di Antonio Puccinelli
Sabato 23 novembre 2013: sono le 14,30 e a Roma dalla piazza della Bocca della Verità, sotto una pioggia che inizia a farsi pressante, si raccolgono da ogni parte di Italia, da Trieste alla Calabria, dal Piemonte alla Sicilia; giovani, e anziani, per urlare all’Italia di alzare la testa! VOGLIAMO I MARO’ LIBERI
Siamo oltre tremila, Alpini, Granatieri Bersaglieri, fucilieri di Marina, Paracadutisti e la pioggia aumenta mentre i comandanti ci inquadrano compatti sotto ai labari di battaglie e di un servizio reso a quello Stato che oggi non vuole fare niente per ridare dignità ad una nazione, uno Stato che si dimentica rapidamente di coloro che tutti i giorni si vestono con l’insegna della bandiera che rappresenta una Patria i cui rappresentanti sono coloro che lottano tutti i giorni per continuare a costruire l’Italia con i Principi del risorgimento e non coloro che, eletti come Onorevoli di un Parlamento, sgretolano quotidianamente le fondamenta di un paese che non li vuole più.
Marciamo ordinati, accompagnati dalla banda degli alpini, al passo, con le grida dei Comandanti “VOGLIAMO I MARO’ LIBERI SUBITO”.
Gli sguardi fieri di essere Italiani, le teste sollevate in alto, rappresentanti di un Italia che grida contro la vergogna di oggi, i figli di una patria costruita dal popolo, con il sangue degli eroi. Noi siamo i figli che non hanno tradito! Oggi come allora, noi non abbassiamo la testa!
Non importa se continuano a spingercela giù con forza per piegarci alla loro volontà, noi non ci pieghiamo! I valori che hanno fatto dell’Italia una Nazione sotto il tricolore, quei principî che hanno portato i giovani di allora a morire sotto la bandiera dell’Italia unita sono gli stessi di questi ragazzi che oggi affrontano una fredda giornata di pioggia nella capitale per chiedere la liberazione di due SOLDATI italiani, che da oltre due anni sono prigionieri nelle galere di un Paese straniero, per avere compiuto il loro dovere, un Paese lontano dal nostro come distanza e come cultura ma che sembra provare una soddisfazione sottile ad umiliare quotidianamente la nostra Italia, uno sport che sta diventando molto popolare in questo periodo.
Non ci sono le televisioni, le poche persone che si trovano per la strada si uniscono a noi, mentre il suolo romano trema al passo di tremila piedi che battono insieme, i Carabinieri e i Poliziotti del servizio d’ordine si emozionano al nostro passaggio e alla fine ci uniamo ai ragazzi di CasaPound che ci aspettano con i loro Tricolori in piazza S.S. Apostoli, dove terminiamo la nostra marcia pieni di orgoglio per aver gridato ancora una volta che siamo Italiani – quelli veri, per aver gridato “MARO’ LIBERI!”.