18 Luglio 2024
Arte Tradizione Romana

L’Arte si fa Profezia per la Gloria di Roma (2^ parte) – A cura di Gaetano Barbella

 

2 La geometria composita di “Le sabine”

2.1 Scavando nella terra dell’arte di Jacques-Louis David: la storia si allarga seguendo il fil rouge della geometria

Punti di partenza o Starting Points sono le situazioni dalle quali partire per fare matematica e questo vale anche per il nostro caso con l’intento di concepire un percorso geometrico. Perciò un punto di partenza per tentare di entrare nell’opera “Le Sabine” di Jacques-Louis David, ce lo suggerisce, per esempio, la figura di Ersilia decentrata rispetto al quadro e con le braccia protese verso i due contendenti, i re Tazio e Romolo in lotta fra loro. Oppure lo scudo di Romolo che già ad occhio sembra posizionato lungo la diagonale che inizia dallo spigolo superiore sinistro fino a quello destro in basso. Ed ancora, la donna che solleva il suo bambino verso l’alto e poggia un suo piede su un piedistallo. L’asse di questo basamento potrebbe risultare interessante ai fini di una ipotetica geometria che ora andremo a fare e che potremo chiamare composita. Un termine per indicare qualcosa di eterogeneo, nel senso di una struttura, appunto geometrica, diversa dalla pittura in cui viene inserita.

Non ci sono documentazioni che dimostrino l’effettivo ricorso ad una geometria di questo genere che dia luogo ‒ mettiamo ‒ a schemi strutturali geometrici nel caso in esame, cosa per altro molto evidente per altri artisti, specie del Medioevo. Ma vedremo invece che J. L. David vi ricorse, anche se involontariamente (o forse no) e sarà il lettore a farsene un’opinione. Resta il fatto che così facendo si ha modo di scoprire un preordinato intreccio geometrico dal sapore metafisico sul conto di Ersilia e le sue Sabine, a cominciare dalla fondazione della loro nuova dimora, Roma fino al loro futuro, all’oggi. E probabilmente anche una certa profezia che farà da abbrivio al futuro per dar valenza alle mie concezioni di questo scritto. Lo vedremo al momento opportuno.

Chi è intimamente Ersilia, oltre ad essere una delle sabine rapite dai romani, andata sposa al re Romolo? Ersilia dal nome gentilizio latino Hersilia è di origine etrusca e non ha un significato certo. Alcuni lo fanno derivare dal verbo ers, ‘liberare’, con il significato di ‘la liberatrice’. Ecco l’arcano, del vigore e potere della geometria nel caso di questo dipinto di J. L. David: ‘la liberatrice’. Ed è come uno sciogliersi dei vincoli della pittura, liberandola dal superfluo fino a far capire con le linee appropriate di una geometria composita, silenziosi vaticini, sul potere del suo amore che il mistero vi racchiude gelosamente.

2.2  La geometria composita di “Le Sabine”

Illustrazione 1: Jacques-Louis David. Le Sabine. Geometria composita.

Con la geometria composita dell’illustr. 1, il dipinto di J. L. David è in bianco e nero, come se fosse in “coma” e tuttavia riesce a vivere occultamente, come in un sogno. Per certi versi è come se si sperimentasse un certo senso del presagio di ordine metafisico. Ersilia, dal potere celeste (le sue linee azzurre a questo attendono) del quadro, “libera” dai vincoli la contesa dei due guerrieri in lotta fra loro. Lo scudo di Tazio, è messo fuori causa e così pure l’altro scudo messo di rovescio all’altro: è il potere della terra (il suo corpo) che è in azione. E poi Ersilia dal potere del fuoco mentale ha così l’agio di far sorgere la geometria della gran croce bianca della Pace. Sono i due assi geometrici verticali y’’y’’, il suo, e l’asse di mezzeria yy, con i rispettivi cerchi passanti a dar luogo al quadrato ruotato di un angolo retto, i cui vertici sono quelli della gran croce bianca.

La Pace raggiunta da Ersilia è risolutrice di una avvenire aureo di Roma con i suoi sette Re di cui il consorte Romolo è il primo. Ma non basta perché dal suo braccio proteso in tangenza con lo scudo di questi, rivela la Triade Capitolina romana ed egli è il divino Quirino insieme ai divini Giove e Marte. Nel contempo, con la profezia dei sette Re di Roma, tramite la geometria dell’eptagramma, si rivela l’altra profezia, quella del Rebis dell’uomo nuovo simboleggiato da un pentagramma con Ersilia assunta in cielo come Hora accanto al suo sposo, il Quirino Romolo. E la leggenda del pianto di Ersilia che impietosì Giunone, così si avvera con il bagliore di una stella per raggiungere il suo sposo.

Non si rivela con assoluta precisione geometrica, ma l’approssimazione è davvero notevole nel rivelare la fondamentale posizione del punto P, il centro dello scudo di Romolo. La diagonale del quadro VV’, unita al suo centro O, in più con il centro dello scudo di Romolo col segno della lupa che allatta i due gemelli della leggenda, Romolo e Remo, lo indicano quale segno indelebile, non solo della meta-storia nota, ma anche quella meta-fisica. Di qui il segno geometrico della Grande Croce bianca della Pace, quale preludio del Rebis dell’uomo nuovo, il Sole nascente in Romolo che prende il posto dell’uomo vecchio, il vecchio Sole nel solitario re Romolo senza avvenire prima del ratto delle sabine, giunto al suo limite.

Dove il segno dell’auricità della Pace fra i Romani e i Sabini? Molti artisti hanno fatto uso della geometria della Sezione Aurea per mostrare il segno di auricità come in questo caso, la cui apparizione riscontrata da me e mostrata nel disegno dell’illustr. 1, dà luogo, però a delle incertezze. Cioè sorge il dubbio che Jacques-Louis David, l’autore di “Le sabine” in studio, abbia deliberatamente deciso di ricorrere a questo segno, per giunta come se fosse un sigillo che sorge dalla creazione del mondo, in questo caso, dal centro del suo quadro, il punto O.

Si tratta della particolare posizione del centro dello scudo di Romolo che è il punto P, precedentemente illuminato dalla diagonale VV’.

Tracciando l’asse orizzontale passante per questo punto, il quadro risulta diviso in due parti che danno luogo ad un rapporto fra loro così distinto dalle distanze segnate sul lato sinistro del quadro:

VZ : VK = 1 : 1,618…

1,618…, come si sa, è il numero della Sezione Aurea.

Si può capire che questa condizione ideale dipende dall’esattezza delle misure del quadro in stretta relazione con quelle della foto relativa che mi è servita per sviluppare il grafico dell’illustr. 1.

Illustrazione 2: Partic. dello scudo di Romolo (da Le sabine di J. L. David).

Perciò sono stato molto meticoloso a fare dei controlli geometrici, in relazione alla corrispondenza delle misure del quadro in questione (385×522 in cm), con la foto rilasciata da Wikipedia da cui l’ho tratta (860×1201 in px). I rispettivi rapporti sono: 0,737… contro 0,716… e conseguentemente l’evidente differenza fra loro, porta a incertezze per affermare il postulato della Sezione Aurea in stretta relazione con l’argomentato segno dell’auricità della Pace fra i Romani e i Sabini. Nel senso che l’abbia concepito l’autore del quadro, J. L. David, salvo a disporre del quadro e fare gli opportuni controlli. Tuttavia, se David avesse voluto tramandare ai posteri il postulato della Sezione Aurea in discussione, avrebbe indicato con precisione, in qualche modo grafico, i riferimenti relativi che invece non si riscontrano sullo scudo cui si riferisce (illustr. 2). Salvo a trovare il centro dello scudo attraverso uno dei diametri di esso che però sono incerti. Insomma, siccome in effetti si riscontra questo postulato, seppure in modo approssimato, si può immaginare che sia concepibile in modo velatamente occulto. Ma c’è ancora di più, come segno che proviene addirittura da un immaginario centro del Tutto dell’Universo archetipale, il punto O, poiché lo stesso centro P dello scudo di Romolo si trova collocato sulla diagonale del quadro, indicata in azzurro col segmento VV’: anche questo incertamente, ed è un fatto già accertato in precedenza che valeva, come oro lucente per abbagliare i profani.

A questo punto è necessario esaminare il lato della profezia che si rivela nel puro artista che, per quanto si disponga a predisporre la sua opera secondo uno schema razionale, come l’ha ravvisata la critica d’arte descritta nel capitolo precedente, tuttavia si verifica comunque l’imponderabile per la varcare la soglia del mistero profetico, appunto. Con l’avvento moderno dell’arte dadaista poi, l’artista si pone completamente a disposizione per concepire opere dal sapore metafisico. Hans Jean Arp, il padre del dadaismo, conia così “La legge del caso”che sancisce questa concezione:

«La legge del caso, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la vita vera e propria».

Illustrazione 3: Michael Maier. Atalanta fugiens, emblema XLV. La zona d’ombra da occultare.

Di qui, il passo è così breve per legare questa concezione all’alchimia per ciò che vuol far capire Michael Maier6 con l’emblema XLV della sua Atalanta fugiens. Forse è l’unico modo per spiegare il probabile rovescio della medaglia delle concezioni emergenti dall’indagine della geometria composita che ho fatto per il quadro di J. L. David in studio. Perciò riprendendo il tema proposto dell’alchimista Maier, ciò che maggiormente conta è la zona d’ombra (la condizione della casualità di Hans Jean Arp) che “prudentemente” (ma è una ferrea necessità alchemica) non è irraggiata dalla torcia solare (vedi l’illustr. 3), cioè dalla razionalità. Ma grazie a ciò resta la cosa più bella, che però i non Filosofi non lo sanno, e perciò non riescono trarne profitto. In tal modo, ‒ dice Michael Maier ‒ il Sole ha donato molti doni ai filosofi in stretta relazione alle “ombre” in questione, perché permette loro di finalizzare l’opera d’arte per fare l’oro. Naturalmente si allude all’oro intravisibile nel quadro di J. L. David in questione.

Ma c’è un’altra concezione che sembra emergere in base alle valutazioni della mia geometria che vi attiene, in relazione a due gruppi di figure di donne e bambini che si distinguono, più di altre nel quadro in osservazione. Partiamo con la discussione sul primo gruppo, che è quello a sinistra, posto in adiacenza dello scudo del re sabino Tazio. È una donna che solleva in aria il suo bambino, forse invocando l’aiuto agli dei del tempio capitolino posto in alto. In relazione all’asse verticale y’’’y’’’ di questo gruppo, che è esattamente l’asse del piedistallo su cui la donna poggia il suo piede destro, c’è il cerchio in azzurro che passa per l’estremità dello scudo di re Tazio. Questo cerchio, con centro sul punto P della scudo di re Romolo, genera l’eptagramma che profetizza la sua discendenza con altri sei Re. Si capisce anche che la donna col bambino rivolto al tempio è destinata a salvarsi, poiché ha fede negli dei che sono anche quelli del re Romolo oltre che del re Tazio.

Passiamo ora al secondo gruppo di donne e bambini, quello posto sulla mezzeria del quadro, cioè l’asse yy, come a ipotizzare la precisa volontà di dell’autore del dipinto in esame, di darvi rilievo ma in modo velato. Dalle mani della donna in alto sul suo capo si avverte la sua disperazione e che si unisce a quella della donna in basso. Forse non c’è modo che esse e i bambini con loro si salvino in seguito allo scontro fra Sabini e Romani, e questo forse lo sentenzia la proiezione delle lancia mortale di Romolo giusto nel punto O, sia il centro del quadro che delle suddette mani sul capo della donna.

Ma questa ipotesi è incerta e poco conta ai fini del segno che invece vi intravedo dietro, come profezia. Questa situazione, stigmatizzata con la linea verticale verde, sembra voler rimandare il loro riapparire nel futuro, quale segno di riconoscimento di questo passato di Ersilia e le sue sabine. Per certi versi vi si può intravedere una sorta di “bottiglia del naufrago”. Ma già avevo preannunciato questa possibilità che effettivamente si profilerà come farò vedere. Perciò non più leggenda con Ersilia, la sabina sposa di Romolo, primo re di Roma, ma storia reale per confermare questo ruolo e farla assurgere a simbolo di una ideale terra di uomini liberi da che erano schiavi.

Un terra a sua immagine per farla riapparire ovunque ce fosse bisogno nel futuro, là dove dovessero sorgere contese fra gli uomini, ed è una cosa cui ci si deve credere fermamente. È per questa ragione che ora scrivo questo saggio, perché si creda che la terra di Ersilia, la Madre Terra, realmente rilascia continuamente, come dimostrerò fra poco, le sue “bottiglie del naufrago”, messaggi di salvezza, almeno per gli infanti, che assicuri loro il senso della vita e dell’innocenza e della sopravvivenza. Ma il cammino della storia umana è lungo e faticoso ed è sempre alla donna che tocca portare il fardello dei tesori da porre in salvo, oltre alla sua prole sulle sue spalle, ad un certo concludersi di una storia di un popolo. Ma sappiamo che all’inizio della storia di Romolo ed Ersilia toccò ad un uomo, Enea reduce dalla sua Troia in fiamme, portare sulle spalle il proprio padre e con lui il figlio (illustr. 4). Per lui fu una sorta di pellegrinaggio interminabile verso Roma da fondare. Per questo scopo fu il fato a spianare il tortuoso viaggiare dell’eroe troiano, che passo dopo passo doveva doveva dimenticare il passato e così rendere possibile il futuro. Una sorta di fiume di Lete da percorrere con la sua navicella mentale.

llustrazione 4: Enea porta sulle spalle Anchise. Raffaello. Musei Vaticano.

Ma l’indagine della geometria composita ci rilascia un altro segno che rappresenta il DNA della romanità che le permetterà di espandersi per diventare un grande impero. Sono le  tre geometrie del grafico dell’illustr. 1, ossia l’eptagramma, il pentagramma e il triangolo equilatero della Triade Giove-Marte-Quirino, ossia 7, 5 e 3, a rimandare ai posteri una sorta di “codice genetico”, l’anno della data della fondazione di Roma, avvenuto nel 753 a.C. “Le sabine” di J. L. David, cosa poteva mostrare di meglio come profezia se non questo meraviglioso codice, oltre ad altri attraverso i segni della terra che vedremo nei prossimi capitoli.

NOTE

6Michael Maier (Rendsburg, 1568 – Magdeburgo, 1622) è stato un medico, alchimista e musicista tedesco, Consigliere di Rodolfo II d’Asburgo.

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