Nel mio studio “La storia come organismo vivente” ho sostenuto la necessità di considerare la storia non come un insieme di fatti casuali ma come un tessuto vivente. La storia, tutt’altro che essere un percorso caotico, è invece un organismo vivente, che pensa e “respira”. Il suo processo origina un percorso lineare andando a formare quelli che sono gli organi di questo organismo vivente, o altrimenti età della Storia, che qui vengono identificati in sette età. Queste sono: l’età dell’Essere-della Ragione-della Volontà -dell’Io-del Popolo-del Sogno e della Sapienza. Il movimento vivente della sua palpitazione determina il formarsi dei suoi organi, necessari alla sua formazione, e questa formazione lineare procede fino alla sua ultima maturità quando la storia vivente ha in sé tutte e sette le sue componenti. I sette organi così formati, le sette età della storia universale, rendono l’organismo completo e maturo. Con la scrittura, Gilgamesh e i Babilonesi, ha inizio la prima età in cui l’uomo prende coscienza dell’Essere. Con i Greci la Ragione, con i Romani la Volontà, con il Rinascimento l’Io, con la rivoluzione francese il popolo. L’Età in cui ci troviamo ora, secondo questa visione vivente della storia, è l’Età del sogno.
Oggi stiamo procedendo verso una riqualificazione dei valori, essi non hanno più un peso fondante come in età classica ma sono relativi: tutto è suscettibile di cambiamento e di trasvalutazione. Tutto è falsificabile il giorno seguente. L’opinione di un individuo, proprio perché è collettivo, non vale più di quella di un altro. L’individuo stesso e la sua interiorità stanno procedendo alla disintegrazione. Ebbene, questo processo arriverà alle estreme conseguenze portandoci al sogno. Infatti, quando l’individuo si è ridotto a nulla, allora è come se si estinguesse, come accade quando va a dormire e sogna. Quando le cose e i valori sono così relativi allora questo graduale calo di peso porterà ad annullare il peso definitivamente e le cose non avranno più una realtà propria. Tutto sarà vago e indistinto, nulla sarà più reale. La verità non si distinguerà più dalla menzogna, ma si tratterà di gradazioni maggiori o minori di una opinione, di una asserzione. Come nel sogno, appunto. In sogno propriamente non esiste una cosa falsa, tutto può accadere. Un gatto, in un sogno, può essere sia vivo che morto. Il sogno consente la liceità di ogni contraddizione. La morte non avrà più lo stesso valore. Si vivrà e morirà così, come se nulla fosse, saturi dai media che ci presentano la morte e le guerre come un gioco. Nel sogno, se siamo arrabbiati con qualcuno lo uccidiamo, tanto sappiamo che è solo un sogno. E così in quest’epoca il fidanzato ucciderà la fidanzata, così, senza nemmeno un motivo reale. Perché gli individui vivranno il fantastico, l’irreale, l’immaginario.
Le culture multietniche si imporranno, non ci sarà più l’Austriaco, il Norvegese, l’Etiope e il Cinese, ma tutti saranno indistinti e tutti gli usi e i costumi fusi assieme. Di conseguenza non ci sarà più un criterio di vera appartenenza. La precedente epoca del popolo dovrà lasciare spazio al sogno, all’estinzione dell’Io cosciente per un io addormentato che si sente parte non più di un popolo ma di un tutto indistinto e senza forma. L’ultimo baluardo che ci separa ancora da questo sogno è il corpo, lo stato naturale e l’istinto. Infatti, quando dormiamo abbandoniamo il corpo. E già in questi decenni si sta procedendo all’eliminazione degli istinti corporei, sottacendoli, livellandoli, uniformandoli. Uomini ridotti a donne, bambini educati ad essere entità sessuali prive di genere, ma anche lotta agli odori, ai peli, alle sensazioni vive del corpo. L’immagine verrà dissociata dall’esperienza del corpo. La realtà sarà virtuale e le sensazioni ricreate in laboratorio e digitalizzate, anche gli odori verranno digitalizzati e si trasmetteranno odori via etere così come oggi si trasmettono suoni e immagini. Si avrà una vera e propria assenza di sostanza, di peso, di realtà e di valore nelle cose così come avviene nel sogno.
Se intendiamo la storia metafora di un organismo e ad ogni epoca associamo un organo vero e proprio viene inevitabile associare questa epoca del sogno all’apparato digerente. Come lo stomaco, che scompone e riassembla, anche nell’epoca in cui ci troviamo veniamo disintegrati come individui, abbiamo infinite percezioni della nostra appartenenza e si sta sgretolando non solo il senso dell’appartenenza al nostro popolo, ma anche annientando la nozione di individuo, come indivisibile, imponendosi la cultura di un uomo multiforme, sostituibile, indifferenziato. Veganesimo, utero in affitto, vaccini, teoria gender, matrimoni omosessuali, femminismo…Una sola idea sta alla base di tutti questi fenomeni apparentemente disparati: il totale annientamento del nostro stato di natura.
Noi nasciamo uomini, mammiferi, con degli istinti, e questi, tutt’altro che essere ciechi meccanismi di un barbaro retaggio della nostra origine, sono un codice che tutto sa e tutto contiene: il corpo. L’inconscio infatti ci cura, ci protegge, anche laddove la nostra ragione e la nostra coscienza falliscono. È il corpo a farci vomitare se mangiamo un veleno, è il corpo a ritrarci di scatto se il fuoco ci brucia, è sempre il corpo che ci fa dormire, mangiare, unirci al nostro partner di un altro sesso, per universali leggi cosmiche che mantengono un globale equilibrio. Nella metafora della storia come organismo il Corpo è la Pietra, “visita interior terrae” visita la terra interiore; è Tempio. Nel corpo c’è tutto, tutta la conoscenza, tutta la sapienza, tutta la Verità di cui l’uomo ha bisogno, e che amaramente nessuno è capace di ascoltare. E sappiamo molto bene che questa società ci sta allontanando dal corpo. Il pericolo immane di questa epoca è il livellamento ontologico di ogni essere con ogni altro essere. Dall’iniziale desiderio di libertà sgorgato con gli ideali di uguaglianza e fraternità si sta procedendo verso la schiavitù operata in nome di questi stessi ideali. Si tratta di un demone, nel senso greco del termine, che spinge inconsapevolmente l’intera umanità verso quelle forze ctonie che vogliono l’eguaglianza di tutti con tutti, di tutto con tutto, uguaglianza di essere venduti, comprati e sopraffatti, giacché laddove scompare la differenza fra un individuo e l’altro cessa anche la sua libertà. Il concetto di uguaglianza è di fatto il più grande attentato alla libertà umana perché è nell’interesse del boia far credere alla vittima di essere suo uguale, è nell’interesse del carnefice far sì che chi soccombe non distingua più il suo nemico da suo fratello.
L’uomo può elevarsi solo nella misura in cui gli è concesso teoricamente e ontologicamente di essere superiore a qualcos’altro. Nell’uguaglianza non c’è nessuna elevazione, né alcuna liberazione. Oggi la legge punisce chiunque sostenga, inciti o diffonda idee legate alla superiorità razziale, etnica, religiosa, o legata all’orientamento sessuale di una persona, o un gruppo di persone su altre. Ma tutto ciò è un esproprio linguistico e una sostituzione anzitutto concettuale, per eradicare dalla nostra mente il concetto superiore/inferiore. In sostanza io non posso nemmeno dire che Einstein era superiore a me in fatto di intelligenza. Di questo passo l’operazione orwelliana sarà estendersi anche alle entità inanimate ed essere puniti solo per affermare che il cielo è “superiore” alla terra”. Inferiore significa appunto infero, inferus, legato alla terra. Non c’è nessuno spregio nell’essere inferiore, appunto, significa solo legato alla terra. Tutto in natura è superiore e inferiore e l’ideologia dominante di questa epoca vuole annientare la natura. Viviamo oggi nella notte più lunga dell’Essere. L’oscurità della ragione cui sprofonda l’intera umanità, il buio metafisico cui s’inabissa l’uomo morente. Ma noi sappiamo che quando già si sente l’odore della putrefazione divina ecco che il sole resuscita dalla sua stessa carcassa. Per questo crediamo che oggi ci sia ancora speranza di uscire da questa epoca di morte.
Occorre spingerci dalla parte opposta rispetto alle tendenze culturali e politiche dominanti. In Natura il cielo sta sopra la terra e non viceversa. Occorre sentire la necessità di riportare la sede del Potere politico dove è giusto che debba stare: in alto, nel cielo. L’uomo della conoscenza, il filosofo, deve rendersi conto che la terra non può governare il cielo e tutti quelli che sono chiamati alla Sapienza devono sentire questa necessità: la necessità di una Azione politica. La conoscenza, se non è applicata nella vita quotidiana, nelle scelte di ogni giorno, nei rapporti con gli altri, diventa sterile. La Conoscenza per necessità deve avere una applicazione Politica. Noi crediamo pertanto che sia della massima importanza storica quella di tracciare le linee per la fondazione di un nuovo Governo per gli uomini, di un Governo retto da Filosofi, che seguano il Principio solare.
Emanuele Franz