La ricerca del divino anelante ad un contatto con l’assoluto, ha pervaso fin dalla notte dei tempi l’animo e il cuore degli esseri umani maggiormente evoluti e, in maniera diversa, di quelli meno progrediti. La lunga strada che sanciva il patto di alleanza con l’Universo, attendeva dunque di essere percorsa per raggiungere il centro pulsante di una Conoscenza senza tempo, specchio della scintilla divina e divinizzante, Intelligenza Creatrice, sublime apportatrice di vita e saggezza. Nacquero così le grandi religioni di “pietra”, monumenti arcani che racchiudevano forze energetiche misteriose e richiamavano le onde cosmiche riversandole sulla Terra. Edifici, templi, città mirabili, piramidi e cattedrali, luoghi intrisi di potere, amplificavano queste energie celesti. Attraverso un sapere millenario, gli antichi costruttori e i sacerdoti innalzavano verso il cielo splendidi gioielli dalle geometrie ineguagliabili. Questa peculiarità è resa ancora più evidente quando si analizzano le onde di forma che vengono rilasciate dalle forme geometriche: piramidali, coniche, circolari, triangolari, quadrate, romboidali ed esagonali. La losanga, in particolar modo, sembra esercitare una impronta magnetizzante di ordine positivo e benefico. La scienza che studia le onde radioniche (onde di forma) scaturenti dai solidi geometrici anche bidimensionali, è detta Fisica Radiestica. Il termine maggiormente corretto per definire la funzione di queste onde elettromagnetiche è azione di campo radiestetico. Le frequenze vibratorie sperimentate in ambito radionico, quelle più consistenti, sono riconducibili ai modelli piramidali, anche a causa della loro forma che si sviluppa in senso ascendente. Le cattedrali, a riguardo, esternano un’azione di tipo energetico e sprigionano un potenziale di emissione non indifferente. La struttura – forma-energia degli edifici gotici – rilascia onde di forma, vibra e trasmette la sua forza magnetica anche ai fedeli i quali, a loro volta, vibrano all’unisono con essa generando quel Corpo Unico che fa capo all’unità del Tutto. Tale interazione d’energia non è casuale, ma rientra in un contesto sapienziale, una scienza geometrica, che studia ed applica le onde di forma e i campi vibrazionali attraverso l’utilizzo della Geometria Sacra. Le forze vibratorie-magnetiche che si promanano dalle cattedrali, sono correlate a certe correnti spirituali innescate per mezzo di un rituale che conferisce al comparto radionico una veste mistico-alchimica. In poche parole, le energie radianti vengono sintonizzate attraverso le linee guida che compongono l’edificio su una frequenza sottile spiritualizzante. Il contorno che delinea la figura (sia che si tratti di quella umana, animale, vegetale, minerale o di un edificio) dunque, è
Aurum Coeli
Niente era casuale in tale contesto e ogni infinitesimale cognizione veniva indirizzata verso le regioni celesti. Non casualmente, la Scienza Sacra del Cielo, presente in tutte le grandi e fiorenti civiltà antiche, si è tramandata fino ai costruttori di cattedrali. Nell’ambito di quelle civiltà la cui origine si perde nella notte dei tempi, la connessione tra il Sole e le stagioni dell’anno era palese. Al contrario, le commistioni tra la Luna e la Terra, la Luna e la crescita, erano più oscure e indecifrabili. Totalmente inafferrabile, poi, la segreta relazione che intercorreva tra le costellazioni più lontane, come le affascinanti stelle circumpolari, che indicano sempre il Polo Nord e non tramontano mai all’orizzonte. Gli Egizi, profondi conoscitori dei misteri celesti, le definivano le “instancabili”. La civiltà mesopotamica evoluta e dotta sotto il profilo conoscitivo e l’Egizia, studiarono con serietà e competenza le interazioni che secondo loro esistevano fra mondo celeste e mondo terrestre. Questi sapienti, infatti, erano convinti che doveva esserci una interdipendenza che legava stelle e Terra, stelle ed esseri umani. Essi utilizzavano particolari coordinate stellari allo scopo erigere ed orientare templi e costruzioni sacre. Per gli Egizi, inoltre, la mappa del Cielo si collegava al culto dei morti. Effettivamente, secondo tale concezione, il moto degli astri consentiva all’anima disincarnata di rinvenire la giusta direzione del suo cammino dopo la dipartita dalla vita terrena.
Le Piramidi del Sole e della Luna
Le civiltà mesoamericane
L’origine delle antiche civiltà mesoamericane, i loro culti, le complesse simbologie e i riti da queste officiati, si perde in un passato impenetrabile, frutto di un retaggio primordiale e inconoscibile. Un passato dietro il quale si celano molteplici interrogativi, che ancora oggi mantengono intatto quel senso di mistero che accompagna da sempre le enigmatiche e ancestrali pratiche religiose di questi popoli. In questo luogo tutto assume una valenza sacrale e il tempo non rispetta “ritmi costituiti” poiché non interagisce con il mondo degli uomini, viceversa, è in connessione con quello degli dèi. Il Messico è il regno delle leggendarie piramidi tronco-coniche, generalmente a base quadrata, situate nelle città sacre. Queste costruzioni, edificate con finalità astronomiche, avevano funzioni sconosciute legate soprattutto agli equinozi. Accanto alle piramidi sorgevano piattaforme quadrate, utilizzate a scopo cerimoniale per la celebrazione del rito del Fuoco Nuovo da parte dei sacerdoti. Gli edifici cultuali inoltre, contavano vari basamenti piramidali che un tempo sostenevano templi dotati di vestibolo, attualmente scomparsi. Uno dei complessi sacri più importanti è senza dubbio la città di Teotihuacan, il cui nome letteralmente significa il luogo dove si diventa dèi. Il centro cerimoniale era organizzato intorno a due piramidi, quella del Sole e quella della Luna, situate lungo il Viale dei Morti. La piramide del Sole, alta 63 metri e con una base di metri 222×225, è composta da cinque corpi, sovrapposti e rientranti, di altezza differente. La piramide della Luna, dalla cui sommità si domina l’intera città, è invece di dimensioni inferiori, con una base di metri 150×120 e un’altezza di circa 40 metri. I culti Luni-Solari di Teotihuacan rivestivano un ruolo determinante all’interno del mito della Creazione teotihuacano. Il Sole, definito Signore della Luce, del Fuoco e dell’Energia era invocato nel corso di misteriose cerimonie magico-religiose, mentre la Luna, configurata con sembianze femminee e raramente mascoline, viceversa, rappresentava colei che presiede al parto e alla procreazione, regna sulle malattie ed è custode della medicina sacra. Il suo ruolo, in realtà, si estendeva oltre queste limitate funzioni, infatti, in origine era anche divinità Dell’Acqua e della Terra (Caban), Signora del Mare e della Vegetazione. Sole e Luna quindi, rappresentavano i due principi vitali dai quali è emersa ogni forma di vita, trasposizione celeste dei due elementi primigeni che hanno costituito l’oggetto delle più antiche manifestazioni religiose: Terra-Madre e Fuoco-Fecondatore. Da qui nascono osservazioni e credenze astronomiche a noi ignote, in stretta analogia con una serie di costellazioni zodiacali quali le Pleiadi, Orione, l’Orsa Maggiore e probabilmente la Croce del Sud. La costellazione delle Pleiadi, in particolare, era intimamente connessa con la cerimonia del Fuoco Nuovo celebrata ogni cinquantadue anni, quando le Pleiadi comparivano nella parte orientale dell’orizzonte, al tramonto e nell’ora in cui queste si trovavano a metà del cielo. Nel corso del rituale, sulle piattaforme venivano accesi i Fuochi Sacri e la costellazione delle Pleiadi era allineata con le piramidi del Sole e della Luna. Eretta su un altipiano, a 2300 metri di altitudine, Teotihuacan era stata concepita seguendo un prospetto geometrico ricco di elementi simbolici. La città difatti si estendeva secondo una planimetria rigorosa che seguiva un asse principale, il Viale dei Morti o Miccaotli, secondo la lingua originaria. Lungo più di 2 km e largo 4,5, il Viale collegava la Piazza della Luna al centro religioso denominato Cittadella. All’interno delle mura era racchiuso il Tempio di Quetzalcoatl, mentre le due piramidi dominavano il vasto abitato che si estendeva ai loro piedi per celebrare la gloria del Sole e della Luna. Oltre a ciò, il grande quadrato della Cittadella e la piramide del Sole formavano una linea retta con la Via della Morte. La piramide della Luna, al contrario, si trovava alla fine del sentiero e quindi non allineata con le altre costruzioni. Tale disposizione è riconducibile alle piramidi egizie che sono poste in asse lungo la diagonale sud-ovest, mentre la terza, quella più piccola, dedicata a Micerino (o Mencheres, re egizio della IV dinastia e uno dei costruttori delle piramidi di Gizah), risulta essere fuori asse, decisamente scostata verso est. Ma le sorprese non sono finite. Durante gli scavi archeologici eseguiti a Teotihuacan, sono stati riportati alla luce dei reperti a dir poco straordinari. Si tratta di vasellame, maschere e altri oggetti sui quali erano scolpiti volti di ogni genere e razza: Caucasici, Greci, Cinesi, Giapponesi, Negroidi e perfino Mongolici e Semitici. Un ritrovamento senza precedenti, il cui mistero resta attualmente insoluto. Un invisibile filo conduttore in sostanza, sembra unire culture diverse, per esempio quella Egizia e quella mesoamericana, come testimonia l’allineamento delle piramidi messicane e delle piramidi di Gizah, che seguono particolari coordinate celesti in grado di originare delle corrispondenze tra cielo e Terra. Nel caso delle grandi piramidi egizie di Cheope (Khufu), Chefren (Khafre) e Micerino è interessante notare che esse rappresentano le tre stelle della Cintura d’Orione, così come il Nilo, il fiume sacro, simboleggia la Via Lattea. Il disegno celeste che si viene a creare sulla Terra attraverso le piramidi messicane e quelle egizie, ma anche mediante altre strutture analoghe, cela complesse cosmo-simbologie e un corpus sapienziale in parte andato perduto. Questi allineamenti sono lo specchio di quella religione stellare che in Egitto e in altre parti del Pianeta era associata a delle divinità solari e lunari, raffigurate in cielo da specifici allineamenti. Sempre in Egitto, intorno al 12000 a.C., Sirio (che simboleggiava la dea lunare Iside), allineato con le stelle Rigel e Saiph appariva parallelo all’orizzonte e sembrava formare una figura divina eretta e nell’atto di camminare. Il dio in questione era Osiride, divinità solare che si identificava con Orione. La configurazione celeste dava l’idea che Osiride, in movimento, fosse posizionato al fianco della sua consorte Iside (Sirio), nel momento in cui essa attraversava il meridiano celeste. Questa scoperta è stata compiuta da alcuni ricercatori utilizzando antiche coordinate, e sovrapponendo una mappa astronomica relativa alla regione celeste di Orione e una mappa geografica circoscritta alla regione terrestre circostante la piana di Gizha. Mediante un complesso procedimento geometrico gli studiosi sono pervenuti a tale risultato. Le vie delle stelle e delle costellazioni, vere e proprie planimetrie celesti, racchiudono il mistero stesso della Creazione, della vita e della morte. Al di là del tempo, oltre gli spazi infiniti dove arde la materia divina, brillano luci lontanissime, anime in fiore.
Stefano Mayorca