23 Giugno 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centocinquantaduesima parte – Fabio Calabrese

E siamo finalmente ad aprile. La mia tabella di marcia mi dice tuttavia che questo articolo non potrà comparire sulle pagine di “Ereticamente” prima della fine di maggio – inizi giugno, è una diretta conseguenza del fatto di essere tornato ad alternare L’eredità degli antenati con articoli di altro tipo. Se di nuovo “la forbice” temporale fra gli eventi di cui mi occupo e la comparsa degli articoli su “Ereticamente” dovesse diventare troppo estesa, provvederò come ho fatto l’anno scorso.

Seguendo ancora una volta una prassi ormai consolidata nella stesura di questi articoli, partirò dando un’occhiata a cosa ci riservano i siti internazionali, in particolare “Ancient Origins” e “Ancient Pages”.

Cominciamo da “Ancient Origins” e da un articolo non firmato del 1° aprile. Tutti noi, penso, conosciamo la storia almeno di maggiori ordini cavallereschi creati dopo le crociate, per impedire la riconquista della terra santa da parte dei mussulmani, i Templari, gli Ospitalieri, poi Cavalieri di Malta, i Cavalieri Teutonici. Accanto a questi ordini più importanti, ve ne furono altri, tra questi i Cavalieri della Stella, ordine costituito su insistenza papale, dal re di Francia Giovanni il Buono, figlio di Filippo VI nel 1344.

Sempre il 1° aprile, Willem McLoud ci porta a fare un tuffo nella mitologia celtica, in particolare nella mitica isola di Avalon. L’isola delle mele “dove i giovani non invecchiano affatto”, che compare anche nella leggenda arturiana; infatti, qui sarebbe stato ricoverato re Artù mortalmente ferito dopo la battaglia di Camlan.

Il giorno 2 con Sahir andiamo a Grove nell’Oxfordshire. Qui si trovano le rovina di una villa romana in un sito noto come Brookside Meadows, ma gli scavi hanno rivelato al di sotto di essa i resti di un insediamento dell’Età del Bronzo.

Ancora il 2 troviamo un articolo non firmato relativo a una notizia che vi ho dato la volta scorsa, quella del cantiere edile rinvenuto a Pompei. Rimaniamo in argomento romano, anzi, spostiamoci proprio a Roma, il 3 un articolo di Robbie Mitchell parla del Circo Massimo.

Un altro articolo anche questo anonimo, il 4 ci porta nel mondo gallico. Il LIDAR, l’abbiamo visto altre volte, è una tecnologia radar fortemente innovativa che permette di esplorare il suolo al disotto della vegetazione. Bene, il LIDAR ha permesso di scoprire a Cap d’Erquy, nelle Côtes d’Armor i resti di un villaggio circolare dell’età del ferro.

Il 5 torniamo a occuparci di storia romana, infatti Robbie Mitchell ci parla di Settimio Severo e della dinastia dei Severi che certamente lasciò un’eredità complessa, se infatti riportò l’ordine con alcune brillanti vittorie militari, accentuò il cosmopolitismo delle élite sempre meno romane che reggevano l’impero.

Lo stesso giorno, parlando di tattiche militari, Aleksa Vučković ci richiama il ruolo della cavalleria romana, e nel mondo antico in generale. Nell’antichità, i guerrieri a cavallo erano spesso l’arma risolutiva, svolgendo un ruolo analogo a quello delle forze corazzate negli eserciti moderni. Roma inizialmente contò molto su cavallerie alleate, ma si ebbe poi una progressiva romanizzazione dei corpi di cavalleria.

Il 6 aprile siamo in Inghilterra per parlare di una ricerca degli archeologi dell’Università di Newcastle, di cui ci racconta Joe Green. Secondo una voce popolare, l’abbazia di San Guthlac nel Lincolnshire sorgerebbe sopra un tumulo preistorico, ma i ricercatori che sono andati a verificare, hanno scoperto sotto di essa molto di più, le tracce di un enorme henge risalente al tardo neolitico o alla prima Età del Bronzo.

Sempre il 6, Robbie Mitchell parla di un capitolo di storia che a noi dovrebbe essere familiare, ma lo è certamente meno al pubblico anglosassone, quello delle guerre romano-etrusche che, iniziate quasi all’indomani della nascita di Roma, si conclusero con l’affermazione di essa sulla nostra Penisola.

Il 7 Aleksa Vučković ci parla di un’altra figura forse poco conosciuta dal pubblico anglosassone, ma che almeno quelli fra noi che hanno una cultura classica dovrebbero conoscere bene, lo storico greco Plutarco, autore delle Vite parallele.

L’articolo di Sahir dello stesso giorno, sempre di argomento ellenico, invece, è una vera sorpresa. Noi sappiamo che in Grecia la transizione fra le Età del Bronzo e del Ferro coincide con l’invasione dorica che portò al crollo della civiltà micenea e a un periodo di arretramento culturale che è noto come medioevo ellenico. Ebbene, tutto ciò non avvenne in una volta sola. I ricercatori di una partnership greco-svizzera hanno identificato sul monte Ellanio nell’isola di Egina i resti dell’ultima fortezza o dell’ultimo santuario miceneo che resistette dal 1200 al 1050 avanti Cristo.

Noi sappiamo che Roma ha lasciato traccia della sua civiltà in tutto il Mediterraneo. Ce lo conferma una volta di più l’articolo di Nathan Falde sempre del 7, che ci parla di un sarcofago romano ritrovato nella città turca di Dyarbakir.

Il 9 aprile siamo in Francia, qui, a Marliens vicino a Digione, ciò che è emerso dai lavori in una cava di ghiaia ha subito attirato gli archeologi dell’INRAP, sono infatti venuti alla luce i resti di un vasto insediamento esteso temporalmente dal neolitico all’Età del Ferro, associato, pare, alla cultura del Bicchiere Campaniforme.

Lo stesso giorno Robbie Mitchell ci parla di un’altra figura ben nota della storia romana, Agrippina, madre di Nerone. La donna, è noto, cercò di esercitare uno stretto controllo sul figlio, e, attraverso di lui, sulla politica romana, tanto che Nerone, per liberarsene, la fece uccidere.

Non poteva mancare nemmeno stavolta un excursus sulla mitologia. Il 10 Martini Fisher ci parla di Atena, la dea eponima di Atene, e del suo mitico duello con Poseidone per decidere quale delle due divinità avrebbe dato nome alla città. Atena era detta parthenos, cioè vergine, e da qui viene il nome del Partenone, il più importante tempio ateniese.

La vita degli agricoltori neolitici era meno pacifica di quel che possiamo immaginare, è quanto ci racconta sempre il 10 Gary Manners. Connessa con i riti agricoli per propiziare la fecondità della terra, era la pratica dei sacrifici umani. Numerose prove si sono accumulate al riguardo, ma forse la più significativa è quella dei resti di tre donne evidentemente sacrificate, che è stata ritrovata a Saint-Paul-Trois-Châteaux vicino ad Avignone.

La civiltà etrusca che precedette quella romana ci lascia da sempre interrogativi non facili da decifrare. Il giorno 11 Sahir ci racconta di uno di questi, si tratta di un oggetto noto da tempo, il cui significato è stato ora reinterpretato, la lampada di Cortona. Questo manufatto etrusco è un lampadario in bronzo del peso di 60 chili che fu rinvenuto presso Cortona nel 1840, istoriato con figure che ne indicano l’uso votivo. Un attento confronto con altre fonti iconografiche etrusche ha permesso di stabilire che essa si riferisce al culto di Dioniso.

Io vi ho già parlato le volte scorse dei nuovi affreschi pompeiani che sono venuti alla luce nella città distrutta dal Vesuvio, bene, ne parla su “Ancient Origins” anche un articolo non firmato del 12. Quanto meno, ciò ci conferma che la città vesuviana è un patrimonio archeologico da considerare su una scala non solo italiana, ma mondiale.

Questa volta, per non spezzare troppo il discorso, farò un’eccezione alla prassi ormai consolidata in queste esposizioni, per la quale ciò che compare nei siti generalisti, di solito lo metto in coda, infatti, abbiamo su due di questi, sempre il 12 aprile (che dire? Forse è la giornata di Pompei) una notizia riguardante la città sommersa dall’eruzione del Vesuvio, dove le ricerche continuano.

Da un articolo di Lucrezia Ciotti su “Notizie.it” apprendiamo infatti che nell’insula 10 della Regio IX di un ambiente interno composto da un grande salone da banchetto e da eleganti pareti nere decorate con soggetti mitologici ispirati alla guerra di Troia.

La stessa notizia, supportata da un filmato, la ritroviamo poi su “Dailymotion”.

Sempre il giorno 12 Nathan Falde ci racconta che una coppia di archeologi dilettanti ha trovato con il metal detector nell’isola danese di Zelanda una piccola piastra metallica di età romana raffigurante un volto che è risultato essere quello di Alessandro Magno. Io mi chiedo cosa potrebbe saltare fuori da noi se la passione per il metal detector fosse maggiormente diffusa, dato che abbiamo alle spalle un passato molto più ricco di quello delle regioni nordiche.

Le tracce di Roma si trovano ovunque in Europa e nel Mediterraneo. Una nuova conferma, ci racconta Joe Green il 13 aprile, ci viene dalla Svizzera, dove a Gebenstorf nel cantone dell’Argovia sono state scoperte le tracce di un accampamento militare romano ampio 3.200 metri quadrati.

Se ciò non fosse sufficiente, il 14 Sahir ci racconta che a Nimes in Francia, durante lavori edili è emerso un sepolcreto di età romana, datato fra il II secolo avanti Cristo e il II secolo dopo Cristo, che fra l’altro ha restituito splendidi oggetti in vetro.

Vediamo adesso cosa ci offre in questo periodo “Ancient Pages”, evitando di menzionare ciò di cui vi ho già parlato riguardo ad “Ancient Origins”.

Cominciamo il 1 aprile con un articolo di Ellen Lloyd su di una figura minore della mitologia norrena, il Flygja, lo spirito guardiano, una figura a mezzo fra l’angelo custode della tradizione cattolica e l’animale guida dei nativi americani. Gli uomini del nord pensavano che ciascuno ne avesse uno, comunicava soprattutto attraverso i sogni, e spesso assumeva le sembianze di un animale.

Il giorno seguente, Conny Waters ci porta in Adriatico, nel sito oggi sloveno di Finzine. Qui sono stati ritrovati i resti di un porto di età romana, di un allevamento ittico e di un antico molo con strutture di ormeggio.

Il giorno 3 abbiamo invece la notizia del ritrovamento dei resti di una villa romana nell’Oxfordshire in Inghilterra, che è risultata stranamente piena di asce votive in miniatura e tavolette di defissione, cioè di maledizione.

Lo stesso giorno Conny Waters ci da una notizia di cui vi ho già parlato, il rinvenimento ad Anciens Arsenaux nelle Alpi svizzere di solchi di aratura risalenti a 7.000 anni fa, che ci permettono di retrodatare l’agricoltura in Europa di almeno mille anni.

Ancora Ellen Lloyd ci parla di qualcosa di cui vi ho detto più di una volta, l’insediamento vichingo ritrovato a L’Anse aux Meadows, Terranova, Canada. Che i Vichinghi abbiano raggiunto le Americhe ben prima di Colombo, mi pare ormai fuori discussione.

Il 5 Conny Waters ci parla di un momento cruciale della storia romana, i due triumvirati, il primo composto da Cesare, Pompeo e Crasso, il secondo da Antonio, Ottaviano e Lepido. Sappiamo che dalle lotte intestine fra i triumviri infine emerse la figura di Ottaviano, poi Augusto, che portò alla fine della repubblica e alla creazione dell’impero.

Io vi ho anticipato le notizie dai siti generalisti che riguardano Pompei, ma naturalmente, c’è anche qualcos’altro. Un comunicato ANSA del 15 aprile ci parla delle ricerche archeologiche in Veneto, e della scoperta di quello che è stato definito “il più grande bazar della protostoria”. Si tratta dei risultati degli scavi nel Veneto meridionale, nella zona del delta del Po, in particolare i siti di San Basilio, Villamarzana e Frattesina di Fratta. La via d’acqua padana era allora la principale arteria commerciale dove passavano in epoca protostorica i commerci fra le varie popolazioni della regione.

Sull’argomento è prevista mercoledì 17 una giornata di studi all’Università di Padova.

Vi do poi con soddisfazione una notizia che riguarda la mia città, Trieste. Secondo quanto riporta “Il Gazzettino” del 16 aprile, l’area archeologica del teatro romano sta per essere allargata di qualche decina di metri; infatti, nei suoi pressi sono stati individuati i resti di un edificio romano del I secolo dopo Cristo. Sono venuti alla luce una struttura muraria in buon stato di conservazione con una sorta di abside adornato da disegni a forma di rombo. La destinazione dell’edificio è per ora sconosciuta.

Di solito, non mi congedo senza prima mettere a conclusione di questi articoli qualche parola per evidenziare cosa è emerso in queste ricerche di rilevante dal nostro punto di vista, ma forse mai come questa volta la cosa sembrerebbe superflua, infatti abbiamo qualche riferimento alla mitologia celtica e a quella nordica, alla Grecia, al mondo etrusco, alla preistoria, ma il protagonista indiscusso è il mondo romano, non solo Pompei, che continua a riservare sempre nuove sorprese, ma abbiamo scoperte che ci rivelano le sue tracce dalla Gran Bretagna alla Turchia, e non sono tanto siti italiani, ma quelli stranieri come “Ancient Origins” a parlarcene.

E tuttavia è strano, come un’eredità così importante che inorgoglirebbe chiunque tranne noi, trovi così poca corrispondenza nella conoscenza e nel sentire degli Italiani che perlopiù non la conoscono, né di conseguenza ne provano quel senso di fierezza che altrimenti ci si potrebbe aspettare.

Fra pochi giorni cade il 21 aprile, la mitica data consacrata dalla tradizione, della fondazione dell’Urbe, il “compleanno” di Roma, e c’è da aspettarsi su vari siti un florilegio di citazioni su questo evento, ma saranno quasi invariabilmente siti “nostri”. Un segno di quella memoria divisa, di quella frattura nel modo di concepirsi (o in qualche caso rifiutare di concepirsi) italiani che ci perseguita da ottant’anni. Una piaga che ha un nome preciso, antifascismo.

NOTA: Nell’illustrazione, da “Ancient Origins”, Avalon, come è immaginata nell’immagine che correda l’articolo di Willem McLoud del 1° aprile.

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