7 Ottobre 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centocinquantacinquesima parte – Fabio Calabrese

 

Ci rimettiamo sulle tracce della nostra eredità ancestrale alla metà di maggio 2024. Devo dirvi subito però che mai come questa volta il nostro discorso si baserà sulle fonti straniere, come al solito “Ancient Origins” e “Ancient Pages”, perché in questo periodo quelle italiane brillano per la loro assenza.

Cominciamo da “Ancient Origins”, da un articolo del 17 maggio di Aleksa Vučković, che tanto per cambiare ci parla di questa nostra Italia, l’importanza della cui grande storia sembra ricevere più riconoscimento all’estero che da noi. Tutti sappiamo che il calcio è lo sport più popolare a livello planetario, e la sua invenzione è generalmente attribuita agli Inglesi nel XIX secolo, ma pochi sanno che ha perlomeno avuto un importante precursore nel calcio storico, o calcio fiorentino praticato a Firenze già nel medioevo, ma le sue origini potrebbero essere ancora più remote risalendo all’antica Roma.

E di Roma continuiamo a parlare. Lo stesso giorno, Sahir ci informa che a Durazzo, in Albania, scavi per la costruzione di un edificio scolastico, hanno portato alla luce i resti di una serie di ville romane, che costituivano quello che poteva essere il quartiere “bene” della città, esteso su 1.200 metri quadrati e risalente a un’epoca fra il I e il IV secolo dopo Cristo. Sono stati rinvenuti anche i resti di un’eccezionale piscina coperta.

Sempre Sahir ci informa il giorno 18 che secondo gli esiti di uno studio condotto da un team internazionale greco-spagnolo di ricercatori, la trebbiatrice a slitta, il tribulum un tempo in uso in tutta l’area mediterranea, avrebbe avuto origine in Grecia già 8.500 anni fa, ben tremila anni prima di quanto si pensasse, il che ne fa in assoluto la più antica macchina agricola.

È ancora lui, il giorno 19 a raccontarci del ritrovamento di una tomba di età romana a Tharsa nell’odierna Turchia, in un’area già nota come le tombe rupestri di Turuş. A guardia del sonno del defunto erano state poste due sculture di teste di toro. Il toro era un animale dotato di una particolare sacralità nella cultura greca e romana, ma prima ancora in quella minoica.

Un altro animale molto importante per le culture antiche, era il cavallo, e spesso si trovano resti di cavalli associati a sepolture umane, sia che si trattasse di cavalli sepolti assieme ai loro cavalieri, sia che fossero animali immolati per onorare il defunto. Un articolo di Joe Green sempre del 19 ci parla delle “fosse per le offerte” associate ai cimiteri rinvenute in Lituania, dove, secondo un’usanza che si protrasse fino al XIII secolo, erano spesso immolati cavalli, ed è forse paradossale che questi animali destinati ai sacrifici, venissero importati dalla Scandinavia già cristiana.

Il 20 maggio Aleksa Vučković ci porta a conoscere l’equipaggiamento delle legioni romane. Sappiamo che, oltre alle abilità strategiche dei suoi generali, l’addestramento e la disciplina dei legionari fecero dell’esercito romano un’eccellente macchina bellica a cui niente nel mondo antico poteva resistere, ma una parte non secondaria in ciò ebbe la lorica, la corazza dei legionari, concepita per resistere ai colpi e nello stesso tempo essere leggera e flessibile.

Sempre il 20 ci parla ancora di Roma Cecilia Bogaard. Abbiamo già visto che un documento importante per conoscere la storia romana sarebbe la anonima Historia Augusta redatta alla fine del IV secolo. Sarebbe perché questo documento è zeppo di personaggi inventati, o di episodi riferiti a personaggi reali che sono di pura fantasia, non si sa se queste invenzioni siano state fatte per fini moralistici o come semplici scherzi, ma hanno lasciato ai ricercatori moderni una matassa difficile da sbrogliare.

Un articolo non firmato del 21 ci racconta che i ricercatori dell’Università di Barcellona hanno rinvenuto nel sito di Tossal de Ballarga nei Pirenei le tracce di una città che nel III secolo avanti Cristo è stata distrutta da un incendio violento e improvviso. La datazione di questo disastro coincide così bene con la seconda guerra punica, che si pensa che essa, alleata dei Romani, sia stata distrutta da Annibale.

Sempre il 21 un articolo di Johanna Gillian ci porta in un contesto del tutto diverso. Siamo infatti nell’America precolombiana e si parla della cultura pre-incaica dei Paracas, famosa per praticare l’allungamento dei crani, ed esistita da 3.000 a 800 anni fa. I resti dei Paracas sono stati sottoposti ad analisi del DNA – non è stato possibile, date le loro condizioni, sequenziare il DNA nucleare, ma solo quello mitocondriale, e questo si è rivelato, a sorpresa, di tipo europeo.

Alcuni teschi Paracas hanno conservato i capelli, e questi sono rossicci.

Probabilmente ricorderete che nel mio libro Alla ricerca delle origini (Edizioni Ritter) ho sostenuto la tesi che un elemento europide, “bianco” si trova alla base di tutte le antiche civiltà, comprese quelle dell’America precolombiana. Bene, questa è una conferma in più.

Robbie Mitchell ci porta in Inghilterra, alle terme di Bath. Questa struttura termale di origine romana e ancora oggi frequentata che ha dato il nome alla città, sembra quasi avere un potere miracoloso. Si narra che nell’VIII secolo i bagni termali avrebbero guarito un principe sassone, Bladderd, dalla lebbra.

Spostiamoci in Germania, precisamente a Exing, un comune di Eichendorf dove, ci informa un articolo non firmato, lavori per l’edificazione di una nuova area residenziale, hanno portato alla scoperta di una tomba risalente al neolitico medio, risalente attorno al 4.800 avanti Cristo. Il corredo funebre ritrovato fa pensare che il defunto fosse una persona di rango elevato.

Il 22 ci si torna a occupare di Roma, questa volta con una riflessione di Patricia Saunders sul significato di imperium, termine che in origine significava semplicemente comando, ma assume il significato di impero con Augusto.

Sempre il 22 maggio, Nathan Falde ci racconta di un singolare esperimento fatto da militari delle forze armate elleniche, che si sono affrontati in un combattimento simulato indossando repliche di un’armatura micenea ritrovata nel 1960 nel villaggio di Dendra (il periodo miceneo in Grecia va dal 1750 al 1050 avanti Cristo, circa). Tale prova ha permesso di verificare che quest’armatura non era puramente cerimoniale, come si era pensato, ma funzionale alla battaglia, comoda da indossare e che offriva una buona protezione.

Robbie Mitchell ci parla della conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno. Non fu un episodio militare come gli altri, ma segnò l’inizio di una profonda compenetrazione fra la cultura greca e quella egizia, segnata in particolare dalla fondazione di Alessandria.

Un articolo non firmato del 24 maggio ci racconta che i ricercatori dell’Università di Berna, grazie all’uso combinato di radiocarbonio e dendrocronologia, sono riusciti a datare l’insediamento agricolo di Dispilio nel nord della Grecia ad oltre 7.000 anni fa, precisamente a fra il 5328 e il 5140 avanti Cristo. Guarda caso, si tratta proprio della metodologia che consigliava Colin Renfrew già nel 1973, ma che nell’ultimo mezzo secolo è stata raramente applicata, perché mette in crisi il concetto, cardine dell’archeologia accademica, dell’origine mediorientale della civiltà.

Sempre il 24, Sahir ci racconta che a Gobelsburg nel distretto di Krems, nella Bassa Austria un viticoltore locale, scavando nella propria cantina, ha rinvenuto ossa di mammut risalenti a 30-40.000 anni fa.

Roma, lo sappiamo, ha lasciato le sue tracce in tutto il Mediterraneo. Il 28 Sahir ci racconta di cosa hanno trovato gli archeologi nel sito dell’insediamento romano in Egitto di Berenice, un gran numero di monete, fibule per mantelli, ceramiche delle provenienze più svariate, dall’Italia all’India, lettere su papiro scritte dai legionari e… un cimitero di animali.

Era un po’ di tempo che “Ancient Origins” non si occupava di mitologia. Sempre il 28, colma la lacuna Robbie Mitchell parlandoci di Asclepio, il dio greco della medicina, e dei numerosi santuari sparsi in tutta la Grecia, a cui la gente si rivolgeva per avere sollievo dei suoi malanni, il più rinomato dei quali era quello di Epidauro.

Ho già avuto modo, sia in questa serie di articoli, sia nel mio libro Alla ricerca delle origini, di parlarvi della civiltà tracia generalmente ben poco conosciuta, nonostante i suoi stretti legami con il mondo greco. Bene, sempre il 28 Aleksa Vučković ci porta a visitare la tomba tracia di Kazanlak, splendidamente affrescata, risalente al IV secolo avanti Cristo, luogo di riposo dei sovrani traci e facente parte di un’estesa necropoli.

Come sappiamo, un altro luogo di sepoltura e cerimoniale di grande importanza in epoca antica e preistorica, era Stonehenge. Robbie Mitchell ce ne parla il 29, mettendo in evidenza il fatto che oggi il triplice cerchio di monoliti non esaurisce la complessità dell’insieme monumentale, ad esso vanno quanto meno aggiunti le tracce del woodhenge ligneo che l’affiancava e dell’insediamento di Durrington Wall. Strano che Mitchell non menzioni anche l’ampia serie di pozzi oggi nota come Durrington Shafts.

Ancora il 29, Nathan Falde ci parla di nuovo di reperti di età romana. Nella città di Side nel distretto di Antalya, odierna Turchia, gli archeologi hanno portato alla luce un pavimento musivo di età romana raffigurante la musa Calliope.

Intanto, proseguono gli scavi a Pompei, e il 30 Sahir ci parla dell’ultimo ritrovamento. Non ha certo la sontuosità degli affreschi, ma lo schizzo a carboncino trovato su un muro nell’insula dei Casti Amanti, probabilmente opera di un bambino fra i 5 e i 7 anni è non meno rivelatore della vita nell’antica città romana. Esso raffigura in modo molto ingenuo un combattimento fra gladiatori e animali. Sappiamo così che gli antichi pompeiani, e verosimilmente gli antichi romani in genere assistevano agli spettacoli gladiatori fin da piccoli.

Sempre il 30, Gary Manners ci informa che nella Francia centrale, a Villedieu-sur-Indre, già luogo del ritrovamento di manufatti del V secolo dopo Cristo, è stato rivenuto un cimitero di animali risalente all’epoca delle guerre galliche, che contiene soprattutto resti di cavalli, ben 28, e di due cani. Gli animali erano stati deposti accuratamente su un fianco. Una testimonianza del legame di affetto fra gli uomini e i loro animali domestici.

Il 31 Robbie Mitchell ci presenta un breve excursus su un periodo storico forse poco noto al pubblico anglosassone, della storia romana, ma che noi dovremmo conoscere bene, quello della Roma repubblicana, dalla cacciata di Tarquinio il Superbo all’impero augusteo. Fu in quest’epoca che Roma acquisì il dominio sull’Italia, sconfisse la rivale Cartagine e pose le basi del suo dominio circum-mediterraneo.

Vediamo cosa ci offre in questo periodo “Ancient Pages”, sempre con l’avvertenza che non vi ripeterò le notizie che abbiamo già trovato in “Ancient Origins”.

Conny Waters, tanto per cambiare, il 16 ci parla di Roma, sul perché è chiamata la città eterna, sulle leggende sulla sua fondazione e la storia semileggendaria dei primi re, ma gli storici avrebbero ormai assodato che la sua esistenza è anteriore alla data del 753 avanti Cristo attribuitale dalla tradizione.

Sempre il 16, Jan Bartek ci racconta del ritrovamento nel parco nazionale di Dartmoor nella regione inglese del Devon, di una strana scatola di pietra che potrebbe essere una camera funeraria risalente alla prima Età del Bronzo. Reperti di quest’epoca sono eccezionalmente rari.

Il 17, Conny Waters ci racconta che secondo ricerche recenti, il primo popolamento dell’isola di Cipro è avvenuto circa 14.000 anni fa ad opera di cacciatori-raccoglitori paleolitici, assai prima di quanto si pensasse.

Sempre il 17, Ellen Lloyd ci parla di vichinghi. Noi, secondo lo stereotipo del barbaro, tendiamo a immaginarceli sporchi e trasandati. Nulla di più sbagliato, i guerrieri norreni curavano molto sia l’igiene, sia l’aspetto della persona, e questo valeva sia per gli uomini sia per le donne.

Un articolo del 18 maggio ci parla della pietra ogham di Coventry, oggi esposta alla Herbert Art Gallery and Museum. Le iscrizioni ogham, un particolare alfabeto celtico, sono comuni in Irlanda e Galles, ma estremamente rare in Inghilterra.

Il 20 Ellen Lloyd ci parla di mitologia norrena, precisamente degli Hamingja, gli spiriti protettori di una famiglia, un po’ l’equivalente dei Lari e dei Penati nel mondo romano.

Sapevate che oltre a Stonehenge e ai vari woodhenge di cui sono state scoperte le tracce, esiste anche un Seahenge? Ce lo racconta un articolo del 31. Si tratta di una struttura lignea semisommersa di forma circolare risalente a 4.000 anni fa che si trova sulla costa settentrionale del Norfolk, nella località di Holme Beach, e che la sabbia marina ha permesso di conservare relativamente intatta. Le finalità per cui fu realizzata sono sconosciute.

Sempre il 31 abbiamo notizia del ritrovamento di una spada vichinga nel terreno di una fattoria a Suldal in Norvegia.

Come vi ho anticipato all’inizio, in questo periodo, la seconda metà di maggio, i siti italiani e la stampa periodica non offrono praticamente nulla.

Questo appare tanto più paradossale se consideriamo che, come abbiamo visto, anche in questo periodo siti stranieri come “Ancient Origins” e “Ancient Pages” non mancano di mettere in rilievo la centralità dell’antichità romana, e dubito che si possa trovare un popolo meno fiero di quello italiano delle proprie origini.

Nel vuoto generale, tuttavia, non si può mancare di segnalare il fatto che Felice Vinci, l’autore di Omero nel Baltico è venuto in Friuli-Venezia Giulia a tenere due conferenze, la prima venerdì 24 maggio a Gorizia nell’ambito della manifestazione. E’ storia, l’altra il giorno dopo, sabato 25 a Trieste al teatro Miela. Io, naturalmente, ero presente, tanto più che Felice Vinci mi onora di un’amicizia personale.

Le conferenze consistevano in una presentazione dei due nuovi libri di Vinci, I segreti di Omero nel Baltico e I misteri della civiltà megalitica, ma hanno finito per spaziare su molto altro. Voi lo sapevate ad esempio che Roma è stata eretta su sette colli a imitazione della costellazione delle Pleiadi, e che aveva un nome segreto, che doveva rimanere segreto per impedire ai suoi nemici di agire magicamente su di essa, e che oggi non conosciamo?

Di estremo interesse. Felice Vinci fa la sua parte, come, in altri ambiti, io la mia, ma la conoscenza delle nostre radici non deve diventare un sapere “di nicchia”, perché in definitiva è la consapevolezza di noi stessi.

 

NOTA: Nell’illustrazione, le terme romane di Bath, da “Ancient Origins”.

 

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