9 Novembre 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centosessantunesima parte – Fabio Calabrese

E’ davvero sorprendente, ma siamo ancora alle prese con il mese di luglio 2024, dopo avervi già dedicato la centocinquantottesima, la centocinquantanovesima e la centosessantesima parte de L’eredità degli antenati. Un mese non solo sorprendentemente torrido, ma anche straordinariamente ricco di notizie ed eventi riguardanti la nostra eredità ancestrale.

Ciò ci fa indubbiamente piacere, ma bisogna considerare anche il rovescio della medaglia. La mia tabella di marcia mi avverte che questo nuovo articolo non potrà uscire sulle pagine di “Ereticamente” prima di ottobre. In altre parole, la “forbice” tra gli eventi di cui parlo e il momento dell’uscita di questi articoli su “Ereticamente” che ho cercato di ridurre per tutto il 2023, si sta di nuovo allargando. Dovrò vedere di porvi rimedio in qualche modo.

La volta scorsa, come già nella centocinquantottesima parte, l’ho dovuta dedicare al materiale davvero copioso che ha presentato in questo periodo “Ancient Origins”, e ora vedremo cosa ci riservano gli altri siti e le fonti italiane.

Per intanto, vediamo cosa ci riserva “Ancient Pages”, con la solita avvertenza che non vi ripeterò le notizie circa gli stessi eventi di cui vi ho parlato riguardo ad “Ancient Origins”, ma abbiamo visto altre volte che il sito gestito da Jan Bartek presenta sempre comunque interessanti novità.

Cominciamo con un articolo non firmato del 16 luglio. Gli antichi Greci e Romani avevano problemi non troppo dissimili dai nostri, con ritmi di vita stressanti e difficoltà a tenersi in forma, da qui l’esigenza spesso raccomandata dai medici, a cominciare dal grande Galeno, di fare esercizio fisico. A tale scopo erano preferiti i giochi con la palla, e la frequentazione delle terme, utili anche per mantenere l’igiene.

Saltando alcune cose di cui vi ho già parlato la volta scorsa in riferimento ad “Ancient Origins”, andiamo al 19, quando troviamo un articolo di Jan Bartek che ci da la notizia del ritrovamento da parte dei ricercatori norvegesi di un’ascia di bronzo risalente, appunto, all’Età del Bronzo, 3.000 anni fa all’incirca, rinvenuta dall’archeologo Jørgen Johannessen nelle acque antistanti Arendal. Pare essere il più antico oggetto metallico finora rinvenuto in Scandinavia.

Sempre il 19, A. Sutherland ci racconta la storia di Alessandro Magno e del nodo di Gordio, ma questo episodio, forse poco conosciuto dal pubblico anglosassone, dovrebbe essere ben noto da noi, per cui mi sembra superfluo entrare nei dettagli.

Il 21 troviamo un articolo di Ellen Lloyd che ci parla di vichinghi. Può sembrare sorprendente, ma le persone vissute in Scandinavia nell’età medioevale, per la maggior parte non si identificavano come vichinghi. Questo non è un termine che indichi un gruppo etnico, e d’altra parte non è nemmeno estremamente corretto come riferimento cronologico, “età vichinga”, piuttosto è un’indicazione di mestiere, i vichinghi erano quegli scandinavi vissuti in età medioevale dediti alla navigazione, al commercio, alla pirateria. Inoltre, sebbene siano note soprattutto le spedizioni vichinghe verso occidente che li hanno portati in Inghilterra, in Irlanda, nell’impero franco, in Groenlandia, sembra che le loro mete preferite fossero verso oriente, dove cercavano di farsi ingaggiare come mercenari dai principati slavi e dall’impero bizantino.

Il 22, Conny Waters ci riferisce del ritrovamento di oggetti di epoca celtica che fanno pensare a uno sconosciuto rituale, fra cui una spada e parte di una catena, rinvenuti in Polonia sul fondale di uno dei laghi Kujawy. Noi oggi, quando pensiamo ai Celti, tendiamo a collocarli soprattutto nelle regioni occidentali dell’Europa, in particolare in quelle dove persone parlanti lingue celtiche sono ancora presenti, Gallia, Bretagna, Isole Britanniche, ma non dovremmo ignorare che nell’antichità popolazioni celtiche erano diffuse in gran parte dell’Europa centrale e orientale.

Il 26 troviamo un articolo che sembra la prosecuzione di quello del 16 sull’importanza dell’attività fisica per gli antichi. In particolare si fa riferimento allo scritto di un medico vissuto tra il I e il II secolo dopo Cristo, Rufo di Efeso, che aveva osservato che le persone grasse non sopportano lo sforzo fisico e sono afflitte da vari problemi, e consigliava il dimagrimento mediante dieta e ginnastica.

Sempre il 26 un articolo di Ellen Lloyd ci parla di un aspetto decisamente poco noto da noi del passato europeo, l’Età del Bronzo scandinava, ricca e straordinariamente avanzata, grazie al fatto che era appunto in Scandinavia che si trovavano le più importanti miniere di rame europee (il bronzo, lo sappiamo, è una lega di rame e stagno), ed è probabilmente il caso di ricordare che una delle poche fonti disponibili da noi sull’Età del Bronzo nordica, è Omero nel Baltico di Felice Vinci.

Un articolo anch’esso non firmato, come quelli del 16 e del 26, e che sembra ricollegarsi alla stessa linea di pensiero, ci parla dell’amore presso gli antichi romani. Noi talvolta siamo inclini a pensare che l’amore romantico sia stato un’invenzione, appunto, degli autori romantici del XVIII e del XIX secolo, o magari ci spingiamo a ricordare l’amor cortese dei trovadori medioevali. Niente di più sbagliato, l’amore è una costante che ha accompagnato tutta la storia umana, e le persone dell’antichità provavano sentimenti non dissimili dai nostri.

E veniamo finalmente a parlare di cosa ci offrono i siti italiani nella seconda metà di questo interminabile luglio.

Cominciamo con un articolo di “Star Insider” del 16 che ci parla di quella che probabilmente è stata l’ultima popolazione nomade o seminomade d’Europa, i Cosacchi. Erano indubbiamente guerrieri feroci e temuti, ma in età medioevale hanno avuto un ruolo cruciale nel difendere l’Europa dalle incursioni e invasioni mongole e ottomane.

Il 17 “Storica National Geographic”, sezione storica di “National Geographic Italia” riporta la notizia che il sito della spiaggia di Ercolano, chiuso per un periodo di lavori di restauro, è stata riaperta al pubblico. Certamente, l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo è stata una catastrofe di grandi proporzioni, ma ci offre oggi la possibilità di conoscere tante cose della vita al tempo dell’antica Roma.

Tuttavia, l’area vesuviana non è la sola dove prosegue la ricerca archeologica. Il “Quotidiano di Puglia” ci racconta che a Torre Guaceto (Brindisi), dove è stata scoperta una necropoli protostorica a incinerazione, proseguono gli scavi, che nell’ultimo mese hanno portato alla scoperta di altre 43 tombe, facendo salire il totale a 108. Una cosa caratteristica è che alcune di esse non contengono resti. Si pensa che fossero cenotafi dedicati a caduti in battaglia o comunque a persone decedute lontano.

Io vi ho già parlato le volte scorse del fatto che i lavori di ristrutturazione e di riqualificazione messi in opera a Roma in previsione del giubileo del 2025 stanno portando alla scoperta di una serie di scoperte inedite. Davvero, sembra che nella nostra capitale, dovunque si scava una buca, debba saltare fuori un reperto archeologico. Perciò non stupisce la notizia riportata da “Italpress” del 18, che gli scavi in piazza san Giovanni al Laterano hanno riportato alla luce tratti di mura medioevali risalenti al fra il IX e il XIII secolo. Si tratta forse dei resti dell’antico Patriarchio, un complesso nato come basilica, poi ingrandito, che fu residenza dei papi fino al trasferimento ad Avignone nel 1305.

“Funweek” del 20 luglio dedica un articolo a quello che è uno dei più conosciuti, ma nello stesso tempo misteriosi siti megalitici italiani, di cui anch’io vi ho parlato più volte, la piramide “etrusca” di Bomarzo. Nonostante sia nota come piramide etrusca, è forse più antica dell’età etrusca. A differenza di quelle egizie, il “sasso del predicatore”, come è altrimenti nota, non è un monumento funebre, appartiene a un’altra tipologia, quella delle piramidi-altare di cui abbiamo diversi altri esempi nella nostra Penisola, sulla cui sommità si svolgevano riti, o forse predicatori arringavano folle.

“Dailymotion” del 22 riprendendo un comunicato ANSA, ci informa che a Cuneo i carabinieri hanno sequestrato un sarcofago e monete di età imperiale romana. Si tratta probabilmente dell’ennesimo bene archeologico o artistico italiano che stava per prendere illegalmente la via dell’estero.

Tra il 22 e il 25 abbiamo una serie di notizie di cui vi ho già parlato in precedenza, ve le riassumo brevemente per dimostrarvi che anche le fonti italiane, magari in ritardo, ma ogni tanto si svegliano.

Il 22 Mediaset on line presenta una clip con un servizio di Michelangelo Uliano che ci racconta della decifrazione del papiro di Ercolano che indica l’esatta localizzazione della tomba di Platone. Il 23 AGI.com ci parla dell’apertura del sarcofago nella tomba del Cerbero a Giugliano (Napoli) di cui vi ho detto la volta scorsa. Altra notizia che vi ho già dato tempo addietro, “Il Gazzettino” del 23 ci parla di quel signore austriaco che ha trovato nella propria cantina i resti di un mammut risalenti a 40.000 anni fa.

Di solito evito di menzionare sia i gruppi FB sia i blog personali, altrimenti la gestione di questa rubrica diventerebbe impossibile, ma stavolta sarà il caso di fare un’eccezione. Parliamo infatti del blog di un personaggio alquanto noto, il divulgatore scientifico Luigi Bignami del 21 luglio. Anche il questo caso, si tratta di qualcosa di cui vi ho già parlato, il rinvenimento in Calabria di una muraglia di età romana che probabilmente è quella fatta erigere nel 71 avanti Cristo dal console Licinio Crasso per bloccare l’armata di schiavi ribelli radunata da Spartaco. Bignami nel suo blog sottolinea “News NON derivata da pubblicazione scientifica”. Che Bignami abbia delle grane con le fonti ufficiali?

Ancora, il 27, un servizio di Andrea Noci su Mediaset on line parla della stanza azzurra, probabilmente un larario, rinvenuta a Pompei.

E veniamo finalmente a una notizia che non abbiamo trovato da altre fonti, e di cui vi abbia già perlato. “Il Messaggero” del 26 riferisce del ritrovamento in Cina, in una tomba dell’ VIII secolo della dinastia Thang, di una pittura murale dove compare un uomo biondo.

Anche  qui, posso fare riferimento a un discorso che abbiamo affrontato più volte. Non soltanto è molto probabile che i contatti tra la Cina e il mondo occidentale siano stati durante l’antichità e il medioevo meno sporadici di quanto in genere si pensi, ma quell’uomo biondo potrebbe aver avuto anche un’altra origine. Abbiamo indizi di un remoto popolamento indoeuropeo dell’Asia centrale, poi assorbito dall’espansione delle popolazioni mongole, di cui i Tocari stanziati nella regione del fiume Tarim, e le famose mummie dai lineamenti europei ritrovate a Cherchen nel Takla Makan costituiscono la traccia più consistente.

“Il Messaggero” del 27 riporta la notizia che la via Appia antica è stata riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità, ne ho già parlato la volta scorsa, ma una volta di più è il caso di rimarcare che con quest’ultimo riconoscimento, con 60 siti riconosciuti come tali, l’Italia ne possiede il numero più elevato al mondo. Abbiamo alle spalle un immenso retaggio storico, archeologico e artistico del quale spesso non siamo adeguatamente consapevoli.

Vengo con una certa soddisfazione a parlarvi di qualcosa che riguarda la mia regione, il Friuli-Venezia Giulia. Il 30 luglio la regione ha emesso un comunicato che propone tre percorsi turistico-culturali ad Aquileia, il decumano di Aratria Galla, il sepolcreto romano, la domus di Tito Macro. Gioverà ricordare che Aquileia in età romana era, oltre che un attivissimo porto, una delle più grandi città dell’impero, forse la maggiore per popolazione dopo Roma.

“Dailymotion” sempre del  30 luglio ci informa che su un ghiacciaio in Valle d’Aosta sono stati trovati i resti mummificati di una marmotta risalenti a 6.600 anni fa. Di per sé, lo scioglimento dei ghiacciai europei e del permafrost siberiano è un fenomeno negativo che ci testimonia il cambiamento climatico in atto, ma quanto meno sta facendo venire alla luce una quantità di reperti che ci aiutano a comprendere meglio il nostro passato, uno per tutti, il rinvenimento del corpo di Oetzi, l’uomo del Similaun, per non dire dei rinvenimenti di carcasse della megafauna preistorica siberiana, che ci rivelano un ambiente molto diverso e molto più favorevole all’insediamento umano di quello che conosciamo oggi, e probabilmente ci renderà possibile riscrivere le pagine più antiche della nostra storia remota, rivelandoci le nostre origini non in Africa ma nel nord.

Il 31 “Il Corriere della sera” presenta un articolo di Marco Molino proprio di quelli che piacciono a me, che fondono dati storici reali ed elementi leggendari. Sul promontorio più alto del Cilento, lungo la costa meridionale della Campania,  c’è un edificio in rovina risalente al I secolo avanti Cristo, che sarebbe il cenotafio eretto dai Romani in memoria di Palinuro, il timoniere di Enea secondo l’Eneide virgiliana, caduto in mare e che dopo aver raggiunto a nuoto la costa, sarebbe stato ucciso dai Lucani. Secondo una profezia della Sibilla cumana, a quanto racconta la leggenda, quel popolo sarebbe stato maledetto per questo atto, se non avesse eretto il cenotafio a titolo di espiazione.

Come sempre, prima di chiudere questo articolo, vorrei rimarcare quelli che a mio parere sono gli aspetti emersi più rilevanti dal nostro punto di vista. Come abbiamo visto, quando si parla di antichità, Roma è sempre la regina incontrastata, il mondo romano spicca su tutto. Quando parliamo del medioevo, però la palma andrebbe forse assegnata ai vichinghi. Tuttavia non dovremmo dimenticare che l’importanza assunta nel corso dei secoli dalla Scandinavia si fonda sulla stupenda e da noi poco conosciuta, quasi mai menzionata dai nostri testi di storia, Età del Bronzo nordica. Lo ripeto, se volete documentarvi in proposito, il testo migliore resta probabilmente Omero nel Baltico di Felice Vinci.

Una riflessione a parte la merita l’uomo biondo scoperto in una pittura murale cinese  dell’ VIII secolo. Poteva essere un viaggiatore occidentale, un Marco Polo ante litteram…oppure una traccia di quelle popolazioni bianche e indoeuropee come i Tocari che in un’epoca remota hanno abitato l’Asia centrale. Di certo, come possiamo vedere, ci sono diverse pagine ignorate o strappate della nostra storia.

Infine, questo è il quarto articolo che ho dedicato al mese di luglio 2024. Se i prossimi mesi si riveleranno altrettanto ricchi di eventi e informazioni, dovrò studiare come ristrutturare la loro presenza sulle pagine di “Ereticamente”, ma di una cosa vi posso assicurare, cercherò di fare il lavoro migliore che mi sarà possibile.

NOTA: Nell’illustrazione, i vichinghi, navigatori, commercianti, pirati, come li rappresenta Ancient Pages.

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