8 Ottobre 2024
Tradizione

La via iniziatica delle Rune e l’Aristocrazia dello Spirito – Valerio Avalon

L’argomento “Rune”, per chi se ne interessa, risulta essere oggi quanto mai un campo minato e un ambito di studio fortemente contaminato. Questo perché chiaramente, come tutto ciò che riguarda il “sacro”, in questa parte finale del Kali-Yuga è soggetto a delegittimazione, con il chiaro intento di relegare al ruolo di articolo da mercatino dell’usato tutto ciò che è per sua natura strumento di connessione tra Uomo e Divinità.

Ma partiamo dall’inizio. Considerando che un semplice articolo non può certo essere esaustivo, è quanto meno doveroso dare almeno delle indicazioni di base. Le Rune sono un antico sistema di scrittura nordico dall’origine alquanto misteriosa. Si presentano come delle lettere/simboli molto semplici, tracciati con brevi segmenti che si intersecano in vario modo, per facilitarne l’eventuale pratica di incisione su materiali come legno, osso, pietra e infine metallo. In uso principalmente presso i popoli germanici e scandinavi, la genesi di questo particolarissimo alfabeto è tutt’ora motivo di dibattito per gli studiosi contemporanei. Si discute moltissimo sulla possibile contaminazione dei simboli grafici da parte di alfabeti etruschi, micenei (lineare B) e veneti. Ma, aldilà di tutto, il fascino millenario che operano sull’uomo questi antichi simboli, sta nel fatto che in realtà in ogni Runa si nascondono almeno tre livelli di con-penetrazione:
– il glifo, che riguarda la forma, come si presenta esteticamente, ha a che fare con il piano materiale;
– la fonetica, ossia il suono al quale è collegata la runa che riguarda la magia della vocalizzazione, nonché il cosiddetto “suono delle sfere celesti”, si introduce sul piano mentale/cosmico;
– infine abbiamo il contenuto, il senso ultimo, il significato dietro al simbolo che si riallaccia direttamente alle forze e alle energie che governano l’Esistenza. Facendo un paragone azzardato, potremmo dire che ogni Runa si riconnette ad un Archetipo, ma la cosa è da prendere con le pinze.

Qui chiaramente ci troviamo nel piano spirituale/metafisico. Tanto per fare un esempio, la runa X (il suo nome è Ghebo/Geofu) nella scrittura viene utilizzata come lettera G, in alcuni casi può essere utilizzata per rappresentare l’idea di casa/tana/rifugio sicuro, ma esprime il concetto di base sul quale si regge tutta la cultura e la mistica dei popoli nordeuropei: il “dono”. O meglio, il “dono di sé” e l’assunto “un dono per un dono”. Ma non proseguiamo oltre in questo tipo di esposizione, poiché l’intento di questo nostro scritto è di tutt’altra natura. Veniamo dunque al cuore della questione.

La Tradizione afferma: “La Conoscenza si trasmette in Silenzio, non attraverso il Silenzio”. Cosa vuol dire? Per tentare di comprendere a fondo tale affermazione, può essere d’aiuto ragionare sul significato e l’etimologia della parola “Runa”. Essa deriva da una radice protoindoeuropea che è “Run” (in alcuni casi si considera anche la forma “Reu”). Questa radice è strettamente legata alla magia del respiro e della fonetica (la capacità dell’essere umano di articolare suoni atti alla comunicazione, attraverso la modulazione dell’aria e del respiro, che possono essere riportati in lettere) ed è quindi connessa a termini come: MORMORARE – BISBIGLIARE – SEGRETO – URLARE.

In più, in tutte le antiche lingue nordeuropee di derivazione indoeuropea, la parola “Runa” significa MISTERO – SEGRETO. Questo è valido per il norreno, il tedesco, l’islandese, lo svizzero, il gaelico, il gallese, il sassone, e via dicendo. Quindi, in una certa misura, è come se già nel nome stesso, le Rune si portassero dietro la loro funzione e il loro destino. Alcune sfumature della parola “Runa” in queste lingue espletano il significato di: SUSSURRARE – CONVERSAZIONE SEGRETA. Questi due concetti sono importantissimi e fondamentali nella mitologia nordica, perché rimandano al destino e alla sopravvivenza dell’umanità e degli dei. Infatti alla fine del Ragnarok (e quindi alla fine del computo del tempo stabilito per questo ciclo), dopo che il gigante Surtr avrà incendiato tutto il mondo, sopravvivranno all’ombra di un bosco sacro un uomo e una donna e i figli di Odino e Thor. Questi ritroveranno nell’erba gli scacchi d’oro degli Asi (simbolo della necessità di ripristinare l’Ordine) e le Rune come strumento di accesso e comprensione delle eterne forze che governano l’Esistenza. Sarà proprio in quel momento che finalmente Baldr potrà tornare dall’Hel. Grazie a lui, che custodisce il segreto delle Rune, sarà possibile ripristinare la nuova Età dell’Oro. Infatti nel mito, quando il dio luminoso Baldr muore trafitto da un rametto di vischio, prima di incendiare la pira funebre, Odino, suo padre (che conosce il suo destino e la sua funzione nella prossima Era che verrà), gli sussurra nell’orecchio quei segreti così potenti che riguardano le Rune che non possono che essere bisbigliati sottovoce.

Come potete vedere tutta questa serie di eventi e simboli sono strettamente connessi tra di loro, e hanno a che fare con il concetto che i segreti iniziatici e le leggi cosmiche dell’Esistenza, sono talmente preziosi che non vanno urlati al vento. Ma vanno appunto sussurrati con poesia, magia e delicatezza, nell’orecchio di chi è pronto a riceverli e a sacrificarsi per custodirli. Un po’ come Cristo che nei vangeli riporta il monito che “le perle non vanno date ai porci”. Ci sono molti altri episodi riconducibili a ciò, non solo nella mitologia nordica, ma anche in altre tradizione che si riallacciano alla Tradizione primordiale iperborea. Tanto per dirne una, nel “Parzival” di Wolfram Von Eschenbach, quando il nostro cavaliere giunge in un eremo nascosto nelle viscere della foresta, riesce a sbloccare il suo peregrinare senza sosta alla ricerca del Grall, e a portarlo ad un livello superiore, solo quando durante la notte l’eremita Trevizrent che lo ospita nel suo umile rifugio, gli sussurra all’orecchio i segreti della via iniziatica e del Grall stesso. Proprio come fa Odino con suo figlio Baldr.

Ma conduciamo i nostri passi ancora un pochino oltre. Come dicevamo all’inizio, se il pensiero che la New Age vuole far passare è che le Rune siano a portata di chiunque, o un articolo da mercatino dell’usato, o da esoterista improvvisato perché ha letto due righe su Wikipedia, il problema non è certo delle Rune. Andrebbe specificato bene a chi si avvicina alla Via del Nord che non c’è da aspettarsi frivole divinazioni, robetta da cialtroni, da druidi dell’ultimo minuto o venditori di fuffa. Quindi mettiamo in chiaro le cose: le Rune non sono per tutti. Non si tratta di supponenza, ma di Aristocrazia. Nel senso greco della parola: ἄριστος (aristos- il migliore, il più valoroso, il più idoneo), che è il superlativo dell’ aggettivo ἀγαθός (agatʰòs – buono, onesto, virtuoso, nobile, eccellente, forte, coraggioso, valoroso, bravo, capace, abile). Una scuola spirituale è un sentiero che conduce in un bosco periglioso, denso di pericoli e di demoni e va percorso con nobiltà, come un antico cavaliere. Se in quella selva vi entrerà un uomo, all’altro termine dovrà uscirne un eroe.

Ma giunti alla fine, se ne uscirà completamente trasformati. Forgiati. Le Rune sono una Via e in quanto tale esse richiedono dedizione totale, applicazione, sudore, fatica, disciplina, costanza, forza e coraggio. E infine generosità, poiché vogliono che gli venga donato tutto: il nostro tempo, la nostra passione, il nostro lavoro, la nostra esperienza e, infine, il sacrificio di noi stessi. Questo non è fast food. Non ci sono regali, non ci sono sconti e non si ottiene tutto e subito. Se lo stesso Odino per poterle conquistare ha dovuto sacrificare se stesso a se stesso, appendendosi per nove notti e nove giorni a Yggdrasill, sferzato dal vento, tormentato dalla sete e ferito costantemente dalla sua stessa lancia, come pretendiamo noi di comprendere la “scienza” runica in quattro e quattr’otto? Se non si capisce questo pilastro di base, il problema chiaramente è nell’umana idiozia contemporanea, nella mentalità e nel comportamento dell’uomo moderno, povero stolto. Non si può continuare a pensare che tutti possano avere accesso a tutto e lo sappiano fare e comprendere nello stesso modo. Mai nell’antichità si sarebbe prodotto un pensiero simile! E’ un pensiero idiota, perbenista e figlio di questa società moderna e deviata. Personalmente, per esempio, ho grossi problemi con l’idraulica, la matematica, nel cucinare le lasagne e ad utilizzare la tecnologia. Al contrario, sono molto bravo con gli impianti elettrici, con il legno, a stare da solo in silenzio e a cavarmela nel bosco o in montagna.

Non siamo tutti uguali. Non tutti possiamo avere a che fare con le Rune. E’ questione di attitudini. Di sangue. Di appartenenza. Tornando a noi, avviamoci verso la conclusione del “sentiero” che abbiamo imboccato, con la consapevolezza che se continueremo a percorrerlo, esso ci condurrà verso la cima della montagna. Possiamo quindi in ultimo affermare che le Rune stesse ci indicano chiaramente che il loro è un cammino che va fatto piano piano, un passo alla volta, giorno per giorno. Con serietà, studio, coraggio, fatica, senso del dovere e sudore, ma soprattutto con gioia e leggerezza. Solo allora, potremo cominciare timidamente a sollevare i primi veli che ci portano verso un altro piano di comprensione. Anakalypsis,dicevano i greci. Bisogna comprendere che, prima di avere, bisogna donare. La Tradizione afferma: “Io ho quel che ho donato”. Solo così è possibile. Questo è l’unico modo. Un dono per un dono. E’ così che funziona. E più sei disposto a donare e a sacrificare, e più vicino agli dei ti porterà la Via del Nord. Poiché Ascesa è Ascesi. Va da sé che quello di cui stiamo parlando non è per tutti. Fatevene una ragione. E tu? Viandante che passi qui per caso, cosa sei disposto a sacrificare?

Valerio Avalon

1 Comment

  • Lupo nella Notte 7 Ottobre 2020

    A parte l’argomento in sé che non conosco che superficialmente, trovo che l’articolo sia un efficacissimo “martello” contro l’imperante buonismo conformistico ed egualitario che fa sacrosanto strame d’una quantità imbarazzante e molesta di intollerabili luoghi comuni.

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