Io adesso non vorrei aprire un nuovo contenzioso con quanti ritengono che la bibbia sia un testo di valore religioso e morale, ma di sicuro come testo storico è inattendibile. Un credente mi potrebbe sempre replicare che non è questa la sua finalità, e su ciò non vorrei aprire una vertenza, ma limitarmi ad analizzarla come testo storico, e soprattutto esaminare le conseguenze di certe sue interpretazioni estensive di chi ha voluto vedervi la verità letterale.
Interpretata in questo modo, come lo è stata per secoli, come summa della nostra storia fino alla venuta di Cristo, non può che essere fuorviante. Basta ricordare che gli uomini che redassero l’Antico Testamento non sapevano nulla di ciò che si trovava a occidente del Nilo e a oriente dell’Eufrate e ignoravano del tutto le grandi civiltà che sorgevano sulla sponda settentrionale del Mediterraneo, etrusca, minoica, greca, romana.
Sulla sua stessa accuratezza come storia del Medio Oriente, si possono nutrire parecchi dubbi. Ad esempio, il regno di Salomone è descritto come una potenza importante nell’area mediorientale. Se tanto rispondesse a verità, sarebbe ben strano non trovare nessun riferimento ad esso, né a Israele nella letteratura e nei documenti di popoli vicini, ma non se ne trova alcuna menzione nei testi assiri o in quelli babilonesi o ittiti, c’è forse un riferimento piuttosto ambiguo in una stele egizia che forse parla di Israele, forse parla di tutt’altro.
Il sospetto inevitabile è che gli autori dell’Antico Testamento, redatto in realtà non prima del quinto o quarto secolo avanti Cristo, si siano inventati di sana pianta una storia che soddisfacesse il loro narcisismo nazionale.
Nei secoli, la Chiesa cattolica non si è data solo una struttura gerarchica piramidale, non ha soltanto creato un complesso pantheon dove angeli, santi e la madonna si aggiungono alle tre figure della trinità, ha innovato dal punto di vista dottrinale. Ad esempio, la dottrina dell’immortalità dell’anima non si trova né nell’Antico né nel Nuovo Testamento, ma è stata desunta da Platone.
Il protestantesimo, nato dalla ribellione di Lutero si è caratterizzato per il rifiuto dell’autorità della Chiesa cattolica e il riconoscimento come autorità sacra esclusivamente del testo biblico. L’ossessione biblica, col suo effetto deformante sulla prospettiva storica, è comune nel mondo protestante. Tra i due, un’autorità dogmatica con un potere altamente invasivo nei confronti della vita civile, e l’ossessione biblica, è difficile dire quale sia il peggiore.
I nostri cosiddetti liberi pensatori, in reazione al cattolicesimo, guardano con simpatia immotivata al mondo protestante, specie anglosassone, ma con ciò non fanno che confermare ciò che il grande Arturo Reghini disse di loro, che per essere davvero tali, gli mancano due cose: essere liberi, ed essere pensatori.
E’ esemplare in questo senso anche la massoneria, che non a caso gode di molta più stima nei Paesi anglosassoni che non da noi, dove l’aspetto esoterico della stessa non è visto altro che come una patetica maschera per celare affarismo e intrighi politici. Quando ci si propone di ricostruire il tempio di Gerusalemme e di vendicare l’assassino di Hiram mitico costruttore dello stesso, magari ci si sarà ribellati all’autorità della Chiesa cattolica, ma di certo non ci si è schiodati di un millimetro dalla mentalità biblica.
Tuttavia, prima di addentrarmi nell’esame delle distorsioni della visione del mondo che l’ossessione biblica ha prodotto nel mondo anglosassone, vorrei soffermarmi su di un’altra questione. Sulla carta i nazionalsocialisti sarebbero dovuti essere i più lontani dall’influenza del pensiero ebraico-cristiano, ma non è stato così, sembravano nutrire un’inspiegabile attrazione per le reliquie ebraico-cristiane.
Quando nel 1938 si realizzò l’Anschluss, l’annessione dell’Austria, la prima cosa di cui si preoccupò Hitler, fu di mettere le mani sulla Santa Vehme conservata a Vienna, vale a dire la punta della presunta lancia con cui Longino avrebbe trafitto il costato di Cristo.
Himmler, che si era fatto abbindolare da quel ciarlatano di Otto Rahn, nel 1944, quando gli alleati erano sbarcati in Normandia e sarebbe stato necessario impiegare tutte le forze disponibili per respingere l’invasione, spedì alla ricerca del Santo Graal a Rennes Le Chateau, dove ovviamente non trovò nulla, la migliore divisione delle Waffen SS, la Leibstandarte.
Peggio ancora, una pellicola come I predatori dell’arca perduta, un certo fondamento storico ce l’ha, perché egli impegnò la società Ahnenerbe pure nella ricerca dell’Arca dell’Alleanza, peggio ancora perché si tratterebbe di una reliquia non ebraico-cristiana, ma esclusivamente ebraica. Ammesso, del che fortemente dubito, che un simile oggetto sia mai esistito, immaginate le Waffen SS che marciano con alla testa l’Arca dell’Alleanza, magari con l’assistenza di un rabbino. Non riesco a concepire nulla di più assurdo.
Cosa dovrebbe essere l’oggetto chiamato Santo Graal, poi, rimane alquanto nebuloso, nonostante che Julius Evola gli abbia dedicato uno dei suoi libri. Secondo la tradizione che ha dato origine al rito della messa, esso sarebbe il calice impiegato da Gesù nell’Ultima Cena, in cui avrebbe magicamente trasformato il vino nel proprio sangue, ma bisogna notare che il racconto evangelico parla della miracolosa trasformazione del pane e del vino, senza dare nessun particolare rilievo al calice, al contenitore che, a fine cena, possiamo supporre sarà finito nell’acquaio assieme alle altre stoviglie.
Secondo un’altra versione del mito, esso sarebbe invece il calice dove Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue sgorgato dalla ferita di Cristo, quando la lancia di Longino gli avrebbe trafitto il costato. I Graal sarebbero allora due, a meno che il d’Arimatea non abbia recuperato a questo scopo il calice usato nell’Ultima Cena. Anche questa versione non è molto credibile. Quanto sangue può uscire da un cadavere dove la circolazione sanguigna si è interrotta? Molto poco, e immaginare Giuseppe d’Arimatea sgusciare tra i legionari romani per raccogliere quelle poche gocce, ma stiamo parlando del vangelo o di Asterix?
In realtà, il vangelo dice solo che Giuseppe d’Arimatea era un ricco ebreo che mise il sepolcro che si era fatto preparare a disposizione dei discepoli di Gesù per seppellirlo, e non lo mette minimamente in relazione con un calice qualsivoglia.
Altrettanto inconsistente la storia di Longino. Il vangelo narra solo che un soldato trafisse con la lancia il costato di Gesù. Che si chiamasse Longino e che il contatto con il sangue di Cristo provocasse in lui una prodigiosa trasformazione, che dopo la crocifissione si convertisse al cristianesimo e finisse martirizzato, queste sono tutte invenzioni posteriori basate sul nulla. D’altra parte, san Longino non sarebbe mica l’unico santo mai esistito.
Ma, come vi dicevo, queste assurdità sono ancora quisquilie in confronto alle aberrazioni prodotte nel mondo anglosassone dall’ossessione biblica.
La bibbia racconta che dopo la morte di Salomone, il suo regno si divise in due entità, un regno settentrionale che aveva conservato il nome di Israele, e a sud il regno di Giuda, che includeva anche la tribù di Beniamino. La tribù di Giuda era probabilmente la più numerosa. Le altre dieci, delle dodici che componevano il regno ebraico originario, rimanevano nell’Israele settentrionale. Quest’ultimo, non durò molto, ma fu assorbito dalla conquista babilonese. Le dieci tribù che lo componevano, scomparvero, probabilmente furono assorbite dai popoli vicini.
Nacque il mito delle dieci tribù perdute di Israele, con cui vari popoli indotti a scambiare la storia biblica per la loro storia pensarono di identificarsi, ma nessuno incorse in questa aberrazione con tanto sciagurato convincimento come gli anglosassoni.
Nel XVII secolo uno scrittore inglese ebbe una bella pensata, sulla base di una pseudo-etimologia, dedusse che Anglo-saxons significasse in realtà Isaac’s sons, figli di Isacco. Ridicolo, è il meno che si possa dire. Anglosassoni significa Angli e Sassoni. Questi ultimi, prima di insediarsi in Britannia provenivano dalla Sassonia, regione della Germania nord-occidentale, e gli Angli dalla Eng-land, termine passato poi a indicare l’Inghilterra, ma che in origine era la “terra stretta”, ossia la penisola dello Jutland.
Tuttavia, nonostante la sua palese assurdità e il fatto di contrastare con tutti i dati storici, archeologici e antropologici in nostro possesso, di non trovare il minimo appiglio nella realtà, la leggenda secondo la quale gli anglosassoni sarebbero i discendenti delle dieci perdute di Israele aveva ancora ampia diffusione nel XX secolo in Inghilterra, per non parlare degli Stati Uniti, sui quali sarà bene fare un discorso a parte.
Bertrand Russell ricorda che una volta fu coinvolto in una discussione con un tale che gli disse:
“Lei senz’altro condivide la concezione comune che noi Inglesi siamo i discendenti delle dieci tribù perdute di Israele, ma non è esatto, noi discendiamo solo da Efraim e Manasse”.
“Non esattamente”, rispose il filosofo, “Noi siamo Efraim e gli scozzesi sono Manasse”.
Aderendo al principio che i pazzi e i fanatici è meglio non contraddirli.
Per capire come questa assurdità abbia potuto prendere piede in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, occorre tenere presente una cosa: la variante di protestantesimo che si è maggiormente radicata nel mondo anglosassone, sia pure mascherata, almeno negli USA, dietro un mosaico di sette e conventicole che però presentano ben poche differenze fra l’una e l’altra e riflettono la stessa mentalità di fondo, è il calvinismo.
Il calvinismo è caratterizzato da un’estrema attenzione al Vecchio Testamento, al punto che il vangelo viene letteralmente ignorato, è la variante di cristianesimo più profondamente intrisa di mentalità ebraica. Un acuto osservatore di questi fenomeni, il nostro Silvano Lorenzoni ha concluso che “un calvinista è in ebreo in tutto fuorché nel nome”.
Lorenzoni ci informa anche che fra i calvinisti yankee è diffusa “la moda” della circoncisione.
L’Irlanda ha ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1921, ma essa è stata il frutto di una serie di insurrezioni e scontri sanguinosi iniziati nel 1916, tuttavia pochi sanno quale evento è stato l’innesco della rivolta irlandese. Certamente il fatto che allora i Britannici si trovassero impegnati nella prima guerra mondiale ha avuto il suo peso, ha preparato il terreno, ma la scintilla che ha acceso il fuoco della ribellione è stata un’altra.
Un gruppo di fanatici religiosi inglesi si era messo in testa di cercare l’Arca dell’Alleanza…sotto la collina di Tara e aveva cominciato a rivoltarla con scavi. Quelle persone avevano gli occhi e le orecchie talmente tappati da versetti biblici da non rendersi conto che stavano profanando un simbolo forte dell’identità irlandese.
Da questo punto di vista, però, bisogna ammettere che i “cugini” yankee si sono comportati e continuano a comportarsi ben peggio.
Un fine intellettuale cattolico, Maurizio Blondet, a cui va perlomeno riconosciuto il merito di essere stato cacciato dalla redazione de “L’Avvenire” per aver osato scrivere Auto-attentato in USA, un libro-inchiesta che denuncia gli aspetti “strani” e i retroscena dell’11 settembre 2001, ha scritto di trovare imbarazzanti certe parti della bibbia, in particolare quelle dove Dio “voterebbe allo sterminio”, sterminio che comanda agli ebrei di eseguire, intere popolazioni con cui essi sono venuti in contatto, Aramei, Gebusei, Ittiti. In effetti, è difficile credere che un Dio “padre di tutte le genti”, possa essere così sfacciatamente dalla parte dello sciovinismo nazionalistico ebraico.
Blondet ipotizza che in questo caso gli estensori umani abbiano gravemente alterato il messaggio divino e che ci troviamo di fronte a un “residuo dell’Età del Ferro”, al residuo di un’epoca barbara antecedente a qualsiasi civilizzazione e nella quale i rapporti umani erano regolati esclusivamente con la violenza.
Bene, (anzi, peggio di così non si potrebbe), io penso che sia proprio questo “residuo dell’Età del Ferro” a spiegare la persistente ossessione biblica che pervade gli Stati Uniti. Quella americana non è soltanto una società violenta dove è abbastanza comune che qualcuno entri in una scuola, in un cinema, in uno stadio, comunque un luogo affollato, e si metta a sparare sulla folla ammassata, è una pseudo-nazione fondata su un genocidio, il massacro di decine di milioni di nativi americani (i cosiddetti pellirosse) compiuto nel corso del XIX secolo.
E’ chiaro il cortocircuito mentale che si determina a questo punto, se gli anglosassoni, e gli statunitensi pretendono di esserlo sebbene oggi la popolazione degli USA sia un confuso calderone etnico, sono “i figli di Isacco”, ecco che anche a loro si applicano tutte quelle dispense morali che il Dio veterotestamentario avrebbe concesso agli Ebrei, ecco che il genocidio dei nativi americani viene giustificato e persino santificato, Dio avrebbe “dato loro in pasto” i nativi americani come Aramei e Gebusei agli antichi israeliti. E’ proprio il “residuo dell’Età del Ferro” a spiegare la forte presa della bibbia sulla mentalità americana, assai più veterotestamentaria che non cristiana.
Questo modo aberrante di vedere le cose non è, chiaramente, privo di conseguenze anche sulla politica attuale di quella che, per disgrazia dell’umanità, è la prima potenza mondiale.
Certamente, il fatto che le lobby ebraiche abbiano un controllo determinante sull’economia e sul sistema mediatico statunitense, ha un peso da non sottovalutare, ma bisogna anche considerare che ciò trova una consonanza profonda nella mentalità yankee. Di fatto gli Stati Uniti, e i loro leader e opinionisti l’hanno ripetuto più volte, si percepiscono come il “nuovo Israele”.
Un noto blogger, Miguel Martinez detto Kelebek, che, essendo di origine (sud)americana, gli USA li conosce assai bene, ha pubblicato anni fa sul suo sito un articolo, L’anticristo circasso, assai utile per comprendere la mentalità yankee. Ve ne do un piccolo stralcio.
“Un terzo fattore è l’uso politico della Bibbia. In altri paesi, è un luogo comune dire che che gli Stati Uniti sono un “paese nuovo privo di storia”. In realtà la storia c’è, solo che è largamente biblica. Se altrove si guarda indietro verso i Celti e gli Etruschi, gli statunitensi guardano indietro verso gli antichi Israeliti; le guerre di Davide sono anche le loro guerre”.
Noi sappiamo bene che questa persuasione infondata dirige tutta la politica statunitense in Medio Oriente, e per conseguenza quella di tutti gli stati vassalli finti sovrani legati agli USA, fra cui purtroppo noi, li spinge ad appoggiare la politica di Israele verso il popolo palestinese, che si può definire soltanto genocida, creando una situazione permanente di tensione fra Occidente e mondo arabo-islamico, da cui è inverosimile che qualcuno ci guadagni qualcosa, eccezion fatta per i sionisti.
Tuttavia, gli yankee si illudono, perché a questa presunta parentela con l’ebraismo sono soltanto gli loro, e non gli israeliani a crederci, anche se sono comprensibilmente lieti di sfruttarla il più possibile. Per questi ultimi, gli yankee rimangono goym come tutti noi, non-ebrei.
Se ne accorse anni fa, in modo molto brusco e spiacevole una cooperante statunitense di un’organizzazione umanitaria che cercava di aiutare i Palestinesi, Rachel Corrie, che ebbe l’idea di interporsi fra una casa palestinese e un carro armato israeliano merkava che stava per distruggerla, illudendosi, forse, che la sua cittadinanza USA le desse qualche protezione.
Una raffica di mitragliatrice le tolse subito qualsiasi illusione in merito, e la vita.
NOTA: Nell’illustrazione, la Casa Bianca, “tempio” della politica statunitense.
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