Nella prima metà del XX secolo in Italia e in Europa sono stati progettati e costruiti vari rifugi antiaerei in cemento armato, rispondenti a criteri anti bomba e “antigas”. Si ricorda che in Italia i rifugi erano generalmente denominati «ricoveri» nei documenti ufficiali, in quanto si riteneva che questa parola risultasse meno allarmante e più rassicurante alle orecchie della gente. Bastava poi non far sapere con esattezza quali fossero gli effetti delle bombe d’aereo di grosso calibro e limitarsi a parlare solo di bombe da 50 e 100 chilogrammi.
Dal 1943 al 1945 a Milano si costruirono alcuni “bunker” e uno lo si realizzò in Via Bernardino Luini, per l’esattezza al di sotto del cortile del Museo Archeologico (Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche), destinandolo al Comando del 52° Corpo dei Vigili del Fuoco. Ed è rimasto “in carico” fino agli anni Cinquanta, probabilmente a causa della così detta “guerra fredda”; fredda sì, mai dai caldi risvolti.
Due grandi rifugi si costruirono in Piazza del Duomo e in Piazza San Fedele, destinati all’uso pubblico e per altro ancora incompleti al temine del conflitto.
Oggi rimangono in evidenza, letteralmente parlando, cinque rifugi antiaerei di tipo speciale in elevato: il grande “rifugio a torre” della Magneti Marelli in Via Adriano, la più piccola Torre delle Sirene della Prefettura e gli analoghi, ma più bassi e tozzi, tre rifugi dell’Industria Meccanica Piaggio oggi Caserma 3° CE.RI.MANT, che si affacciano su Via Riccardo Pitteri.
Sempre ad uso della “Regia” Prefettura si costruì anche un curioso bunker a due piani, uno sotterraneo per il Prefetto e quello soprastante, seminterrato, per la Provincia di Milano. Varcando le porte blindate e percorrendone le stanze si possono vedere i resti degli impianti di aerazione, filtrazione e rigenerazione dell’aria prodotti della Società Anonima Aeromeccanica Marelli. Ci si accorgerà che il passo si è fatto cauto, perché si sta camminando sulla storia di una Milano d’altri tempi, ma tutt’altro che scomparsa.
Il libro scritto da Padovan, BUNKER. Il grande monolite di cemento armato tra Prefettura e Provincia di Milano, documenta questa insolita struttura e ne ripercorre le vicende edilizie e storiche. I documenti d’epoca riportati nel testo sono inediti e le foto a colori danno l’idea di cosa ancora si celi nel buio più assoluto, chiuso da pesanti porte “antiscoppio” della Ditta Fichet di Torino.
Ma non si parla solo di Bunker: Mussolini vi transitò quel 25 aprile e qualcuno, successivamente, fece sparire in un impeto di damnatio memoriae i fregi del ventennio, ma pure alcuni stemmi rinascimentali e medievali. Eppure qualcosa, a dispetto dei passati eventi, è recentemente emerso dalla collinetta artificiale che sovrasta due degli ingressi al “monolite”.
Il Bunker rimane il testimone di un’epoca e come tale deve indurre a profonde riflessioni sulla stessa, in primo luogo per evitare che si torni ad un nuovo stato di guerra. Buona lettura.
Titolo Bunker. Il grande monolite di cemento armato tra Prefettura e Provincia di Milano
Editrice: Lo Scarabeo Editrice Milano
Formato: 24 x 17 cm
Copertina brossura
Pagine: 80 (104)
Inserto 24 pag. d’immagini a colori fuori testo
Prezzo € 20,00