Nelle ultime elezioni i socialdemocratici svedesi hanno resistito all’avanzata dei populisti-sovranisti. Gli europeisti hanno così potuto tirare un sospiro di sollievo.
La cerchia dei “sovranisti” appare tuttavia in espansione, grazie anche all’apporto del “ducesco” Matteo Salvini, il quale, oltre ad essere un ammiratore di Trump e di Putin, è in ottimi rapporti con il primo ministro ungherese Viktor Mihály Orban, autentico orco populista e sovranista. Ciò preoccupa seriamente coloro per i quali “populista” e “sovranista” fanno tutt’uno con “xenofobo” e “razzista”…
Occorrerebbe però che quest’ultimi ci spiegassero come mai il sostantivo “sovranità”, parola di per sé nobile (ogni Stato degno di questo nome vuol essere sovrano), abbia partorito l’aggettivo degenere “sovranista”. Com’è avvenuta questa trasformazione?
È avvenuta attraverso l’eliminazione, dal vocabolario perbenista, del prosaico sostantivo “sovranità”, rimpiazzato dai suoi termini antinomici “europeismo”, “mondialismo”, “globalismo”, evocanti ecumenismo, amore universale e il santo slogan “Siamo tutti figli di Dio!”. In soldoni, “sovranità” è divenuta una mala parola. Eppure, senza “sovranità” nessun governo, anche se di tipo sovranazionale, potrà sussistere. Ma non c’è niente da fare: in quest’Europa che suscita tante palpitazioni, i buonisti hanno voluto combattere la sovranità nazionale, senza preoccuparsi di creare al suo posto una parvenza di sovranità “europea”.
Si cerca di eliminare i confini della Nazione, senza però pensare di sostituirli con un unico confine, più ampio e generoso, da sorvegliare e difendere: il confine d’Europa. Realtà ancora inesistente. Sarebbe come se i nuovi proprietari di un edificio abitativo decidessero di eliminare per sempre le porte d’entrata dei singoli appartamenti, visto che gli inquilini anelano a vivere in comune, senza però pensare d’installare un robusto portone d’entrata. Ma un’Europa priva di un suo portone d’entrata ossia di una sua frontiera è una pia illusione.
Gli ardenti europeisti dovrebbero far prova di vero spirito europeo, dimostrandosi capaci, sì, di superare e sublimare lo spirito nazionale, ma senza divenire sbracatamente mondialisti, perché chi ama tutti, in realtà non ama nessuno; e chi vuole essere tutto in realtà non è niente. Sul piano geografico, culturale, storico e via dicendo, l’Europa è un continente distinto dagli altri, e quindi essa non può includere l’intero universo, come invece vorrebbe il papa argentino.
Claudio Antonelli (Montréal)
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