di Michele Rallo
Altro che inizio della ripresa, altro che “timidi segnali” di miglioramento della situazione, altro che “cose egregie” fatte da questo governo… Enrico Letta è nei guai fino al collo. E non tanto per il pasticcio della probabile defenestrazione di Berlusconi, quanto piuttosto perché si ritrova nel borsellino soltanto pochi spiccioli, mentre avrebbe bisogno di almeno 15-20 miliardi di euro per onorare gli impegni assunti al momento della formazione del suo gabinetto Io l’ho detto subito (vedi articolo «Le promesse di Letta: ecco dove potrebbe trovare i soldi» su “Social” del 10 maggio), ma non occorreva certamente “arte di penna” per dipingere la realtà delle cose. Ed è penoso, in queste ore, assistere alla miserevole gara di ipocrisia tra i partiti che sostengono questo squinternato governo: il PDL canta vittoria per l’abolizione dell’IMU, ben sapendo che i soldi per una parzialissima cancellazione dell’odiata imposta non si sono ancora trovati; e il PD mette le mani avanti, asserendo che “a questo punto” (il che sarebbe come a dire “per colpa di Berlusconi”) è inevitabile l’aumento dell’IVA.
La verità è che i soldi non ci sono, giacché le nostre residue disponibilità — detratte le somme da pagare per gli interessi sui prestiti contratti con la finanza usuraia — sono state già impegnate dal precedente governo per obbedire ai diktat dell’Europa. E precisamente: 45 miliardi di euro all’anno per ridurre il rapporto debito pubblico/PIL come da previsione del cosiddetto Fiscal Compact, e 25 miliardi di euro all’anno per la nostra partecipazione al Meccanismo Europeo di Stabilità. E il bello è che PD e PDL queste cose le sanno benissimo, perché entrambi hanno votato senza pipitiare la ratifica dei trattati con cui l’Italia ha aderito ai due infernali marchingegni europei, rispettivamente il 14 settembre ed il 25 settembre del 2012. La colpa, quindi, non è soltanto del Governo Monti, ma anche delle forze politiche che lo hanno sostenuto e che, adesso, sostengono il Governo Letta. Già, perché nulla è cambiato dai tempi del Torquemada della Bocconi: stesso zerbinismo euro-dipendente, stessa masochistica subordinazione ai mercati, stesso imbecille innamoramento per i padroni americani che stanno mettendo a ferro e fuoco il Mediterraneo, e — naturalmente — stessa maggioranza obbediente ai desiderata di Re Giorgio. Enrico Letta, infatti, non è che il continuatore dell’opera di Mario Monti. Ha solamente un volto meno arcigno, e risulta meno incredibile quando invoca un po’ di sviluppo (ma quanto è umano!) dopo il rigore.
Naturalmente, con queste premesse non potremo che andare a sbattere. A salvarci potrà essere soltanto un governo che ripudi gli “impegni con l’Europa” e che, soprattutto, si riappropri del diritto di battere moneta. Soltanto così potremo venirne fuori: creando il nostro denaro e dandolo in pagamento ai creditori. Non certamente facendoci prestare altro denaro (cosa che facciamo ad ogni emissione di BTP, due volte al mese) ed aumentando così il nostro debito pubblico. Così facendo otterremo l’unico risultato di metterci ancor più nelle mani dei creditori, e di dover cedere sempre di più: più denaro, più economia reale, più svendita del patrimonio pubblico, più provvedimenti di macelleria sociale, più riduzione delle spese per sicurezza, sanità, istruzione, eccetera. È logico che gli strozzini vogliano tutto questo. È meno logico che i nostri governanti non si oppongano a tutto questo.
Nota di Ereticamente
Ringraziamo l’Autore per l’invio. L’articolo è stato pubblicato in cartaceo sul periodico Social di Trapani
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