“Il Re soldato e il Convegno di Peschiera 8 Novembre 1917”, Prefazione di Enzo Trantino, che ho ricevuto personalmente in dono dall’autore e amico (Sua pregiata dedica) Stefano Papa, Domenica 23 Ottobre, nel corso dell’Evento: “80 anni dalla morte di S.A.R. Amedeo Duca d’Aosta”, presso il “Museo Italia in Africa 1885-1960” diretto dal Sig. Mario Nobile e sito all’interno di Palazzo dell’Aquila di Ragusa, possiede sia la qualità divulgativa sia la qualità scientifica della Metodologia della ricerca storica: la scienza dei fatti. Il Presidente dell’Unione Monarchica di Sicilia sottolinea con chiarezza che nell’incontro di Rapallo tra Italia, Francia e Gran Bretagna si posero le fondamenta sostanziali di “Peschiera del Garda”. “[…] il 6 e il 7 novembre si riunirono all’Hotel Kursaal di Rapallo i capi politici e militari dell’Intesa. Oggetto della conferenza: la critica situazione militare italiana. L’incontro era stato preceduto da un bilaterale Gran Bretagna-Francia in cui era emersa la volontà dei presenti di sostituire Cadorna, e si era fatto anche il nome del possibile sostituto: Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta […]” (p. 25). Il Re Vittorio Emanuele III “imponeva” ufficialmente la propria volontà agli alleati. La delegazione francese fu composta dal presidente del Consiglio Paul Painlevé e dal ministro di Stato Henry Franklin-Bouillon. Per il Regno Unito erano presenti il primo ministro Lloyd George e il generale Jan Smuts. Il Re espose le cause che determinarono la ritirata italiana: la nebbia fitta, che neutralizzò l’artiglieria, e l’assenza di ufficiali pronti a riposizionare le truppe su immediate linee di difesa e di contro attacco, visto che gli ufficiali giovani non ebbero carisma per tenere il polso della situazione con il pugno di ferro. Il sovrano puntò ancora il dito contro la propaganda pacifista nell’esercito, fomentata dai socialisti e parte del clero, valutando però che ciò non abbia fiaccato il morale delle truppe, mentre attribuisce maggiore rilevanza alla durata della guerra, che, abbassando il morale dei soldati, ne rafforza la volontà di ritorno a casa.
Per quanto riguarda le accuse di tradimento, il Re non ne era preoccupato. In merito alla ritirata, il Re affermava che quella della III Armata era stata efficace e ben manovrata, mentre la II Armata è stata la più deficitaria ed esausta, aggiungendo però che in breve tempo essa sarà riorganizzata e ribadendo che non ritiene che il morale delle truppe sia seriamente turbato; circa le tre divisioni poste nel Cadore, il Re evidenziò che solo una aveva ripiegato in modo regolare, mentre delle altre due non si ha notizia da qualche giorno. “[…] nelle settimane precedenti agli avvenimenti di Caporetto, le continue richieste di rinforzi da parte del Comando Supremo per prepararsi all’imminente attacco nemico furono ignorate dal governo con il risultato di aumentare l’ostilità e la diffidenza tra il Comando e l’esecutivo […]” (p.28). “[…] “Il Re d’Italia, riconosciuto Presidente del convegno dagli altri partecipanti, si era prefissato due obiettivi, non del tutto perseguiti a Rapallo: 1) riconquistare la fiducia degli alleati nei riguardi del Regio Esercito, di cui stimava il valore; 2) fare accettare la sua proposta di una linea di difesa sul Piave […]”. (p.39). Il Re sottolineava che la linea del Piave poteva essere certamente tenuta, infatti sulla riva destra vennero posizionati oltre 400 cannoni di grosso e medio calibro e oltre 500 da campo per circa mille bocche da fuoco, si stavano infatti scavando le trincee in prossimità dei grandi fiumi. Poi il Re ritenne invalicabile la linea del Piave, (Venezia cadrebbe in mani nemiche, con la flotta costretta a ritirarsi a Brindisi e a Taranto). E’ necessario tenere il Piave, il cui unico punto debole è, la parte settentrionale, dove puntavano le forze tedesche; infatti, se esse passassero l’Alto Piave e prendessero il Monte Grappa, potrebbero aggirare il Piave, costringendo il Regio Esercito ad un’ulteriore ritirata, ma il Re dimostrava di aver fiducia verso le sue truppe. Lloyd George, quindi, chiese con energia un immediato cambiamento dello Stato Maggiore italiano, nell’interesse dei soldati italiani ma anche di quelli inglesi e francesi, che sarebbero giunti a breve in Italia. Il Re, pur essendo solo parzialmente d’accordo in merito alle critiche mosse al generale Cadorna, ha già deciso di sostituirlo col generale Diaz che, sebbene più giovane, era ritenuto esperto di scienza militare, godendo della sua totale fiducia, tanto che l’avrebbe designato lui stesso tra i suoi ufficiali; aggiunse che il Governo ha deciso di porgli accanto il generale Giardino, uomo di alta efficacia operativa. Lloyd George osservò che, secondo il parere dei militari inglesi e francesi, non era stato fatto buon uso delle quattro divisioni francesi in Italia inviandole nelle Valli Giudicarie invece che in Alto Adige o sull’Altopiano di Asiago, aggiungendo che i francesi e gli inglesi vorrebbero che fossero gli stessi generali Wilson e Foch a dirigere le loro divisioni in Italia. Alla fine si decise che i generali Wilson e Foch si rechino con Bissolati al quartier generale di Padova per conferire col generale Diaz, per poi dirigere le sei divisioni alleate verso i punti di contatto con il nemico. Fecero quindi ingresso in sala i generali Wilson, Foch e Robertson, che recepiscono e sigillano il convegno. La conferenza è finita. Il Re roccioso e sereno ha dichiarato esponendo oggettivamente la realtà che la vittoria alleata è certa. Formulò la sua gratitudine agli Alleati per il loro supporto. La “registrazione” dell’incontro è stata anche etichettata da quanto il generale Jan Smuts disse dopo a Marice Hankey, già segretario britannico della Conferenza di Rapallo: quanto raccolto da Hankey fu in seguito pubblicato per nelle memorie di Lloyd George e di Luigi Aldrovandi Marescotti, feluca in organico a Orlando e Sonnino.
“Un ringraziamento particolare all’On. Avv. Enzo Trantino, Maestro e punto di riferimento della mia generazione, per il prezioso contributo”. (Stefano Papa)
“Il Re soldato e il Convegno di Peschiera 8 Novembre 1917”, Etabeta, Lesmo (MB), 2020.
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