8 Ottobre 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centotrentesima parte – Fabio Calabrese

Luglio, è quasi sorprendente pensare che una prima metà di questo 2023 è già trascorsa e l’anno ha ormai iniziato la sua fase discendente, un anno che finora si è dimostrato quant’altri mai ricco di scoperte e sorprese, a testimonianza del fatto che i segni del passato sono sempre intorno a noi, e ci permettono di capire la nostra storia, che è in definitiva la nostra identità.

Permettetemi di premettere una piccola riflessione: nello scorso semestre abbiamo assistito a una vera esplosione di interesse per quanto riguarda le tracce del nostro passato, sui media generalisti che di solito si occupano di tutt’altro, e al riguardo si può citare come inizio un evento preciso, la scoperta avvenuta l’anno scorso, dei bronzetti di San Casciano dei Bagni. Che finalmente ci si cominci a rendere conto, a parte una ristretta élite culturale che l’ha sempre saputo, che abbiamo alle spalle una civiltà grandiosa, e, dispiacerà forse ai maniaci dell’esotico, ma parliamo del mondo romano.

Il 3 luglio “Il Giorno” si occupa di una notizia di cui vi ho già parlato, il ritrovamento sul greto del Po vicino a Cremona della calotta cranica di un Homo sapiens risalente a 300.000 anni fa. È strano, davvero strano che nessuno si chieda come faceva l’Homo sapiens a essere presente in Europa e nella nostra Penisola trecentomila anni fa quando l’Out Of Africa ci spiega che esso non sarebbe uscito dal Continente Nero non prima di cinquantamila anni or sono, a meno che l’Out Of Africa non sia completamente falsa.

Il 6 luglio un comunicato ANSA ci informa che in Sicilia continuano gli scavi nel santuario dell’area archeologica di Selinunte (Trapani) e che per ora è stata rinvenuta una statuetta fittile policroma, cioè in terracotta colorata, di un kouros, cioè di un ragazzo risalente al VI secolo avanti Cristo.

Il 7 luglio “Scienze Notizie” riporta un’informazione proveniente dall’Inghilterra: nella Medway Valley nel Kent gli archeologi dell’University College di Londra hanno rinvenuto all’interno di una dolina 800 manufatti preistorici risalenti a 300.000 anni fa, fra cui attrezzi simili ad asce in formato gigante. Nelle vicinanze è stato scoperto anche un cimitero romano. Non sappiamo chi abbia realizzato questi strumenti, dato che non sono stati rinvenuti resti umani, ma se si trattasse di sapiens, dato che il ritrovamento è coevo alla calotta cranica rivenuta nel Po, sarebbe un colpo mortale per l’Out Of Africa.

Lo stesso giorno Mariagiovanna Capone su “Il Mattino” ci racconta della scoperta fatta a Cipro dai ricercatori svedesi dell’Università di Göteborg, che nella località di Hala Sultan Tekke hanno scoperto tombe reali, così suggerisce la ricchezza dei corredi funebri, risalenti all’Età del Bronzo tra il 1500 e il 1300 avanti Cristo, che hanno restituito una serie di preziosi manufatti che fanno pensare che all’epoca la zona fosse un importante centro commerciale.

Il 9 luglio torniamo in Italia, precisamente a Civita Castellana (Viterbo). Come ricorderete, la volta scorsa vi ho raccontato che quest’area è oggi oggetto di un’intensa campagna di ricerche intesa a mettere in luce l’antica cultura preromana dei Falisci. Bene, ogni tanto ci si mette la natura a dare una mano ai ricercatori. Infatti, un articolo di Ugo Baldi su “Il Messaggero” ci racconta che il crollo di un costone tufaceo dovuto al maltempo dello scorso maggio ha portato alla luce quelli che potrebbero essere i resti di una villa romana. Sono state ritrovate le mura perimetrali, una parte delle fondamenta e l’apertura di un cunicolo.

Il 10 luglio ci spostiamo a Fano (Pesaro e Urbino), infatti in questa data Tgcom24 ci informa che sta per svolgersi nella città marchigiana la rievocazione storica Fanum Fortunae, nel corso della quale, dal 12 al 16 luglio oltre 2000 figuranti faranno rivivere la Roma dei Cesari.

E’ una cosa singolare, ma a volte sembra proprio che il passato chiami il passato, infatti, mentre apprendiamo da Tgcom24 che la città si appresta alla rievocazione storica, un articolo di Marco Foglietti sul “Corriere Adriatico” ci dà la notizia che sempre a Fano i lavori per la realizzazione del parco urbano dell’aeroporto hanno portato alla scoperta di un insediamento preistorico risalente al quarto millennio avanti Cristo. Sono stati rinvenuti alcuni buchi che probabilmente alloggiavano pali di capanna, frammenti di ceramica e manufatti litici.

Come racconta l’articolista, per ora non si è potuto procedere molto agli scavi nella zona dell’aeroporto, perché la Soprintendenza è contemporaneamente impegnata negli scavi di via Vitruvio, dove sta emergendo il complesso che potrebbe essere la celebre basilica vitruviana, modello di tutta l’architettura monumentale romana. Anche da lì possiamo aspettarci novità interessanti.

Ma naturalmente, testimonianze sorprendenti e spesso sconosciute al grosso pubblico dell’antica civiltà romana, dove meglio potremmo trovarle se non a Roma?

Il 12 luglio un articolo di “FunWeek” ci ricorda il vero e proprio complesso archeologico che è stato trovato sotto il palazzo della Rinascente in via del Tritone.

Al livello sotterraneo sono stati trovati 4000 mq di strutture come una domus del IV secolo d.C., alcune insulae del II secolo, un complesso termale ornato con pavimenti a mosaico, la Via Salaria Vetus e il celebre Acquedotto Vergine con 15 arcate perfettamente conservate sviluppate per una lunghezza di 60 metri”.

Come ricorderete, sempre a Roma i lavori per la realizzazione della linea C della metropolitana, hanno portato l’anno scorso al ritrovamento del primo tratto perduto della via Appia e numerosi ritrovamenti archeologici fra cui una statua di Ercole. Bene, quest’anno è partita una nuova campagna di scavi, ce ne dà notizia un comunicato ANSA del 14 luglio. Gli scavi sono affidati a un team di ricercatori dell’Università di Ferrara. Finora le ricerche si sono concentrate in un tratto situato poco fuori dalle mura aureliane, e hanno portato alla scoperta di un sepolcreto gentilizio contenente sia sepolture a inumazione, sia urne cinerarie.

È invece nello stesso giorno RAI News, preceduta per la verità da una dichiarazione sull’argomento del presidente della Regione siciliana Renato Schifani, a informarci della prosecuzione delle ricerche a Selinunte, dove al largo della costa è stata individuata con il georadar una struttura sepolia lunga 15 metri, forse un antico molo, quel che probabilmente rimane di uno dei due porti dell’antica Megara Iblea.

Sempre il 14 luglio, segnalo un comunicato ANSA sullo stesso argomento. È ironico pensarci, ma forse riscoprire e rivalutare il passato è la risposta migliore a chi ha fatto di questa giornata la data simbolo della rivoluzione francese.

Il 15 luglio un articolo del “Resto del Carlino” ci informa circa la prosecuzione degli scavi dei ricercatori dell’Università di Ferrara lungo la via Appia. Quello che è stato portato alla luce è un vero e proprio sepolcreto.

Lo scavo dei primi strati di obliterazione interna ai piccoli mausolei ha parzialmente messo in luce un apparato decorativo di livello, con la presenza di intonaci dipinti, sia con scene figurate che con la rappresentazione di lastre marmoree”.

Nella stessa giornata abbiamo anche un articolo de “L’Avvenire” che ci parla dei ritrovamenti di Selinunte.

Vi ho già parlato, lo ricorderete, degli scavi che nei pressi di Fiumana (Forlì) hanno portato alla scoperta di una villa romana di età augustea. Il giorno 16 un articolo di Quinto Cappelli su “Il Resto del Carlino” ci dà notizia di una conferenza nella quale il professor Riccardo Villicich, direttore degli scavi e docente dell’università di Parma, ha presentato al pubblico gli esiti delle ricerche.

Apprendiamo anche che in questi giorni è stato assegnato il premio Fonteverde alla scoperta dei 24 bronzetti di San Casciano dei Bagni. Questa importante scoperta è anche l’unica italiana in finale per l”Archaeological Award Khaled al-Asaad. Come al solito, a livello internazionale l’Italia è la grande sottovalutata, e non soltanto in campo archeologico.

Il 18 luglio un articolo su “L’Avvenire” ci parla delle scoperte avvenute nell’isola di Cipro di cui vi ho detto più sopra, ma la cosa più notevole è probabilmente la firma dell’estensore dell’articolo, si tratta del noto divulgatore scientifico Luigi Bignami.

Il 19 un articolo su “Il Giorno” ci parla di un evento di tutt’altro genere. Sulla scorta sia di evidenze geologiche, sia di fonti storiche, un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Insubria (Como) ha determinato che in tarda epoca romana l’Insubria che allora comprendeva l’attuale Lombardia centro-settentrionale, le regioni del Piemonte nord-orientale e parti della Svizzera, fu distrutta da un devastante terremoto con una magnitudo minima di 6,32 Mw.

Per la verità, l’articolo è ambiguo, perché parla di tardo impero romano, ma poi indica il VI secolo che, come sappiamo, è già medioevale. Credo si tratti di un refuso, e volesse in realtà dire IV secolo.

Tuttavia ciò che davvero conta, a mio parere è ben altro. Noi dobbiamo conoscere il passato per trarne lezioni utili per il presente e il futuro. L’Italia è una terra fortemente sismica, e abbiamo anche uno dei più imponenti vulcanesimi d’Europa, gli esempi che ci vengono dalla storia remota e recente sono innumerevoli. Allora, non sarebbe meglio prendere tutte le precauzioni del caso come avviene in Giappone, invece di nascondere la testa sotto la sabbia, sperando che non si presentino quelle eventualità catastrofiche che puntualmente si presenteranno?

Sempre il giorno 19 un tuffo nella preistoria profonda. RAI News ci racconta che sono riprese le ricerche nella celebre grotta del Circeo che per ora ci ha restituito numerosi resti di uomini di Neanderthal. Vedremo quel che ne uscirà.

Ci spostiamo poi in Puglia, sempre il 19 c’è un comunicato ANSA che ci informa che proseguono le ricerche dell’Università del Salento a Le Cesine a Vernole, in provincia di Lecce, dove, nelle acque antistanti la riserva naturale sono stati ritrovati i resti di un porto di età romana.

Lo abbiamo visto molte altre volte, quando ci si mette a scavare nel sottosuolo per tutt’altri motivi, spesso saltano fuori scoperte archeologiche impreviste, e, a quel che ci racconta “La Repubblica” di giovedì 20, è esattamente quel che è successo a Soccavo (Napoli) in via Giustiniano, dove lavori sulla rete idrica hanno portato alla scoperta di una tomba di età romana, si tratta della sepoltura di un bambino di 2-3 anni. Ora si indaga per capire se essa faccia parte di un’area cimiteriale più vasta.

L’abbiamo notato altre volte, ma tra siti generalisti e siti specializzati nelle tematiche archeologiche, sembra esistere uno strano rimpallo. Nella prima metà o nelle prime due decadi di luglio, nel momento in cui i siti generalisti sembrano letteralmente affollati di eventi archeologici, sui siti specializzati non si trova praticamente niente.

L’unica eccezione è rappresentata da “Ancient Pages”. Questo sito, ve l’ho già raccontato, ha una storia strana. Recentemente gli articoli di argomento storico-archeologico sembrano quasi scomparsi, mentre hanno guadagnato molto spazio l’astronomia, la paleontologia, l’informatica, tutte cose interessantissime, per carità, ma delle quali mi pare che non sia ora il caso di occuparsi. Tuttavia, qualche eccezione c’è. Stavolta abbiamo un articolo del 20 luglio che si diffonde sullo strano rapporto che esiste da almeno 30.000 anni tra uomini e corvi. I neri pennuti abitano quasi tutte le aree del nostro pianeta popolate dall’uomo e hanno accesso a una varietà di alimenti che è praticamente la stessa di quella umana, oltre a essere uccelli molto intelligenti. Non potevano allora non trovare spazio nelle nostre mitologie, e qui salta subito all’occhio il riferimento a Odino e ai due corvi Hugin e Munin (Pensiero e Memoria) che lo tengono quotidianamente informato delle vicende del mondo.

Ma non è tutto: in diversi siti preistorici come Predmost e Dolni Vestonice è stato ritrovato un gran numero di ossa di corvi, il che fa supporre che questi uccelli fossero allevati, forse per scopi rituali.

Last but not least. Ho lasciato per ultimo qualcosa di indiscutibilmente “nostro”. I nostri amici Alessandro Marchesan e Aurelio La Scala (Auro Wild), tramite un articolo apparso su “Hyperborea Veneta” il 14 luglio, la prossima pubblicazione, prevista per agosto, della seconda edizione del Calendario celtico degli alberi, (la prima è stata un’edizione privata a tiratura limitata).

A quel che è dato di capire, si tratta di molto più di un semplice calendario: i nostri amici si diffondono su tutto il mondo vegetale, religioso, simbolico e tradizionale dei Celti così com’era prima che la romanizzazione e la cristianizzazione cancellassero l’antico culto arboreo.

In sede di conclusione, mi verrebbe da ripetere pari pari quel che vi ho detto la volta scorsa, ma indubbiamente qualcuno potrebbe obiettare che essendo questa volta l’articolo principalmente basato sugli apporti dei media generalisti, è abbastanza ovvio e prevedibile che sia una volta di più il mondo romano messo in luce dall’archeologia nazionale ad avere una netta preminenza, e allora diciamolo fuori dai denti, la tendenza di alcuni a entusiasmarsi per ogni pietra eretta neppure lavorata posta a latitudini settentrionali e a tenere in scarsissimo conto quello che Roma ha lasciato in tutto il Mediterraneo e oltre in fatto di templi, basiliche, teatri, terme, e naturalmente praticare un’analoga sottovalutazione per quanto riguarda il mondo greco, non è che l’ennesima espressione del purtroppo così diffuso masochismo nazionale.

Non manca poi neppure questa volta il riferimento alla preistoria profonda, e come avete avuto modo di vedere, l’Out Of Africa ne esce sempre peggio. Penso sia il caso di riflettere seriamente sul fatto che quella che ci viene presentata come indiscutibile verità scientifica, sia in realtà null’altro che tendenziosa ideologia, e di essere consapevoli che non è affatto detto che la falsificazione si limiti solo a questo settore.

 

NOTA: Nell’illustrazione, a sinistra una placchetta dorata facente parte degli oggetti ritrovati a Cipro, al centro, Odino come è raffigurato nell’immagine che correda l’articolo su “Ancient Pages”, a destra, il Calendario celtico degli alberi di Alessandro Marchesan e Aurelio La Scala.

 

 

 

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