Questa la versione fascista dei fatti, accettata anche nel dopoguerra da studiosi dell’altra parte.
Questo, credo sia l’atteggiamento giusto di fronte a rivelazioni simili… così, però, non la pensano a sinistra: dopo gli attacchi ai lavori di Pansa, è toccato, in tempi recenti, al libro di Fertilio sui fratelli Cervi e a quello di Luzzatto sul “segreto brutto” di Primo Levi.
Ora siamo di fronte ad un altro disvelamento, del quale ci ha informato Giorgio Ballario su La Stampa, riprendendo un articolo apparso su Studi storici, l’insospettabile rivista dell’Istituto Gramsci, a firma di Nicola Adducci, in dicembre dell’anno scorso (e già il silenzio sceso sulla vicenda in tutto questo tempo la dice lunga) e riferito alla morte, il 18 maggio del ’44, di Dante Di Nanni proclamato “eroe nazionale” e decorato di medaglia d’oro al valor militare.
L’Italia della Resistenza intitolerà a Di Nanni una Brigata partigiana e, a conflitto finito, strade e giardini… da lui prenderà anche il nome una colonna delle BR e gli saranno dedicate canzoni e poesie.
La ricostruzione che farò qui potrà sembrare un po’ lunghetta, ma credo meriti, perché questo caso può essere assunto a campione esemplare di vicende e comportamenti che –ancorché ancora non rivelati- furono comuni a molta Resistenza.
L’andamento potrà ricordare a qualcuno lo script di un film giallo (e anche per questo il racconto l’ho articolato per “scene”), ma le cose andarono veramente così…
IL FATTO E L’ANTEFATTO (come andarono veramente)
1. La Resistenza a Torino, fino ai primi mesi del ’44, stenta ad organizzarsi: attentati di poco conto ad automezzi, che comunque creano un “DIFFICILE RAPPORTO (…) TRA L’OPINIONE PUBBLICA CITTADINA E L’ATTIVITÀ TERRORISTICA DEI GAP”, finché l’eliminazione di un ufficiale repubblicano, Domenico Giardina, provoca la reazione poliziesca che scompagina l’esile struttura partigiana, peraltro controllata da trozkisti ed uomini del gruppo comunista “eretico” Stella Rossa, accusati dall’apparato del PCI di “MANCANZA DI MATURITÀ E SENSIBILITÀ POLITICA (…) COMPAGNI ED ELEMENTI CHE SI PRESENTANO TALI CHE NON HANNO RIPUGNANZA AD AVERE CONTATTI E AD ASSISTERE A RIUNIONI O DISCUTERE CON SIMILI ARNESI DELLA POLITICA FASCISTA”.
4. L’attività di attacchi dall’esterno alle caserme o ad autocarri isolati può così riprendere: proprio nel corso di una di queste azioni, il 15 febbraio, Di Nanni resta ferito alla gamba destra dalle schegge di un’esplosione (e la cosa avrà la sua rilevanza, come vedremo).
5. Il Di Nanni, però, ai primi di maggio si presenta al Distretto (come ha già fatto l’altro aspirante terrorista e suo amico Valentino) per rispondere alla chiamata del “bando Graziani”: la tesi di Adducci è che lo faccia per ottenere una maggiore agibilità in città, con i documenti in regola, ma è lecito pensare anche ad un’ipotesi di sganciamento da una struttura (i GAP) che si sta dimostrando poco incisiva.
Non proprio un obiettivo di primaria importanza militare, ma comunque rischioso, perché ben sorvegliato da uomini (ex carabinieri) della GNR e situato nelle vicinanze di fabbriche a loro volta vigilate da fascisti e tedeschi.
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