Nel 2021 le Edizioni Settecolori di Milano pubblicavano per la prima volta per i lettori italiani I due stendardi (trad. Marco Settimini), il capolavoro di Lucien Rebatet
Nato il 15 novembre 1903 a Moras-en-Valloire, nel 1929 debutta nel giornalismo come critico musicale dell’«Action Francaise», divenendone subito anche il critico cinematografico. Nel 1942 scrive Les Dècombes, torrenziale pamphlet sulla sconfitta francese, Vichy, l’occupazione tedesca e gli ebrei, che sarà il libro piu’ venduto di quegli anni con una tiratura stimata di circa 65.000 copie.
Dopo lo sbarco alleato in Normandia annuncia, in un articolo pubblicato su Je Suis Partout del 30 giugno 1944, di essersi arruolato nella Milicie Francaise e un suo ultimi articoli aveva il titolo di «Fidelite au National-Socialisme».
Nel fascismo Rebatet vedeva la giovinezza, il movimento e il dinamismo che caratterizzano l’ideologia mussoliniana: la lotta contro il comunismo ritenuto un «fascismo rosso», originato dal pensiero marxista che nel materialismo dialettico e storico trovava il suo fondamento, ma che poneva nel superamento del capitalismo sfruttatore e nell’instaurazione, attraverso la lotta di classe, della dittatura del proletariato per una società dove, con l’abolizione della proprietà privata, si sarebbe giunti alla liberazione dell’uomo dall’oppressione e al raggiungimento della felicità in una collettività senza classi.
L’autore delle Memorie di un fascista è anche un acceso anticlericale e, pur credendo in Dio, è nemico delle gerarchie ecclesiastiche in quanto, secondo lui, facenti parti della società borghese.
Fuggito a Sigmaringen nel 1944, arrestato in Austria nel 1945, viene incarcerato a Fresnes lo stesso anno, processato e condannato a morte per collaborazionismo. Nel 1947 la pena viene commutata nei lavori forzati a vita.
In carcere lavora alla stesura de I due stendardi, iniziati nel 1943 e poi abbandonati. Tornato libero nel 1952, scrive ancora Le Epis sur mȗrs – piuttosto ben accolto – e Une histoire de la musique e la sua attività di critico musicale e cinematografico.
Fino alla fine della sua vita resterà fedele al fascismo, benché sempre meno sosterrà l’antisemitismo anche perché ha mutato il suo punto di vista sugli ebrei, pur non rinnegando gli attacchi antisemiti negli anni precedenti il 1945.
Così François Mitterrand affermava riguardo alla monumentale opera:
«L’umanità si divide in due campi, quelli che hanno letto I due stendardi e gli altri».
Il triangolo amoroso: Anne-Marie, Michel e Règis
Ventenne, lionese, un’educazione cattolica combattuta a colpi di Nietzsche e Wagner, intelligente e senza soldi Michel sbarca nella capitale francese negli anni Venti per finire i suoi studi.
Scopre Parigi, musica, pittura, teatro, letteratura, scopre il piacere. C’è di che inebriarsi, ma il destino ha in serbo per lui una sorpresa. Il suo amico Règis, che da Lione non se ne è andato, gli vuole fare sapere che vuole farsi prete, gesuita addirittura, e contemporaneamente che ama una ragazza, Anne-Marie.
Quando lui entrerà in seminario, lei comincerà il suo noviziato in un ordine femminile. L’evocazione dell’amore mistico e puro, ma bruciante, che li unisce, scuote così profondamente Michel da farlo a sua volta innamorare di Anne-Marie, nel frattempo incontrata.
C’è un solo mezzo per poterle restare accanto, pensa, e consiste nell’essere anche egli partecipe dell’avventura spirituale che la coppia ha intrapreso. Vorrebbe e dovrebbe convertirsi, Michel, ma è piu’ forte lui, e non ci riesce. Non riesce però nemmeno a dichiararsi quando Anne-Marie rompe con Règis, che troppo facilmente ha accettato di piegarsi a un ordine puramente esteriore che impone fra loro separazione, e per questo giudicato da lei un traditore.
Adesso sono Michel e Anne-Marie gli amici inseparabili e, finalmente, terminano uno nelle braccia dell’altra, ma se il primo è un essere a cui la terra è sufficiente, la seconda è una di quelle creature che si perdono quando hanno perduto il loro Dio. Dopo un’incredibile viaggio in Italia e in Turchia all’insegna dell’erotismo e della complicità sessuale, dove però le lettere di Règis seminano dubbi e rimorsi nel cuore di Anne-Marie, tutto di nuovo precipita e Anne-Marie rompe con Michel.
Pur se non ha piu’ la fede, resta in lei la nostalgia per qualcosa che non è umano, ma divino, come una droga di cui non si può fare a meno. Per amore Michel ne prende atto, ma è con Règis che si giocherà l’ultimo atto…
Critica letteraria
Conciso è il giudizio di Marc Eduard Nabe:
«I due stendardi sono il piu’ grande romanzo dai tempi di Morte a credito. Finalmente un vero romanzo, magnifico, sinfonico».
Piu’ articolato quello di Etiemble:
«Intelligente quanto la Montagna incantata altrettanto sensuale, ma senza moralismo e senza oscenità, di tutto ciò che conosco di piu’ sensuale, questo romanzo mi tocca anche per la sua drittura e purezza. Balzac aveva bisogno di un trono e di un aspersorio; Zola del trasformismo e della medicina; a Rebatet è necessario l’anarchia e l’ateismo. Quanto a Michel, il protagonista, è Rebatet dicono quelli che sanno tutto. Sbagliato. Michel siete voi, sono io.
Michel è la nostra giovinezza».
Lucien Rebatet è morto il 24 agosto 1972 a causa di un infarto nel paese dove è nato.