Speriamo che l’acqua alta del 2019 non abbia invaso quell’ingresso della Biblioteca Marciana in Venezia in cui stanno i cataloghi delle riviste!
In quei cassettini odorosi, calligrafici e inchiostrati starebbe ancora indicata in una scheda una rivista nella quale m’imbattei per puro caso e che volli per una mattinata consultare violando quel compito di studio che mi aveva portato al tempio. Anche adesso mi chiedo se non sia stato un abbaglio e se non abbia sognato quanto sto per riferire e che non ebbe tranne il folgorio della circostanza nessun seguito.[1]
Questa rivista che chiesi in lettura era di una carta mirabilmente patinata.
L’aspetto di gravità scientifica era indiscutibile. Perfettamente conservata era la testimonianza che nessuno probabilmente l’aveva mai letta e consultata.
Il suo titolo era esplicito: SVASTICA.
Non vi era proprio nulla di pomposamente politico. Si enumeravano e s’illustravano soltanto progressi scientifici e ricerche dell’attualità di allora.
Chiunque come il sottoscritto leggesse quegli articoli non avrebbe potuto che trarne ammirazione tale era la chiarezza dei testi e il grado di persuasione indotto nel lettore. Si descriveva in toto e si preannunziava l’avvento di una scienza partecipe, lungimirante e inesorabilmente progressiva.
Non vi era nessun orrore né nessun trionfalismo ma si trasmetteva esattezza e precisione.
Inutile a dirsi che la confezione era sobria ed elegante insieme.
Come non esserne affascinati!
Rimasta sepolta e intonsa quasi negli scaffali della Marciana ero testimone quanto meno di una stile propagandistico se non di una verità conseguita.
Ovviamente se ne mantengo il ricordo ciò accade per dei rimandi che conseguentemente ebbi modo di fare e per un progetto sommamente irrealizzabile di spettacolo.
Molti anni trascorsero da quella coincidenza del tutto saltuaria che un collega mi regalò un testo prezioso: GEOPSICHE di Willy Hellpach.
L’intorno storico che circonda quest’opera fu sicuramente lo stesso della rivista summenzionata, anche se l’opera tradotta ebbe la sua sesta edizione nel 1950 in Germania ad Heidelberg e fu pubblicata tradotta in italiano dalle Edizioni Paoline.
Il collega che me ne fece dono si occupava con me degli stessi temi che grosso modo definiremo di paesaggio con una cura e un’attenzione particolari per Venezia e la sua laguna.
Rilegai nel migliore dei modi il dono inestimabile per deferenza in mezza pelle e carta fiorita.
Prestai all’amico ora scomparso come prima riconoscenza un testo che in qualche modo si connetteva ai temi trattati: “TERATISMI DELL’INDUSTRIA ANOMALIE E SQUILIBRI CHE INSEGNANO” di Francesco Mauro.
La temperie storica che univa queste opere era stata la stessa, in cui cioè si proclamava l’illusione di trattare l’universo della natura, scientifica e antropica, e quello della storia in quello stesso modo che oggi definiremo ecologico ovverosia sistemico, di contro all’assoggettamento capitalista delle risorse naturali da parte di un’umanità prettamente ludica e chimicamente stregata o come oggi potremmo anche definirla plastificata e intelligentemente artificiale.
A questi testi dovrei poi aggiungerne uno nel quale m’imbattei per caso in un catalogo e che volli acquistare, i due volumi del DAS LEBEN DES MENSCHEN di Fritz Kahn. In questo caso l’ideologia appare del tutto scoperta e minimamente temperata … senonché seppi successivamente che costui fu perseguitato dal nazismo semplicemente perché non fu nazista come mi parve di credere.
Il marchio dell’utopia distopica nazista è esplicito ma se si considera la data di apparizione non si può che riflettere sulla concatenazione eventuale: 1923, per cui non è difficile trarre la conclusione che il nazismo non fu l’opera esclusiva di un manipolo di avventurieri.
In tutte queste opere si delinea una concezione dell’intreccio scienza politica quale non si avrà in seguito e non si ha tuttora o che tutt’ora malamente s’invoca nell’odierno dibattito sul destino ecologico del pianeta.
La preoccupazione comune a queste opere, cui se ne potrebbero aggiungere altre, era quella di trovare un giusto equilibrio tra la limitata nel senso di chiusa circolazione delle risorse fisiche, ambientali con la preponderanza degli umani priva di ogni meccanismo selettivo.
Da ragazzo studiai alle scuole elementari in dei testi, che si chiamavano sussidiari e che accompagnavano le classi superiori delle elementari dalla terza alla quinta, i quali testi riportavano tali e quali taluni di questi diagrammi concepiti dall’ideologia dei regimi trascorsi. L’ideologia raffigurata era quella di un reame naturale interconnesso e gerarchico dove gli umani e la materia dei loro corpi s’ inter/scambiavano assimilandosi.
La chiarezza espositiva ed il metodo li ho ritrovati in un manualetto pubblicato da Feltrinelli che altro non è nell’originale inglese che un supporto pratico, vero libro di testo per l’esercizio infermieristico.
Tutto ciò sa terribilmente di destra o se fosse ancora in auge di sinistra nel senso sovietico del termine.
Se si può fare un riferimento alla Cina odierna si dovrebbe riflettere sulla circostanza ineliminabile che il pensiero cinese non può che avere la forma dei testi summenzionati. Non è possibile infatti che il pensiero cinese possa derogare dal suo impianto ideologico e ideografico che sono la stessa identica messa in forma del mondo.Dopo aver letto qua e là quella rivista trovata per caso in Biblioteca Marciana mi venne in mente l’idea di stendere un sceneggiatura che raccontasse la storia di un ufficiale nazista di grado superiore il quale sfuggito alla giustizia del vincitore si fosse rifugiato presso un recondito villaggio dell’Italia meridionale realizzando in quel luogo un regime perfettamente consono all’ideologia del nazismo con il consenso di quelli genti trasformando così un universo di superstizione e afflizione in una società mirabile ed efficiente in cui il sopravvivere fosse il prezzo e il premio di una scienza naturale esente da pietismo e soggezione tribale. Quest’ufficiale superstite sarebbe stato l’esito quasi figurativo di un modello ispirato ad Ezra Pound il cui pensamento politico non fu molto diverso da quello dei testi summenzionati senza che necessariamente si debba risalire fino all’utopia dei Fisiocrati o ai diagrammi sociali di un Patrick Geddes.
Renato Padoan
[1] Mi è stato possibile recuperare tra i miei appunti addirittura la segnatura di questa rivista: LA SVASTICA, rassegna di politica, arte e scienza. Berlino 1941 – 1943. Per.1805. Presumo che “Per.” stia per periodico.