11 Agosto 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centocinquantaseiesima parte – Fabio Calabrese

Giugno, ci siamo. Con questo mese l’anno arriva al suo culmine segnato dal solstizio estivo. Noi riprendiamo la nostra marcia sulle tracce dell’eredità ancestrale. Sarà giocoforza partire anche stavolta dalle fonti straniere, perché abbiamo visto che nella seconda metà di maggio, quelle italiane ci hanno offerto poco o nulla.

Partiamo ancora una volta da “Ancient Origins”, che come sempre si dimostra il sito più informato.

Un articolo di Robbie Mitchell del 1 giugno ci parla di quella terribile realtà che colpì l’Europa settentrionale nell’alto medioevo, che furono le incursioni vichinghe, iniziate nel 793 con il saccheggio del monastero inglese di Lindisfarne in Northumbria.

Io vi ho parlato la volta scorsa, sempre citando “Ancient Origins”, di un grande circolo di ceppi d’albero risalente a 4.000 anni fa, eccezionalmente ben conservati dalla sabbia della spiaggia, che è stato ritrovato a Holme nel Norfolk, e che gli archeologi hanno battezzato Seahenge. Il 2 giugno un articolo non firmato torna sull’argomento. Secondo le ipotesi più recenti, Seahenge sarebbe stato un luogo di riti propiziatori, intesi a prolungare la bella stagione e a ritardare il rigore dei mesi invernali.

Sempre il 2, un articolo di Mario Bartolini, l’esperto di storia romana ci pone un quesito interessante, esisteva una strategia globale di difesa dei territori dell’impero romano, oppure si reagiva caso per caso alle minacce rappresentate dalle varie popolazioni barbariche?

Il 3 un articolo di Gary Manners ci parla di una scoperta fatta in Italia, a Campo di Mare, frazione di Cerveteri, provincia di Roma, gli archeologi hanno scoperto i resti, oggi sommersi, di un padiglione marino di età romana, che si ritiene facesse parte di una grande villa.

Sempre il 3, ancora lui, Manners, ci porta in Grecia, a Nicopoli. Questa città di età romana fu fondata da Augusto per commemorare la vittoria di Azio. Nell’agorà è stato scoperto un nuovo tempio, che sulla base di un’iscrizione è stato riconosciuto come tempio degli imperatori.

Il 4, un articolo non firmato ci porta nella Germania dell’Età del Ferro. Quella era allora terra celtica. L’esame del DNA dei resti umani dei tumuli sepolcrali riservati alle élite dell’epoca, ha dimostrato che si trattava di individui strettamente imparentati. Questo suggerisce di essere in presenza di una società fortemente gerarchizzata, con il potere saldamente in mano a una classe nobiliare.

Sempre il 4, Robbie Mitchell dedica due articoli rispettivamente ai Parti e ai Sassanidi, due dinastie che governarono l’impero persiano e per secoli contesero a Roma il possesso dell’area mesopotamica, e di cui i Romani non riuscirono mai ad avere ragione.

Il 5 è Gary Manners a darci una di quelle notizie che non si vorrebbero mai dover commentare. Un turista olandese ventisettenne ha imbrattato con un graffito un muro affrescato di Ercolano.

Il 7 è Dhwty a porci un bizzarro interrogativo. E’ proprio vera la storia che ci viene spesso raccontata, che alcuni guerrieri celti scendevano in battaglia nudi e combattevano con furia animalesca alla maniera dei berserker germanici?

Vi ho parlato la volta scorsa, citando appunto “Ancient Origins”, delle terme romane di Bath nel Somerset, Inghilterra, ebbene, l’8 giugno Nathan Falde è tornato sull’argomento. Secondo una ricerca condotta dai ricercatori della School of Biomedical Sciences dell’Università di Plymouth, le acque di queste terme contengono sostanze in grado di agire con un importante effetto antibiotico.

Non manca nemmeno questa volta un pezzo dedicato alla mitologia, questa volta celtica, infatti sempre l’8 abbiamo un articolo firmato Ryan dedicato a Cerridwen o Ceridwen, potente maga e incantatrice dai poteri quasi divini della tradizione gallese.

Robbie Mitchell il 10 dedica un articolo alle personalità più influenti dell’ultima fase della storia della Roma repubblicana che prelude alla nascita dell’impero, Pompeo e Cesare, ma non mi soffermo troppo è una storia forse poco nota al pubblico anglosassone, ma che noi dovremmo conoscere bene.

Io penso che tutti noi abbiamo sentito parlare della leggenda di Teseo e del mitico labirinto dove il re cretese Minosse avrebbe fatto rinchiudere il Minotauro, ma di un simile edificio, non si è mai trovata traccia. Ebbene un articolo dell’11 giugno di Gary Manners ci racconta che gli archeologi hanno appena scoperto sulla collina di Papoura, vicino alla città di Kastelli a Creta le tracce di un grande labirinto di forma circolare che risale appunto all’epoca minoica. Potrebbe essere quello del Minotauro?

Il 12 Kerry Sullivan ci parla della porpora. Questo colorante prodotto da alcune chiocciole marine e di cui i Fenici facevano un lucroso commercio, era infatti noto come porpora di Tiro, era nell’antichità costosissimo, e divenne presto un simbolo di regalità e autorità, al punto che le leggi romane proibirono ai comuni cittadini di indossare abiti di porpora.

Sempre il 12 giugno, abbiamo un articolo firmato Rudra che ci racconta di una scoperta eccezionale fatta nel sud della Gran Bretagna. Scavi nel complesso residenziale di Calthorpe Garden nella città di Banbury hanno portato alla luce un vero tesoro archeologico di ben 19.000 reperti che coprono un’area temporale che va dal mesolitico al periodo anglosassone.

Torniamo a parlare di mitologia, greca stavolta. Il 13 Maria Napoli dedica un articolo alla figura di Era. Questa dea, come sposa di Zeus. Era considerata una divinità molto importante, protettrice del matrimonio, della maternità, del parto. Ciò nonostante, era una dea antipatica per le frequenti scenate di gelosia al marito fedifrago, e soprattutto per la crudeltà con cui ne perseguitava gli amanti e la prole illegittima.

Il 14 Aleksa Vučković ci porta a ripercorrere la storia del regno longobardo d’Italia e dei re longobardi, da Alboino a Desiderio.

Sempre il 14, Gary Manners ci parla del ritrovamento di una tomba unna in Polonia che conteneva i resti i due ragazzi, è stata rinvenuta nel villaggio di Czulice vicino a Cracovia, da un team guidato da Jakub Niebylski dell’Accademia polacca delle Scienze. La tomba, che sembra essere la più antica sepoltura unna conosciuta in Polonia, conteneva diversi manufatti, e uno dei due ragazzi aveva il cranio deformato artificialmente, come usavano i membri delle élite unne.

Aleksa Vučković ci porta a Capo Arkona nell’isola tedesca di Rügen. Questo promontorio fu l’ultima roccaforte del paganesimo slavo, prima delle cristianizzazione forzata imposta dal re di Danimarca. Come quasi sempre nella storia, dell’Europa e non solo, la cristianizzazione è avvenuta con la violenza.

Vediamo ora cosa troviamo in questo periodo su “Ancient Pages”, con l’avvertenza che non menzionerò gli articoli che trattano gli stessi soggetti che abbiamo visto da “Ancient Origins”.

Un articolo di Jan Bartek del 1 giugno ci parla del Dryas recente. Questa mini-età glaciale verificatasi 12.800 anni fa e che stroncò diverse culture già avviate sulla strada di una nascente civiltà. Diversi indizi suggeriscono che essa sia stata dovuta all’impatto del nostro pianeta con una cometa.

Il 4 giugno si parla di Stonehenge. Gli allineamenti solari dei grandi triliti sono ben noti da 60 anni, ma ora un gruppo di ricercatori dell’English Heritage,  delle università di Oxford, Leicester e Bournemouth e della Royal Astronomical Society si propone di verificare se esistano anche allineamenti lunari, in particolare con quella che viene chiamata grande stasi lunare.

Il gioco degli scacchi è stato portato in Europa dall’Asia oltre un millennio fa. Ce ne parla il 7 Conny Waters, raccontando che  durante gli scavi in un castello dimenticato nel sud della Germania (Baden-Württemberg, distretto di Reutlingen), sono stati ritrovati pezzi di gioco risalenti al X, XI secolo, fra cui dadi, pezzi a forma di fiore, e un cavallo degli scacchi ben conservato.

Il 12 giugno Jan Bartek fa luce sulla poco conosciuta figura di Michael Scott. Quest’uomo, nato in Scozia nel 1175 e reputato un Nostradamus dell’età medievale, fu astrologo al servizio dell’imperatore Federico II, e poi del re d’Inghilterra Enrico III e del suo successore Edoardo I.

lo stesso giorno A. Sutherland ci parla delle pietra runica di Rök. Si tratta di un monolito di quattro tonnellate che si trova nella  contea di Östergötland, in Svezia, e contiene la più lunga iscrizione runica conosciuta. Un’intera strofa al centro dell’iscrizione ricorderebbe Teodorico, re degli Ostrogoti e conquistatore dell’Italia.

Abbastanza curiosa la storia che ci racconta Conny Waters il 14. Gli archeologi dell’Università di Bournemouth hanno recuperato due pietre tombali, ma non in un cimitero, e non hanno mai fatto parte di una sepoltura, bensì in un relitto del XIII secolo di una nave naufragata nella baia di Stundland sulla costa del Dorset. Evidentemente, il commercio di arredi funebri esisteva anche allora.

Il 15 A. Sutherland ci porta a visitare il limes romano attraverso l’analisi di 20 fortezze che lo componevano. Era più di una semplice linea di difesa, ma un complesso articolato e molto ben studiato di fortificazioni. Tuttavia, sappiamo che alla fine i barbari hanno prevalso su di esso. Neppure il più eccellente sistema difensivo può servire quando gli uomini vengono a mancare.

Vediamo adesso cosa si trova in questo periodo nelle fonti italiane, incrociando le dita, perché la seconda metà di maggio ci ha riservato un vuoto pressoché totale.

Il 6 giugno RAInews segnala una nuova scoperta a Pompei, la “stanza del carpentiere” nella villa di Civita Giuliana, un piccolo locale dove sono stati ritrovati vari attrezzi di carpenteria. Ricordiamo che le ricerche nella città distrutta dall’eruzione del Vesuvio non si sono mai interrotte e sono tuttora in corso.

Sempre RAInews il 7 riporta la notizia del ritrovamento in Germania – ma non è precisata la località – durante gli scavi in un cantiere, di una sepoltura risalente a 6.800 anni fa. In base al corredo funebre, si può dedurre che l’uomo sepolto fosse di un certo rango RAInews lo definisce “un sindaco”.

L’8 giugno Italpress riporta la notizia della riapertura al pubblico, dopo dieci anni, del museo archeologico di Centuripe (Enna).

E’ ancora RAInews a informarci il 10 giugno che a Bacoli (Napoli) a causa del bradisismo dei Campi Flegrei, sono riemersi alla luce del sole, quasi sotto gli occhi degli archeologi, antichi capitelli di età romana.

L’11 giugno un articolo di Tim Newcomb e Lorenzo Usai su Esquire Italia, ci racconta del ritrovamento della testa di una statua di Igea, la dea greca della salute, fra le rovine dell’antica città ellenistica di Laodicea, che si trova in quella che oggi è la Turchia sud-orientale, non distante da Tarso. La testa potrà essere così riunita al corpo della statua dopo 2.100 anni.

Sempre l’11 giugno Quotidiano.net riporta una notizia della quale vi ho già parlato, la decifrazione almeno parziale di quello che finora è stato uno dei testi più misteriosi del mondo, il manoscritto Voynich, che ora sappiamo essere, almeno nella parte tradotta, un manuale di medicina e ginecologia, ma una studiosa italiana, Eleonora Matarrese è andata oltre, e sembra che ne abbiamo finalmente una decifrazione completa, infatti il manoscritto conterrebbe altri quattro trattati: un erbario, un lunario, un trattato di scienza idraulica e un trattato agronomico.

Il 15, sempre Tim Newcomb e Lorenzo Usai su Esquire Italia, ci raccontano del ritrovamento in un’antica chiesa svedese, a Brahekyrkan, sull’isola di Visingsö, di un tesoretto di 170 monete d’argento di età medioevale risalenti a un periodo tra il 1.150 e il 1.180.

Come si vede, non è che ci sia tantissimo, ma almeno non è il vuoto quasi totale della volta scorsa, riscattato solo dal nostro Felice Vinci. Ora, per quanto riguarda la presenza di notizie sull’eredità ancestrale sui media generalisti e italiani in genere, occorre fare un discorso preciso. Per un paio d’anni ne abbiamo avuto un florilegio, legato a una scoperta sensazionale come i bronzetti di San Casciano dei Bagni, poi i lavori per la realizzazione della linea C della metropolitana di Roma hanno portato praticamente a una nuova scoperta archeologica a ogni metro, perché il sottosuolo della Città Eterna è praticamente una miniera di reperti archeologici.

Poi ci sono i reperti dell’area vesuviana, non solo i ritrovamenti di Pompei dove le ricerche continuano, ma anche la decifrazione dei papiri ercolanesi grazie alla scansione laser e all’intelligenza artificiale, anche se ho l’impressione che queste scoperte abbiano destato più interesse all’estero che qui in Italia.

Ma non può essere sempre bella stagione. L’interesse dei media, per ovvi motivi commerciali riflette i gusti del pubblico, ed è davvero sorprendente e deprimente constatare come in questa Italia malata di esotismo ed esterofilia, vi sia così poca consapevolezza e così poca fierezza del fatto che siamo gli eredi del grandioso passato imperiale romano.

Più in generale, noi vediamo che Roma è sempre la stella di prima grandezza della ricerca archeologica, con i vichinghi, il mondo celtico, l’età medioevale come stelle minori.

Dovremmo essere maggiormente consapevoli del fatto che noi stessi siamo ciò che il nostro passato ha fatto di noi.

 

NOTA: Nell’illustrazione le rovine dell’abbazia inglese di Lindisfarne, teatro della prima incursione vichinga.

 

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