Lo dice la scienza, signora mia! Assomiglia al brocardo antico Roma locuta, causa finita. Ogni questione è risolta, ogni dubbio dissipato dalla pronuncia della massima autorità. La verità indiscutibile, la religione rivelata è la scienza. O forse la tecnica e la tecnologia, le sue ancelle. Il problema della verità scientifica è che non può essere divisa; non esiste la “mia” o la “tua “ verità”. Come la mettiamo, allora, con la superstizione para religiosa sul clima, la credenza obbligata che stia cambiando a velocità inaudita per responsabilità esclusivamente umane? Una teoria, nient’altro. Eppure, il sistema mediatico, il giornalismo e la “ cultura” con rimborso a piè di lista sono certissimi: così è perché lo “dice la scienza”. Poi capita che un battaglione di scienziati qualificati la pensi diversamente e rediga un manifesto che confuta la tesi ufficiale. Poveri inetti invidiosi dei colleghi allineati, circonfusi da un’aura di prestigio e di infallibilità oracolare. Succede anche che il premio Nobel per la fisica in carica, John F. Clauser non la pensi come l’oligarchia al potere e gli sia impedito di parlare al forum sul clima del Fondo Monetario Internazionale.
Sorpresa: l’incontro è organizzato dal FMI, uno dei pilastri del potere finanziario, non da un cenacolo di meteorologici e fisici. Segno che la teoria del cambio climatico e del riscaldamento della Terra per motivi antropici è una tesi i cui mandanti sono i padroni del mondo. Gli interessi dei banchieri vincono sulle ricerche degli scienziati: la mano che dà è superiore alla mano che riceve. Tanto basterebbe per essere prudenti, sospettosi, noi ignoranti, noi che ci fidiamo dei nostri occhi e dei nostri ricordi. La nonna di chi scrive usava dire: il freddo e il caldo vengono sempre. Il primo in inverno, il secondo in estate. Da non credere, eh, ultras della “scienza” ? Secondo l’informazione di sistema, il 97 per cento degli scienziati ( qualifica posseduta o ritirata a insindacabile giudizio del mainstream) è certo che il clima stia mutando per ragioni antropiche. Chissà come hanno effettuato la rivelazione: il mago Otelma o Alessandra Ghisleri, principessa dei sondaggisti ? La prostituzione intellettuale è più diffusa e pericolosa di quella tradizionale.
Più seriamente, la scienza sta abbandonando la sua natura , fondata sul dubbio programmatico, sul continuo provare e riprovare, sul coraggio di abbandonare vecchie certezze se la ricerca porta altrove. Il nuovo paradigma bandisce il dubbio e brandisce il bavaglio, perfino se il destinatario è un prestigioso premio Nobel. In tempi di pandemia la grancassa scientifico – mediatica ha trattato da rimbecillito Luc Montagnier, un monumento della medicina, in quanto non allineato alla verità ufficiale, salvo riconoscere a posteriori che lo studioso francese, nel frattempo deceduto, aveva le sue ragioni.
Bavaglio dopo bavaglio, la scienza si trasforma in oracolo, credenza, superstizione indiscutibile. Gli stessi che hanno decostruito, abbattuto nel tempo ogni certezza si trasformano nei nuovi inquisitori. Uguale potenza assertiva, stessa violenza verbale, al servizio del contrario di quanto asserivano ieri. E’ il cambio di paradigma di cui parlava Thomas Kuhn. Granitiche certezze – ben pagate, supponiamo – sostituiscono il dubbio e la ricerca costante, libera, aperta a ogni ipotesi suffragata dai fatti.
Una strana scienza che sembra non essere più in grado di rispondere a domande elementari, diventate pericolosi tabù. Che cos’è una donna, ha domandato il capo del partito spagnolo Vox ai suoi avversari, presidente e vice presidente del governo in carica. Silenzio imbarazzato. Simile a quello di Ketanji Jackson, giurista candidata alla Corte Suprema americana, che alla medesima domanda, ha opposto uno sconcertante “ non lo so, non sono biologa”. Poiché la signora non è neppure zoologa, immaginiamo la sua difficoltà a riconoscere un gatto , che potrà confondere con un cappello o un paio di stivali. Sconcerta che una parte di opinione pubblica, disabituata a pensare, fanaticamente imbevuta di fede nella “scienza”, dia credito a spacciatori di idee false e avariate. L’abuso della credulità popolare non cambia, se non nelle modalità. Generazioni scervellate sono portate a credere che una donna sia “ un essere umano adulto che si percepisce come tale, indipendentemente dal genere rilevato alla nascita”( dizionario Cambridge) che il ruolo di madre e la gravidanza siano costruzioni sociali, perfino che il caldo di luglio sia colpa dell’uomo cattivo.
Una deputata italiana, Eleonora Evi, laureata in “design dei servizi”, indispensabile nuova scienza , chiede di condannare “ chi nega le colpe dell’uomo”. Più moderata del collega verde, geometra Angelo Bonelli, che invoca l’introduzione del reato di negazionismo climatico. Tragitto concluso: da libertari a forcaioli sempre nel nome della scienza, del progresso, della “liberazione” dell’uomo. Viva la nonna, che stava ai fatti e diffidava dei saccenti.
Non è stato sempre così: la scienza per moltissimo tempo si è retta su presupposti assai diversi. Mai ha praticato la ribellione contro la realtà. Ingiungono di “credere alla scienza”. Il fatto è che non di un atto di fede si tratta, ma della ricerca delle leggi relative ai fenomeni fisici, un metodo di conoscenza che avanza per contrasto tra ipotesi diverse. Stiamo diventando un popolo che ha dimenticato come accendere il fuoco e allora postula che la scintilla sia un “costrutto culturale”. Per la persona religiosa, la fede consiste nel credere in ciò che non vede. La fede della neo religione ufficiale costringe a credere il contrario di ciò che vediamo. In ogni tempo e in ogni luogo sono state difese delle falsità, imposti concetti erronei, ma l’ovvio non è mai stato negato. I padroni così vogliono, come quelli di O‘ Brien in 1984. “Ma come posso fare a meno…borbottò Winston, come posso fare a meno di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due e due fanno quattro. Qualche volta, Winston. Qualche volta fanno cinque. Qualche volta fanno tre. Qualche volta quattro e cinque e tre nello stesso tempo. Devi sforzarti di più. Non è facile recuperare il senno. Quasi inconsciamente, Winston scrisse con le dita sul tavolo coperto di polvere: 2+2 = 5.” La vera scienza lavora per approssimazione ed è per natura aperta a ribaltare le sue conclusioni, se sopravvengono ipotesi migliori. Non può consistere in un credo. Julian Huxley, genetista e uomo di potere, scrisse che la scienza compie suicidio quando adotta un credo. Il fisico e matematico Jules-Henri Poincaré, il primo a formulare una teoria della relatività, negò sì la possibilità di una morale scientifica, ma affermò anche che non può sussistere una scienza immorale. Poiché conoscere è un atto, la scienza appartiene alla sfera della morale; agire è seguire un pensiero: dunque la morale appartiene al campo della scienza. Tutto ciò significa che la scienza non può diventare scientismo, la convinzione che attribuisce alle scienze fisiche e ai loro metodi la capacità di risolvere tutti i problemi, le ansie e i bisogni dell’uomo. La contemporaneità, in particolare le classi dirigenti, sta percorrendo con il paraocchi la via della religione scientifica ( e tecnica, giacché l’uomo moderno vuol essere innanzitutto faber, artefice e creatore).
Lodata sia la scienza, ovviamente, purché non diventi il criterio unico di giudizio, la Verità rivelata agli Illuminati e da essi fatta discendere al volgo. La scienza non ci redimerà dai nostri peccati: tutt’al più allargherà di un po’ i nostri limiti, senza raggiungere le verità ultime o svelare il senso della vita. Adesso è diventata il credo della classi semicolte, incessantemente predicato dai suoi sacerdoti, la casta politica, il coro mediatico e “ color che sanno”. La pandemia di Covid-19 ha moltiplicato la fede scientifica, ma la svolta era già nell’aria, specie nei presagi sull’ imminente catastrofe climatica. Scienza singolare, questa dei nostri giorni, un luogo incantato in cui non c’è dibattito o contrasto, solo certezze granitiche, verità imposte mettendo a tacere i reprobi, trasformati in eretici e nuovi atei.
I suoi tribuni non sono scienziati, ma politici, comunicatori, industriali, finanzieri, “influencer”. Non si esprimono come ricercatori che espongono razionalmente delle teorie, sono sciamani che distillano sentenze e pongono intangibili tabù. Sul coronavirus non c’è stato un dibattito scientifico. Ogni tentativo è stato picconato da campagne mediatiche di linciaggio morale, scherno, insulti, come quelli subiti da Montagnier quando ha osato uscire dallo spartito officiato a reti, governi, culture unificate.
Uguale sorte sta raggiungendo coloro che osano diffidare delle previsioni mai verificate dell’apocalisse climatica. Ma può esistere una scienza senza discussione, priva di dibattito, esente dal pubblico esame di tesi ed ipotesi, immune dalle critiche? Evidentemente no. Ciò che le classi dominanti chiamano “scienza” non è tale. La scienza è un insieme di certezze rivedibili. Se non vengono sottoposte a revisione, diventano comandamenti.
L’’intero percorso di riflessione sulla conoscenza nel secolo scorso camminava esattamente nella direzione opposta, con la permanente messa in discussione della capacità della scienza di incarnare la verità. Il principio di indeterminazione di Heisenberg ha insegnato che la nostra qualità di osservatori “interni”, altera la percezione e la precisione del calcolo. Il teorema di incompletezza di Gödel ha svelato i limiti dei sistemi matematici formali nel dimostrare ciò che è vero. Thomas Kuhn ha stroncato l’idea del progresso per accumulazione delle scienze per sostituirlo con una successione di cambi di “ paradigma”, ossia teorie dominanti che diventano visioni del mondo. Karl Popper ha abbassato le pretese di verità della conoscenza scientifica introducendo la più modesta falsificabilità: è scientificamente corretta una proposizione che non può (più) essere confutata. Jacques Monod, biologo ed espistemologo, ha concluso che la scienza moderna non è in grado di attraversare un triplice confine: l’ origine del Big-Bang, il sistema nervoso centrale umano e l’emergere del primo DNA. Paul Feyerabend ridusse in polvere la pretesa di stabilire regole universali, affermando che il metodo della scienza è non avere un metodo. David Bohm iniziò con la fisica quantistica e concluse con la certezza che l’universo si regge in un “ordine implicato” che avvolge in unità ogni cosa, a sua volta implicata nel tutto .
Dunque, ciò che ha caratterizzato la scienza è stata la consapevolezza dei propri limiti, l’esatto contrario della futile petulanza di chi oggi sventola la bandiera scientista. La fanciullesca venerazione della scienza è una sorprendente regressione cognitiva, come un paziente il cui deterioramento mentale gli fa ricordare solo alcuni fatti e dimenticare tutto il resto. Abbiamo cancellato un secolo di pensiero per tornare al positivismo ingenuo di Auguste Comte , che vedeva nell’uomo di scienza la fase più avanzata — e ultima — dell’evoluzione umana; i bei tempi in cui la borghesia trionfante toglieva Dio dagli altari e vi innalzava la scienza gridando “viva il progresso”.
Con lo stesso fervore religioso, i suoi predicatori intonano gli inni a una scienza che è il nome di una fede senza Dio né paradiso, ma con inferno, inquisizione e roghi degli eretici in Campo de’ Fiori. Niente di nuovo sotto il sole, come già sapeva Qoelèt.
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