Ricominciamo dalla metà di aprile 2024 il nostro cammino sulle tracce della nostra eredità ancestrale, e, come le volte precedenti, partiamo da un esame di ciò che hanno da offrire in questo periodo le fonti straniere, in particolare “Ancient Origins” e “Ancient Pages”.
Iniziamo da “Ancient Origins”. Partiamo da un articolo di Aleksa Vučković del 16 aprile. Come abbiamo già visto le volte scorse, “Ancient Origins” dedica alcuni articoli alle tribù celtiche della Britannia preromana. Stavolta Vučković si occupa dei Dobunni, una popolazione che abitava un’area corrispondente alle attuali contee di Gloucestershire, Worcestershire e Warwickshire, e avevano come centro principale l’attuale città di Cirencester. Erano una popolazione di agricoltori e artigiani poco bellicosi, che si assimilarono rapidamente al mondo romano.
I Romani, lo sappiamo, hanno lasciato tracce un po’ dappertutto nell’Europa meridionale e nel Mediterraneo. Un articolo di Sahir del 17 ci parla del ritrovamento di una sepoltura romana contenente i resti di un uomo, di una donna e di un neonato avvenuta a Faro, in Portogallo.
Il 18 abbiamo una notizia davvero sorprendente. Keagan Brewer che è co-autore della ricerca assieme a Michelle L. Lewis, entrambi dell’Università di Yale, ci racconta di aver portato a termine la decifrazione almeno di una parte di uno dei manoscritti più misteriosi che esistano, il manoscritto Voynich. Si tratterebbe di un testo di ginecologia e sessuologia scritto alla metà del XV secolo da un medico bavarese, Johannes Hartlieb, che l’avrebbe redatto in antico dialetto bavarese e cifrato, perché trattando argomenti come la contraccezione e l’aborto, doveva andare in mano agli addetti ai lavori, ma non assolutamente al grosso pubblico.
Nell’area vesuviana i resti di ciò che è stato sepolto dall’eruzione del 79 dopo Cristo non cessano di rivelare sorprese. Un articolo di Nathan Falde del 20 ci racconta che gli archeologi dell’Università di Tokyo hanno rintracciato a Somma Vesuviana i resti di una villa romana che potrebbe essere quella appartenuta ad Augusto, e dove l’imperatore morì.
Sempre il 20, un articolo di April Holloway si occupa di un argomento di cui ci siamo occupati più di una volta, i templi preistorici maltesi, e in particolare l’ipogeo di Hal Saflieni, che presenta il singolare fenomeno acustico per cui una parola pronunciata nella famosa sala dell’oracolo rimbomba in tutta la struttura.
Sempre il 20 aprile, Nathan Falde ci racconta che ad Antalya, città della Turchia già nota per le imponenti rovine romane, è stata portata alla luce nientemeno che una strada colonnata.
Ancora lo stesso giorno Sahir ci porta nella preistoria profonda, parlandoci di un osso, il radio di un orso che è stato rinvenuto negli anni ’50 dello scorso secolo nella grotta di Dziadowa Skała in Polonia, e a cui a lungo non è stata data molta importanza. Recentemente riesaminato, è risultato risalire a un periodo fra 130 e 115.000 anni fa, e presentare una serie di 17 incisioni intenzionali, sarebbe dunque la più antica testimonianza conosciuta di attività simbolica umana, in questo caso opera degli uomini di Neanderthal.
Sempre Sahir il 21 ci parla di Stonehenge. Secondo una ricerca che ha coinvolto la Royal Society e la English Heritage, i megaliti del triplice cerchio potrebbero essere allineati non solo col sole, ma anche con la luna, indicando la grande stasi lunare, ossia la distanza massima tra il sorgere e il tramonto dell’astro, fenomeno che si verifica ogni 18,6 anni.
Sempre il 21, Nathan Falde ci parla di una sepoltura risalente a 4.200 anni fa ritrovata in Germania, nella Sassonia Anhalt. Di per sé la notizia non sembrerebbe un gran che, se non fosse per un particolare, il defunto era stato sepolto sotto una pesante lastra di pietra, verosimilmente per impedirgli di uscire dalla tomba e tornare a tormentare i vivi. La credenza che i morti potessero uscire dalle tombe sotto forma di zombi o vampiri, era in epoche remote molto diffusa, e non sembra del tutto scomparsa neppure oggi.
Ancora il 21, Robbie Mitchell ci parla dell’età ellenistica. Questo periodo che va dalle imprese di Alessandro alla conquista romana dell’Egitto, segnò la diffusione della cultura greca in tutto il Mediterraneo orientale. Politicamente soccombette poco per volta alla conquista romana, ma la sua impronta culturale durò a lungo, influendo profondamente sui Romani stessi, fu un periodo di grande rigoglio intellettuale, testimoniato ad esempio dalla biblioteca di Alessandria.
Il 22 lo stesso Mitchell ci parla del Pantheon, ma non è il caso di ripetere cose che a differenza dei lettori anglosassoni, dovrebbero essere ben note da noi.
Il 23 Gary Manners ci informa che in un cimitero medievale a Brahekyrkan sull’isola di Visingsö, in Svezia, sono state rinvenute circa 170 monete d’argento risalenti alla metà del XII secolo.
Il giorno dopo torniamo in Italia con i ritrovamenti nell’area vesuviana. Vi avevo già in precedenza segnalato che l’uso combinato di scansione laser e di intelligenza artificiale sta permettendo ora di leggere i papiri carbonizzati di Ercolano. Bene, uno di essi ha rivelato il luogo esatto di sepoltura di Platone, ad Atene, nel giardino dell’Accademia, ce lo racconta sempre Manners.
La notizia più singolare del 24 sembra però essere un’altra, ce la riferisce Sahir. Un dentista americano in visita ai genitori in Europa avrebbe trovato incastrata in una piastrella del pavimento del bagno della loro casa recentemente ristrutturata, una mandibola umana preistorica o forse ominide. Per ora, non sono stati resi noti né il nome del dentista né il luogo del ritrovamento.
Sempre il 24, Mario Bartolini dedica un articolo alla prima dinastia imperiale romana, quella Giulio-Claudia fondata da Augusto. Anche qui non ripeterei cose che da noi dovrebbero essere largamente note.
Il 25 Nathan Falde si occupa degli Avari. Questa popolazione misteriosa che dalle steppe eurasiatiche si insediò nella pianura ungherese dove costituì un potente regno fino a quando non fu distrutta dai Franchi. “Scomparso come gli Avari” era un modo di dire comune nel medioevo. Recenti studi genetici sui resti esumati dalle loro sepolture hanno dimostrato che avevano una società fortemente patrilineare organizzata in clan; infatti, gli uomini sepolti insieme erano strettamente imparentati, mentre le donne circolavano o venivano scambiate fra un clan e l’altro.
Un articolo non firmato del 26 aprile ci avverte che l’archeologia irlandese è probabilmente a una svolta. L’impiego della tecnologia LIDAR che permette di vedere al disotto della vegetazione ha permesso di identificare a Baltinglass nella contea di Wicklow centinaia di pietre erette di età neolitica che formano dei percorsi connessi con luoghi di sepoltura precedentemente noti, i “sentieri dei morti”.
Il 27 aprile Dhwty ci parla del tesoro di Priamo e dei ritrovamenti compiuti da Schliemann. Tuttavia, io penso che sulla scorta delle ricerche condotte da Felice Vinci, si può almeno dubitare che quella scoperta da Schliemann in Asia Minore sulla collina di Hissarlik fosse davvero la Troia omerica.
Il 28 Robbie Mitchell ci parla di Alba Longa, la leggendaria rivale di Roma delle origini. Purtroppo, tutto ciò che conosciamo di essa viene dalla mitologia romana, e non se ne conosce nemmeno la precisa localizzazione.
Sempre il 28 Joe Green ci da notizia del ritrovamento del relitto di una nave romana nelle acque spagnole di Les Fontenelles, non distante da Palma di Maiorca. Qui è stato ritrovato un tipo di anfora finora non conosciuto, adibito, sembra, al trasporto dell’olio.
Il 29 aprile abbiamo un articolo di Stephen Palmer dai toni insolitamente poetici: la vita degli uomini paleolitici di decine di migliaia di anni fa, cui nulla appariva scontato e banale, ma tutto era intriso di mistero e magia…vista attraverso gli occhi del grande toro affrescato sulle pareti della caverna di Lascaux.
Lo stesso giorno Sahir ci informa che in Francia, vicino al villaggio di Chamborêt, una ventina di chilometri a nord di Limoges, gli archeologi hanno scoperto un insediamento romano, ma al disotto di essi sono emersi quelli di uno neolitico risalente a 4.500-6.000 anni fa.
Esaminando ora quel che ci presenta nello stesso periodo “Ancient Pages”, bisogna dire che diversi articoli segnalano gli stessi ritrovamenti di cui ci ha parlato “Ancient Origins”, e non mi ripeterò, ma, come al solito, c’è anche qualcosa d’altro.
Un articolo di A. Sutherland del 17 aprile ci parla dei misteriosi calderoni magici della mitologia celtica, capaci di dare cibo in abbondanza, rivelare conoscenze segrete, guarire le ferite, addirittura resuscitare i morti. Da essi sono discese varie tradizioni europee, una che va fino al Graal arturiano, un’altra che li trasforma nei calderoni delle streghe.
Ellen Lloyd il 18 si occupa della nave vichinga di Äskekärr. Quest’ultima, ritrovata nel 1933 e oggi esposta al museo di Göteborg, ha una particolarità, è l’unica nave vichinga dove sono state trovate iscrizioni runiche, e consente di gettare un ponte fra i dati archeologici e le fonti letterarie relative all’età vichinga.
Un articolo di Conny Waters del 24 aprile ci informa di un ritrovamento davvero singolare avvenuto in Germania, nel sito di Bad Cannstatt, vicino a Stoccarda, una statuetta di età romana che dovrebbe raffigurare una divinità, con le braccia lungo i fianchi e le gambe unite che finiscono per diventare la coda di un serpente.
Una cultura preistorica europea poco conosciuta è quella di Vinca, apparsa nell’area danubiana attorno a 7.000 anni fa, si tratta tuttavia di una cultura estremamente importante a cui si devono le tavolette di Tartaria, che contengono i primi esempi di scrittura conosciuti al mondo. Un articolo di Jan Bartek del 30 aprile ci da la notizia che recentemente nel nord-est della Serbia, a Jarkovac vicino al fiume Tamiš è stato scoperto un insediamento Vinca finora sconosciuto.
Andando a vedere cosa offrono in questo periodo i siti italiani, si trova davvero poco. Più o meno dalla fine del 2022 e per tutto l’anno scorso, abbiamo visto un’improvvisa massiccia comparsa di notizie archeologiche anche sui siti generalisti, ma questo interesse, che io penso fosse connesso soprattutto all’eccezionale ritrovamento dei bronzetti di San Casciano dei Bagni di cui vi ho parlato ampiamente, sembra ora essersi esaurito quasi di colpo.
Girando per il web in questo periodo, di cose riguardanti la nostra eredità ancestrale, non è che non se ne trovino, in particolare in riferimento al 21 aprile, data che sappiamo la tradizione ci ha consegnato come quella della fondazione di Roma (lasciamo stare la questione se la nascita della Città Eterna sia effettivamente avvenuta in tale data, il valore simbolico della ricorrenza rimane comunque inalterato), ma si tratta praticamente sempre di siti “nostri”, e questo è un segno di quella “memoria divisa” che ci perseguita da ottant’anni.
Le istituzioni, e ovviamente i media mainstream seguono a ruota, hanno da tempo cancellato la celebrazione della fondazione di Roma, per fare posto, quattro giorni dopo ai festeggiamenti ridicoli e grotteschi, che non so quanto sarcasmo ci procurino all’estero, della nostra sconfitta nella Seconda guerra mondiale, quanto occorreva per iniettare negli Italiani una mentalità servile verso i vincitori e dominatori da otto decenni, che è la base della sedicente democrazia.
Fra le non molte cose che si possono ricordare, vorrei menzionare la manifestazione “Dal cielo al solco”, promossa dall’Associazione Aurora domenica 21 aprile a Roma, una “camminata” che partendo dal ponte Fabricio sul lungo Tevere davanti all’Isola Tiberina, ha ripercorso i luoghi dell’antica Roma quadrata.
Sempre ovviamente il 21 aprile, “Facciamo finta che” ha postato su You Tube il video di una conversazione di Gianluca Lamberti con Felice Vinci su il nome proibito (e segreto) di Roma, le Pleiadi, la cui disposizione sarebbe riflessa nei sette colli dell’Urbe, e altri aspetti esoterici della tradizione romana.
Proseguendo la nostra disamina, vediamo che il giorno 23 sia “Il Messaggero” sia “L’Avvenire” riportano la notizia di cui vi ho già parlato circa l’indicazione della sepoltura di Platone ricavata dai papiri ercolanesi.
Sempre il 23, un articolo di Lucia Petrone su “Scienze notizie” ci riporta la notizia che ad Amnya nella Siberia occidentale sono state trovate le tracce di un insediamento umano permanente risalente a 8.000 anni fa, che sembrerebbe essere il più antico al mondo. Sulla qual cosa, mi permetto di esprimere qualche dubbio. Il complesso templare di Gobeckli Tepe in Anatolia sembrerebbe essere di tre millenni più vecchio, e, come vi ho già spiegato, mi sembra del tutto inverosimile che esso possa essere la creazione di cacciatori-raccoglitori nomadi.
Il 29 aprile il sito “Zhistorica” ha ripreso un articolo che per la verità era già apparso su “Nature” nel 2017. Una ricerca genetica ha dimostrato che il DNA degli odierni Greci è sostanzialmente rimasto lo stesso di quello dei Micenei dell’Età del Bronzo. Io penso che ricerche analoghe in ogni angolo d’Europa – Italia compresa, sia chiaro – non potrebbero dimostrare altro tranne che le nostre radici affondano nella preistoria, e che l’immagine che oggi ci si tende a presentare, di continui rimescolamenti etnici, non è altro che un falso inteso a favorire la sostituzione etnica. Ricordiamo sempre di avere a che fare con un potere che condiziona il sistema mediatico, totalmente disonesto, e che ci è nemico.
Come sapete, è mio uso, prima di congedare questi articoli, presentarvi una breve sintesi di ciò che è emerso di rilevante in ordine alla nostra visione del mondo. Stavolta ve l’ho sostanzialmente anticipato parlando del 21 aprile e con quest’ultima nota relativa a “Zhistorica”. Tuttavia, vorrei ancora sottolineare il fatto che, una volta di più, i ritrovamenti recenti sottolineano l’assoluta centralità di Roma nel mondo antico e, come abbiamo visto, sono informazioni che perlopiù ci vengono da siti stranieri. Gli Italiani continuano a essere perlopiù inconsci dell’immenso retaggio storico che hanno alle spalle, ma io continuerò, e noi continueremo a fare di tutto per svegliarli.
NOTA: Nell’illustrazione, immagine tratta dall’articolo di Robbie Mitchell del 21 aprile su “Ancient Origins”, che vuole simboleggiare la civiltà ellenistica.