C’era la folla delle grandi occasioni ieri a Milano. In una piazza Duomo colma all’inverosimile si è svolta infatti una manifestazione cui ogni italiano avrebbe voluto (forse dovuto) partecipare. La società civile ha infatti deciso di riunirsi pacificamente per manifestare contro le manifestazioni. Sappiamo che negli ultimi tempi alcune frange estremiste hanno contestato le recenti, indispensabili misure di sicurezza sanitaria, e organizzato varie manifestazioni di protesta unite dallo slogan “No al Green Pass”. Questo ha creato in molte città italiane drammatici problemi di ordine pubblico e sanitario, arrecando anche gravi danni alle attività economiche. È questo il motivo per cui la società formata dalla persone responsabili, da coloro che lavorano e che hanno rispetto degli altri, ha deciso di reagire con questa grande dimostrazione chiamandola “No al No!” (ma si potrebbe tradurre anche “Sì al Green Pass”).
È stata un’enorme mobilitazione di massa, come da tempo non si vedevano. Si calcola che oltre trecentomila persone si siano trovate a Milano, non per scioperare o creare disordini, ma per dare il loro pieno appoggio alla politica del Governo ed esprimere con intelligenza e pacatezza le ragioni del Sì. Erano presenti personalità di spicco del mondo della cultura, della Chiesa e della scienza, rappresentanti delle organizzazioni sindacali, della Confcommercio, della Confindustria, del Governo, del turismo e dello spettacolo.
Prima di aprire la serie degli interventi, la contessa Isacca Mafalda Ribaldi Della Torre, presidentessa del comitato organizzatore, ha ricordato a tutti lo scopo dell’incontro (“portare diversi e inoppugnabili argomenti a favore del Green Pass”). Ha anche informato che in una via adiacente era stato predisposto un apposito hub per vaccinare i bambini tra i 5 e gli 11 anni e che a ogni bambino vaccinato sarebbe stato regalato un gelato. Dopo le prevedibili reazioni di esultanza di tutti i bambini presenti, la contessa ha ceduto la parola al dottor Schifani, esperto di malattie diarroiche tropicali dell’Ospedale “Andrà tutto bene fratelli”.
Davanti a una platea che ascoltava con estremo interesse, il medico ha sottolineato l’estrema pericolosità delle manifestazioni “No Green Pass” per l’alto rischio che comportano di diffondere i contagi attraverso gli assembramenti e i contatti ravvicinati di tante persone. I dati dimostrano “in modo inequivocabile”, ha ricordato, che dopo ogni manifestazione “No Green Pass” v’è nel Paese un aumento dei soggetti positivi al tampone, dei ricoveri ospedalieri, delle terapie intensive e purtroppo dei decessi. È dunque giusto, ha concluso il dottor Schifani, che il Governo intervenga con rigore e impedisca ogni manifestazione promossa da gruppi “No Green Pass”, ma è anche il momento che la gente civile risponda con contro-manifestazioni e faccia sentire la sua voce. La folla che si accalcava nella piazza e nelle vie vicine ha applaudito con grande convinzione.
Il secondo a parlare è stato il professor Girolimoni, docente di diritto incostituzionale, il quale ha brevemente riassunto i motivi per cui il Green Pass rispetta perfettamente i principi di legalità e di libertà. Di legalità, perché è una legge dello Stato, e “una legge non può essere illegale. Sarebbe una contraddizione in termini”. Di libertà, perché protegge le libertà più fondamentali dei cittadini, ossia quelle di vivere e di godere di buona salute. Non esiste invece in nessun Paese civile, ha proseguito il giurista, la libertà di uccidere o di contagiare gli altri. La folla, sempre più numerosa, ha cominciato a scandire “Sì Green Pass! Sì Green Pass! Sì Green Pass!”. Un coro immenso e unanime, affermazione di etica e di civiltà contro la barbarie e l’odiosa violenza dei No-vax.
È stata poi la volta di Monsignor Figanò, presidente e decano del Comitato Cattolico di bioetica pandemica, che ha spostato il discorso sul valore teologico e morale dell’obbedienza. Ha sottolineato come il Green Pass sia un dovere etico e religioso cui alcuni cercano di sottrarsi per colpa di una suggestione diabolica. Con un’audace similitudine, monsignor Figanò ha ricordato come fin dall’inizio la sofferenza dell’umanità sia legata a “un atto di disubbidienza dell’uomo nei confronti di Dio Padre”. Allora si trattò di un frutto proibito, che nonostante il divieto divino l’uomo mangiò. Oggi si tratta al contrario di un frutto benedetto – il vaccino – che l’uomo si rifiuta di mangiare, perseverando nel suo atteggiamento di caparbia disubbidienza. Per Figanò alla radice del problema v’è la superbia dell’uomo, alimentata in lui da false informazioni, da “falsi profeti che oggi rappresentano il serpente e la tentazione diabolica”.
“Il Governo, come Dio Padre, non obbliga nessuno, ma lascia che ognuno decida liberamente”, ha proseguito l’arcivescovo. Questo tuttavia non significa che l’uomo sia esentato dalle conseguenze della sua disubbidienza. È giusto quindi che chi rifiuta il vaccino debba pagare la sua colpa, secondo i criteri che lo Stato riterrà più opportuni, secondo “una paterna ma inflessibile severità”. Monsignor Figanò ha chiuso il suo intervento impartendo una solenne benedizione a tutti i presenti, definendoli “soldati della verità e della giustizia per Cristo”. Tutti si sono inginocchiati chinando il capo. È stato forse questo il momento più toccante dell’intera giornata.
Il difficile compito di rompere il religioso silenzio è toccato al dottor Peluzzi, psichiatra e docente di traumatologia post-pandemica, il quale, riprendendo alcuni concetti espressi da monsignor Figanò, ha richiamato l’attenzione sul profondo valore formativo del Green Pass, come strumento per educare le persone ad accettare le conseguenze dolorose delle proprie scelte. Peluzzi ha ribadito l’assoluta importanza che l’uomo soffra ed elabori la propria sofferenza come effetto di “una scorretta decisione personale”. Questo aspetto, ha notato il Peluzzi, è stato messo in luce anche dal Governo, chiarendo che il Green Pass non ha finalità sanitarie ma espiative e che il suo scopo è di far soffrire i No-vax attraverso un triplice dolore: fisico, psicologico ed economico. Non bisogna vedere in questo, ha precisato Peluzzi, l’applicazione di criteri coercitivi o una crudeltà gratuita, ma una forma di correzione paterna, il cui scopo non è di costringere i recalcitranti alla resa ma di indurli a una più matura consapevolezza e a un ripensamento. Il Green Pass va visto dunque come occasione di evoluzione sociale, percorso di crescita dei propri comportamenti relazionali e “superamento di modelli edipici infantili, fissati alla protesta fallica contro il Padre castrante”. La folla ha spesso fatto da contrappunto all’intervento del noto psichiatra con cori di “No al no! No al no! No al no!”
Anche la dottoressa Cianciulli, psicologa e sociologa, consulente dell’USL di Milano per il recupero delle psicosi anti-vaccinali, ha insistito sugli aspetti mentali del problema No-vax, che secondo lei va inquadrato in un delirio di tipo paranoide. Contraddicendo in parte, o forse integrando, l’intervento del dottor Peluzzi, la Cianciulli sostiene che chi è contrario al vaccino proietta sullo Stato, sull’industria farmaceutica, sulla stampa ufficiale etc. l’immagine della Madre Avvelenatrice, tipico e angosciante fantasma della fase orale. È la stessa immagine che tradizionalmente troviamo nella strega che offre a Biancaneve la mela avvelenata. La vaccinofobia è dunque basata su dinamiche irrazionali e inconsce che richiedono un’accurata analisi e terapia. Il Green Pass, dice la Cianciulli, è utile in quanto mette il soggetto paranoico di fronte alle sue fantasie di persecuzione e gli offre uno stimolo all’autocoscienza.
A questo punto la contessa Ribaldi Della Torre ha invitato i genitori dei bambini desiderosi di vaccinarsi ad affluire verso l’hub in modo ordinato, tenendo a freno (ha aggiunto sorridendo) i più golosi. La professoressa Domenica Amodio, esponente di spicco della Comunità LGBT+ e docente di Semiotica pansessuale, ha spostato l’attenzione sulla dimensione simbolica e anale del tampone naso-faringeo. Secondo la Amodio, la resistenza al tampone, la cui penetrazione viene vissuta come forma di stupro fisico e morale, rivela la presenza di una frustrazione sessuale rimossa o, nel caso specifico di soggetti maschi, di inconsci desideri omosessuali passivi che non vengono accettati a livello cosciente. Il tampone diviene dunque “referente del fallo desiderato-temuto che risveglia una libido non integrata e consapevolmente vissuta, e il cui elemento perturbante viene rimosso e nascosto dal soggetto No-vax con razionalizzazioni di tipo etico e pseudo-scientifico”. Secondo la nota sessuologa, superato il conflitto inconscio di natura fobica, la penetrazione nasale potrebbe in realtà offrire stimolazioni erogene finora sconosciute, come alcuni recenti studi sembrano indicare. Alcuni presenti nel pubblico hanno purtroppo interrotto l’intervento della dottoressa Amodio con battute salaci e decisamente inopportune, ma sono stati prontamente zittiti e isolati.
La manifestazione si è conclusa con l’esibizione di un gruppo corale composto da oltre duecento elementi, sulle note del brano “No al no”, composto per l’occasione dal Maestro Antonio Lumaconi, che ne ha diretto personalmente l’esecuzione. La gente, commossa, si è trovata a cantare tutta insieme, tenendosi per mano. Trecentomila voci che dicevano serenamente e fermamente “no al no”. Ma infine qualcuno è passato per assonanza da “no al no” a “Figanò, Figanò”, chiedendo a gran voce che il monsignore tornasse sul palco. Sempre cantando, tutti hanno invocato il suo nome, costringendo l’anziano prelato a risalire sul palco, da cui ha impartito una seconda benedizione alle persone devotamente inginocchiate.
Purtroppo anche la contessa Ribaldi Della Torre è dovuta tornare sul palco, ma per dare un triste annuncio. Ha comunicato infatti che un bambino di 9 anni, P. G., si era presentato sei volte al centro vaccinale senza che i medici lo riconoscessero e aveva fatto sei vaccini, probabilmente per avere sei gelati. Dopo il sesto vaccino è stato colto da malore, pare arresto cardiaco. Anche se immediatamente soccorso, non c’era stato più nulla da fare. La folla costernata ha osservato un minuto di silenzio. L’autopsia chiarirà le cause della morte, ma fin d’ora si esclude ogni correlazione col vaccino.
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