di Fabio Calabrese
Io ho a volte l’impressione che ci sia in giro un’ignoranza spaventosa, che la gente, tranne quelle poche nozioni pratiche e quotidiane che servono per sbrigare il proprio lavoro e le faccende di tutti i giorni, non sappia pressoché nulla. Ma come, dirà qualcuno, nell’era della comunicazione e dell’informazione globale! Ebbene, il problema sta proprio lì, nella massa nella baraonda di informazioni, dati, concetti che ci bombardano quotidianamente appena ci colleghiamo a un qualsiasi pezzo del sistema mediatico: troppi, caotici e in massima parte futili e irrilevanti, che non possono essere assimilati, ma solo avvertiti per un momento per lasciare posto “all’informazione” successiva, e nel loro insieme disabituano a pensare con profondità.
Platone faceva osservare che è estremamente arduo arrivare alla conoscenza partendo dall’ignoranza totale, occorre avere almeno un barlume che ci indichi cosa dobbiamo cercare di sapere, ed è partendo da questa premessa che ha sviluppato la sua teoria della conoscenza come riminiscenza.
Io non so se possa esistere qualcosa come l’iperuranio platonico con le idee, i modelli delle cose tutti là, pronti ad essere afferrati dalla mente sagace, ma l’universo mediatico ne costituirebbe quasi un accettabile surrogato se disponessimo di una bussola o di un filo di Arianna per muoverci nel labirinto, se non si rischiasse a ogni passo di essere travolti da maree di cose futili e irrilevanti, oppure incoerenti e deliranti. Per trovare la strada occorre per prima cosa sapere cosa cercare e non credo che chi va in internet per erudirsi sulle biografie dei divi o dei calciatori abbia molte possibilità di progredire nella conoscenza.
Guardiamo a quella che è la formazione che nella maggior parte dei casi si riceve nella scuola; a parte il basilare “leggere, scrivere e far di conto” come dicevano i nostri nonni, che anch’esso oggi pare si acquisisca in maniera sempre più imperfetta, le nozioni che vi si apprendono sono perlopiù quelle che AL POTERE fa comodo che la gente abbia. Esiste una curiosa lottizzazione delle competenze: ad esempio, perché mai i libri di testo di storia devono essere TUTTI INVARIABILMENTE di ispirazione marxista e quelli di filosofia con invariabilità altrettanto monolitica tutti di ispirazione cattolica?
La storia è, come è ovvio, il terreno delle maggiori falsificazioni. Pensiamo ad esempio allo PSICODRAMMA che è il racconto della seconda guerra mondiale. Io non voglio dire, ad esempio, che il delitto dei delitti, l’olocausto degli ebrei non sia avvenuto, che sia stata tutta una montatura (anche perché NON POSSO farlo, nella nostra liberissima democrazia sostenere certe opinioni è un reato); dico solo PROVATE A IMMAGINARE PER IPOTESI che non sia avvenuto (anche immaginare ipotesi dichiaratamente fantasiose è un reato?); lo avrebbero certamente inventato per coprire le atrocità compiute dai vincitori: quattro milioni di vittime civili dei bombardamenti terroristici e privi di utilità militare nella sola Europa, più quelli sul Giappone, su cui sono stati anche sganciati due ordigni nucleari quando aveva già chiesto la resa, tre milioni di civili tedeschi massacrati dall’Armata Rossa, decine di migliaia di italiani assassinati dai partigiani jugoslavi in Istria e nella Venezia Giulia. Prigionieri massacrati dopo che si erano arresi, donne stuprate, anziani e bambini torturati prima di venire uccisi, in una galleria degli orrori che è un pozzo senza fondo e di cui i testi scolastici non fanno parola.
Ma la falsificazione risale a molto più addietro, perché la storia contemporanea è costantemente presentata come il progressivo trionfo della democrazia, l’emancipazione delle masse verso un avvenire sempre più radioso. Non viene mai detto che questo grandioso movimento è nel contempo la progressiva ascesa di una classe di capitalismo usuraio che oggi vediamo con quanta forza può strangolare nazioni intere, e che dove sono avvenute le rivoluzioni con la bandiera rossa, non hanno risolto nulla ma hanno anzi peggiorato le cose, sostituendo al capitalista strozzino privato il capitalista strozzino di stato.
Quanto più si risale indietro nel tempo, tanto più si scopre l’estensione della falsificazione. E’ un punto che ho illustrato con ampiezza più volte e vi rimando alla lettura del saggio “Ex oriente lux, ma sarà poi vero?” suddiviso in quattro parti. Tutta la storia antica ci è stata raccontata in modo da sminuire il ruolo dell’Europa ed enfatizzare quello del Medio Oriente, guarda caso, dei luoghi che fanno da sfondo alla bibbia, in modo da non farci percepire, o farci percepire il meno possibile la religione divenuta sciaguratamente dominante, il cristianesimo, per quello che è, una concezione semitica, estranea alle radici profonde e autentiche del nostro continente.
Ugualmente falsata è ad esempio la storia della filosofia, e il pensiero greco viene ridotto a una sorta di lunga preparazione alla “rivelazione” cristiana, insultando letteralmente Platone, Aristotele e gli altri grandi filosofi dell’antichità che, senza la “rivelazione” non avrebbero potuto compiere il balzo definitivo dalla ragione alla “fede”, si cerca cioè di mascherare il fatto che quel che è avvenuto con l’avvento del cristianesimo e il tramonto del mondo antico, è stato un enorme arretramento dello spirito e della cultura.
Se dalle scienze umane passiamo a considerare le scienze naturali, non è che le cose migliorino. Se non fosse tragico, sarebbe grottesco il tentativo dei “biologi democratici” di esorcizzare ciò che realmente insegna la teoria evoluzionista di Darwin che rimane il centro e il cuore delle scienze della vita: il valore del conflitto e della selezione nel costruire i tipi più elevati, niente altro che questo ha portato dalla mucillagine all’uomo (e non è possibile ignorare la conferma del pensiero di Eraclito, sette secoli prima di Cristo: “La guerra è madre e regina di tutte le cose”) e la tendenza dei viventi a perpetuare nelle generazioni future il proprio genoma, che in ultima analisi è la sanzione scientifica di quelle “brutte cose” che chiamiamo nazionalismo e razzismo, e riduce in maniera spietata democrazia, cristianesimo e marxismo alla dimensione dell’utopia.
(Si veda il mio scritto “La scienza falsata” a proposito del tentativo dei “biologi democratici” di non arrivare a queste conclusioni peraltro ovvie).
Insomma, è chiaro che tutta la nostra cultura è stata stravolta e falsata in modo da andare in appoggio o almeno non contraddire le ideologie dominanti: democraticismo, liberalismo, marxismo, cristianesimo.
Come è possibile allora giungere alla verità sapendo che dappertutto ci vengono scodellate menzogne, talvolta grossolane, talvolta sottili?
In una qualche misura, tenendo presente quanto è modesto il raggio dell’esperienza diretta di ciascuno di noi, può soccorrere l’esperienza personale, se la memoria non è atrofizzata, come sembra succeda sempre più spesso alla gente (altro miracolo del sistema mediatico).
Vi faccio un esempio. E’ nozione comune che il leder democristiano Aldo Moro, sequestrato dalle Brigate Rosse, sia stato un martire e un eroe. Sfortunatamente, non avendo la memoria atrofizzata e avendo un ricordo piuttosto chiaro di quei giorni, so benissimo che non fu affatto così: le lettere inviate dal leader democristiano dalla prigione brigatista erano chiarissime e dicevano in sostanza: “Trattate, trattate, ho famiglia, non importa quel che succede dello stato”. Un leader di livello nazionale che fin allora aveva goduto di tutti i privilegi del potere, non riteneva di dover applicare a se stesso quello spirito di sacrificio che si esige dall’ultimo poliziotto, da chiunque vesta una divisa.
Aldo Moro fu un vigliacco, come lo fu un insigne comunista, Laurenti Beria, il capo della polizia segreta di Stalin che, caduto in disgrazia alla morte del dittatore, prima di essere fucilato pietì miseramente quella clemenza che lui non aveva avuto per nessuno. Un caso opposto fu quello di Alessandro Pavolini, “l’ultima raffica di Salò”, che affrontò gli invasori a bordo di un’autoblinda L6 nell’estremissima resistenza ai vincitori. Il democristiano e il comunista morirono da vigliacchi, il fascista affrontò la sua sorte da eroe. Sarà stato un caso?
Il raggio d’azione dell’esperienza personale rimane comunque limitato.
Occorre avere accesso a fonti di informazione privilegiate o aver sviluppato una grande capacità di riflessione personale, o qualcosa che si pone in qualche punto a mezza strada fra queste due possibilità.
“Chi sa non parla, chi parla non sa”, ma a volte si ha l’impressione che qualcuno di “quelli che sanno” (per accesso a fonti d’informazione privilegiate, per acume, per saggezza) si sia lasciato scappare di più di quanto intendesse dire.
Un esempio addirittura eclatante in questo senso mi sembra un documento di cui – non a caso – vi ho parlato più volte, perché è proprio uno squarcio fra le nubi che si apre e ci fa vedere un panorama altrimenti inedito, la “famosa” intervista rilasciata dal filosofo Massimo Cacciari a Maurizio Blondet e da quest’ultimo riportata nel libro “Gli adelphi della dissoluzione” (per la cronaca, l’intervista è del 1997 e il libro è del 2000). In essa, il filosofo sindaco di Venezia metteva in evidenza due punti fondamentali: il cristianesimo ha avuto un ruolo centrale nel dissolvere l’ethos, il sistema di valori, la cultura, il mondo antichi; ed è sempre questo elemento nichilista proprio del cristianesimo, espanso fuori dalla Chiesa che in qualche modo aveva cercato di controllarlo, a partire dalla riforma protestante, è alla radice di tutti i fenomeni patologici della modernità.
La cosa notevole è che queste tesi noi non le troviamo in bocca a un Nietzsche o a un Evola: Cacciari e Blondet sono entrambi cattolici e questo aspetto dissolutivo, nichili
sta, distruttore della religione più diffusa in Occidente appare loro un “danno collaterale” nell’ambito di un piano divino globalmente salvifico. Per una volta ammissioni così compromettenti vengono DA PARTE CATTOLICA.
sta, distruttore della religione più diffusa in Occidente appare loro un “danno collaterale” nell’ambito di un piano divino globalmente salvifico. Per una volta ammissioni così compromettenti vengono DA PARTE CATTOLICA.
Recentemente, Blondet è tornato su questo argomento illustrando un concetto presente nell’intervista a Cacciari, quello di “Katechon”, ciò che impedirebbe, almeno per ora, all’anticristo di manifestarsi e di arrivare così alla fine dei tempi.
Questo concetto che deriva da san Paolo e su cui vari teologi a cominciare da Tommaso D’Aquino si sono sbizzarriti per secoli, per un non credente non avrebbe nessuna rilevanza, ma Blondet che al tempo della famosa intervista riteneva che il “Katechon” fosse genericamente “la fede cristiana, la Chiesa, i sacramenti”, ha mutato il suo pensiero al riguardo identificandolo in una forza non religiosa, precisamente lo stato romano ai tempi evangelici e, per estensione, qualsiasi stato che, come quello romano sia uno stato di diritto basato sulla legalità, e per questa via propone una conciliabilità, una compatibilità fra romanità e cristianesimo, cercando di risolvere in modo ingegnoso ma che in definitiva non regge, il grande problema contro cui vanno a sbattere inevitabilmente i tradizionalisti cattolici, il carattere sovversivo ab origine del cristianesimo, l’effetto demolitore che esso ha avuto sull’antichità, sul mondo romano e sui suoi valori. Ho esposto in “Nella mente dei guelfi” i motivi per cui questo tentativo di conciliare l’inconciliabile non può approdare a nulla, e ad esso vi rimando.
Aveva indubbiamente ragione Nietzsche: “Roma contro la Giudea, la Giudea contro Roma”, e il cristianesimo non ha mai reciso le proprie radici giudaiche, non può farlo senza cessare di esistere.
Ultimamente mi è capitata sott’occhio una versione dell’intervista a Massimo Cacciari più ampia di quella finora in mio possesso (si, lo confesso, non ho acquistato “Gli adelphi della dissoluzione”), e devo dire che davvero le sorprese di questo testo che ci offre una prospettiva inedita sulla nostra storia, non sono finite.
Come ho detto, si ha la sensazione che Cacciari (un iniziato?) si sia lasciato sfuggire più di quanto intendesse dire, ebbene, questa è stata esattamente anche l’impressione di Blondet:
“Mi stupì la sua foga, e ancor più il fatto che subito dopo parve
pentirsi, come se la parola gli fosse sfuggita … La nostra conversazione, fino a quel momento, non faceva prevedere quell’esito”.
pentirsi, come se la parola gli fosse sfuggita … La nostra conversazione, fino a quel momento, non faceva prevedere quell’esito”.
Nei passi che finora non avevo avuto modo di leggere, che il cristianesimo sia alla base delle degenerazioni della modernità, è affermato con ancora maggiore energia di quelli già a me noti e che ho citato in “Un documento controverso” (l’articolo che ho dedicato a commentare questa intervista):
“In apparenza antagonisti, l’Illuminismo libertino di cui subiamo gli esiti
estremi, e la Chiesa, avrebbero in realtà la stessa radice”.
Un documento, dunque, di utilità estrema per chi vuole comprendere quale sia il vero volto del mondo moderno e quali ne siano le origini, e che spazza via le illusioni dei tradizionalisti cattolici proprio per bocca di uno dei più considerati pensatori cattolici contemporanei.
Là dove però l’intervista crolla miseramente, è nella sua conclusione, ci dice infatti Cacciari:
“Anche contro la Chiesa [il sistema estetico-economico borghese] non esiterà a usare la più inaudita violenza, se la Chiesa si rifiuta di diventare un semplice supporto della società borghese. Ciò che la Chiesa non può fare: perché il cristiano è necessariamente sovversivo di ogni potere politico che si pretenda autonomo. Già negli Stati Uniti si teorizza come l’avversario irriducibile sia l’Islam. Anche contro la Chiesa il conflitto diverrà sempre più drammatico.
Da una parte la Chiesa e l’Islam, e dall’altra una “etica” laicista sempre più occasionale, e nello stesso tempo sempre più radicalmente universale, nella sua pretesa di essere l’unica valida”.
Commenta a questo punto Blondet:
“Purtroppo credo abbia ragione. Forse viviamo davvero sull’orlo dei tempi ultimi. Sappiamo che cosa aspetta i credenti: la resistenza eroica al di là di ogni umana speranza, il martirio. La Chiesa lo sa: è scritto nella sua tradizione”.
Pie (è proprio il caso di dirlo) illusioni. A parte l’idea risibile e suicida dell’alleanza con l’islam (e si veda in proposito il mio “Tra islam e Occidente”), la Chiesa è oggi GIA’ pienamente integrata nel sistema di potere mondialista. Certamente hanno ubbidito ai suoi diktat oltre a riscoprire le mai rinnegate origini del loro credo, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI quando sono andati a prosternarsi nelle sinagoghe, e sicuramente non fa nulla di sgradito al potere mondialista quando invita all’accoglienza verso gli immigrati clandestini, come nulla di sgradito a esso fanno i “compagni” che non vedono l’ora che il nostro popolo sia sostituito da un’ibrida torma multietnica, ma meglio di tutto sono le ultime vicende del soglio pontificio che fanno capire come stiano le cose.
Già allo scorso conclave, quello dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, Jorge Bergoglio, il cardinale candidato dei progressisti, il cardinale di sinistra era giunto subito dietro Joseph Ratzinger, ma qualcuno doveva aver sbagliato qualche calcolo e non l’avevano spuntata. Non hanno avuto neppure la pazienza di aspettare che Benedetto XVI (peraltro alquanto anziano) morisse, per costringerlo all’abdicazione e imporci il successore. Peraltro, siamo abbastanza sicuri che Bergoglio non commetterà l’errore di papa Luciani, guarda caso scomparso improvvisamente dopo aver annunciato di voler ripulire il marciume delle gerarchie ecclesiastiche. Francesco farà una Chiesa povera e umile DI FACCIATA come piace alle sinistre di tutto il mondo senza scalfire minimamente i poteri reali. Scommettiamo?
Di una cosa siamo sicuri: lottare oltre ogni speranza per difendere quanto rimane della nostra cultura e della nostra identità di europei, è un compito che non spetta a loro ma a noi, e di certo non avremo come alleata una Chiesa che diventa sempre più mondialista e multietnica ogni giorno che passa.
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