Nel seguente scritto, evitando amplificazioni teoretiche, mostriamo una serie di confronti diretti tra brani del gesuita francese e brani tratti da Il mondo magico dei Rosacroce, pubblicato nel 1907, dall’Astrologo Max Heindel, che è stato il fondatore della Rosicrucian Fellowship, tempio californiano della famosa scuola esoterica afferente al leggendario Ordine segreto dei Rosacroce. In quest’opera, attraverso una personale cosmogonia di Dèi, Spiriti, Enti, Istruttori, Fratelli Maggiori riuniti complesse genealogie e gerarchie, che soprintendono ad altrettanto spirali di mondi e globi in evoluzione, scorgiamo (così mi pare, ma ciascuno giudichi poi per sé) una specie di trama a rovescio magico-spiritista dell’arazzo ‘scientifico’ di Teilhard de Chardin.
I corsivi sono sempre degli autori, indicati T.d.C.(Teilhard de Chardin), M.H. (Max Heindel)
Vi troviamo per cominciare un identico movimento evolutivo di individualizzazione divergente, seguita da un movimento convergente destinato a sfociare in una super-coscienza unificata. Notare l’idea vagamente induista di velo della materia (vecchio retaggio da obliterare).
T.d.C. “Se, come abbiamo detto, la storia della vita non è null’altro che un movimento di coscienza velata di morfologia…”
“Nel corso della storia, sino ad oggi, per effetto dell’espansione filetica, il risultato è stato (come doveva essere) quello di incrementare il valore particolare degli elementi umani, al punto di creare in essi una particolare impressione di autonomia e divergenza. Ma, ripeto, che cosa succederà domani quando, dal fondo della loro pienezza riconquistata, gli individui, rincominceranno a provare, ognuno per sé, la Vita totale della Specie, per un fenomeno di co-coscienza superiore?” (da L’apparizione dell’Uomo)
M.H. “Lo spirito vergine viene avvolto in un triplice velo (…) un mare di materia (…) che conserva l’illusione della separatività… l’evoluzione farà rinascere la Coscienza del Tutto, o Onni-coscienza, e l’Auto-coscienza vi sarà aggiunta.”
“Questo non accadrà mentre noi ancora abiteremo la terra fisica, ma in uno stato futuro nel quale attueremo la nostra unità col tutto, ed avremo ognuno accesso alla conoscenza accumulata da ciascun singolo individuo.”
Interessante questo esito finale situato oltre la terra fisica; anche il francese lo prevede
“l’universo — un universo ben definito nella sua risultante — si costruisce a poco a poco al di sopra delle nostre teste, senso opposto ad una materia che svanisce…” (Il fenomeno umano).
È assai singolare come questa evoluzione divinizzante in entrambi gli autori coinvolga l’intero pianeta (ricordo che la noosfera è grosso modo il collettivo delle menti umane portate a compimento evolutivo):
T.d.C. (L’apparizione dell’uomo) “…i ‘pianeti a noosfera’ anziché rappresentare una bizzarria della natura, sarebbero semplicemente il prodotto normale ed ultimo di un’evoluzione della Materia portata fino in fondo.” “E allora… ci si mette a sognare l’invenzione meravigliosa che ci permetterebbe di svelare la presenza (…) dei pianeti viventi (…) potremmo (come per gli astronomi per le loro stelle bianche o rosse) determinare (…) a quale punto della sua evoluzione sia pervenuta la nostra propria noosfera.”
M.H. “…Cristo che così preparò tanto la Terra quanto l’umanità alla Sua azione diretta. L’espressione “preparò la Terra” significa che ogni evoluzione su di un pianeta è accompagnata dall’evoluzione del pianeta stesso. Se qualche osservatore dotato di vista spirituale, avesse potuto osservare l’evoluzione della nostra Terra da qualche lontana stella, avrebbe notato che un cambiamento graduale aveva luogo nel corpo del desiderio della Terra”.
Qui è perfetta la coincidenza dei discorsi e la specularità Cristo/Materia, spiritismo/scienza fra i due; comune è l’idea di osservare dall’esterno il punto di maturazione. Il ‘corpo del desiderio’ citato dall’esoterista a quanto ho capito dovrebbe essere una specie di principio dinamico insito in ogni vita, graduato dall’oscuro inferiore al luminoso superiore, passibile di sublimazione e superamento (nei santi-asceti); parrebbe simile alla Volontà di Schopenhauer, o ai tre ‘guṇa della materia’ induisti.
Fa capolino in entrambi, invertendo il normale, secondo l’ottica scientifica, rapporto gerarchico Materia-Vita, una strana idea di un ‘creazionismo’ in cui il Creatore si infila nella materia creata; e si giunge in tal modo alle medesime conclusioni laddove si illustra la materia ‘morta’:
T.d.C. “Ma perché capovolgendo radicalmente la prospettiva, non decidere che, nel binomio in parola, è il Radiale [chiama così la componente psichica della materia] che è primigenio e consistente, il Tangenziale [la componente fisica] essendo solo un sottoprodotto… In altri termini (…) il Fisico (quale lo si definisce ancora in questo momento) sarebbe solo «una degradazione» (…) del Biologico.” (L’apparizione dell’uomo)
M.H. “Gli scienziati materialisti sono stati battuti nei loro sforzi di scoprire le origini della vita, ossia di come le prime cose viventi provenissero da materia precedentemente morta. In realtà, secondo la spiegazione occulta dell’evoluzione, la questione dovrebbe essere: come le cose «morte» ebbero origine. La vita esisteva prima delle forme morte. (…) Solo quando la vita ebbe abbandonato le forme, queste poterono cristallizzare e divenire solide e morte.
La costante ascesa verso “le porte dell’avvenire, la penetrazione nel superumano” (T.d.C.), il “seguente stadio dell’evoluzione – il Superuomo” (M.H.) prevede l’ottenimento di prerogative divine, prima fra tutte la creazione di nuova vita. Ancora una volta, a costo di ripeterci, notiamo il perfetto parallelismo scienza/magia dei due personaggi.
T.d.C. “Non ci basta più fabbricare l’oro, noi vogliamo fabbricare la vita! (…) non saremo forse capaci un giorno o l’altro di provocare ciò che la terra abbandonata a sé stessa, non sembra poter più realizzare, e cioè una nuova ondata di organismi, una neovita, artificialmente suscitata?”
“…Sì: il sogno che alimenta oscuramente la ricerca umana è (…) afferrare, tutti uniti, il timone del mondo, per impadronirsi della molla stessa dell’evoluzione.”
M.H. “Nel periodo di Venere egli [l’uomo] potrà creare cose viventi, sensibili e capaci di crescere.”
“Nel periodo di Giove guideremo l’evoluzione…”
Inutile soffermarci su questi ‘periodi’ o stadi dell’evoluzione cosmica, come del resto inutile continuare con queste esemplificazioni parallele, perché credo che ormai l’idea sia chiara, temo di annoiare. L’identità di vedute è su molti altri fronti perfetta: soprattutto interessanti quelle socio-politiche. Per entrambi l’Occidente, con un neo-cristianesimo filantropico depurato di ogni vecchiume ecclesiastico, e volto alla Fratellanza Universale, deve restare in testa al mondo, guidato da un’élite, per attuare il processo, e gli altri devono obbedire volenti o nolenti. Per entrambi il Male come principio metafisico è stato troppo ingiustamente calunniato ed anzi è la vera molla dell’emancipazione del progresso umano: l’unico male è essere ‘separativi’ (proprio così in M.H., pazzesca la fortuna attuale di questo aggettivo) e recedere lungo la via dell’Evoluzione. Tutti i particolarismi religiosi e/o nazionali sono relitti, zavorre, remore inutili e dannose che ostacolano il cammino dell’Evoluzione. Il vecchio Dio Padre (“padrone neolitico” per Teilhard de Chardin) è da giubilare.
Mi soffermo solo su un ultimo aspetto significativo: la differenza puramente di grado e non di sostanza tra l’uomo e il resto della Creazione.
T.d.C. Per abitudine, noi dividiamo ancora il nostro mondo umano in compartimenti corrispondenti a “realtà” di tipo diverso: naturale e artificiale, fisico e morale, organico e giuridico… In uno spaziotempo legittimamente e obbligatoriamente esteso ai movimenti dello spirito in noi, le frontiere tra i termini opposti di ciascuna coppia tendono a scomparire (…) Per uno spirito che possieda il senso dell’evoluzione, nella sua completezza, l’inspiegabile somiglianza diventa un’identità: identità di una struttura che, sotto forme diverse, si prolunga dal basso in alto, di soglia in soglia, dalle radici sino al fiore, — per continuità organica di movimento, — o, ciò che in fondo è la stessa cosa, per unità organica di ambiente. Il fenomeno sociale: culmine, e non attenuazione, del fenomeno biologico. (Il fenomeno umano)
M.H. Più in alto ascendiamo nell’invisibile dominio spirituale, meno predominano le forme separate e distinte e più completamente predomina l’Unica Vita (…) la Vita Universale di Dio, nel quale noi viviamo, ci muoviamo, ed abbiamo il nostro essere. Il minerale, la pianta, l’animale e l’uomo – tutti senza eccezioni sono manifestazioni di Dio, e questo fatto fornisce la vera base della Fratellanza che include ogni cosa, dall’atomo al sole…
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Credo che questo confronto mostri una parentela di fondo che è sicuramente gravida di conseguenze su molti piani diversi; sia a monte, per ciò che riguarda cosa possa averla creata, sia a valle, perché molti discorsi si potrebbero fare su questi temi specialmente nell’attuale momento storico; i quali discorsi tuttavia tralasciamo qui ed eventualmente rimandiamo ad altro momento se i lettori benevoli mostreranno per essi qualche interesse.
Pietro Carra nasce a Ivrea nel 1969. Compie studi musicali e letterari, questi ultimi sotto la guida di Marzio Pieri. Ha curato per l’editore La finestra la prima edizione moderna dell’Armando, poema allegorico del poco frequentato esponente del romanticismo italiano Giovanni Prati.
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