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4 Febbraio 2025
Tradizione

L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male – Gotico

In fondo all’amore vi è l’impulso inconscio a ritornare all’Età dell’Oro, ovvero all’unità della beatitudine originaria, in virtù della quale non vi è dentro non vi è fuori, ma tutto è in tutto. Il piacere sessuale è come la “cosa reale” in Platone: una imitazione, e perciò anche una parodia, una corruzione del “modello ideale”. Ovvero il piacere sessuale è una deviazione della beatitudine originaria.  La forza del perduto Androgino permane tuttavia nelle profondità dell’uomo. Se il corpo fisico è maschile, il corpo eterico è femminile. Se il corpo fisico è femminile, il corpo eterico è maschile. Ogni uomo ha la sua musa, la sua valchiria. Ogni donna ha il suo genio maschile. Liberare l’Androgino interiore significa purificare la volontà: questa è l’impresa del Graal ed è l’obiettivo a cui tende il cammino descritto da Rudolf Steiner nel libro “L’iniziazione”.

L’Albero della Vita si collega a ciò che nella letteratura ermetica è la Fontana dell’eterna Giovinezza. La leggenda cristiana vuole che dall’Albero della Vita provenga il legno della Croce di Cristo, quella Croce piantata sul luogo detto il Golgota che in ebraico significa Cranio. Nel nostro tempo è appunto la Luce che si accende al centro della fronte nel cranio a propiziare il ritrovamento dell’Albero della Vita: il Pensiero-Luce che torna ad attingere alla Vita primordiale.

Lo sviluppo della coscienza dell’ego è simboleggiata nella Genesi dall’atto del mangiare L’Albero della Conoscenza del Bene e Del Male. Secondo il racconto della Genesi quell’assaporare il frutto suscita una maledizione, la coppia umana viene allontanata dall’Albero della Vita. Il racconto arcaico espone verità profondissime. Possiamo vederlo sotto i nostri occhi: spesso chi conserva una vitalità forte, armoniosa, anche bella a vedersi manifesta una scarsa coscienza; viceversa chi sviluppa le doti del pensiero e della coscienza manifesta una vitalità diminuita ed anche forme disarmoniche nell’apparire.

Nel cammino dell’uomo il Vitale e il Mentale si sono contrapposti, provocando la perdita della condizione beata dell’Età dell’Oro. D’altra parte, l’uscita dall’antico Eden era necessaria e provvidenziale: l’uomo non deve avere nostalgia dell’infanzia dorata ma proseguire lungo la strada che conduce a un’Anima Cosciente sempre più interiorizzata, sempre più spiritualizzata. Allora in fondo al cammino del Mentale redento (Manas) si riapriranno le porte del Vitale spiritualizzato (Buddhi) e del Corpo di Gloria (Atman). Per questo motivo il maestro dei tempi moderni ripete il monito del maestro dei tempi antichi, il monito che già appariva sul frontone dell’Oracolo di Delfi: “conosci te stesso” ed esorta a realizzare quell’Io che si estende fino alle stelle.

Quella entità che ai primordi liberò il mentale dell’uomo dai vincoli della Natura vienenominata come Lucifero. Per effetto della sua azione l’uomo perse il legame con la Saggezza Cosmica, che ordina gli impulsi degli animali: la saggezza che fa alzare in volo gli uccelli migratori e guida le api alla costruzione del geometrico alveare. L’uomo si sentì libero e signore; svincolato dai ritmi delle stagioni, con la possibilità di accoppiarsi “ad libitum” durante tutto l’anno ogni volta che ne avesse brama.  Si comprende allora il nesso libertà-desiderio che è tipico della seduzione luciferica. Lucifero, il ribelle primordiale, è colui che promette all’uomo signoria sulla propria vita. Ovviamente vi è della malizia in questa promessa e qualcosa di illusorio, vi è una scaltrezza promozionale simile a quella che di norma accompagna le promesse “pubblicitarie”. Perché l’uomo una volta svincolato dalle catene della saggezza cosmica non è stato affatto libero, ma è precipitato nella servitù degli impulsi interiori, per cui alla fin fine Lucifero ha venduto l’uomo ad Ahrimane, il dio delle pesanti catene della materialità terrestre.

Tuttavia come dice Goethe la forza dell’ostacolo, la forza del negativo e dell’ostacolo è “una parte di quella forza che desidera eternamente il male e opera eternamente il bene”. Lucifero o Prometeo che dir si voglia accende nella fronte dell’uomo la fiammella dell’autocoscienza (il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male), lo espone al caos delle passioni che da quel momento si agiteranno nel cuore umano, ma in tal modo crea la possibilità della libertà autentica, quella dell’Essere riasceso consapevolmente al Divino. Per questo non bisogna prendere per oro colato il dono di Lucifero, ma neppure bisogna sognare la restaurazione dell’antica beatitudine dell’Eden. E bisogna comprendere il significato profondo del motto ermetico: “Christus verus Lucifer”.

Gotico

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