di Fabio Calabrese
Io so che il titolo che ho scritto qua sopra non è grammaticalmente corretto, che in buon italiano non si dovrebbero mettere più segni d’interpunzione uno di seguito all’altro, tanto più che una fila di punti esclamativi ricorda il barbarico gergo degli SMS, ma questo mi sembra l’unico modo per rendere il tono di una celebre battuta di Alberto Sordi e del gesto che l’accompagna, rimasta più famosa del film stesso di cui fa parte e diventata, come si usa dire oggi, un’icona.
Io su questo punto vorrei essere di una chiarezza estrema: lungi da me disprezzare la gente che lavora, io stesso sono un lavoratore dipendente, vivo del mio lavoro, ed è il lavoro che permette alle società di andare avanti: chi vive di rendita e/o sfruttando il lavoro altrui, è semplicemente un parassita.
Tuttavia, quella famosa battuta dell’Alberto nazionale e il gesto che l’accompagna, potrebbero essere facilmente il commento che potrebbero rivolgere ai membri delle classi lavoratrici quei politici che la maggior parte di loro ritiene li rappresenti o tuteli i loro interessi, se venissero misteriosamente colpiti all’improvviso da una crisi di sincerità, anche se mi sembra che per quegli individui (che stento a definire persone), essere sinceri sia praticamente impossibile.
Se voi amate anche soltanto un poco questa nostra sciagurata Italia, la nazione, la comunità di cui facciamo parte, non potete seguire un telegiornale senza provare un senso di profonda tristezza: quasi dappertutto aziende in crisi, lavoratori costretti a ricorrere alla cassa integrazione, famiglie che sempre di più si trovano davanti alla prospettiva di finire sul lastrico, di essere private dei mezzi per sopravvivere. La cosa più scandalosa è probabilmente la chiusura di aziende SANE, perché ai padroni conviene traferire le proprie imprese all’estero, dove la manodopera costa meno e la pressione fiscale non è così accentuata come da noi. E’ ben difficile non riuscire a capire (o riuscire a non capire) che l’intera economia italiana sta collassando.
Tuttavia, se osservate i lavoratori che protestano, che presidiano le aziende per evitare che gli impianti siano trasferiti all’estero, vedete che inalberano striscioni e bandiere a fondo rosso, che indossano berretti e fazzoletti al collo rossi, insegne di partiti e sindacati di sinistra, e questo è un motivo di tristezza DOPPIA, perché costoro non hanno capito che sono proprio coloro che essi credono ancora li rappresentino e tutelino i loro interessi, i principali responsabili delle loro disgrazie. Nel codice penale esiste il reato di infedele patrocinio, che è quello commesso dall’avvocato che, fingendo di difendere qualcuno, si accorda sottobanco con la controparte allo scopo di danneggiarlo o fargli perdere la causa.
Disgraziatamente, non esiste il reato di infedele patrocinio politico o sindacale in termini legali, ma noi capiamo che eticamente esso è ugualmente un crimine, che colpisce i soggetti più esposti della società, e quelli dal cui lavoro dipende il fatto stesso che l’economia e la società sopravvivano.
Ebbene, è proprio di questo crimine che i presunti difensori dei lavoratori, i campioni della sinistra o del centrosinistra, si stanno oggi macchiando, hanno imposto coi loro governi Prodi (2006-2008), poi Monti e ora Letta, politiche di oppressione fiscale in ottemperanza supina a quanto richiesto dagli eurovampiri di Bruxelles, che stanno affossando le nostre aziende e riducendo i lavoratori sul lastrico, e adesso che hanno messo – definitivamente, a quanto pare – Berlusconi nell’angolo, non gli sarà facile trovare qualcun altro su cui scaricare LE LORO responsabilità.
Apparentemente si tratterebbe di puro e semplice accecamento ideologico, l’incapacità di comprendere che il lavoratore è anch’esso proprietario e consumatore (la casa, la macchina, le vacanze, la scuola per i figli) e che l’aggravamento della pressione fiscale viene ad abbattersi prevalentemente su di lui, e l’incapacità di distinguere fra l’imprenditore, spesso piccolo imprenditore, la cui attività crea lavoro, e il capitalismo finanziario che ha un ruolo esclusivamente parassitario, ma il discorso è più complesso di così, e la verità, ridotta all’osso, è che la sinistra ha TRADITO le classi lavoratrici.
Noi non ci dovremmo stupire del fatto che oggi la sinistra o il centrosinistra (la distinzione fra le due cose è pleonastica) siano il più solido sgabello degli eurocrati o euro-vampiri che dietro la facciata delle istituzioni “europee” a cominciare da quella moneta-trappola, da quella moneta-truffa che è l’euro, sono intenti a succhiare le risorse dei popoli europei, non a costruire l’Europa ma a demolirla, dell’espressione peggiore del capitalismo finanziario e parassitario, che a differenza di quello imprenditoriale, nulla produce ma tutto divora.
La mutazione genetica che ha portato quella che passa ancora oggi per sinistra a diventare da avvocato difensore, il peggior nemico delle classi lavoratrici, non è avvenuta in una volta sola ma ha richiesto quasi un secolo di storia europea, e non si tratta di un fenomeno che riguardi soltanto l’Italia ma tutto il Vecchio Continente. La caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 ha lasciato i “compagni” senza una casa madre ideologica, ed essi hanno finito per rivolgersi alla ricerca di un sostituto, a quell’ “europeismo” i cui progetti mondialisti presentano un’apparente somiglianza con i sogni cosmopoliti, l’utopia internazionalista a suo tempo concepita dallo
stesso Marx. “Proletari di tutto il mondo unitevi” e simili formule astratte che la storia concreta si è incaricata già mille volte di smentire, non ultimo con le guerre fra stati “socialisti” (Unione Sovietica e Cina, Vietnam e Cambogia, Cina e Vietnam).
stesso Marx. “Proletari di tutto il mondo unitevi” e simili formule astratte che la storia concreta si è incaricata già mille volte di smentire, non ultimo con le guerre fra stati “socialisti” (Unione Sovietica e Cina, Vietnam e Cambogia, Cina e Vietnam).
Costoro non capiscono o fanno finta di non capire che il mondialismo degli eurocrati non è l’utopia cosmopolita con cui si trastullava ingenuamente (????) il compagno Marx, ma un piano di dominazione mondiale, il piano Kalergy, elaborato un secolo fa poi interrotto prima dalla provvidenziale ascesa dei fascismi in Europa, poi dalle condizioni instauratesi con la Guerra Fredda, e oggi ripreso a pieno regime (in tutti i sensi della parola) che prevede né più né meno che la scomparsa dei popoli europei e la loro sostituzione con un’ibrida torma meticcia perché ritenuta più facilmente manipolabile e dominabile.
Tuttavia il momento veramente critico, veramente cruciale della mutazione però si situa temporalmente prima, ed è rappresentato dal ’68. Allora i giovani contestatori, attaccando la scuola selettiva distrussero uno strumento di promozione sociale. E’ un caso che costoro fossero in gran parte di estrazione alto borghese e che agissero proprio nel momento in cui la scola selettiva “gentiliana” (almeno in Italia) sommata alla scolarità di massa, rischiava di partorire una nuova potenziale classe dirigente e di rendere loro molto più difficile riprodurre la collocazione sociale dei loro genitori?
Si trattò di un pactum sceleris, il più nefando immaginabile, tra la sinistra e i giovani rampolli della borghesia bene che vedevano tutelati i loro privilegi di classe in cambio di una robusta iniezione di ideologia marxista in ogni ganglio della società, di una futura classe di funzionari di partito, di una serie di posizioni chiave negli apparati dello stato, nei mezzi d’informazione, nella scuola, nella magistratura.
Chi ci rimetteva, chi ci ha rimesso erano prima di tutto le classi lavoratrici e i loro figli che si vedevano bloccata la strada di un’elevazione sociale legata a capacità e merito, poi l’Italia nel suo insieme, che si è vista privata della possibilità di avere una classe dirigente competente e capace di reggere le sfide della nostra epoca, come si vede molto bene dal fatto che da allora non abbiamo fatto altro che perdere terreno nei campi della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, che poi sono in definitiva proprio quelli che permettono a una società avanzata di rimanere tale e non essere scavalcata dalle nuove realtà “emergenti”.
Tuttavia, noi potremmo dire che le origini del tradimento sono ben più antiche, risalgono all’ottobre 1917, alla “rivoluzione russa” che poi non fu affatto una rivoluzione, bensì il colpo di stato militare con il quale Lenin eliminò il governo democratico di Alexander Kerenskij che aveva già sostituito mesi prima il regime zarista.
Fino ad allora, “sinistra” aveva avuto nella terminologia politica un significato abbastanza preciso: significava essere a favore dei ceti popolari e dell’estensione dei diritti. Nel tardo ottocento in Italia abbiamo avuto un periodo di governi “di sinistra storica” che non si può dire abbiano del tutto demeritato; sono stati infatti essi ad avviare una prima industrializzazione dell’Italia succedendo a una “destra” che si era limitata a vivere di rendita sull’eredità risorgimentale.
Dal 1917 il significato di questa parola cambia completamente di segno, e diventa sinonimo del sostegno alla peggiore tirannide della storia umana, all’autocrazia sovietica e poi, dal 1945 al 1991, al peggior sistema di tirannidi strettamente collegate che abbiano mai oppresso questa disgraziata umanità, e che oggi sopravvivono in Cina (solo all’interno di essa continua a essere oppresso un miliardo di uomini, se vi sembra poco), Corea del nord, Vietnam, Cuba.
Da un certo punto di vista, si potrebbe dire che è stato il più vasto test mai fatto nella storia umana per misurare la credulità degli uomini, la propensione a farsi ingannare in nome di astrazioni ignorando la verità evidente. Un inganno che ha riguardato non solo i comunisti, i sostenitori del sistema sovietico, coloro che volevano diffonderlo ai quattro angoli del mondo, ma i socialisti, la sinistra, i democratici in genere che non si sono mai permessi di essere “troppo” critici verso una realtà fatta di fame e persecuzione del dissenso, crudeltà e orrore, anzi, essere “troppo” anticomunisti era sintomo sicuro di fascismo. Quegli stessi democratici che, caduto il muro di Berlino, hanno accreditato per buona la conversione ai valori della “democrazia occidentale”, la metamorfosi degli “ex” comunisti nel giro di una notte, mentre contro di noi continuano a far pesare un ostracismo che dura ormai da tre generazioni.
Eppure se qualcuno si degnava di prestarvi attenzione, i sintomi rivelatori c’erano tutti, a cominciare dal più clamoroso e a lungo ignorato, la rivolta di Kronstadt del 1923, rivolta POPOLARE e OPERAIA contro il regime sovietico, ma non esiste peggior cieco di chi non vuole, di chi si rifiuta ostinatamente di vedere.
“E’ possibile ingannare tutti per qualche tempo, e qualcuno per sempre, ma non è possibile ingannare tutti per sempre”, recita un proverbio che io trovo sin troppo ottimista, sarà, ma di certo è possibile ingannare MOLTISSIMA gente per MOLTISSIMO tempo.
Ovviamente, il peso dell’oppressione sovietica e di regimi analoghi è ricaduto e ricade principalmente su quelle classi lavoratrici che Marx e Lenin mostravano di avere tanto a cuore. Il tradimento dei lavoratori da parte della sinistra è antico, molto più antico di quel che si penserebbe.
Ovviamente tutto ciò non è localizzato alla nostra disgraziata Penisola, ma investe l’intero continente europeo. Quasi quotidianamente negli ultimi tempi abbiamo sentito pentimenti e mea culpa di laburisti britannici che riconoscono oggi di aver favorito l’immigrazione sul suolo inglese allo scopo di garantirsi un margine elettorale che avrebbe permesso loro di mantenere la maggioranza in perpetuo, senza minimamente rendersi conto dei problemi che ciò avrebbe causato alle classi lavoratrici native.
“Ragazzi cari”, verrebbe da dire, “Non è in Gran Bretagna che è nata la scienza economica classica? Non erano vostri compatrioti Adam Smith, Robert Malthus, David Ricardo? Chi meglio di voi avrebbe dovuto sapere che nell’economia di mercato il lavoro è una merce come le altre e che l’aumento dell’offerta – l’immissione di braccia da lavoro allogene – inevitabilmente lo deprezza?”
Naturalmente, non è soltanto questo, la presenza sul nostro suolo (perché magari il problema fosse solo britannico!) di comunità non europee sempre più folte, di gente che non si sogna minimamente di farsi integrare, ma semmai vorrebbe imporre a noi il burqua, l’infibulazione e la sharia comporta un inevitabile imbarbarimento, una degradazione del nostro stile di vita che si riflette bene nello sconcio a cui sono ridotti i nostri centri urbani.
Poiché PERSEVERARE DIABOLICUM, ecco che oggi Letta, la Boldrini, la Kyenge e compagnia orrida ci impongono obtorto collo quegli stessi “errori” di cui oggi alcuni dei laburisti britannici si dimostrano amaramente pentiti. Ma vogliamo credere davvero che i laburisti britannici hanno preso ieri, la “nostra” sinistra prende oggi simili decisioni in reale autonomia, o gli uni e gli altri non sono stati ieri e non sono oggi “teleguidati” in maniera nemmeno troppo occulta? Non risponde tutto ciò fin troppo bene agli interessi del grande capitale finanziario e parassitario che vuole un’Europa etnicamente imbastardita per poterla meglio dominare e manipolare? Non è forse tutto ciò con chiarezza solare la realizzazione del piano Kalergi?
Una recente notizia che viene dalla Germania: nel corso della campagna per le recenti elezioni amministrative, un comizio del partito euroscettico è stato aggredito da estremisti di sinistra, e l’oratore, candidato consigliere di Land è stato mandato all’ospedale.
Nella mente distorta di coloro che sono ancora oggi ipnotizzati dall’ideologia marxista, essere euroscettici, cioè opporsi alla spoliazione dei popoli europei da parte degli euro-vampiri di Bruxelles significa essere “fascisti”. Cari “compagni”, i cani da guardia del capitalismo siete voi!
Gli Europei, a cominciare dalle classi lavoratrici, hanno bisogno di riprendere in mano il loro destino, ma prima di tutto devono essere consapevoli che “a sinistra” non troveranno niente altro che pugnalate alla schiena.
Liberarci dalla UE per costruire una VERA unione dei popoli europei, porre fine all’egemonia del capitalismo bancario e finanziario, porre un freno all’immigrazione, rispedire a casa loro gli immigrati clandestini. La via per la salvezza del nostro continente è irta di ostacoli, tuttavia è chiarissima.
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