11 Ottobre 2024
Filosofia Musica Tradizione

Natura, letteratura e musica come rivolta spirituale: intervista ad Andrea Anselmo – Maurizio L’Episcopia

Intervistiamo Andrea Anselmo, piemontese, “mente” e “Anima” di alcuni progetti di indubbia profondità e spessore culturale: tra Natura, letteratura e musica come “rivolta” spirituale contro le degenerazioni dei tempi attuali.

 

  • La musica può avere una valenza “superiore”, in senso iniziatico e di ascesi metapolitca? A tuo avviso, può essere in grado, come un “rito” di risvegliare certe coscienze, anche se di pochi,e fare da reagente alle malattie spirituali della società contemporanea?

“Cioran afferma che la scomparsa del silenzio – dal mondo contemporaneo – è da annoverarsi tra gli indizi rivelatori della “fine”; in altre parole quel “silenzio” in cui si trova la divinità, parafrasando Eckhart, è ormai del tutto assente dalla realtà che ci circonda. A partire da questo dato di fatto si tratta di operare una scelta nel rumore di fondo imperante. Si tratta di “cavalcare la Tigre”

dell’assenza del silenzio e saper fare della musica uno strumento in grado di strapparci dall’appiattimento verso il basso e riconsegnarci ad una dimensione elevata e qualificante, tramutando così “il veleno in farmaco”. Quindi la risposta è affermativa seppure sofferta. Questa scelta verso una forma musicale iniziatica, ai fini di quella audizione misticadi cui parla Pio Filippani Ronconi, sia essa derivante da un innatismo o da una educazione, ha un risvolto attivo nella purificazione del singolo. Soltanto a partire da tale catarsi interiore si può pensare ad una “catastrofe”, ovvero ad un rovesciamento dello status quo, che in via preliminare deve rivoluzionare l’interiorità dell’ascoltatore, prima di pensare a qualsiasi risvolto metapolitico”.

  • Parlaci del Movimento d’Avanguardia Ermetico: si può considerare un capitolo chiuso, cosa ha rappresentato e quali “obiettivi” è riuscito a raggiungere?

“MDAE trae le sue radici musicali e di line up in un progetto precedente attivo nel biennio 99-00, Sarghnagel,con la sua demo “MunfrinHeidentum” che si poneva come Via monferrina all’allora travolgente Black Metal.  Grazie all’apporto di altri musicisti,a partire dal2005 MDAElavora nella direzione di proporre un proprio stile, sfociato in un decennio di composizioni che, nel nostro piccolo e fatte le debite proporzioni, possono essere ascoltateancor ‘oggi come un approccio piuttosto riconoscibile a questo genere musicale. Difficile parlare in termini di “obiettivi”, intale ambito; forse in alcuni casi la nostra musica è riuscita a toccare le corde profonde di qualcuno tra i nostri ascoltatori,ad accendere una scintilla di quel fuoco sacro ad Agni/Ignis: questo rappresenterebbe per noi già un grande risultato”.

  • E invece, il nuovo capitolo: Comando Praetorio. In cosa si differenzia dal vecchio progetto musicale e perché hai sentito l’urgenza di iniziare un nuovo percorso “creativo”?

“Anche Comando Praetorio si avvale dell’esperienza di diversi musicisti oltre al sottoscritto ed inizia le sue attività nel 2012 con la finalità di avere un impatto più diretto e violento rispetto a MDAE, nonché liriche più oscure e parzialmente derivanti da una integrazione tra parti vocalideath metal e un impianto musicale black/ambient. Il primo EP, per quanto grezzo e diretto, ha raccolto qualche buon riscontro ma soltanto dopo 4 travagliati anni di composizione siamo riusciti ad arrivare ad un full, “Ignee sacertà ctonie” che è uscito per l’ottima etichetta italiana ATMF nel dicembre del 2019. Comando Praetorio ha un grande pregio dal mio punto di vista, è ancora più underground e quindi si adatta maggiormente alla mia natura riservata”.

  • Parlaci brevemente delle iniziative in cui sei coinvolto, a partire da Polemos Forgia Editrice.

“Polemos nasce nell’agosto del 2014 quando, durante un soggiorno “tra gli orsi” del parco dello Yosemite, ricevetti dall’Italia, particolarità dell’archeofuturismo, uno scritto di F Boco intitolato “Polemos”. All’epoca con Francesco, al quale mi lega una amicizia ventennale nata proprio in ambito musicale estremo, pensavamo di costituire a partire da quel manifesto, una rassegna editoriale che facesse sì che il black metal e la cultura estrema in generale tornassero “a fare paura”. Così Polemos vede la luce come un “MicroMega dei cattivi”, dove ospitare saggi e interviste di carattereartistico e filosofico che nessun altro si sarebbe mai sognato di pubblicare. Ma non solo: sullo stendardo di Polemos campeggiano le tre C di Cultura, Culturismo e Clan.Queste devono essere rinsaldate in formazioni claniche autonome rispetto all’ordine costituito dal moralismo borghese e dal suo bisogno di sicurezze, di svago e di stordimento. A partire dalla fine del 2019 Polemos è poi diventata “Forgia Editoriale” dando alle stampe la prima traduzione italiana dal francese di “Loki” del Prof. J. Haudry; un’opera significativa nel suo restituire questa divinità norrena del fuoco alla sua originaria appartenenza indoeuropea, strappandola dalle interpretazioni cristianeggianti e sataniche tanto in voga tra i movimenti pseudo tradizionali contemporanei. La prossima offensiva vedrà la traduzione – per la prima volta nel nostro paese – di “Mightis Right” di Ragnar Redbeard: un feroce e a tratti infame pamphlet che pochi avrebbero il coraggio di stampare”.

  • Ritieni che il Black Metal sia stato, in qualche modo, addomesticato finendo con il recitare un “copione” innocuo e stereotipo che fa raggranellare qualche soldo (con un business di nicchia) ma non esercita alcuno stimolo di “terrorismo culturale”? O ritieni che, invece, ci siano realtà estreme di questa musica che possono recitare un ruolo verace e controcorrente?

“Concordo, in linea generale quantomeno, sull’addomesticazione subita dal BM. Altresì ritengo che nell’underground e in particolare “nell’underground dell’underground” ci sia ancora spazio per musica di grande livello unita a quella attitudine di “terrorismo culturale” di cui parli, l’unica realmente consona al genere. Andando con ordine, occorre prendere atto della situazione scevri da idealizzazioni e nostalgismi: la maggior parte dei grandi nomi ha attitudini da rockstar fatte di “sesso droga e rock n’roll”, che vanno quasi sempre di pari passo con uscite musicali decisamente scadenti e concettualmente innocue. Nulla della magia di un tempo sembra rimanere nelle loro composizioni, spesso mere scuse per fare tour in cui racimolare qualche cachete fare festa come le masse dalle quali ci si vorrebbe allontanare (a parole). Purtroppo non soltanto i grandi nomi ma anche una fetta dell’underground scalpita per il suo momento di notorietà e per ritagliarsi il suo posto al sole, tradendo l’elitismo del vero black metal. Anche a livello di visione del mondo ormai, i compromessi con il cristianesimo e i bizantinismi sono all’ordine del giorno persino nelle band underground, complice talvolta la mancanza di un rigoroso senso critico da parte del pubblico che tutto avvalla, senza saper o voler ravvisare i corto circuiti ideologici o le palesi incoerenze attitudinali di alcuni. Qualcos’altro attende però nell’ombra, sul lato notturno della realtà: indipendentemente dal sottogenere,esiste infatti un sottobosco di band coerenti, per lo più del tutto sconosciute ma degne di assoluto supporto e rispetto, in grado di unire produzioni e attitudini realmente oscure, radicali ed elitarie,tali da non scendere a patti con i bizantini del XXI secolo”.

  • Che ruolo ha la Natura nella tua musica o nella tua visione del mondo? Ha un’influenza, come artista ma anche nella tua vita personale e quotidiana?

“La maggior parte delle musiche composte da MDAE e CP traggono origine dal costante rapporto con l’ambiente montano, con le attività escursionistiche e talvolta alpinistiche dei vari membri coinvolti. Nel mio piccolo, l’assidua frequentazione dell’alta montagna ha avuto il suo acme nel periodo 2004 – 2017 durante il quale ho avuto modo di vivere e lavorare in Valle d’Aosta, potendo così acquisire alcuni rudimenti di arrampicata e di passare dal semplice escursionistico all’alpinismo, attraversando così i primi ghiacciai, conquistando le prime vette oltre i 4.000 mt e passando nottate solitariein bivacco. Anche lo studio dei resti dei culti litici precristiani, in area alpina e pedemontana, ha avuto un grosso impatto d’ispirazione, non soltanto a livello lirico. Non bisogna però confondere la frequentazione della wildernerss con uno squilibrato culto matriarcale o con una riduzione naturalistica del paganesimo e delle tradizioni precristiane, come fanno i movimenti wicca o tutti coloro che ignorano la lezione fondamentale degli studi indoeuropei. D’altro canto la metamorfosi del clima (gli impianti di risalita che fino a trent’anni fa servivano come skilift oggi giacciono abbandonati e scheletrici su prati erbosi che non conoscono neve neppure in pieno inverno; sfidando ogni negazionismo climatico), l’inaridimento, la siccità, il Natale 2020 in maglietta maniche cortenonché l’inquinamento delle acque, sembrano davvero rappresentare tangibilmente la premonizione nietzschiana del “deserto che avanza”. Il rifugio, simbolico e spirituale, è la foresta, il bosco oscuro già additato dagli inquisitori cristiani come sede dell’arcano e di ciò che ci ricongiunge alle nostre radici. È il culto dell’Albero presso i Longobardi a Benevento, estirpato dalla desertificazione nazarena.Non a caso la natura selvaggia è oggi additata con sospetto dagli integralisti abramitici nemici del corpo, della sensualità e della materia; così si torna a considerare i predatori come “animali nemici del popolo” di sovietica memoria: Lupi, orsi e così via, ridotti a poche centinaia di esemplari e che qualcuno vorrebbe nuovamente portare alle soglie dell’estinzione.  Questa squilibrata ipertrofia del lato solare e diurno è in netta contrapposizione – con buona pace dei tradizionalisti – con l’autentica, equilibrata ed originaria bipartizione della funzione sovrana indoeuropea. Questa infatti conosceva sia divinità del cielo Diurno – come Dyaus Pita, Iuppiter, Zeus e Tiwaz – così come divinità notturne eppure sovrane, più inquietanti ma anche più antiche, come Varuna, Urano e Wodanaz”.

 

  • Ti riconosci in qualche forma specifica di Religiosità? Che ruolo ha o deve avere nella tua ottica?

“Senza una visione verso l’alto e una discesa dall’alto di una qualificazione realmente superiore ogni tentativo di spezzare le catene della modernità difficilmente può avere il crisma dell’autenticità. Altresì, purtroppo, le radici spirituali che ci riconnetterebbero all’autentica Origine, sono state in gran parte recise dalla gigantesca operazione di infiltrazione e sostituzione operata “dalla religione venuta a prevalere in Occidente”, il cristianesimo. La distruzione della spiritualità greco romana, operata nel periodo tardoantico, passava dalla devastazione delle immagini degli Dei alle quali si offrivano sacrifici: per questo le turbe di fanatici del deserto, ebbri del risentimento dei malriusciti, si scagliarono sfregiando i visi più belli che il mondo avesse mai conosciuto, abbattendo e disperdendo l’immenso patrimonio artistico greco romano, al fine di privare gli antichi culti delle loro fondamenta. La distruzione della biblioteca di Alessandria e del novanta per cento della letteratura antica sono un dato di fatto incontrovertibile.  Provoca una enorme commozione la scoperta di statue e altri reperti interrati od occultati all’epoca, al fine di non venir distrutti dai fanatici cosmopoliti, come quei parabolaniche misero a morte l’astronoma Ipazia. La Storiala scrivono i Vincitori e questo vale per i fanatici Cristiani del Tardo Impero, così come per i Bizantini dell’alto medioevo che devastarono l’Italia pur di sconfiggere gli eretici Ostrogoti o per i Franchi, braccio armato del Papato contro i Sassoni pagani e i Longobardi. E per tutti questi motivi non è il cristianesimo a cui si può guardare per una palingenesi, se non in rari casi di mistici in odore di eresia, come Meister Eckhart. Cristianesimo il quale peraltro, grazie al “pontificato” di Bergoglio, sta tornando alle sue origini cosmopolite e degradate: ci si augura che presto possa andare incontro alla sua nemesi e che si presenti la possibilità di inverare la massima: “a ciò che sta per cadere si dia una spinta”. Il termine di Pontefice si rifaceva,prima che divenisse una carica proprio alla religione di Cristo, al Ponte Sublicio e al farsi tramite verso gli Dèi: oggi il ponte voluto dalla Chiesa è quello verso il cosmopolitismo, l’appiattimento e la globalizzazione. Preso atto di questa gigantesca perdita non ci resta che farci interpreti, spiritualmente, di un nuovo inizio oltre le forme passate, che inveri nuovamente lo spirito dell’Origine: così come i rshi ebbero la visione fondamentale dei Veda (latino Video), poiché infervorati dal tapas (latino tepeo), il calore prodotto dall’intensa attività ascetica così noi dobbiamo farci i nuovi vaticinanti (latino vates, germanico Wodanaz, gallese gwawd). I Druidi erano astronomi, matematici e filosofi, non fricchettoni wicca: costoro sono da intendersi etimologicamente, sempre come il sanscrito veda e il latino video, Dr-vid: coloro che vedono rettamente.  Solo tramite la purificazione e la rivoluzione interiore e microcosmica sarà possibile una catastrofe o rovesciamento a livello macrocosmico. L’età dell’oro rifiorisce in primis nella nostra interiorità purificata.

  • Cinema, musica, libri: quali sono i tuoi modelli e quali sono, secondo te, gli spunti necessari per un mondo non conforme?

“Ci tengo a sottolineare che oggi è doveroso per coloro che vogliono superare forme nostalgiche o stereotipe saper guardare oltre gli steccati e abbeverarsi così da più fonti, pur nel rispetto della qualità e dell’onestà intellettuale. Grandi pensatori italiani, come il marxista Costanzo Preve, rappresentano in tal senso un ottimo esempio di coraggio intellettuale. Anche questo è un modo per superare le angustie del XX secolo nella direzionedel nuovo inizio e verso nuove sintesi. Fatta questa doverosa premessa vorrei menzionare un altro mezzo non incluso nel tuo elenco: la fotografia. In ogni disco, congiuntamente con gli altri membri delle band nelle quali ho avuto modo di suonare,abbiamotentato corredare le parole e la musica ad una coerente espressione fotografica e visuale, nel tentativo difficile eppure affascinante di creare un’opera d’arte totale (fatte ovviamente le debite proporzioni e con tutta l’umiltà del caso). Per quanto riguarda gli studi inodoeuropei credo che siano imprescindibili tre grandi autori francesi: Dumezil, Benveniste e Haudry. La loro lettura è davvero basilare per chiunque voglia approcciare la mitologia e le forme di spiritualità precristiane. A livello filosofico, mi sono dedicato con grande passione ad autori quali lo Junger degli “Scritti Politici e di Guerra” nonché di “Eumeswil”, l’Heidegger dei famigerati “Quaderni Neri” e Giorgio Locchi: quest’ultimo sta godendo fortunatamente di una preziosa opera di riscoperta. Ci terrei a sottolineare l’importanza – anche per il riflesso che hanno avuto nei dischi di MDAE-di autori quali Cioran, Borges e Pessoa. Quest’ultimo, al quale mi lega peraltro il destino funesto della professione contabile, che redasse ai margini dei fogli di partita doppia gli appunti che formeranno poi le pagine immortali del suo “Libro dell’Inquietudine”; sempre Pessoa, nella sua veste di esoterista in grado di correggere Crowley e di organizzare con lui la beffa di Boca do Inferno. Oppure Borges, il grande poeta argentino, che volle conoscere quei contadini rimasti pagani d’Islanda. Parlando di ermetismo poi, come dimenticare Meyrink o il Gruppo di Ur? Ultimo per menzione, ma non per importanza nella mia formazione personale, è certamente H.P. Lovecraft che, con i suoi Dèi esterni ed alieni, ha saputo descrivere un tratto del terrore divino e della disperazione metafisica dell’uomo, meglio di tanti altri più celebrati autori. In campo musicale credo ci sia da tenere sempre ben aperte le porte della percezione verso generi quali il Dark Ambient, l’Industrial in tutte le sue sfaccettature – death industrial, powerelectronics, noise – ed il Neo Folk: radicalismo, oscurità ed eversione culturale si trovano in questi generi non meno che nel metal estremo”.

  • È possibile ispirarsi concettualmente e spiritualmente ad esperienze passate senza però scadere nell’alienazione del passatismo nostalgico e senza sottovalutare comunque i mezzi che la scienza mette sempre più a disposizione, usandoli come “mezzo” di corto-circuito invece che come fine sterile?

“Credo che la risposta “Archeofuturista” sia la più grande arma concettuale a nostra disposizione in questo ambito, in grado di effettuare una feconda sintesi tra la tradizione e i nuovi mezzi tecnologici.Per questopoderoso strumento intellettuale dobbiamo ringraziare il compianto G. Faye. Senza contare come già la figura dell’Arbeiterjungeriano ne anticipasse i contenuti:le schiere di “Artefici” (cit.) dai tratti irrigiditi in maschere metalliche, forgiate nel fuoco della distruzione, che costituivano un Ordine monastico in grado di utilizzare la tecnica per mobilitare il mondo, erano in potenza una prefigurazione dell’Archeofuturismo di Faye. La figura dell’Arbeiter fu così seminale che persino Evola gli dedicò un apposito volume, che per molti versi già contiene alcuni degli spunti per l’uomo differenziato che “cavalca la Tigre” “.

 

A cura di Maurizio L’Episcopia

 

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