Il 22 Gennaio 1944, gli Angloamericani sbarcavano a Nettunia (Roma) con l’intenzione di indebolire la resistenza germanica sul fronte di Cassino e permettere così un suo più facile sfondamento, dopo mesi di tenace resistenza tedesca. Il fallimento dell’operazione di sbarco fu palese e, per poco, a metà Febbraio 1944, non si giunse al reimbarco delle unità angloamericane.
Il fronte di Nettunia divenne importante anche perché su questo settore furono impiegate le prime organiche unità della RSI, come i Paracadutisti del “Nembo”, i Marò del “Barbarigo”, i Legionari delle SS italiane, i soldati del Genio Militare e i lavoratori dell’IML, ma anche gli equipaggi degli Aerosiluranti e dei mezzi di superficie della Decima MAS. Furono proprio gli uomini di Borghese, stanziati nella Base operativa di Porto Badino di Terracina (Littoria) a tentare, per primi, di contrastare lo sbarco alleato: il 23 Gennaio, tre MAS attaccavano l’imponente flotta invasore, danneggiando – e forse affondando – una corvetta nemica.
Come si comprenderà, l’azione dei mezzi d’assalto di superficie della Decima MAS – come quella degli Aerosiluranti – era puramente simbolica e “suicida” data la disparità delle forze in campo. La canzone «in uno contro venti si battono così», sul fronte di Nettunia venne riscritta «in uno contro cento si battono così»… e vi possiamo assicurare che non fu una smargiassata della propaganda.
Non si può negare, quindi, il valore e il coraggio di questi uomini, degni eredi delle tradizioni del soldato italiano che li aveva preceduti su tutti i campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale.
Proprio per affrontare l’emergenza nata sulle coste laziali, la Decima MAS costituì il 25 Gennaio 1944 la Base Operativa Sud di Fiumicino (Roma), sotto il comando iniziale del Tenente di Vascello Domenico Mataluno, con il compito preciso di attaccare le unità navali nemiche presenti nel Golfo di Nettunia. La sera 20 Febbraio ci fu la prima missione, i primi decorati al Valore Militare (il Secondo Nocchiere pilota Rocco Chiarello e il Sottocapo pilota Guido Candiollo insigniti di Medaglia d’Argento e Croce di Ferro germanica di 2a Classe) e i primi caduti: il Guardiamarina Bruno Solari e il Sottocapo A.U. Renato Parigi.
Sempre nel Gennaio 1944 venne costituita la Squadriglia MAS del Tirreno, al comando del Tenente di Vascello Spartaco Freschi, con base a Porto Santo Stefano (Grosseto). Obiettivo: attaccare le navi al largo di Nettunia.
Nella notte tra il 25 e il 26 Marzo 1944, il MAS 504, al comando del Guardiamarina Nicolò La Fauci, con lo stesso Tenente di Vascello Freschi a bordo, partì per una missione, ma non fece ritorno. Si ipotizzò che si fosse scontrato con naviglio nemico e fosse stato distrutto. Del suo equipaggio non si seppe più nulla.
Da quello che si poté ricostruire successivamente, il MAS 504 attaccò con decisione alcune motosiluranti statunitensi, da poco dirottate dalla Corsica verso Nettunia proprio per far fronte alle incursioni dei mezzi d’assalto di superficie nemici. Gli Italiani riuscirono a colpire la PT 207 americana, rimanendo però gravemente danneggiati dal fuoco avversario. Il MAS 504, immobilizzato, venne quindi speronato ed affondato dal sopraggiunto Cacciatorpediniere HMS “Greenville” del Capitano Henderson:
“Il 26 Marzo, il M.A.S. 504 effettuò una missione di agguato nelle acque a Sud di [Nettunia], atterrando poi per 90°, al fine di intercettare eventuali navi sulla rotta per [Nettunia]. Freschi e La Fauci videro un piccolo convoglio di mercantili, ma la scorta di P.C. e di M.T.B. avvistò a sua volta il M.A.S. L’unità della Decima si portò decisamente all’attacco del convoglio a tutta velocità, filando a 45 nodi, mentre contro di essa si apriva un fuoco di sbarramento da parte delle unità nemiche. Giunto a distanza utile, il M.A.S. lanciò un siluro contro un mercantile da 7.000 tonnellate ed un altro siluro contro una P.C. Mentre quest’ultimo siluro passò sotto l’unità senza colpirla, il mercantile fu centrato in pieno ed affondò in brevi istanti. Individuato sempre dalle P.C., il M.A.S. ingaggiò un furibondo duello. Colpito, fu immobilizzato avendo avuto il motore fuori uso. Il Cacciatorpediniere ‘Greenville’, che era accorso sul teatro dello scontro, puntò sull’unità ormai ferma e la speronò affondandola. Gran parte dell’equipaggio venne catturata, unitamente al Com.te Freschi, ferito, e quindi avviata in campo di concentramento in America.
Il G.M. Nicolò La Fauci, gravemente ferito, fu catturato dall’equipaggio nemico e ricoverato all’Ospedale di Aversa fino al 18 Aprile 1944. Successivamente venne trasferito al 7029 P.O.W. di Orano, dove fu rinchiuso prigioniero fino al 18 Dicembre 1944 e da dove fu rimpatriato, sempre per le sue precarie condizioni, per essere ricoverato all’Ospedale di Napoli prima e di S. Giorgio Jonico poi.
Degli altri membri dell’equipaggio non si ebbero notizie certe, per cui furono dichiarati ‘Presenti alle Bandiere’: 1° Nocch. Vincenzo Garaccione; 2° Nocch. Davide Pandora; Serg. Torp. Augusto Aggio; Serg. M.N. Mario Ribarich; S. Nocch. Ercole Sbarbati; S.C. Segn. Giuseppe Giardina; S.C. Alberto Marucelli; 2° C. R.T. Aldo Chesi; Marò Mecc. Renato Rossi; S.C. EI. Guido Argento; S.C. Mecc. Gaetano Rizzo; Cann. Arm. Bruno Busca; S.C. P.M. Renato Busone” (S. Nesi, Decima Flottiglia nostra, Mursia, 1986).
In totale ci furono tredici dispersi.
La storia del MAS 504 si è poi inabissata come il suo eroico equipaggio, scomparendo dalla memoria collettiva. Tuttavia, dal passato è tornato un documento che ci permette di parlare ancora una volta del valore della Xa Flottiglia MAS. Emiliano Ciotti, Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, nell’Estate 2019, durante una ricerca sui crimini contro l’umanità commessi dai cosiddetti “liberatori” in Italia, si è imbattuto in una “velina” indirizzata dal Sindaco di Ponza (Littoria) l’11 Aprile 1944 al Governatore Militare Alleato di Ischia da cui dipendeva. Il Sindaco Giuseppe Di Monaco segnalava che quella mattina erano stati rinvenuti in mare, nei pressi dell’Isola di Palmarola, tre cadaveri in avanzato stato di putrefazione, di cui uno identificato come “Sottufficiale italiano appartenente alla 10a Flottiglia MAS”.
Una seconda “velina” era inviata il 20 Aprile successivo, e specificava:
“I tre cadavere trovati in mare di cui alla segnalazione dell’11 corrente, sono stati trasportati a Ponza e tumulati nel cimitero locale il 12 corrente con tutte le dovute formalità indicate dal Comando Militare Alleato.
Il Sottoufficiale italiano si chiama:
2° Capo R.T. Chesi Aldo, matricola 38318 della Marina Repubblicana Italiana, appartenente alla Xa Flottiglia MAS, trovato in mare l’11.4.1944” (Archivio ANVM).
Quell’11 Aprile 1944, nei pressi dell’Isola Palmarola, erano stati trovati i corpi di tre uomini dell’equipaggio del MAS 504, affondato il 26 Marzo precedente. Tra questi, come abbiamo notato, il 2° Capo Aldo Chesi, nato a Piombino (Grosseto), classe 1918. Quando morì aveva 26 anni.
Del caso abbiamo interessato l’Onorcaduti nella speranza che, in passato, fosse intervenuta in difesa delle salme, magari curandone la traslazione e una migliore sistemazione in un cimitero di guerra del Ministero della Difesa. Purtroppo, l’Onorcaduti non dispone di documentazione relativa ai tre militari ritrovati in mare a largo di Palmarola, in quanto mai nessuno segnalò, nel dopoguerra, il loro ritrovamento e la loro tumulazione presso il cimitero di Ponza, per cui i corpi sono ancora lì, in attesa che qualcuno possa ritrovarli.
Pietro Cappellari
(“L’Ultima Crociata”, a. LXXIV, n. 1, Gennaio 2024)