito da Anànke, eterno ed evidente, dell’Idea in Hegel che, come quel Vivente, “nasce” astratta e priva di determinazioni individualizzanti, quasi un “nulla”, di “poi” esterna se stessa quale Natura ovvero questa è la stessa Idea che si aliena in quanto diviene altra (proprio come accade nell’evento biologico della maternità in cui la madre si aliena nel figlio nascente proprio come l’Idea si aliena nella Natura che è il Mondo), diffondendosi, spazializzandosi e temporalizzandosi come piante, animali, uccelli, mare, cielo, il tutto quale Phýsis; e da ultimo nell’uomo, che è il punto più “basso” del Circolo, quello che conclude tutto il viaggio dell’Idea quale Natura, nella quale è dormiente lo Spirito in quanto Anima del Mondo; da questo “momento” e “luogo” cosmico, che è il “luogo” del principium individuationis ed è il sorgere dell’Io, lo Spirito apre gli occhi, proprio come l’occhio di Rà, si sveglia ed inizia l’Ascesi che è la conquista della coscienza di essere Se, il Sapere di essere Io, cioè Luce del Pensiero che, in quanto tale, inizia (proprio come iniziazione…!) il percorso di salita lungo l’altra metà del Circolo ed è il Ritorno (l’inspirazione) verso il Centro, l’Inizio, la Madre o il Luogo della Nascita, però in quanto Essere che è Sapere. Il movimento perfetto, come sapevano i Greci, non può che essere circolare ed è quello della Spirale di Stefanio, di cui ho già trattato altrove (3), esso è polivalente e polifunzionale, in quanto, se si pone mente, il Circolo è, come è ben noto, il Simbolo che è Realtà e la Realtà che è Simbolo dell’Uno il Tutto (Èn to Pàn) e qui il Tutto non vuol dire altro che Tutto il visibile che è la dimensione visibile dell’Invisibile, essendo l’Invisibile medesimo la Reale e Vera Natura (Essenza) del Cosmo, il suo Motore o Causa incausata del suo movimento (pensiero aristotelico che, in sostanza, non fa che tradurre in immagine, sempre quel passo splendido di Platone da noi sopra già citato); Hegel medesimo, conferma tutto ciò in un passo estremamente chiaro della sua Scienza della Logica (4) : “… L’intera scienza è in se stessa un Circolo, in cui il primo diventa anche l’ultimo, e l’ultimo anche il primo…”; pertanto Ciò che è, lo è nel senso Ottimo e Massimo (il riferimento ai titoli dello Juppiter Capitolino, è intenzionale!) ed è l’Invisibile, agli occhi chiusi, ovviamente, non a quelli dello Spirito che sono quelli visionari: ecco la ragione profonda, arcaica, ermetica, della misteriosa (per la modernità….!) definizione hegeliana della Scienza della Logica e cioè del Pensiero Cosmico: “…Essa è i pensieri di Dio prima della creazione del Mondo e di ogni ente finito…” che è come dire che la Scienza della Logica, essendo la Scienza del Pensiero Cosmico è la Scienza dell’Invisibile e quindi la Scienza del Signore dell’Universo che è l’Intelletto in esso immanente, nel senso che lo è nella stessa guisa in cui ogni vivente, a qualsiasi genere appartenga, è la “sua” Intelligenza, è la “sua” Anima, quindi Spirito e Vita che è l’Invisibile.
Hegel ci svela il più grande dei Misteri ermetici e ne rivela la sua Vita, la sua Anima, la sua Intelligenza ed il suo movimento, sarebbe a dire che con quella definizione, peraltro stringata ed espressa in un lessico volutamente semplice quindi religioso e creazionista, ha inteso far comprendere che quell’opera, quel Cammino (proprio come quello del Poema dantesco…!) non è il “trattato” sistematico avente ad oggetto un settore o parte della Scienza filosofica, ma è la Scienza in assoluto o meglio la “semplice” presentazione del Pensiero a Sé medesimo; detto in termini più accessibili, è la dimensione umana del Pensiero, in quanto pensanti, che presenta, narra, esplicita il movimento eterno di Se medesimo nella dimensione cosmica (Dio): è come se, per assurdo, l’ente acqua potesse presentare le sue modalità manifestative e quindi gli stati ontologici del suo essere (liquido, gassoso e cristallino) estendendoli alla realtà Acqua nella dimensione cosmica. Quindi la Logica in Hegel è la Scienza delle Scienze, atteso il fatto che il Vero è l’Intero che è il Pensiero, pertanto la Logica è la Cosmologia (5), essendo il Cosmo la realizzazione di sterminati progetti e cioè Idee, tanto nell’infinitamente piccolo quanto nell’infinitamente grande e il Tutto è manifestazione, presentazione, uscita da Se del Se (che è l’Idea, il progetto), che è l’alienazione dell’Uno nei Molti; e qui c’è tutta la sapienza indoeuropea dei Veda e dell’Induismo che fa riferimento ai concetti del pravrtimarga e nivrtimarga come respiro di Brama (6) (Uscita e Ritorno, Espirazione ed Inspirazione) che è la proodòs ed epistrofè di Plotino nonché la ekpýrosis degli stoici; ed è il nostro vivere quotidiano in quanto espiriamo, cioè Uscita al Mondo, ed inspiriamo in quanto Ritorno al Centro, al Cuore ed è il movimento diastolico e sistolico: l’uscita è la Vita, la Natura, la vicenda umana, l’Amore, ma senza il Ritorno (il sistolico che è l’Iniziazione quale Ritorno al Centro, al Cuore ed è l’Ascesi della Contemplazione o dell’Azione…) è la Morte in quanto chi espira definitivamente ed irreversibilmente, perde la Vita ed il Pensiero cioè lo Spirito, da ciò è lecito dedurre che il non iniziato, cioè colui che non ritorna al Centro di Se, è un morto già da vivo…! L’Uscita ed il Ritorno è quindi il movimento in quanto “immagine mobile dell’Eterno” (Platone) i cui simboli sono pertanto la Spirale, la Conchiglia, la Galassia, la Forma elicoidale del DNA come il sistema cardiaco della dilatazione e della contrazione, che è il solve e il coagula ermetici. Tutto ciò si riverbera nella stessa vita del Pensiero, nella dimensione e nella sfera umana dello stesso, atteso che ogni atto, ogni decisione, ogni progetto, ogni parola, tutto quello che esce e si irradia e si espande dall’uomo, dal suo Spirito, dalla sua Mente e dalla sua voce, diviene ed è Mondo, è Spirito oggettivo, è Pensiero pensato che diviene Civiltà cioè Idea spazializzata e temporalizzata, per poi Ritornare in Sé, nella Sostanza che è Pensiero che si conosce tale, e nell’Ascesi inizia Se medesimo alla Vita superiore dello Spirito che Hegel definisce: Spirito Assoluto nelle sue forme quali la rappresentazione (Vorstellung) sia nell’oggettualizzazione estetica che in quella religiosa per “poi” realizzare il superamento di ogni dualità oggettivante nella presentazione (Darstellung) del Se a Se stesso che è la liberazione da ogni relegere (relazione) religioso e quindi duale dell’Io e dell’Ente, mediante la identificazione iniziatica (lo spoudàios di Plotino) che è il Sapere di Essere l’Ente e cioè l’Idea Assoluta che è l’Uno, il Dio. Meyrink, a tal proposito, affermava che l’uomo deve superare la fase spirituale dell’adorazione dell’Ente, insita nella dualità che sussiste tra l’Io e l’Ente medesimo, acquisendo il Sapere di Essere l’Ente.
Tale verità conferma ulteriormente (ove ve ne fosse ancora bisogno!) l’essenziale platonismo dell’Idea hegeliana, la quale è movimento, Vita, Anima, Intelligenza e quindi koinonìa (7), che è presenza condivisa dei contrari ed è il movimento noetico del Pensiero nel Pensiero medesimo, su cui Platone si diffonde, alquanto esotericamente, nel Parmenide (155d-157b) (8) e ivi tratta di un “movimento” in cui l’Uno “… muta istantaneamente e quando muta, non può essere in alcun tempo e in quell’istante né si muoverà né starà fermo…”; così Platone, definisce il mutamento, che è il medesimo concetto del Sofista, di cui al passo citato che, è d’uopo ora, riportare integralmente: “… E poi, per Zeus? Ci lasceremo forse persuadere che, davvero, movimento, Vita, Anima e Intelligenza non sono presenti nell’Essere nella sua totalità e che Esso non vive, né pensa, ma, venerabile e santo, senza Intelligenza, sia immobile e fermo?…”; appare, infatti, tale opinione, agli occhi dello stesso Platone, talmente assurda da essere quasi blasfema, una sorta di stupida hýbris che è bene fugare e cacciare dalla mente onde liberare l’occhio dello Spirito affinché veda “… L’Essere nella sua totalità…” quale è, cioè Vita, Anima, movimento ed Intelligenza e questa natura, proprio nel significato greco di phýsis, non è la medesima della Scienza della Logica di Hegel, quale Scienza del Logos Cosmico come Pensiero che è “…L’Essere nella sua totalità…”? E il movimento, il mutamento in tale Essere si manifesta nei passaggi, nelle modulazioni dei pensieri e delle loro determinazioni, che sono le corrispondenti dimensioni della realtà naturale (Dottrina dell’Essere, dell’Essenza e del Concetto, da cui si evince che si conosce ciò che si è e si è ciò che si conosce), atteso che “…Il pensiero e le determinazioni del pensiero non sono un che di estraneo agli oggetti, ma anzi sono la loro essenza, ossia le cose e il pensare le cose coincidono in se e per se, il pensiero, nelle sue determinazioni immanenti e la vera natura delle cose, sono un solo e medesimo contenuto…” (G.W.F. Hegel, Scienza della logica, cit. Vol. II p. 26); codesto “movimento”, pertanto, non è da intendere, secondo lo spirito volgare, l’apparente divenire avvertito dai sensi, che sono ingannevoli, ma è proprio il movimento “…dell’Essere nella sua totalità…” che è, come afferma Platone, movimento, Vita, Anima e Intelligenza, nella stessa guisa in cui lo presenta Hegel nella Scienza della Logica, che, essendo la Scienza del Logos universale lo è dell’Intelletto che è: “… o Tat, della stessa essenza di Dio, se vi è un’essenza propria di Dio… l’Intelletto però non è ricavato dall’essenzialità di Dio, ma si dispiega da essa come la Luce del Sole… dove vi è Anima, vi è anche Intelletto, come dove vi è Vita vi è anche Anima…” (Ermete Trismegisto, Corpo ermetico e Ascepio, Milano 1997, XII, p. 77).
È necessario, forse, produrre altre argomentazioni probatorie sull’intrinseca natura ermetica del Sapere di Hegel? Noi riteniamo che la Tradizione Platonico-ermetica, espressione della Verità dello Spirito indoeuropeo, il cui fondamento è la Conoscenza che è Apollo Febo, sia, con Gioia e Luce e quindi con potenza magica, manifesta nello stesso Circolo dei Circoli che è la Logica di Hegel in quanto Metafisica poiché la stessa è lo svolgersi in “avanti” che è il riavvolgersi all’ “indietro”, dove non c’è più né “futuro” né tantomeno “passato” in quanto Ciò che si ricorda di Essere, in quella che, ignorantemente, chiamiamo “fine” del Cammino, Lo si è sempre stati sin da quello che, sempre da ignoranti, chiamiamo “inizio” in quanto non vi è né Inizio né Fine né tantomeno Cammino, anche se gli stessi sono pedagogicamente storici ma non reali: vi è “solo” l’Uno che è il Tutto da sempre e per sempre, ed è l’Eterno nell’Istante platonico, fuori dal tempo e dallo spazio, nella stessa guisa in cui lo è la Via Secca indicata da Hegel nella Scienza della Logica quale Ascesi iniziatica al Sapere che è Essere.
Note:
1 – G.A. MAGEE, Hegel e la tradizione ermetica, Roma 2013,pp. 183 ss..; G. CASALINO, Hegel, Evola e la conoscenza del Divino. Studi sulla Teosofia platonico-ermetica, Genova2018, pp. 49 ss..
2 – J. MACDOWELL, Mente e mondo, Torino 1999.
3 – G. CASALINO, La conoscenza suprema. Essere la concretezza luminosa dell’Idea, Genova 2012, pp. 66 ss..
4 – G.W.F. HEGEL, La scienza della logica, Bari 2004, p. 57.
5 – G. CASALINO, La conoscenza suprema, cit., pp. 22 ss..
6 – G. CASALINO, Il nome segreto di Roma. Metafisica della Romanità, Roma 2013, pp. 187 ss.
7 – F. PIZZUTI, Cosa è un’Idea? L’intelligibile nell’ultimo Platone, Roma 2015, pp. 84 ss..
8 – G. CASALINO, Sul fondamento. Pensare l’Assoluto come Risultato, Genova 2014, pp. 66 ss.
Giandomenico Casalino
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