Julius Evola ha svolto un’azione assai incisiva di promozione culturale. Ha introdotto, attraverso curatele e traduzioni, autori sconosciuti alle patrie lettere. Quando in Italia esplose il dibattito attorno alla “rivoluzione sessuale” di matrice freudiana-reichiana, importata da oltre Atlantico dai “contestatori”, egli si adoperò affinché nel 1969 uscissero nella collana “Orizzonti dello spirito” delle Mediterranee, da lui diretta, dapprima il suo Metafisica del sesso e un libro di uno studioso americano, Paschal B. Randolph, Magia Sexualis.Tali scelte editoriali erano mirate a superare ogni bigottismo in tema di rapporti tra i sessi e a far rilevare, in un paese moralista e cattolico, il significato tradizionale dell’eros. Non solo, come ricorda Gianfranco de Turris nella Nota editoriale della nuova edizione del volume, il filosofo volle precisare, nello stesso contesto storico, le sue tesi in tema di sessualità, dalle pagine della rivista Playmen, in un’intervista rilasciata ad Enrico de Boccard, che scandalizzò, non poco, i benpensanti e gli “evolomani” duri e puri. La quarta edizione della Magia sexualis di Randolph, per i tipi delle Mediterranee, è da poco in libreria (per ordini: 06/3236277, ordinipv@edizionimediterranee.net, euro 18,50).
Il volume è impreziosito da materiale finora inedito in Italia: innanzitutto, da due testi, presenti nell’edizione francese, che consento di conoscere l’esegesi che dell’opera di Randolph fornirono gruppi esoterici dell’epoca, oltre a due documenti, un articolo di Maria de Naglowska del 1935, tratto dalla rivista La Flèche, e un estratto del volume di Henri Meslin di Champigny, Teoria e pratica della magia sessuale. Determinano, infine, la precisa contestualizzazione storica dell’opera e della biografia dell’autore, la prefazione di Evola e l’informato saggio introduttivo di Vittorio Fincati. Segnaliamo le belle immagini che accompagnano il testo.
Il libro, tradotto in francese da Maria de Naglowska nel 1931, fu presentato come parte saliente del rituale della Fraternità di Eulis, organizzazione magico-esoterica creata a Boston da Randolph nel 1870. Questi, dopo una giovinezza avventurosa, decise a vent’anni di iscriversi alla facoltà di medicina. Per mantenersi agli studi svolse disparati lavori, entrando a far parte della Fraternità ermetica di Luxor. Brillante scrittore di romanzi, conseguì una certa notorietà. Conosciuti i dottori Fontaine e Bergevin, creò una propria organizzazione, la già ricordata Fraternità di Eulis, la cui sorte, dopo la prematura scomparsa del fondatore, è ignota. La de Nagloswska, curatrice dell’edizione francese di Magia sexualis, era pienamente inserita nel milieu esoterico europeo, a conoscenza pertanto delle accese polemiche che divisero Randolph dalla Blavatsky, eminenza grigia del teosofismo moderno. La traduttrice, figlia di un generale polacco, soggiornò negli anni Venti a Roma, dove conobbe e frequentò Evola. Aiutò il filosofo nella resa in francese de La parola oscura del paesaggio interiore che, nel 1921, recitò assieme a lui alle “Grotte dell’Augusteo”. A Parigi cercò di organizzare il “Gruppo dei Polari”. Negli anni Trenta si fece latrice di un’iniziazione conforme al “Terzo Termine della Trinità”, di carattere sessuale, avente come controparte una sorta di “femminismo spirituale” e non pochi riferimenti “satanici”. Da ciò il suo interesse per la magia sessuale di Randolph.
Questi, nel libro in questione, fa valere il sesso sul piano magico ed iniziatico. Scandalizzò, in tal modo, gli ambienti neo-spiritualisti dell’epoca, caratterizzati da eccessi moralistici. Ricorda Evola che la Blavatsky “definì il tantrismo come ‘la peggior specie di magia nera’” (p. 13). In realtà, ogni pratica di magia sexualis presuppone, perché risulti efficace nel determinare la rottura di livello ontologica, una condizione interiore dell’operatore di “auto trascendimento attivo”. In fondo, si tratta “di superare i limiti della coscienza puramente individuale legata all’organismo fisico e al suo mentale” (p. 13). Occorre ridestare la dimensione più profonda dell’eros, ben al di là della concupiscenza fisica. Solo in questo caso, all’apice dell’orgasmo, avviene l’apertura, il contatto con il sovrasensibile. Per inciso, sulla medesima concezione si fonda la lettura sapienziale del dionisismo di Giorgio Colli. La magia sessuale richiede una particolarissima qualificazione da parte dell’operatore. Per Randolph, l’apice dell’esperienza erotica dovrebbe implicare il momento operativo: in esso si dovrebbero mettere in atto evocazioni e proiezioni tramite immagini. Ciò che non convince, dal punto di vista tradizionale, nella presentazione dello studioso statunitense, è il presupporre che l’atto sessuale possa, anche nella dimensione rituale, giungere alla sua conclusione naturale, l’eiaculazione. Al contrario, il tantrismo fa riferimento ad “un regime speciale dell’amplesso, tale da staccare quell’apice da detta condizionalità fisiologica[…] per prolungarlo in uno stato continuo” (p. 15). Solo a tale condizione è possibile pensare, nota Evola, alla possibilità dell’azione teurgica.
Altro aspetto problematico delle tesi del Randolph è ravvisabile nella concezione della polarità invertita dei sessi: egli sostiene che l’uomo è attivo sul piano materiale, passivo dal punto di vista mentale, mentre il contrario varrebbe per l’altro sesso. Per Evola le cose stanno diversamente “la donna è attiva per quel che riguarda il suo naturale potere sottile e magnetico, l’uomo è passivo nella sua semplice virilità fisica concupiscente” (p. 15). Il problema di fondo nella prassi magico-sessuale sta nella realizzazione, da parte dell’uomo, della “virilità spirituale”. Non è, inoltre, così scontato, come sembra ritenere l’autore, che le operazioni magico-erotiche possano produrre effetti significativi in ambiti diversi. Un ruolo importante, in tali operazioni, è svolto dal “posismo”. Randolph recupera, non sempre in modo acconcio, la magia delle posizioni rituali e dei gesti, presente perfino nei riti delle religioni positive. Altro aspetto centrale della trattazione si riferisce agli specchi magici e alla loro funzione. In questo ambito, lo statunitense resta irretito da una lettura materialistica e meccanicistica, indotta dal trionfo, in quell’epoca, del mesmerismo e della teoria dei fluidi magnetici. Poco spazio è così lasciato “all’idea di una proiezione o esteriorizzazione di contenuti della mente dello sperimentatore o, per meglio dire, degli starti profondi, subliminali, della sua psiche” (pp.17-18), sullo “specchio”. Quel che emerge a questo proposito, ha a che fare con lo “sdoppiamento” che l’operatore deve mettere in atto nella stessa magia sexualis. Di tale aspetto della prassi magica, Randolph nulla dice.
Il lettore nell’avvicinarsi a quest’opera, deve tener a mente l’avvertimento di Evola “dovrà leggerla con molta prudenza, unita anche con una certa indulgenza” (p. 19). Tenuto conto che l’unico testo originale del volume è quello pubblicato in francese nel 1936, prudenza ed indulgenza andranno estese anche alla traduzione della de Naglowska, che potrebbe aver reso in modo “eccessivamente libero” il pensiero di Randolph.