«La Filosofia vuole conoscere il contenuto,
la realtà dell’Idea divina…»
G.W.F. HEGEL
Se si realizza la visione dell’intero Logos di Hegel come la dimensione interna, profonda e quindi indicibile della Scienza Sacra della Tradizione in quanto Conoscenza Metafisica, trasmissibile da animo ad animo con gradualità e prudenza iniziatica, si ha dinanzi agli occhi dello Spirito una certezza che ha quasi dell’incredibile! Ciò che il Filosofo Svevo, in sostanza, afferma in tutta la sua opera in forma implicita o più estesamente esplicita, come dato della realtà unitaria in quanto concreta, evidente ed indiscutibile, è esattamente ciò che, nella essenza, insegnano ed affermano, in guisa altrettanto indiscutibile, tutte le Tradizioni e le Scienze Sacre delle civiltà del mondo e che possiamo sintetizzare nell’affermazione, apparentemente o semplicistica o ambigua: “Tu sei Quello!” (Svetaketu (VI, 8, 7) Upanisad.
Tale rivelazione o presuppone la presenza di un lungo percorso preparatorio alla sua reale interiorizzazione vivente o è, e può essere, lo strumento dell’altro ed opposto “metodo” di perfezionamento, che è lo “scandalo”, la “profanazione”, la “bestemmia”, secondo la spiritualità duale religiosa. Fermare l’attenzione su quel detto che ha dell’imperativo, del “comando” oltre che della “rivelazione”, è come se Qualcuno dicesse o donasse a colui il quale è pronto ad ascoltare ed a raccogliere (il dono): “Ebbene vedi! Apri gli occhi dello Spirito poiché Tu sei Quello!”; il che vuol dire che Lo sei da sempre, che non vi è alcun “Cominciamento”, né “Inizio” come non vi è alcuna “Fine”, ma è Tutto già presente ed essente, Assoluto da sempre in quanto Luce nell’Istante che è l’Eterno. Al fine di poter rendere più accessibile la via per tentare di “comprendere” che cosa sia la Visione, è necessario provare ad esporre un percorso discorsivo ancorché fondato sull’assiomaticità logica, che è proprio il percorso che si trova implicitamente nel Logos di Hegel. Quando affermiamo che il Sapere di Hegel è iniziatico, in sostanza, intendiamo sostenere che la natura dello stesso è radicalmente diversa da tutta la narrazione relativa alla concezione moderna della Filosofia; in quest’ultima, infatti, non vi è alcuna finalità che sia di perfezionamento interiore dell’uomo né tanto meno di realizzazione di una sua autentica essenza, della quale nulla si sa ed a nessuno interessa; tutto si risolve, pertanto, in un “sapere” libresco, nozionistico in una conoscenza astratta dalla vita, analitica e di livello esclusivamente “umano troppo umano” e quindi orizzontale.
In Hegel, invece, ricompare “qualcosa” che è stato presente tanto nella Tradizione Platonica quanto in quella Ermetica e che con l’avvento della modernità si è eclissato, restando presente in pochi ed eccelsi spiriti, quali Eckhardt, Spinoza, Boehme ed Evola tra i più rilevanti; questo “qualcosa”, è, in buona sostanza, la rinnovata rivendicazione del vero ed autentico contenuto della Scienza: il Divino, ma, a differenza della Teologia ufficiale e della Dommatica ecclesiale, il Divino qui è “oggetto” del Sapere e non della Fede, ed è ciò che la Filosofia vera, nel suo significato platonico e quindi premoderno, vuole ed intende conoscere, poiché Lui è la Verità Assoluta e la Scienza non può che conoscere l’Assoluto! Altrimenti è opinione o credenza volgare. Sin qui, dirà qualcuno, di “iniziatico” non vi è proprio nulla!
Approfondendo il Logos proprio come discorso e quindi come mediazione nel tempo di un pensiero dialogico, ci si accorge però, che tale Conoscenza del Divino in Hegel, non è assolutamente fondata sulla Dualità di Io e Te in quanto Uomo e Dio; ma su “altro” ed a questo “altro” si giunge per conseguenzialità logica. Infatti, atteso che in tale arcaico Sapere, che Hegel rinnova in un lessico moderno, l’essere coincide, è identico con il dover essere e quindi non vi è un Altro che sia “al di là” e che, per lo effetto, non può essere conosciuto, sempre nel senso premoderno del termine che è l’identificazione del conoscente con il conosciuto, altrimenti cesserebbe di essere Altro (“dall’Io..!”); ed atteso, inoltre, che, di conseguenza, in Hegel l’essenza (il dover essere) è l’esistenza (ciò che è) l’ideale è il reale, in quanto egli vede la coincidenza del deontologico con l’ontologico, è evidente poter dedurre che ci si sta avviando ad acquisire la consapevolezza profonda, mutante la stessa natura duale e pertanto decaduta della coscienza, che qui, ora, in questo mondo, che è l’unico mondo, anche se pluridimensionale, l’esistenza è l’essenza e cioè il sensibile è il Sovrasensibile e, quindi, il Mondo è il Divino in quanto il visibile è l’Invisibile e, pertanto, “Tu sei Quello!” e che non Lo sei da ora e né Lo sarai domani o nel futuro ma Lo sei da sempre, come da sempre il Mondo è Divino, come da sempre esso è il Paradiso e gli Dei vi abitano insieme a noi che siamo da sempre Divini, essendo Quello.
Tutto ciò è la Via per il Perfezionamento (teleutèin), l’Inizio (initia) onde mutare lo stato interiore, la natura dello sguardo, la stessa sensibilità, cioè per Essere e poter affermare: “Io sono colui che sono!” e quindi “Io sono!”, conquistando la serena certezza che pervase Mosè quando vide, conobbe e giunse a Sapere di Sè (W. Beierwaltes, Platonismo e idealismo, Bologna 1987, pp. 14 e ss..). Alla luce di tutto ciò, a “qualcuno” può sembrare che il processo iniziatico quasi non esista o che dello stesso non si abbia alcun bisogno, non è assolutamente in questi termini la Verità! L’iniziazione in quanto Azione dello Spirito su Se stesso non è una “costruzione” della personalità o un artificioso indottrinamento ma è, in sostanza, il Ricordare, il riportare alla coscienza, facendo riemergere il Sapere, come consapevolezza di “qualcosa” che si è dimenticato e che è precipitato nel fondo della memoria primordiale di tutta l’umanità, fondo di cui parlano tutti i Miti di tutti i popoli; quindi un Rammentare che è un Sapere ciò che si è da sempre e che da sempre si crede o si spera di dover divenire!
Ciò che chiamiamo iniziazione, in tutte le Civiltà tradizionali, in quanto fondate sul Sacro ed orientate al Sacro, è ciò che è più necessario e naturale della vita stessa poiché tali Civiltà, a differenza del Mondo moderno, hanno sempre saputo che con la nascita e quindi con l’uscita al Mondo, l’uomo è privo di Memoria e quindi di Conoscenza su ciò che egli stesso è insieme al Mondo ed ai viventi, e affinché divenga uomo cioè adulto, atto, pertanto, all’Autorità ed alla Guerra e quindi esca dallo stato simile a quello dei bambini e delle donne, deve Sapere e quindi deve Essere Ciò che è dormiente dentro di lui, quindi deve soffrire, patire, esperire una nuova Nascita non più dall’utero materno, che è l’Antro della Vita ma anche dell’Oblio, ma deve rinascere non più dalla Madre ma dal Padre cioè dal Fuoco dello Zolfo del Sapere e dalla Ferrosità marziale della Guerra: Re e Guerrieri, i Sapienti, cioè coloro che hanno cacciato l’Oblio e mediante l’Anamnesi, di cui parla Platone, sanno ciò che sono e sanno di esserlo da prima della nascita da donna, sanno di esserlo da prima della Caduta Primordiale, sanno di essere Dei che erano in preda al Sonno che è la perdita del Paradiso.
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L’essenza iniziatica del Logos di Hegel, pertanto, è evidente proprio nella sua ragione, come causa profonda: rivelare all’uomo la sua vera essenza che è la sua stessa esistenza, al di là di ciechi e stupidi dualismi, solo che egli deve Sapere di essere e ciò è vero solo se si comprende il significato arcaico e quindi mistico-religioso, in una parola, sapienziale, di Sapere o di Scienza di cui è pregno il Logos di Hegel: tale Sapere si identifica con lo stesso Essere, quindi con il Divino cioè “si conosce ciò che si è e si è ciò che si conosce”; qui non è assolutamente questione di cultura quantitativa o erudizione enciclopedica, qui è nel Cuore dell’Essere che si entra! E questo Sapere è lo stesso Essere, come già Parmenide insegnava; pertanto Conoscere il Divino non può che significare, in tale Scienza, Essere il Divino! Ed Essere secondo la Scienza, non significa divenire “questo” da “quello”, poiché Quello non diviene o, in termini plotiniani, Lui non diviene ma è, pertanto o è o non è ma se è, è ab aeterno e si torna a quel Principio, a quella Rivelazione, a quel Risveglio: “Tu sei Quello!”.
Appare chiaro che tutto ciò non è solo Filosofia Teologica o Filosofia del Divino come Conoscenza dello stesso (che è già tanto…!) ma è qualcosa di molto più vasto ed epocale: è il riemergere dei Fondamenti essenziali di ciò che chiamiamo la Scienza Sacra comune a tutte le Tradizioni sapienziali ed iniziatiche dell’umanità e ciò cin piena modernità. Ancora più dirompente è tale Logos quando si riflette sulla presenza in Hegel della fase propedeutica allo stesso che è la Mediazione logica, come discorsività in quanto cammino del Pensiero, inteso in senso Cosmico, e che, dopo la stessa, come accade in Platone, vi è la Immediata Conoscenza, nell’Istante (Platone, Lettera VII, 341 c4-d2) di tutto il viaggio fatto ed esperito, attraverso le varie mediazioni discorsive o razionali; ed è Conoscenza di Ciò che è eternamente presente ed è Quello da sempre, in quanto Immediato, Istantaneo ed Intero, quindi è il Vero, la Verità, di cui nessuno sapeva o vedeva alcunché! Solo Tu, giunto nei suoi pressi, vieni a conoscere che il Mondo è da sempre come lo è Ora, in questo Istante; Tu Lo vedi poiché Tu sei la stessa Cosa del Mondo e ancora scopri, vedi che Lo siete (Tu e il Mondo) sempre stati e da sempre e per sempre Lo sarete, essendo tutti gli altri umani occhi, chiusi come dormienti, simili ai morti.
Tra i viventi, infatti, solo l’uomo può avere la consapevolezza (la quale nel “processo” diviene coscienza e quindi Sapere) che il “processo” c’è e che esso è il Tutto ed è quella mediazione discorsiva, razionale, di cui abbiamo parlato sopra, che è il tempo come illusione; l’uomo è anche il solo tra i viventi che, quale Filosofo e quindi uomo del Sapere, può conoscere le tappe, i “momenti” del processo, ripercorrendoli quali stati della coscienza nel suo viaggio Fenomenologico (Fenomenologia dello Spirito) e quindi può pensare l’esperienza che egli stesso come tutta l’umanità ha avuto ed ha… sempre; l’uomo, infine, è il solo tra i viventi che può conoscere la Verità del Tutto, quale “processo” in quanto “non processo”; cioè Sapere che la Verità è vivente in tre livelli di Conoscenza: il primo è il “processo” che egli, quale Filosofo, conosce percorrendolo e narrandolo nel pensiero ed egli quindi narra dell’Essere e l’Essere parla di Sé attraverso e per mezzo dello stesso Filosofo, come insegna la stessa Tradizione Ermetica a proposito della grande Opera, dove la Natura agisce per mezzo dell’ermetista, poiché i “Due” sono Uno!
Il secondo è il Sapere che il “processo” è infinito, indeterminato, accade sempre, è accaduto da sempre, sta accadendo, come Evento in questo Istante… E qui si esaurisce il dire dialogico e, fermandosi il tempo nell’Intuizione, si è la Visione del Tutto, si viene invasi pertanto dalla Visione che è al di là del tempo, poiché è ferma, immota nella sua leggera luminosa e pacifica Verità e l’uomo, quindi, conosce il terzo livello che è il Mistero del Mondo e che è l’immagine stessa della Divinità che, in quanto è Egli stesso, si specchia nel Mondo ed è il Mondo medesimo; è il Sapere e quindi l’Essere, che quel “processo” non c’è (più), non c’è mai stato, poiché il Tutto è già da sempre, ab aeterno, l’Assoluto, l’Idea Assoluta quale Circolo dei Circoli nella terza dimensione che è l’Eterno, a cui ed in cui Tu sei iniziato e perfezionato poiché hai Ricordato che “Tu sei Quello!”.
Il Mondo è, mentre appare divenire, appare “processo”, “mentre” l’Idea uscita da sé è la Natura e provenendo “poi” da questa si riconosce, tornando in Sé (nell’Idea) quale Spirito: questo “processo”, che è presente in tutte le esperienze spirituali sia microcosmiche che macrocosmiche di tutte le civiltà tradizionali, come viaggio dell’uomo per la conoscenza di Se stesso, simile al viaggio che la Natura manifesta nelle stagioni dell’anno, non è un viaggio poiché non avviene nel Tempo, pur “procedendo” nel Tempo, “mentre” diviene è! Il Mistero Divino del Mondo e dei Viventi è tale apparente aporia ed è il Cuore del Sapere iniziatico di Hegel quale trasformazione radicale della coscienza duale dell’uomo in “qualcosa” che è “oltre la forma” dormiente, in quanto rivede e riconosce, con gioia, serenità e ferma consapevolezza, tale semplice e grandiosa Verità: non vi è stato e non vi è mai alcunché oltre l’Uno ed Egli è come i Molti sono: nella Scienza Sacra che altro non è che Scienza dell’Io, decide il Sapere o il non Sapere che equivale ad Essere o a non Essere.
Giandomenico Casalino
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