Vi avevo premesso (promesso o minacciato, fate voi), che questa serie di articoli o rubrica si sarebbe diradata, ma che non sarebbe scomparsa del tutto dalle pagine di “Ereticamente”.
L’occasione giusta per riprendere il discorso sarebbe il verificarsi di qualche scoperta eccezionale capace di gettare nuova luce sulle nostre origini. Un tale evento si è verificato? Beh, si e no.
Forse la notizia più eccezionale del 2024 è la scoperta in Valtellina, nel Parco delle Alpi Orobie Valtellinesi di un intero ecosistema fossile preistorico risalente all’epoca paleozoica, 280 milioni di anni fa, una scoperta d’importanza paragonabile a quella di Ediacara in Australia e di Burgess in Canada per illuminarci sulle prime fasi della vita nel nostro pianeta.
Voi vi domanderete, a parte il fatto che la nostra Italia si rivela una volta di più un inatteso scrigno di meraviglie archeologiche e paleontologiche, quale importanza abbia per noi questa scoperta che riguarda un’epoca estremamente remota della storia della Terra, molto antecedente alla comparsa del primo barlume di umanità.
Io penso che non si debba dimenticare che l’intera storia umana, compreso il lunghissimo arco di tempo preistorico molto più ampio della storia documentata, è in realtà una frazione minuscola della storia geologica del nostro mondo e che, come ha scritto il romanziere Giuseppe Festa, “L’uomo non è l’artefice della trama della vita, ma solo un filo di essa”.
Ogni tanto, un bagno di umiltà fa bene.
Gli organismi presenti nell’ambiente, animali e piante, vi disperdono piccole quantità dei loro tessuti organici e del loro DNA. La tecnica recentemente sviluppata dell’analisi del DNA ambientale, cioè appunto disperso nell’ambiente, permette oggi di stabilire le condizioni di vita presenti nel nostro mondo in epoche passate con una precisione che un tempo non era neppure ipotizzabile. Così, ad esempio si è scoperto che in un’epoca remota la Groenlandia era popolata da animali e piante oggi tipici di climi ben più temperati, facendo ipotizzare che all’epoca, o in epoche precedenti, l’artico presentasse condizioni climatiche ben diverse da quelle di oggi, e propizie alla vita umana, e questo rende credibile che proprio qui, e non in Africa, abbia potuto svilupparsi la nostra specie. Guarda caso, proprio come insegnano le dottrine tradizionali.
Noi tendiamo a sottovalutare l’influenza che fattori al di fuori del nostro controllo come i cambiamenti climatici non dovuti a meccanismi antropici possono aver avuto sulla storia umana. Ne è un esempio il cosiddetto Dryas recente, un periodo di brusco raffreddamento climatico che si sarebbe verificato tra 12.800 e 11.500 anni fa, ponendo bruscamente fine ad alcune interessanti culture neolitiche che si stavano sviluppando. Il cammino che abbiamo alle nostre spalle è in genere più tortuoso di quel che pensiamo.
Veniamo all’orizzonte propriamente storico. Qui le novità più significative della seconda metà del 2024 sono emerse dall’area di Pompei. Ricordiamo, infatti, che l’area sommersa dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo è stata esplorata solo in parte, e ancora oggi le ricerche continuano.
Come probabilmente ricorderete, uno dei risultati più significativi del 2024 è stato la decifrazione almeno parziale dei papiri carbonizzati ritrovati nella Villa dei Papiri di Ercolano, che è stato possibile “srotolare” virtualmente grazie all’impiego combinato di intelligenza artificiale e scansione laser. Uno di essi ci ha rivelato l’esatta ubicazione della tomba di Platone, ma di certo altre sorprese non mancheranno in futuro.
Una recente notizia ultimamente, per motivi che saranno presto chiari, ha avuto una discreta eco. Uno studio sul DNA dei resti umani ritrovati a Pompei ha rivelato un quadro genetico piuttosto misto, di genti provenienti da ogni parte dell’impero. Il motivo in cui attorno a ciò si è fatto un inatteso clamore mediatico è che ciò, da parte del sistema mediatico prezzolato orientato a sinistra, che ha una grande capacità di distorcere i fatti, ha permesso di insinuare che quella romana fosse una società multietnica, meticcia, così come intendono farci diventare, che un’etnia romana non sia mai esistita e che per conseguenza non esista oggi un’etnia italiana, e quindi con l’invasione e sostituzione etnica non avremmo nulla da perdere.
A prescindere dal fatto che si tratta di una multietnicità molto relativa, perché tutti i resti umani ritrovati rientrano comunque nel tipo umano caucasico, “bianco”, si è deliberatamente dimenticato un piccolo particolare: Pompei era all’epoca, fino alla catastrofica eruzione, un luogo di villeggiatura di alto bordo, quella che oggi si definirebbe una località turistica, e voler estendere questi risultati a tutta l’Italia o a tutto l’impero, sarebbe come analizzare il DNA dei residenti di Ibiza nel periodo estivo, e pretendere che il risultato sia rappresentativo di tutta la Spagna.
Fino a due anni fa ho avuto l’abitudine, a conclusione di un anno o all’inizio di quello seguente, di stendere una sorta di sintesi o di riassunto delle cose più notevoli che l’annata trascorsa aveva fatto emergere, sintesi che di solito affidavo a L’eredità degli antenati, cosa che nel 2023 non ho fatto, come del resto, anche qui contrariamente all’abitudine stabilita in precedenza, non vi ho neppure riportato i testi delle conferenze da me tenute due anni fa al festival celtico triestino Triskell, e il motivo è precisamente il fatto che ho impiegato praticamente l’intera annata, senza peraltro riuscirci completamente, a cercare di recuperare il dislivello cronologico, la “forbice” che si era creata tra le notizie archeologiche riportate nell’Eredità degli antenati e il momento della comparsa dei relativi articoli sulle pagine di “Ereticamente” che alla fine del 2022 era arrivato a toccare la bellezza di cinque mesi.
Quest’anno avevo in animo di mettere un analogo riepilogo in coda al Bilancio di un anno che vi ho presentato la settimana scorsa, poi ci ho rinunciato, non tanto a motivo della lunghezza che l’articolo avrebbe assunto, ma perché le questioni relative a “Ereticamente” e tanto più quelle interne alle mie serie di articoli, scompaiono di fronte ai grandi eventi della politica internazionale e italiana.
Con l’anno appena trascorso, ho cercato di tornare a una situazione più equilibrata, ritornando alla prassi di alternare una Eredità degli antenati e un articolo di altro tipo, con il risultato che “la forbice” ha ripreso ad allargarsi.
Con gli articoli pubblicati tra il 2 settembre e il 14 ottobre 2024, quattro Eredità degli antenati che si riferiscono tutte e quattro al mese di luglio, ho avuto la sensazione di avere davvero superato il limite, oltre ad aver sprecato inutilmente un sacco di fatica.
Riflettendo retrospettivamente e con quel po’ di spirito autocritico che occorre sempre avere, mi sono reso conto di una cosa: questa lunga serie di articoli o rubrica aveva più ragion d’essere qualche anno fa che non oggi.
Attorno al periodo, diciamo 2019-20 abbiamo assistito a una sorta di D day ideologico, un attacco in grande stile alla concezione delle nostre origini da parte dell’ideologia woke, non solo l’Out of Africa, cioè l’attribuzione – infondata – all’Africa come luogo d’origine della nostra specie, decine o centinaia di migliaia di anni fa, ma anche la “colorizzazione”, ossia l’attribuzione di caratteristiche africane o meticce-multietniche a popoli storici come Etruschi, Romani, Inglesi, addirittura Vichinghi.
Se all’inizio era solo qualche sito di agitati afroamericani, poi si è messa a sparare bordate una corazzata dotata di artiglieria di grosso calibro come “Time”, rivista un tempo prestigiosa, subito supportata dalla copertura dell’inglese BBC.
Contemporaneamente, la fogna mediatica hollywoodiana ha sfornato un gran numero di pellicole cinematografiche e serie televisive, dove si vedono personaggi della storia europea interpretati da attori di colore, e anche questo è un fenomeno da non sottovalutare, perché a livello inconscio quel che “si vede” è vero per definizione, e anche se noi sappiamo che si tratta di grossolane mistificazioni, c’è tanta gente meno colta e meno vissuta di noi che non ha i nostri stessi filtri, e può essere, lavorando sull’inconscio, persuasa che la mostruosità di una società multietnica sia una cosa “normale” e “sempre esistita”.
Intanto, nel suo coraggioso libro Not out of Africa, la scrittrice Mary Lefkowitz ci ha raccontato che queste favole woke sono diventate come se fossero verità storica, materia comune d’insegnamento nelle università americane, che oggi non valgono di più delle madrase islamiche.
E’ quasi ironico dire che all’incirca nello stesso periodo era emersa una chiara smentita dell’Out of Africa, la pistola fumante o la prova regina come si dice nel linguaggio poliziesco. Nel 2019 ricercatori dell’Università di Buffalo avevano scoperto nelle popolazioni africane la traccia genetica di un antenato separatosi dal filone principale dell’umanità attorno ai 100.000 anni fa, che hanno battezzato “specie fantasma” per l’evidenza genetica ma l’assenza di tracce fossili.
Con esso, i sapiens provenienti dall’Eurasia si sono poi incrociati dando origine alle odierne popolazioni subsahariane che ne conservano una traccia genetica che arriva fino al 20 per cento del loro genoma. Che la migrazione non sia avvenuta dall’Africa all’Eurasia come pretende l’out of Africa, ma esattamente nel senso contrario, è dimostrato dal fatto che i geni della “specie fantasma” si trovano solo nelle popolazioni africane o loro discendenti come gli afroamericani, mentre altrimenti si troverebbero anche altrove, magari in proporzioni fortemente minoritarie.
E’ forse perché i fatti smentiscono chiaramente la menzogna democratica, politicamente corretta e woke dell’Out of Africa così utile al sistema, che si è scatenato tutto il bailamme mediatico che abbiamo visto, che in altre parole non è che la vecchia, rozza tecnica di gridare più forte per avere ragione, di chi sa di avere torto.
Poiché la menzogna è all’opera su entrambi i lati dell’Atlantico, poco tempo dopo, sul suo sito “Survive the Jive”, il ricercatore britannico Thomas Rowsell ci ha svelato la bufala dell’uomo di Cheddar. Quest’ultimo era un uomo mesolitico vissuto 11.000 anni fa, i cui resti sono stati ritrovati nella località omonima e sono il più antico scheletro umano completi mai rinvenuto nelle Isole Britanniche. Come Rowsell ha dimostrato, gli sono state attribuite del tutto falsamente caratteristiche subsahariane, in effetti la popolazione odierna con cui presenta maggiore somiglianza genetica sono gli Estoni.
Da un paio di anni, questo clamore mediatico sembra essersi acquietato, salvo occasionali incursioni come quella che abbiamo visto, dei pompeiani multietnici. Forse sono convinti di aver raggiunto il loro scopo, ancora una volta di aver ridotto al silenzio le batterie costiere, e che potranno far sbarcare i marines in tutta sicurezza a Omaha Beach.
Io nel frattempo sono andato avanti, forse ingenuamente, ad aggiornare L’eredità degli antenati, ma senza un bersaglio polemico, l’obiettivo di fondo politico di questa lunga serie di articoli diventava sempre più difficile da cogliere, a parte il fatto che tenere il passo con le scoperte archeologiche si è rivelata un’impresa improba, ma quel che è peggio, in definitiva senza scopo. Nel tale posto è stato scoperto un sarcofago, nel talaltro dei vasi. Su queste tematiche, Tizio ha scritto questo, Caio quest’altro, e allora?
Sempre lo scorso autunno, precisamente in settembre, è avvenuto un altro episodio che mi ha ulteriormente convinto che un cambiamento di passo fosse non solo necessario, ma ormai indifferibile.
Un fatto che per me è sempre stato un problema, è che a differenza di quanto avviene con altri collaboratori, i miei articoli su “Ereticamente” ricevono pochi, o spesso nessun commento, cosa che può ingenerare il timore che non interessino gran che ai lettori, anche se gli amici di “Ereticamente” mi hanno più volte rassicurato, ciò non dipenderebbe da mancanza di interesse, ma dal fatto che essi sono alquanto “professorali” (deformazione professionale) come una lezione scolastica, conclusi in sé stessi e quindi tali da offrire poco a cui aggiungere o replicare.
Il 23 settembre ho postato su “Ereticamente” Sulla spianata del Ferdinandeo, un articolo nel quale vi ho raccontato delle conferenze da me tenute al festival celtico Triskell nel 2024. In una di esse ho accennato a un fatto poco noto. Sapete come sono iniziate le invasioni anglosassoni delle Isole Britanniche che hanno portato alla configurazione etnica dell’Inghilterra attuale? Dopo il ritiro delle legioni romane, i Britanni romanizzati hanno cominciato a reclutare mercenari anglosassoni per difendersi dalle incursioni dei Pitti.
Questa, facevo notare, è una storia che si è ripetuta spesso nel corso del tempo. I Galli chiamarono Cesare per difendersi dagli Elvezi di Ariovisto, con il risultato che, alla lunga, tutta la Gallia passò sotto il dominio di Roma, i Romani dell’età imperiale affidarono la loro difesa a mercenari germanici, con il risultato che alla fine i Germani divennero i loro padroni, la stessa cosa fecero gli Arabi del periodo califfale che affidarono la loro difesa a mercenari turchi, e alla lunga divennero sudditi dell’impero ottomano. I ricchi mercanti italiani dell’età comunale non avevano voglia di impugnare le armi e si affidarono sempre più alle compagnie di ventura, così che i capitani di ventura divennero i loro Signori, ponendo fine alle libertà comunali.
La morale di questi esempi storici, e certamente se ne possono fare degli altri, è molto chiara: chi ha le armi, alla lunga è colui che ha il potere.
Non mi sono fatto problemi ad estendere questa analisi alla nostra situazione attuale. Soprattutto dopo l’abolizione del servizio militare di leva, l’Italia non ha altra difesa se non un “esercito professionale” di zuavi completamente inserito nella NATO, e per conseguenza non ha nessuna reale autonomia rispetto agli USA, e questo si vede bene dal fatto che siamo costretti a sostenere, volenti o nolenti, lo sforzo militare della NATO contro la Russia in Ucraina.
Stavolta i commenti, non tutti favorevoli, a questo articolo sono arrivati a pioggia, segno che ho toccato un nervo scoperto.
È stata una lezione anche per me, e vedrò di farne tesoro. Per quanto l’eredità degli antenati sia un lascito prezioso da difendere a ogni costo, in primis dalle mistificazioni africaneggianti che vengono da oltre Atlantico, è sulle tematiche attuali che si concentra l’interesse.
NOTA: nell’illustrazione, una ricostruzione di come doveva apparire l’ambiente della Groenlandia preistorica.
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