Pindaro quando dice che “l’acqua è la migliore delle cose” (Olimpiche, III, 42) non intende l’acqua come migliore di altri liquidi, che anzi l’accezione più ampia di acqua comprende, bensì migliore di tutte le cose. In che senso comprende altri liquidi?
Aristotele (nel Meteor. 382b) dice: “queste le forme dell’acqua: vino, urina, siero, etc.”.
È acclarato da diversi studi, fra cui l’encomiabile Le origini del pensiero Europeo (Adelphi 1998) di Richard Broxton Onians che per il greco di epoca arcaica il liquido, l’umido in generale, era associato alla forza vitale: più se ne possedeva e più si era forti e longevi. L’identificazione di questo liquido con una sostanza naturale è oggetto di riflessione da secoli: chi lo ha inteso nel vino, nell’ambrosia, nel ciceone, in qualche olio o decotto tale da dare, con l’immersione o la deglutizione, la longevità e il contatto col divino. Di esso sfugge una demarcazione precisa ma rimane chiaro che l’umore interno del corpo è sempre associato a forze superiori. Il sudore, ad esempio, era segno di forza e perderlo significava indebolirsi. Le lacrime, come lo starnuto, erano espressioni divine e la saliva trasmetteva le virtù dell’Anima, non a caso Cassandra, nel mito, riceve il dono della profezia bevendo la saliva del Dio Apollo. I liquidi del corpo sono sempre, inequivocabilmente, mediatori di un livello sovra-individuale. Ma che dire allora dell’urina?
Urina in greco è οὖρον (Uron) e nel mito ha proprietà generative basti pensare che dall’urina di Ermes nascono Zeus e Poseidone. Il gigante Orione nacque dall’urina di Zeus, Poseidone ed Ermete tant’è che il nome stesso di Orione deriva da Urion (urina) che commutò poi la prima lettera in O (Ovidio, Fasti, lib. V, cap. IV”)
“Aristomaco dice che un certo Irieo, a Tebe, pregò di avere un figlio. Giove, Mercurio e Nettuno andarono presso di lui, come ospiti, e gli ordinarono di sacrificare una vittima perché il figlio nascesse. Tolta la pelle al bue, gli dei vi orinarono sopra e, per ordine di Mercurio, della terra vi fu rovesciata; da questo nacque il sopraddetto, che chiamarono Orione… tira le stelle. Simile origine riporta Esiodo”
Fr. 246 [148 (b) M-W] Scolio agli Aratea di Germanico (citato in Esiodo, Tutte le opere e i frammenti con la prima traduzione degli scolii; a cura di Cesare Cassanmagnago, Bompiani 2009)
Robert Graves nei Miti Greci (Longanesi 1963) fa giustamente notare che Urione è «colui che produce l’acqua» e infatti la costellazione di Orione porta le piogge sia quando si leva in cielo sia quando tramonta. Il legame fra urina, acqua e generazione è vieppiù rafforzato in più fonti.
L’urina simboleggia la nascita di un figlio anche in fonti assire (A.L. Oppenheim, The Interpretation of Dreams in the Ancient Near East, Philadelphia 1956, p. 265)
È singolare che in zoologia i maschi delle giraffe, per conoscere la fertilità della femmina nell’accoppiamento, bevono l’urina della femmina. ¹
Parallelamente a questo la giraffa nella simbologia totemica è considerata spirito guida e simbolo di saggezza.
Ma il mito greco non finisce di sorprenderci nella vicenda di Zeus e Danae, quest’ultima fu fecondata da Zeus che si era mutato in pioggia d’oro, elemento inequivocabile che indica l’urina, anche questa volta associata a poteri generativi e vitali.
“Dicono che fu Giove, il quale, trasmutatosi in pioggia d’oro caduta sul seno di Danae, per tal modo poté averla sua, da essa era nato Perseo”
Apollodoro, Biblioteca IV, (Sonzogno 1826)
Il legame urina-acqua è attestato anche a livello etimologico.
Marco Terenzio Varrone vuole evidenziare che il termine urina, anticamente, fosse associato generalmente alle acque, infatti scrive che:
“Si tenevano, in cucina, le urnae (brocche) con l’acqua. Da ciò deriva il fatto che anche oggi si chiama urnarium il luogo davanti al bagno dove si solevano mettere le urnae con l’acqua. Il termine urnae trae origine dal fatto che nell’attinger acqua urinant (s’immergono) come fa il palombaro. Urinare vuol dire immergersi”
Marco Terenzio Varrone, De lingua latina, V, 27 (Utet 1974)
In epoca romana l’urina veniva raccolta dai vespasiani e venduta per la concia delle pelli, ed aveva addirittura una tassa. Catullo ne declama le proprietà sbiancanti per i denti. L’urina è acqua benefica in numerose tradizioni.
Nella tradizione Vedica ha proprietà curative. Il testo indiano Bahagavad Gita, in alcuni passi (3-10) relativi alla vacca santa, la “grande madre” accenna all’utilizzazione, tra l’altro, della sua urina fini purificatori e terapeutici.
Allo stesso modo negli inni del RgVeda I.43.4; II.35.7 e VII.35.6, Siva è definito jalasa-bhesaja ovvero colui la quale urina è medicina.
Il concetto è ripreso poi anche nell’AtharvaVeda; II.27.6, dove Rudra (Siva) è evocato come:
“Oh Rudra, il cui farmaco è l’urina”.
In altri passi dei Veda Samhita l’urina è accostata al Soma tanto da far supporre ad alcuni studiosi che in essa potesse identificarsi la leggendaria amrita, la bevanda dell’immortalità, l’acqua della vita eterna.
Evidentemente ciò che viene prodotto da ciò che è Sacro è sacro a sua volta.
Le proprietà curative dell’urina sono attestate in Erodoto in cui si narra che Re egiziano Ferone rimase cieco per dieci anni finché, l’undicesimo, un oracolo gli predisse che:
“Avrebbe rivisto la luce se si fosse lavato gli occhi con l’urina di una donna che avesse avuto rapporti soltanto con il proprio marito e che non avesse conosciuto altri uomini.”
Erodoto, Storie, Libro Secondo, l’Egitto, 111 (Newton editori 2007)
Dopo aver provato senza efficacia diverse lavature con diverse donne (compresa sua moglie) senza avere successo finalmente trovò la donna giusta e prese infine per moglie quella “il cui lavacro d’urina gli aveva ridato la vista”
Erodoto, Storie, Libro Secondo, l’Egitto, 111 (Newton editori 2007)
In questo caso, come in altri, la virtù della donna si trasmette attraverso il suo liquido.
Diodoro Siculo nella sua Biblioteca Storica (Capitolo VII) evidenzia lo stesso episodio citato da Erodoto dicendo che l’oracolo avvertì Ferone di “lavarsi la faccia con orina di donna”, quindi cospargendosi interamente il volto di urina.
Sempre Erodoto nelle Storie (IV, 187) declama la salute del popolo dei Libi e cita il fatto che i bambini che soffrivano di spasmi “li guariscono aspergendoli con urina di capro” evidentemente persuasi della fora vitale dell’animale e che questa si trametta nell’urina.
Strabone nel III libro della Geografia riferisce dell’usanza dei popoli Iberici di raccogliere l’urina nelle cisterne e di lavarsi con essa il corpo e i denti.
Nella mitologia delle tribù australiane l’urina è legata all’acqua sacra. Riferisce Mircea Eliade nella sua Enciclopedia delle religioni (Vol 15, pag.34, Jaca Book 1993) che nei miti aborigeni:
“Alcuni personaggi mitici creavano riserve di cibo e acqua precedentemente inesistenti. Ad esempio, nella Terra di Arnhem orientale le sorelle Djanggawul avevano urinato per fornire acqua alla popolazione umana del luogo. Alcune di queste acque erano così sacre che l’accesso a esse era riservato” (Mircea Eliade, Enciclopedia delle religioni, Vol. 15, pag. 34)
“Quando si spostavano, questi esseri mitici lasciavano alcuni segni della loro presenza: un corso d’acqua scavato dal loro cammino, un affioramento roccioso formato dalle armi o da altri oggetti dimenticati, un deposito di ocra rossa scaturito dal sangue versato, una depressione lasciata dal segno delle natiche dove si erano seduti, un avvallamento nel terreno dove si erano coricati, pozze d’acqua dove avevano urinato” (Mircea Eliade, Enciclopedia delle religioni, Vol. 15, pag. 106)
La madre di tutti gli esseri umani, chiamata nella mitologia australiana gagag, urina per dissetare gli esseri viventi.
“Alcune donne gunwinggu narrarono che:
-La chiamiamo tutti gagag, «madre della madre». Noi viviamo sulla terra, lei sotto, nella terra e nelle acque. Ha urinato acqua per darci da bere, altrimenti saremmo morti di sete-”
(Mircea Eliade, Enciclopedia delle religioni, Vol. 15, pag.254)
Julius Evola nel suo celebre La Tradizione Ermetica traccia una acuta disamina dell’uso di erbe magiche nel seno delle tradizioni concernenti le «bevande sacre» o «d’immortalità», quali il Soma vedico, l’Haoma iranico, l’idromele eddico e lo stesso vino adducendo che se talora si è parlato di un valore simbolico di un’Acqua spirituale dall’altra la ritualità antica ha conosciuto l’uso di sostanze tali da predisporre uno stato psico- fisico costituente una condizione favorevole al contatto spirituale.
“Lo stesso si dica per ciò che viene designato in certi testi alchimici con urina vinis, equivalente a -Urina di ubbriaco-. «Urina» viene spiegato mediante la radice Ur, che in caldaico designa il fuoco (urere =ardere). «Urina d’ubbriaco» allude allo stato di esaltazione, di ebrezza o entusiasmo -mania – cui si lega una delle manifestazioni di un tale fuoco: mentre altri aggiungono che l’urina deve esser di «bambino» e di «impubere», alludendo alla condizione di semplicità e di purezza”.
Julius Evola, La Tradizione Ermetica, pag. 140 (Edizioni Mediterranee 2006)
Sulla urina nel campo specifico dell’alchimia tornerà Carl Gustav Jung nella sua opera Psicologia e alchimia con il concetto di acqua permanens. L’Acqua permanens fu per gli alchimisti un’acqua capace di conferire proprietà sorprendenti.
Essa faceva parte della Grande Opera per il raggiungimento della Pietra filosofale, la Lapis filosoforum.
L’alchimista inglese George Ripley scrive che dalla pietra dei filosofi sgorga l’acqua permanens, poiché la materia prima è l’acqua. Il vaso ermetico, l’Atanor, è il contenitore dell’acqua della vita, come la madre tiene in grembo nella placenta il nascituro. Athanasius Kircher, parlando della quinta essenza, la definisce come: “Aurum potabile, aqua permanens, vinum ardens, elixir vitae, solutio coeli”. Ebbene quest’acqua sovente è identificata con l’urina per le ragioni citate cui parla Evola.
Mircea Eliade in L’alchimia asiatica parla dell’associazione dell’urina con l’Elixir della lunga vita.
“Alchimisti che praticavano l’arte segreta della fabbricazione dell’oro e conoscevano l’Elixír di lunga vita. Cosi, ad esempio, un testo del siddha Carpati cita dei processi alchemici; Karnari è in grado di ottenere l’Elixir di lunga vita a partire dall’urina”
Mircea Eliade, L’alchimia asiatica (Boringhieri 2001, pag. 87)
Per l’alchimista la Pietra filosofale è al tempo stesso la più nobile e la più vile delle sostanze, sotto gli occhi di tutti e gettata via. Sarà proprio l’urina?
Gli alchimisti, fra cui Paracelso, definiscono la Pietra filosofale come “oro potabile”, stanno parlando dell’urina? Molto probabilmente sì.
Abbiamo visto in diverse tradizioni, culture e popoli come l’urina abbia assunto valenze simboliche e religiose tali da essere associata alla vita, alla generazione e alla prosperità. La modernità ha relegato questo liquido nel campo dei “rifiuti” del corpo, quand’esso, invece, è un dono.
Emanuele Franz
11.02.2024
Note: ¹ https://www.scienzenotizie.it/2023/02/14/una-strana-abitudine-sessuale-delle-giraffe-ha-sorpreso-gli-esperti-3666014
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