are astraendo. Ovvero di riuscire a riflettere, scavalcando quello che vediamo, sentiamo, percepiamo direttamente. E, in fondo, è solo per questo che riusciamo ad inoltrarci in argomenti che riguardano lo spirito, la spiritualità. Di questo, vorrei parlare. Che cos’è? Esiste? Lo spirito, sarebbe una parte di noi che non riusciamo a vedere. Anche se ne percepiamo moltissimi effetti. Anche dell’intelligenza, in fondo, percepiamo gli effetti e non la vediamo. E allora ci chiediamo: quanto, dello spirito, è legato all’intelligenza? Insomma, è l’intelligenza che ci da l’idea, la sensazione, dell’esistenza dello spirito, così come sostengono alcuni? Beh, non c’è dubbio che le due cose sono in qualche modo legate, ma non credo che lo spirito sia un prodotto diretto dell’intelligenza. Credo però che sia l’intelligenza che ci permette di accorgerci della sua esistenza. Sono abbastanza semplice e chiaro? Voglio esserlo, in particolare questa sera, perché questo è un argomento pieno di insidie. Semplice, se vogliamo, ma pieno di sfaccettature. Non dimentichiamo mai che la incomprensione, o forse l’esasperazione, della spiritualità, in molti casi, ha portato all’idealismo religioso che a sua volta è sfociato nel fanatismo. Quanto sangue umano, in quei casi, è stato versato proprio a nome di quel dio o di quegli dei, che si diceva di amare. E non bisogna guardare neanche troppo lontano da noi, per trovare moltissimi esempi. Lo stesso Costantino, primo difensore della fede cristiana, adottò la croce, soprattutto per battere Massenzio. Due religioni, tra le più diffuse del mondo, hanno avuto bisogno dell’uso della spada per diffondersi: il cristianesimo e l’islam. Il fatto di credersi dalla parte più giusta, spingeva l’umanità ad uccidere e a farsi uccidere, pur di affermare la propria verità. Tutto questo deriva dal bisogno di scoprire e di uniformarsi a qualche cosa di superiore. Una necessità che, fino dall’inizio della civiltà, l’uomo ha sentito. Ed è quello che chiamiamo spiritualità. La spiritualità nasce dalla necessità di credere che l’esistenza stessa, vada oltre la materialità della decadenza del corpo, la sua dissoluzione nelle ceneri della terra. Ma è non solo per questo che l’uomo cerca Dio. L’umanità ha bisogno di trovare delle credenze comuni che si immettano nelle consuetudini tipiche della propria cultura, per cercare di indagare, capire ed ampliare la conoscenza stessa che permea l’esistenza. È la spiritualità. Negare l’aspetto spirituale dell’uomo, significa negare una parte consistente anche se ignota dell’esistenza stessa. La spiritualità porta alla religione. Quasi sempre. Come accennavo prima, nel corso della storia spesso la religione ha diviso l’uomo, il quale perdendo la propria individualità si è trovato inconsciamente asservito a regole, divisioni umane le quali anziché elevarlo alla trascendenza, lo hanno invece lacerato nella sua umanità. È accaduto e accade ancora. Oggi si cerca di dimenticare tutto questo e nasce una nuova e disperata necessità di fede. Ma la malattia dell’uomo del XXI secolo, non è la rinnovata ricerca della fede, che invece va incoraggiata. La piaga della società odierna, come nel passato, è l’uso strumentale che l’uomo fa della religione, proponendo la proprio come la Fede assoluta; usandola come arma di distruzione nei confronti di colui che ne professa un’altra, vedendolo come una minaccia alla propria supremazia di modelli di pensiero e comportamenti. E lo sappiamo tutti che il risveglio di talune religiosità, anziché favorire l’unione dell’uomo, ne accentua le divisioni, portando a vedere il diverso come colui che non si assoggetta al pensiero religioso dominante. Ma, oggi rispetto al passato, l’uomo ha una possibilità di scelta in più, quella della libertà di documentarsi, leggere, istruirsi, confrontare le varie religioni, le loro storie, le origini antiche, i simbolismi, e di capire, accettare differenze e diversità. Ma questo non viene fatto. Non da tutti, comunque. Non sempre. Appare troppo faticoso. Ma se vogliamo davvero la comprensione tra i popoli, se vogliamo la pace, è questo che deve essere fatto.
eresse nazionale americano e quello iracheno. L’interesse ceco e quello russo e così via. “Se non sei con noi sei contro di noi”, questo è divenuto il pensiero dominante. Questa è la politica denudata dello spirito. Cosa possiamo aspettarci da una tale politica se non rivalità, conflitti, armamenti, terrorismo e guerre? Quelli che parlano di democrazia e libertà spesso seguono solo il sentiero dell’interesse personale. Come può una particolare visione della democrazia e della libertà andar bene per il mondo intero? Non può esserci democrazia e libertà senza compassione e rispetto per la diversità, la differenza ed il pluralismo. La compassione e il profondo rispetto sono qualità spirituali – ma la politica basata sul materialismo considera il valore dello spirito vago, nebuloso, utopico, idealista, irrazionale e non realistico. Ma dove ci ha portato la politica del potere, del controllo e degli interessi egoistici? La prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, la guerra fredda, la guerra del Vietnam, la guerra nel Kashmir, la guerra in Iraq, l’attacco alle torri gemelle di New York, la guerra a Gaza. Ancora una volta è una lunga lista. La politica senza spiritualità si è dimostrata un grosso fallimento e, quindi, è venuto il momento di portare la politica e la spiritualità nuovamente insieme. Noi possiamo essere tutti spiriti liberi e respirare liberamente. Lo spirito si muove, ispira, tocca i nostri cuori e rinfresca le nostre anime. Noi possiamo aprire il nostro proprio cuore e la nostra mente e permettere all’aria fresca della compassione, della generosità, della divinità, della sacralità di soffiare nelle nostre vite. I gruppi religiosi e le tradizioni hanno un ruolo importante da giocare. Possono iniziarci nella disciplina del pensiero e della pratica; possono fornirci una struttura, offrirci il senso della comunità, della solidarietà, dell’aiuto. Allo stesso modo gli ordini religiosi agiscono come vivai per le anime che sono alla ricerca. Ma alla fine ognuno di noi deve consolidare le proprie radici e trovare il divino a modo proprio. L’uomo è una realtà unica, e la ricerca della spiritualità è un bisogno primario per l’evoluzione. L’essere umano che è alla ricerca della Fede cerca, soprattutto in se stesso, delle regole uniche e universali, che possano unire l’uomo stesso attraverso la forza della Spiritualità che possa superare ogni legge creata dall’uomo, e che abbia in se la forza di proporre, ma senza imporre, un messaggio equo di giustizia. Un messaggio capace di scavalcare senza paura gli schieramenti, le divisioni intestine, le presunte regole sociali, sapendosi adattare alla socialità della società, ma senza farsi imporre e travolgere dalla stessa. L’uomo che crede nel valore della spiritualità, è colui che crede nell’unicità dell’essere umano, e che sa rispettare ogni singolo individuo indipendentemente dalle apparenze, perché riesce vivere e percepire la verità propulsiva che è presente all’interno d’ogni singolo individuo. Consapevole che ognuno di noi è un granello della conoscenza del Tutto, ed in esso riconosce.