Di Leonardo Incorvaia
Torino, 17/01/14
E’ comparso nell’ultimo numero de “l’Espresso” un lungo articolo intitolato “Missione Estrema Destra” in cui si ripercorre, con una certa accuratezza, il panorama attuale dell’estrema destra italiana.
L’Espresso compie automaticamente l’identificazione ‘estrema destra’ = Fascismo ma le cose, a rigor di termini, non stanno proprio così tantoché, parlando con gli ultimi Reduci, Combattenti della R.S.I., il modo migliore di farli infuriare è proprio accennar loro questa identificazione. Aggiungo anche che in recenti interviste ai leaders dei partiti della cosiddetta destra estrema italiana essi hanno preso le distanze dal Fascismo non considerandosi continuità di quella stagione politica
La loro risposta infatti, corale, è: il Fascismo è Fascismo e va bene oltre la dicotomia destra/sinistra. L’articolo in questione, dunque, pone l’accento sul crescente montare del nazionalismo e la sempre maggiore insofferenza di larga parte dei cittadini europei sull’immigrazione extracomunitaria in costante aumento, sentimenti grandemente amplificati in quei paesi, come l’Italia, in cui si assiste ad un crollo verticale del tenore di vita e alla giornaliera disgregazione del tessuto economico-produttivo.
E’ evidente a tutti coloro che lo vogliano vedere che tale disastrosa situazione, che, ripeto, non riguarda solo l’Italia, è da addebitarsi alla nascita dell’UE, all’adozione dell’euro e ai diktat della BCE; le ultime forme di protesta organizzate dai Forconi e dal movimento 9 Dicembre sono la dimostrazione del malcontento generale e puntano il dito sui tecnocrati di Bruxelles a sua volta membri delle più importanti organizzazioni finanziarie internazionali che hanno sponsorizzato in tempi non sospetti la creazione di questo mostro giuridico che è appunto l’Unione Europea. L’unica nazione che sembra in grado di reggere ai diktat unionisti è la Germania che fa prevalere la supremazia politico-economica tra i paesi membri dell’Unione perché capace di concretizzare in progettualità ed investimenti i fondi pervenuti dalla BCE.
E’ ovvio, in queste condizioni, che moltissimi cittadini europei rimpiangano amaramente le precedenti condizioni economiche, in primis la sovranità monetaria e, in più, non vedono certo di buon occhio le torme di diseredati che provengono a getto continuo dai Paesi extra europei e che erodono giorno per giorno le già scarse risorse a disposizione degli autoctoni.
Non vi è nulla da stupirsi, quindi, se una sempre maggiore fetta di popolazione guarda a quei movimenti che contrastano quelle che oggi rappresentano le maggiori fonti di disagio, specialmente nel nostro Paese: le politiche comunitarie e un’immigrazione sempre più massiccia e sbaglia l’articolista dell’Espresso (in quanto a questo seguito a ruota dalla quasi totalità della classe politica italiana!) a parlare sprezzantemente di populismo; che cosa si intende per populismo? Assecondare quelle che sono le volontà del popolo? Ma i Governi non dovrebbero appunto andare incontro alla volontà popolare (magari dopo averla sondata tramite referendum sulle politiche comunitarie, ad esempio)? Ergo, chi va incontro al volere del popolo è un democratico, non un populista, non ci piove!
Restando in ambito nazionale, paventare rischi per una democrazia più di facciata che reale (infatti, ricordo che non c’è stata e non è prevista alcuna consultazione popolare per quanto riguarda l’adesione dell’Italia all’UE e che molte manifestazioni di libero pensiero, come esprimere scarsa simpatia per l’omosessualità o per il cosiddetto multiculturalismo e multietnicità sono diventate un reato o comunque sono duramente stigmatizzate ad ogni occasione) è solo un pretesto per eludere una rivisitazione della storia recente e se, come detto, prendono piede e v
igore quei movimenti che si richiamano più o meno velatamente al Fascismo (e anche qui, attenzione: il reato di opinione, giustamente escluso dalla Costituzione anche in questo caso disattesa, è sempre in agguato!) è perché, volenti o nolenti, il Fascismo fece dell’identità nazionale una bandiera, ricostruì in pochi anni un’Italia arretrata e rurale piegata e piagata dal primo conflitto mondiale portandola al ruolo di potenza mondiale e attuò per il popolo e i lavoratori riforme e provvidenze forse mai realizzate da alcun governo, di qualsivoglia colore e che tutto il mondo di allora ammirava e ci invidiava e che ancora oggi ci permettono, bene o male, di tirare avanti, nonostante gli attuali governi “democratici” e, attenzione signori, questa è STORIA, non apologia!
igore quei movimenti che si richiamano più o meno velatamente al Fascismo (e anche qui, attenzione: il reato di opinione, giustamente escluso dalla Costituzione anche in questo caso disattesa, è sempre in agguato!) è perché, volenti o nolenti, il Fascismo fece dell’identità nazionale una bandiera, ricostruì in pochi anni un’Italia arretrata e rurale piegata e piagata dal primo conflitto mondiale portandola al ruolo di potenza mondiale e attuò per il popolo e i lavoratori riforme e provvidenze forse mai realizzate da alcun governo, di qualsivoglia colore e che tutto il mondo di allora ammirava e ci invidiava e che ancora oggi ci permettono, bene o male, di tirare avanti, nonostante gli attuali governi “democratici” e, attenzione signori, questa è STORIA, non apologia!
Se quindi esistono, come esistono, spinte nazionaliste e antieuropeiste la colpa è unicamente di chi ha pensato a edificare un’Europa che non esiste e non può esistere, un’Europa delle banche e dell’alta finanza non dei popoli e delle tradizioni, un’Europa che ha come unico, fragile collante una moneta virtuale che in molti Paesi sta causando solo danni, un’Europa che favorisce l’ingresso indiscriminato di migranti non per mero spirito umanitario ma per avere manodopera a basso costo da poter sfruttare a piacimento.
E’ abbastanza utopistico, a questo punto, pensare che uomini politici, finanzieri e “poteri forti” di vario genere che hanno costruito carriere e ricchezze sull’euro e sull’UE, oltre ad averci messo la faccia, possano mai fare marcia indietro, ma è altrettanto indubbio che Paesi ad economia più debole siano sull’orlo del fallimento mentre anche in quelli “a metà del guado”, per così dire, dove cioè la recessione non è così evidente come la Francia, ad esempio, le spinte anti europeiste non siano meno forti, basta guardare la forza della destra di Le Pen: è comunque una situazione che dovrà giocoforza trovare una soluzione perché ora, inutile negarlo, buona parte dell’Europa ben lungi dal trovare affermazione e ripresa economica sta solamente gestendo un lento declino; è la classica situazione, quindi, dove ad un ostacolo inamovibile (i vari governi che per un motivo o per l’altro non hanno alcuna intenzione di modificare le leggi e le regole su cui si basano UE ed euro) si contrappone una forza inarrestabile (il sempre più evidente malcontento popolare destinato a crescere con l’inevitabile peggioramento della situazione economica in molti Paesi): sarà interessante (e speriamo non drammatico) seguire gli sviluppi di questo inevitabile scontro.
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