Il Palo Mayombe si svolge intorno a un nganga, un calderone nel quale vengono gettati la testa, le dita delle mani e dei piedi, le tibie, le costole e il sangue della vittima. Il mayombero, cioè il sacerdote del rito, controlla così lo spirito del morto, lo comanda e lo invia a fare ciò che vuole.
Renè Guenon sosteneva che le società segrete dedite a culti di magia nera fossero eterodirette, ovvero che i centri di emanazione di ordini superiori si trovassero in luoghi lontani dall’esercizio quotidiano dei rituali da parte delle sette interessate ai culti magici.
Ciò è vero soprattutto da quando l’Africa è entrata prepotentemente nella nostra vita sociale, sospinta da un’orda di ignoranza, superstizione, violenza e stregoneria del più basso livello.
Ma non dobbiamo confondere le magie buone da quelle cattive, oggi più che mai.
Ciò che sta accadendo in Europa è una gravissima contaminazione spirituale già avvenuta durante la triangolazione schiavistica, iniziata e mai terminata, più di tre secoli fa.
Lo schiavismo nero, degenerazione umana delle più aberranti, che ha interessato la maggior parte dei popoli e delle razze del pianeta, ha trascinato con sé una marea nera di rituali necromantici o negromantici (anche se lessicalmente si possono ravvisare alcune differenze nell’uso storico-linguistico dei due lemmi) che ha trovato sbocchi all’interno del cristianesimo, dell’islam, dell’induismo, della musica, della cinematografia, dell’arte.
La fusione sincretica del monoteismo mediorientale con lo spiritismo animista lo ritroviamo intatto da secoli nei Caraibi, in Centro America, in Brasile e in vaste zone africane che hanno obbligato l’intransigenza dell’Islam a cedergli il passo, anche se i comunisti italiani negano il tratto etno-antropologico inconfutabile dell’uso della necromanzia in Africa, per non sembrare razzisti, scaricando la responsabilità dei sacrifici umani sul capitalismo di rapina, come riportato in un recente articolo del Manifesto datato 8 febbraio 2018 dal titolo: “ Contro i bambini, i crimini rituali dei nuovi marabutti.” reperibile online.
La pratica oscura di uccidere, eviscerare, smembrare cadaveri per assoggettare le anime dei morti è antichissima e connaturata con un certo tipo di tribalismo che dal cuore nero dell’Africa, il Congo, si è poi diramato attraverso le rotte mercantili e schiavistiche a partire dal XVII° secolo.
Semmai, tali atti raccapriccianti, sempre esistiti, oggi sono diventati oggetto di un nuovo mercato, soprattutto dove le condizioni socioeconomiche devastanti rendono disponibile una grande quantità di carne umana che, una volta utilizzata per i sacrifici, nessuno difficilmente reclamerà.
Il 31 gennaio 2018, Pamela Mastropietro ha trovato la sua orribile morte sotto la luce impietosa della superluna blu, un evento raro che per un mayombero esperto poteva essere un segno estremamente propiziatorio per la riuscita della sua macabra liturgia.
La cronaca ci ha raccontato questa terribile storia, ma nessuno ha voluto tirare in ballo il Palo Mayombe.
È pur vero che molti sedicenti esperti di magia continuano a difendere la necromanzia come una pratica innocua, il cui status di bontà deve essere equiparato a qualsiasi altro rituale, anche quello pseudocannibalico eucaristico.
Altri indagatori dell’occulto parlano invece di minacce provenienti da basse energie che promanano da questi rituali e suscitano effetti negativi sulla natura e la società, sotto il controllo di donne e uomini che le userebbero per scopi e finalità assolutamente antitetiche al corpus trasformazionale teurgico e alchemico dell’individuo in cerca della conoscenza iniziatica, che percorre da millenni le vene mistiche e misteriche dell’Occidente.
Eppure, il mistero delle donne spezzate, mutilate e abbandonate in sacchi o valigie ai bordi delle strade, è stato affrontato anche da siti antirazzisti, illuministi e progressisti come quello di Repubblica, dove si ricordava, in un articolo dal titolo Indagine sui cadaveri mutilati (archivio Repubblica 2007-08-26) che:“ Poco prima del Natale 1999 un cacciatore notò un grosso sacco nero in un bosco nei pressi di Macerata. Lo aprì e svenne. Nel sacco c’ erano i resti di una donna giovanissima, bianca, nuda. Le braccia erano legate dietro la schiena; la testa e le mani erano state tagliate.”
Forse una singolare coincidenza, ma fatti del genere si sono ripetuti e recentemente intensificati nel nostro paese, senza ricevere degna attenzione, o una spiegazione che non sia tendenzialmente la solita pista del serial killer o del pazzo che ha tentato maldestramente e orribilmente di sbarazzarsi di un corpo morto.
In verità, esiste un Osservatorio nazionale che censisce i fatti di cronaca come quelli di Macerata, ma difficilmente, per motivi di correttezza politica, si riuscirà a correlare la stregoneria africana con tali efferati delitti.
Pazzia, premeditazione, necrofilia, si dirà.
Che ci siano sette segrete che operano nell’ombra, protette da poteri forti, facenti parte degli stessi apparati di potere, immerse in un mondo occulto, non è affatto una novità.
Così come non lo è la possibilità di un salto involutivo dei membri di queste al contatto con un neotribalismo d’importazione che è passato, nello spazio di un decennio, dalle capanne ad internet.
Se c’è una rete macabra, un’ interconnessione tra sette che praticano sacrifici umani, viene da chiedersi: chi sono i mandanti? Come vengono reclutati i fornitori di vittime sacrificali? Come vengono scelte? Per quali oscuri scopi si stanno perpetrando questi truculenti rituali?
Riporto da un’intervista alla docente di antropologia culturale esperta di sette occulte e massoneria, la defunta prof.ssa Cecilia Gatto Trocchi sulla Repubblica edizione di Firenze del 26 giugno 2002, questo stralcio:
Lei conosce casi analoghi di escissioni in persone defunte da poco?
“Questo è molto più raro e fa pensare ai riti di magia nera, voodoo di origine africana o afroamericana, nei quali vengono usati pezzi di cadavere, parti organiche dei morti, dalle quali si ritiene di ricavare la forza, il fundamiento. Questa idea è antichissima. Orazio racconta di due streghe che uccidono un ragazzo per prendergli parti del corpo. Il diritto romano puniva severissimamente questo reato: era l’unico caso in cui veniva ammessa la tortura”.
Rubare pezzi di corpo per accrescere la propria forza. Non è pazzesco?
“Sono cavolate, ma molto pericolose”.
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