8 Ottobre 2024
Fantascienza

Narrativa fantastica, una rilettura politica, trentatreesima parte – Fabio Calabrese

Come sapete, per me è ormai una consuetudine inveterata quella di tenere ogni anno delle conferenze nell’ambito del Triskell, il festival celtico triestino, e regolarmente ve ne ho riportato i testi su “Ereticamente”, cosa che, invece per lo scorso anno di grazia 2022 non ho fatto, perché?

Il motivo in realtà è piuttosto semplice: negli anni precedenti mi sono dedicato a illustrare il fenomeno del megalitismo europeo (e italiano, sebbene i nostri connazionali perlopiù lo ignorino, anche l’Italia è interessata da una tipologia megalitica ricca e complessa, dalle piramidi-altare alle statue-stele, alle mura megalitiche di diverse città dell’Italia centrale, ai nuraghi sardi, ai castellieri triveneti, e ci sarebbe un ampio discorso da fare sul fatto che oggi la scuola non trasmette cultura e nemmeno curiosità sul nostro passato, ma ora prescindiamo).

Tutto ciò ha una connessione diretta con la nostra Weltanschauung, in quanto costituisce una riprova diretta e tangibile dell’antichità e della grandezza della civiltà europea. Quell’anno, completato il discorso sul fenomeno megalitico (lo trovate riportato anche nei miei libri Alla ricerca delle origini e Ma davvero veniamo dall’Africa?) ho dedicato le due conferenze da me tenute il 23 e il 26 luglio 2022 a un argomento del tutto diverso, il genere letterario della fantasia eroica.

(Dagli organizzatori del Triskell avevo ricevuto un paletto preciso: mentre la connessione tra fantasia eroica e mondo celtico non può essere negata, a motivo della grande quantità di elementi del folclore celtico che compare in questo genere letterario: elfi, folletti, gnomi, orchi, troll e via discorrendo, e poi basta pensare al costante riutilizzo del Ciclo Bretone e del mito del Graal, mi è stato imposto di non parlare né di fantascienza né di horror in quanto “non attinenti”, e anche su questo ci sarebbe stato parecchio da discutere, ma lasciamo perdere).

Io comunque un riferimento all’horror sono riuscito a mettercelo lo stesso, per il fatto che il grande maestro dell’horror moderno, Howard P. Lovecraft, ha avuto due maestri celti, l’irlandese lord Dunsany e il gallese Arthur Machen.

Tuttavia, ho ritenuto che stavolta non fosse il caso di presentarvi su “Ereticamente” i testi di queste conferenze nella loro integralità (ma trovate parte del loro contenuto nella trentaduesima parte di questa serie di articoli), perché in questo caso i legami con la nostra Weltanschauung e la politica sono alquanto labili.

Legami labili non significa però inesistenti. Molti anni fa, negli anni ’80 del XX secolo, tra le pubblicazioni amatoriali dedicate al fantastico, esisteva la romana “SF…ere” con la quale ho abbastanza assiduamente collaborato.

(Devo dire che mi piaceva la testata di questa pubblicazione, un gioco di parole che da un lato in inglese suonerebbe come “Epoca della SF”, cioè Science Fiction, fantascienza, ma dall’altro faceva riferimento a una frase di Dante che costituiva il sottotitolo della testata: “Volgendo gli occhi alle superne sfere”. È inutile che inglesi e americani vantino una superiorità nel campo del fantastico. Anche se spesso ce ne dimentichiamo e la scuola sembra sempre meno capace di trasmetterla alle nuove generazioni, noi abbiamo alle spalle una cultura che gli anglosassoni nemmeno se la sognano).

Nel n. 2 del 1986, “SF…ere” pubblicò un articolo sulla Via italiana al fantastico, di cui vi riporto un estratto:

“[La fantasia eroica] di contro agli aspetti più deteriori del presente e del futuro immediatamente prevedibile, ci rappresenta il tipo di mondo e il modo di vivere che sono in definitiva normali per la nostra specie.

Mondi dove l’inquinamento non ha stravolto l’ecologia, dove gli eccessi dell’industrializzazione e dell’urbanesimo non hanno ridotta la condizione umana a quella di animali da allevamento in immensi, grigi, pollai di cemento, dove una onnipervadente burocrazia non ha complicato fino all’assurdo le relazioni umane, dove una magia casalinga tiene ancora il posto di una scienza e di una tecnologia sempre più esoteriche e taumaturgiche. Quanto meno, si può dire che la [fantasia eroica] raffigura una serie di nostalgie molto giustificate e legittime”.

Non vi stupirete di sapere che l’autore dell’articolo era il sottoscritto.

È un luogo comune abbastanza diffuso quello secondo il quale la fantasia eroica sarebbe “di destra” e la fantascienza “di sinistra”. Il pensiero sottostante, sebbene raramente lo si espliciti, è che laddove la fantasia eroica fa appello al mito, al culto degli eroi, a valori sovrarazionali e metastorici, la fantascienza si basa sul pensiero razionale e scientifico che si pretenderebbe essere “di sinistra”.

Vi sono molte cose da dire riguardo a questo schematismo che a mio parere, secondo l’espressione popolare, “fa acqua da tutte le parti”.

Per prima cosa, notiamo che esso, quasi sconosciuto all’estero, è diffuso soprattutto in questa nostra Italia dove sembra che ci si debba contrapporre e litigare su tutto, dalla politica al tifo calcistico. Secondariamente, vi sono molti autori, sia italiani sia stranieri, che scrivono tanto fantasia eroica quanto fantascienza, ed è impensabile che una persona cambi mentalità di volta in volta.

Infine vi sono diversi autori di fantascienza che hanno ricevuto dalla sinistra le stesse attestazioni di avversione che quest’ultima ha manifestato nei confronti di maestri del fantastico come H. P. Lovecraft, John R. R. Tolkien, Jorge Luis Borges, Robert Howard, si possono citare Alfred E. Van Vogt, Robert Heinlein e anche Poul Anderson a cui è stato rimproverato l’amore per le saghe vichinghe manifestato nel romanzo La spada spezzata (questo è tipico del masochismo etnico della sinistra, se si citano fiabe africane, questo va benissimo, ma guai se si ha il coraggio di rifarsi a una tradizione nord-europea), per non parlare poi di George Orwell, maestro dell’utopia negativa, genere a base razionale, quindi rientrante in senso lato nella fantascienza, che per “i compagni” è proprio fumo negli occhi, quindi si vede bene che la situazione è un po’ più complessa di così.

In effetti, come qualcuno con una mentalità di sinistra, imbevuto di materialismo storico e di materialismo dialettico, possa accostarsi alla fantasia eroica, a un genere caratterizzato dal riferimento a valori metastorici e trascendenti, dove non esistono cose come “la lotta di classe” e siamo agli antipodi rispetto al “realismo socialista”, è una cosa che trovo arduo spiegarmi.

Nella conferenza di sabato 23 luglio fra le altre cose, ho raccontato come avvenne, nel lontano 1972, il mio incontro con Tolkien, all’epoca ero studente universitario, e mi accadde di sentir nominare l’autore del Signore degli anelli proprio all’università, dove, forse in mensa, c’erano due compagni “compagni” poco distante da me, che parlavano animatamente del libro di “un certo Tolkién” (con l’accento sulla e), come di un testo che stava avendo un inaspettato successo, nonostante fosse un’opera reazionaria che violava tutte le regole del materialismo storico e del realismo socialista.

Poiché io ero, e sono sempre rimasto, un ostinato bastian contrario, questo bastò ad attizzare la mia curiosità, mi procurai Il signore degli anelli, e mi si spalancò un mondo.

È interessante vedere che nonostante il fuoco di fila di malevolenza che la schiera paludata dei critici di sinistra scagliò inizialmente contro Tolkien, quando si accorsero che Il signore degli anelli aveva anche in Italia lo stesso successo planetario che stava avendo altrove, costoro cambiarono tattica, cercando di passare all’assimilazione, all’Anschluss ideologico, cercando di gabellarlo per “una cosa di sinistra”. Facevano scuola gli hippies californiani che avevano fatto del Signore degli anelli una specie di “bibbia”, fraintendendone completamente il significato, volendo vedere nella lotta contro l’Oscuro Signore Sauron un rifiuto globale del potere in toto, ignorando deliberatamente che contro il potere tirannico di Sauron non si erge il ribellismo anarcoide, ma l’autorità legittima nella sua doppia veste sacrale (Gandalf) e regale (Aragorn).

Di famiglia inglese e suddito britannico, Tolkien era nato in Sudafrica, a Blohemfontein, qualcuno pensò allora di inventargli un passato di attivista anti-apartheid. Fosse stato vero, quest’uomo avrebbe dovuto avere una precocità davvero eccezionale, infatti la famiglia lasciò il Sudafrica tornando in Inghilterra quando lui aveva due anni.

Verrebbe voglia di dirlo alla triestina, secondo un detto ancora diffuso dalle nostre parti per indicare l’inadeguatezza di qualcuno, “Ciccio no xe (non è) per barca” (i cicci erano gli abitanti dell’interno dell’Istria), e analogamente il ciccio “compagno” risulta penosamente inadeguato alla barca fantasy.

Il discorso sulla fantascienza e su di una eventuale collocazione “a sinistra” di questo genere narrativo, è però del tutto diverso.

Sul fatto che la fantascienza debba basarsi sulla razionalità scientifica, non sussistono dubbi, ciò che invece è, a mio parere, estremamente discutibile, è che essa sia “una cosa di sinistra”, che “i compagni” ne abbiano il monopolio, o addirittura che la posseggano in un qualche grado.

Io devo qui rifarmi a una mia recente pubblicazione, il libro Ma davvero veniamo dall’Africa edito dalle edizioni Aurora Boreale, che, anche se in esso il tema “africano” è centrale, è una raccolta di saggi relativamente indipendenti. Fra questi, vi segnalo in particolare Scienza e democrazia, dove credo di aver dato ampia dimostrazione dell’effetto deformante che ha l’ideologia democratica sulla ricerca scientifica. La “scienza democratica” non è scienza, se con essa intendiamo il metodo galileiano dell’indagine della natura consistente nel mettere alla prova le teorie attraverso gli esperimenti, ma ideologia e, molto più spesso di quanto non si pensi, ciarlataneria, imbroglio.

Il marxismo è definito come “socialismo scientifico”, ma si tratta di una auto-definizione data dallo stesso Marx, che di scienza non capiva nulla, e la riprova della sua infondatezza è data proprio dal fatto che ogni volta e dovunque è stato applicato, non ha prodotto altro che miseria e oppressione. Altro che “liberazione di tutte le forze produttive”! Negli ultimi anni dell’impero sovietico, la sola fonte di innovazione era lo spionaggio industriale verso l’occidente, che ha fatto registrare anche fallimenti clamorosi, come il tentativo di replicare l’aereo passeggeri supersonico Concorde.

E non dimentichiamo il fatto che, per la loro inconciliabilità con l’ideologia marxista, interi settori della ricerca scientifica sono stati esclusi, la genetica in primo luogo.

Quella che Marx credeva scienza, era in realtà solo dialettica hegeliana mal digerita.

Se andiamo a esaminare in concreto gli autori di fantascienza, scopriamo che non pochi di loro sono schierati politicamente “a destra”, due classici in primo luogo, Alfred E. Van Vogt e Robert Heinlein.

In particolare, il capolavoro di Heinlein Fanterie dello spazio è considerato dalla sinistra un vero pugno nell’occhio, vi si descrive infatti una società umana totalmente militarizzata per resistere a un’invasione aliena, e non si manca di esaltare valori quali la lealtà, l’onore, il coraggio.

Ma forse le cose più interessanti si scoprono se si vanno a esaminare gli autori di fantascienza che si collocano “a sinistra”. Degli italiani, quasi non varrebbe la pena di parlare, assistiamo di continuo ad antistoriche resurrezioni della favola resistenziale (la “resistenza”, s’intende, come ci viene raccontata, non come realmente fu, una guerra civile costellata da massacri ingiustificati e assurdi dei propri connazionali compiuti dalle bande partigiane) e da quello che un bravo critico nostrano, Franco Giambalvo ha definito “il pavesismo”.

Ma se passiamo a esaminare gli autori di sinistra americani, proviamo la stessa sensazione di lontananza dalla realtà. Si ha l’impressione di avere a che fare con hippies attardati, che il loro “futuro” sia un’eterna proiezione degli anni ’70 del XX secolo. Forse la più tipica rappresentante di questa tendenza è Ursula Le Guin, considerata la caposcuola della fantascienza femminista e nel cui romanzo (non so se sia un capolavoro, ma è il più noto) La mano sinistra delle tenebre si concretizza un vecchio sogno “liberal”, si descrive un mondo dove la gente cambia sesso a piacere, e di continuo. La Le Guin è poi un esempio forse addirittura esasperato di quell’antiscientismo di sinistra che ho analizzato in Scienza e democrazia: realtà, sogno e simbolo sono la stessa cosa; raccontare una storia è lo stesso che esplorare un pianeta alieno, bypassando allegramente tutti quei problemi tecnologici che angustiano gli scrittori seri.

Ho sempre trovato una stranezza difficile da spiegare il fatto che l’autore che può vantare, forse, il maggior numero di trasposizioni cinematografiche delle sue opere con pellicole come Blade Runner, Atto di forza, Screamers, sia un autore di sinistra, Philip K. Dick, non tanto per la sua collocazione politica, ma per il fatto che il suo universo letterario sembrerebbe il meno adatto alla trasposizione cinematografica, si tratta infatti di un mondo chiuso, allucinato, della mente di un uomo che ha fatto largo uso di stupefacenti. Il clima delle sue storie è anche in questo caso, quello degli eterni anni ’70, dell’ostilità verso il proprio governo indotta dalla guerra del Vietnam, e molte delle sue storie sono ambientate in una Terra desolata da un conflitto nucleare, in cui Dick era sicuro che sarebbe degenerata la Guerra Fredda. Perché un autore del genere sia quello che ha maggiormente stimolato gli sceneggiatori di Hollywood, rimane un mistero.

E’ una storia che vi ho già raccontato, ma vale la pena di ripeterla: Nel 1978 la rivista “Robot” dell’editore Armenia pubblicò un articolo su Fantascienza e politica del giornalista Remo Guerrini, nettamente orientato a sinistra. Il putiferio scatenato da quell’articolo persuase l’editore e il curatore, Vittorio Curtoni, che dare alla rivista un’impostazione nettamente politicizzata in quella sinistra direzione, avrebbe incrementato le vendite. L’effetto fu esattamente opposto, provocò la disaffezione dei lettori che portò la pubblicazione a chiudere.

Questo episodio portò una generale convinzione che “fantascienza e politica” fosse un argomento da prendere con le molle, o da non toccare affatto. Nel 2002 ci riprovo con un numero speciale, il n. 10 dedicato appunto a questa tematica, la webzine “Continuum” curata da Roberto Furlani. Fu un numero molto equilibrato che presentava un “lato sinistro” curato dallo scrittore e saggista Vittorio Catani (da non confondere assolutamente con Curtoni già direttore di “Robot”) e un “lato destro” curato ovviamente da me. Credo che un lavoro simile sarebbe stato impossibile senza il purtroppo ora scomparso Vittorio Catani, un uomo amante del confronto delle idee e un gentiluomo di vecchio stampo, estremamente lontano dal democratico medio che vorrebbe vederci tutti quanti appesi per i piedi a un distributore di benzina.

L’articolo che scrissi in quell’occasione traeva spunto da un racconto di Isaac Asimov, In una buona causa, dove l’umanità è costretta a fronteggiare una minaccia aliena, e ponevo un interrogativo: era possibile, dopo aver ridicolizzato o demonizzato i patriottismi nazionali, cercare di creare un patriottismo planetario, o non sarebbe meglio cercare di fondare il “nuovo” patriottismo su quelli “vecchi” salvaguardando le virtù ad essi associate, di lealtà, onore, coraggio?

Infine, una considerazione che rende estremamente fragile la posizione dei “compagni” che si impicciano di fantascienza, forse costoro non si avvedono che le stesse obiezioni che costoro muovono contro la fantasy, sono mosse contro la fantascienza e loro stessi, dai “compagni” “realisti”, maggiormente attaccati al materialismo storico e dialettico.

Noi abbiamo un grande tesoro, che è quello della libertà immaginativa, ma essa non può essere un patrimonio se non di chi non è disposto ad accettare supinamente l’ordine (politico, sociale, culturale) esistente.

NOTA: Nell’illustrazione, un panorama fantascientifico.

2 Comments

  • Nazzareno Mollicone 29 Marzo 2023

    Ho letto ora l’articolo sulla fantascienza e in particolare la nota su Ursula K. Le Guin. E’ vero quello che è stato scritto sul suo femminismo: ricordo però che ha anche scritto un romanzo di fantastoria su Enea e la sua discendenza per la fondazione di Roma, intitolato “LAVINIA” che mi è sembrato molto buono e accettabile dal punto di vista storico.

  • Fabio Calabrese 31 Marzo 2023

    Nazzareno Mollicone: La mia personale opinione è che Ursula Le Guin sia molto migliore come autrice di fantasy che di fantascienza, per esempio, ho apprezzato molto il ciclo del mago di Earthsea. A mio parere, ha buone qualità di scrittrice, ma è proprio la base scientifica che le manca.

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